La discordia [2]

357 39 1
                                    

Jocelyn e Dream erano appena arrivate alle porte della fortezza, quando un lycan anziano seppur robusto gli si avvicinò.

"Alpha, posso parlarti un secondo? Mia figlia è scomparsa questa mattina. Ha detto che avrebbe fatto un giro del Regno con alcuni compagni, ma non la trovo da nessuna parte", spiegò mortificato.

Dream abbassò la testa carica di pelliccia nera. "Ma certo, io torno da una visita, forse l'ho vista passare. Potresti descrivermela?", domandò. Prima che l'uomo potesse di nuovo parlare, però, lei si voltò verso Joy. "Ti chiederei un po' di pazienza, Jocelyn, ma credo sia meglio se intanto entri nella fortezza. Non credo che a Galtur farebbe piacere vederti arrivare in ritardo al pranzo", le disse in un rantolo.

La lupa mora annuì e, dopo aver salutato cortesemente sia la leader che l'anziano, superò i cancelli e tornò alla sua forma umana. Si diede una ripulita alle mani e cominciò a camminare verso l'entrata, lasciandosi l'arco principale alle spalle, sospirando poi vagamente sconsolata. Ci stava facendo l'abitudine, a quella specie di modo di vivere, ma sapeva che ben presto sarebbe rimasta da sola nel Regno Carminio e non avrebbe più rivisto Dream e gli altri. Avrebbe continuato a vivere così, ma da sola, trasformandosi solo se necessario e venendo scortata dalle guardie del Re. Lo trovò fastidioso ed impossibile. Provò a sentirsi fortunata, dato che avrebbe sposato un uomo ricco e potente, ma non poté neanche sorridere.

Lei non amava Galtur. Anzi, non sapeva neanche cosa fosse l'amore. Lo vedeva come un'ossessione, qualcosa che rapisce l'anima ed il corpo e che ti lega ad una persona per sempre, ma lei non aveva mai sperimentato una cosa del genere. Non del tutto, almeno. Aveva avuto svariate cotte, nella sua vita.

C'era stato Cole, un ragazzo che frequentava la sua stessa scuola elementare, e anche un giocatore di basket che si allenava nel cortile poco lontano da casa sua, ma di cui non conosceva neanche il nome. Insomma, non si era mai interessata troppo ai ragazzi. Più che disperarsi per loro preferiva scrivere, leggere ed ascoltare la musica. Lo trovava un modo decisamente più utile di impiegare il suo tempo. Eppure si trovava a proprio agio con i ragazzi, e aveva avuto svariati amici. Ne aveva anche in quel momento, si trovò a pensare: c'era Silas, e anche Dervyne, ormai, ma soprattutto c'era Jason.

Ripensando a lui, gli parve quasi di sentire la sua voce ovattata alle sue spalle. Scosse la testa, sospirando. Ogni volta che si trovava a pensare a lui sentiva uno strano vuoto nel petto. Lui era speciale, lo era sempre stato, per quanto cocciuto e, a volte, insostenibile. L'aveva protetta, accompagnata e salvata diverse volte. Più che un amico, ormai era diventato un compagno di vita, e Joy sentiva mutare in lei qualcosa di strano e nuovo, che però non seppe identificare o descrivere.

Di nuovo, le parve di udire la sua voce. Si bloccò di colpo, confusa, credendo quasi di essere impazzita. Sentì altri suoni sommarsi a quello, suoni di latrati e di qualcosa che si rompeva. Fu in quel momento che capì che non se lo stava affatto immaginando. Girò i tacchi e seguì il rumore. Più avanzava, più il rumore si faceva forte, e divenne talmente chiassoso da darle fastidio. Erano colpi, sferzate, ringhi... tutti mescolati, accalcati gli uni su gli altri. Ebbe una strana sensazione, e abbandonò la stradina del cortile, dirigendosi nel prato sul fianco sinistro del castello. La zona sembrava deserta, per cui svoltò l'angolo senza preoccuparsi, quando un ramo appuntito le volò ad un centimetro dal naso. Indietreggiò spaventata, guardando il pezzo di legno cadere a terra privo di grazia, perdendo l'alone scuro che lo circondava. Comprese subito che si trattava di una magia, e uscì dal nascondiglio con prudenza. La scena che si ritrovò davanti la lasciò a bocca aperta, scombussolata e nervosa.

