Stanco (103)

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"Sono stanco.
Stanco di questo mondo, di essere trattato così di merda, di fare sbagli, di essere una brutta persona, di questo cognome, di non essere come gli altri voglio, di piangere almeno una volta a settimana perché non so esternare i miei problemi, di non riuscire a dare il 100% di me, del mio corpo, di essere me stesso.
Molte volte vorrei andare via ma non posso farlo. Non posso perché forse ci sono delle persone che mi vogliono bene o forse perché in fondo tutti questi problemi li sento solo io e nessun altro.
È il mio non saper estarnare le cose che mi rende così... Neanche so che parola usare perché neanche io la so, forse la parola che cerco è triste?
Da un anno a questa parte soffro di piccole crisi di pianto, tutti hanno bisogno di piangere e dicono che fa bene e allora perché io cerco sempre di non farmi vedere in questo stato? Perché preferisco che tutti mi vedano felice, forte e calmo anziché triste e debole?
Non voglio più parlare di queste cose brutte ma non so con chi altro farlo e penso che scriverlo mi faccia stare bene e mi aiuterà forse.
È una delle cose che mi piace della scrittura, può aiutarti anche sia momenti difficili sia nei momenti meno difficili.
Forse, chissà, un giorno sarà grazie a ciò che uscirò da questo tunnel o soltanto mi aiuterà ad andare avanti ma almeno sarà servito a qualcosa."
Questo scrisse Remus, con delle lacrime che gli scivolano sul viso, su quella pergamena che aveva davanti.
Nel mentre cercava di riprendersi arrivò Sirius (era forse lui il suo salvagente che gli impediva di affondare?) che gli chiese se stesse bene e se avesse voglia di uscir, cosa portava fare se non mettere su il millesimo sorriso finto e cercare di dimenticare l'accaduto? Così si avvicinò al suo ragazzo, gli disse grazie e, senza dare al moro il tempo di chiedere per cose, scese in sala comune.

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