Homeless Pt.3(161)

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Oggi non va per nulla bene e quindi ho praticamente obbligato Ade a scriverlo, non so cosa ha scritto perché non ho neanche la testa per vedere come sia ma mi fido di lei.


Remus sapeva di dover tirare avanti. Lo doveva a Sirius. Aveva deciso di ospitare nella sua dimora una ragazzina di pochi anni più piccola di lei, Ninfadora Tonks. Aveva scoperto che era, in qualche modo, parente di Sirius. Figlia di una cugina che l'aveva avuta da molto giovane ed era stata costretta ad abbandonarla in orfanotrofio, dal quale la bimba era poi scappata.
Erano molti i bambini che venivano abbandonati perché concepiti da giovani nobili il cui solo scopo, un quelle sere, era fare baldoria. I piccoli venivano poi abbandonati per evitare lo scandalo nelle famiglie. Tra loro e i bimbi di poveri che non potevano mantenerli, gli orfanotrofi erano ricchi di ospiti e poveri di denaro. Questa era la causa principale per cui molti ragazzini, a una certa, scappavano e al contempo era il motivo per cui i responsabili di queste strutture non andavano a recuperarli.
E così ora Remus si ritrovò a crescere questa bambina con cui condivideva la casa dei suoi genitori. Subito l'accolse perché si sentiva in dovere verso Sirius, poi, man mano che gli anni passavano, iniziò ad amarla quasi quanto amava il ragazzo ormai morto. Crebbero insieme e insieme diventarono ragazzi. Complice forse la povertà e le basse aspettative di vita, forse il fatto che la giovane avesse preso dalla madre, i due si ritrovarono presto con una bella bambina da accudire. Remus era un po' preoccupato, a causa del ricordo, ancora molto doloroso, del fratellino morto in tenera età, ma l'amava comunque con tutto il cuore. La chiamarono Stella, in onore dello zio Sirius, certi che la sua anima vegliasse sempre sulla bimba (e un po' anche perché speravano fosse veramente nata sotto una buona stella).
Nonostante la povertà, vivevano felici e Remus sapeva che non avrebbe desiderato nulla di più se non, forse, che Sirius fosse lì a condividere quella gioia.
Intanto, il fantasma del ragazzo continuò a vegliare su di loro. Su Remus, così come faceva da quando era morto. Sulla cuginetta, non più fortunata di lui, nonostante la nobiltà. Sulla bimba, che portava quasi il suo nome e che già amava e con la quale gli sarebbe piaciuto giocare e crescere.

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