Alois saltellava freneticamente tentando di azzannare Denirah, che a sua volta lanciava dei rami contro due bersagli. Uno di questi era Silas, che non potendo difendersi si stava azzuffando con Dervyne, privo del suo tipico aspetto angelico e adorabile. Jason, nel bel mezzo della mischia, si riparava dalle schegge di legno lanciate da Denny e ogni tanto provava a colpirla con delle magie poco potenti, che non richiedevano uno sforzo esagerato.

"Non posso crederci. Non voglio crederci", si ritrovò a pensare Joy. Tutti i suoi amici stavano litigando con rabbia proprio davanti ai suoi occhi. Non sapendo come reagire, prese a correre verso di loro e a sbracciarsi per richiamare la loro attenzione, urlando dei "Basta!" e qualche "Ehy, finitela!!!", ma sembrava essere invisibile. L'ansia del momento non le permise di trasformarsi in lycan, e la sua coscienza le ricordò che se avesse perso il controllo sarebbe potuto accadere qualcosa di molto spiacevole.

Agile gettò le braccia al collo di Alois, cercando di fermarla. La lupa rossa si voltò in sua direzione completamente accecata dalla furia, provando ripetutamente a morderla o disarcionarla. Joy, infatti, aveva spiccato un balzo sulla sua schiena e le parve di cavalcare un toro inferocito in un recinto, per la forza con la quale la belva sotto di lei scalciava e si contorceva. La ragazza cercò di chiamare il nome della sua amica, lanciando rapide occhiate anche a Jason e Silas. Sentì le lacrime lottare per strariparle dagli occhi e un duro nodo alla gola le fece subito perdere la voce.

La rissa, comunque, procedeva veloce e rumorosa, dando l'impressione che si sarebbe protratta anche per il resto del pomeriggio, finché tutti non fossero caduti esausti sull'erba, incapaci di mantenere la forma ferale o di sferrare altri incantesimi.

Proprio in quel momento una voce spezzò l'aria, risuonando terribilmente irata.

«Fermi!», urlò, prolungando l'ultima vocale della parola per quasi dieci secondi.

Il silenzio calò immediatamente, i litiganti si separano in fretta. Denny tornò a terra, mentre alle sue spalle i rami cadevano inanimati al suolo. Jason, lievemente ferito, crollò ed il suo muro difensivo scomparve dopo aver baluginato per due o tre volte. Tutti gli altri si fermarono di colpo, indietreggiando e tornando alla forma umana. Dervyne aveva un fianco ferito ed un lungo graffio che gli percorreva la guancia, dalla zona inferiore all'occhio fino al mento. Aveva i capelli spettinati, i muscoli ancora contratti ed il suo torace si muoveva veloce nel tentativo di riprendere fiato. Non sembrava più il ragazzino timido e gentile che Joy aveva conosciuto, aveva rivelato il guerriero nascosto dentro di lui, senza però accanirsi troppo violentemente contro Silas. Lui, infatti, aveva subito ben pochi danni: aveva un livido sul braccio e un polso che perdeva poco sangue da un foro di zanna. Nulla che non sarebbe guarito nel giro di un giorno. Alois si rovinò al suolo quando, tornata umana, avvertì il peso del corpo di Jocelyn sulla sua schiena, e la ragazza mora cadde a sua volta, rotolando fino ai piedi di Dream.

L'Alpha, che aveva messo fine al combattimento, era visibilmente irritata ed il suo sguardo lanciava avvertenze minacciose.

In quel momento, furono tutti sicuri che avrebbero ricevuto una severa punizione.

Wolf Souls - DemonsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora