Capitolo 47

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Indossiamo i cappucci per non dare nell'occhio e poterci mischiare alla folla in caso di attacco.

Quando ci avviciniamo all'entrata, costituita da un grosso cancello in legno, tutto appare deserto.

Altro che villaggio, sembra un cimitero.

Non si avvertono né passi né si odono persone in giro.

Non è un buon segno.

Cesti di frutta sparsi per terra, tavoli rovesciati, finestre di legno aperte che sbattono e piccole bruciature qua e là.

Mentre Sean e Fey si avvicinano a qualche bancone di frutta e Gabriel guarda attraverso le finestre, mi soffermo su una bambola di pezza per terra. Quando mi abbasso per raccoglierla, un leggero rumore proveniente dalla strada principale mi costringe a voltarmi di scatto.

Mentre i miei compagni impugnano saldamente le loro armi, mi sposto dietro una colonna e poggio le spalle contro la fredda pietra; la mano stretta sull'elsa della spada. Con gli occhi cerco di individuare gli altri. Gabriel è poggiato alla colonna posta dall'altro lato della strada, Fey e Sean dietro un bancone rovesciato, Mark e James sono nascosti dietro due porte aperte.

Dov'è Killian?

Inizio a guardarmi attorno mentre Gabriel mi fa segno di rimanere immobile. Una brutta sensazione mi attraversa la spina dorsale quasi come una scarica elettrica mentre alcuni passi si fanno sempre più vicini.

Una goccia di sudore scende dalla fronte e percorre tutto il viso fino al collo. Cerco di calmarmi visto che in casi estremi il respiro affannoso può essere quello che può farti scoprire e portarti alla morte. Con la coda dell'occhio mi accorgo di un'ombra che si fa sempre più vicina. James posiziona la freccia e tira leggermente la corda. Gli faccio cenno con la testa di non muoversi. C'è qualcosa di strano nei passi che avverto.

Sono troppo leggeri.

Sposto leggermente il viso verso l'estremità della colonna per vedere meglio.

Una bambina con un vestitino strappato cammina impaurita per la strada. Due piccole trecce sul rosso le sbucano dal cappuccio mentre si guarda attorno in cerca di qualcosa. Guarda sotto un tavolino, poi sotto una sedia.

«Ti ho trovato!» afferma euforica mentre si abbassa a raccogliere la bambola che avevo lasciato per terra. Se la porta in grembo e si volta attorno. «Dove saranno mamma e papà?» chiede alla bambola.

«Ci farà uccidere tutti!» bisbiglia Fey guardando James che le fa segno di mantenere la calma e rimanere al suo posto. Il suo sguardo non mi piace e sento un brivido percorrermi la schiena. Lo sguardo di Fey si sposta dalla spada alla bambina.

Non vorrà mica ucciderla!

Il panico sta per assalirmi.

Sean l'afferra dal polso, ma Fey si scioglie dalla presa.

«Mamma, papà dove siete?» urla disperata guardandosi attorno.

Fey si alza di scatto per attaccare ma Gabriel è più veloce. Dopo aver impugnato l'arco e preso la freccia e lì per lì per scoccarla in direzione di Fey che lo guarda sconcertata.

«Osi minacciarmi?» ringhia verso il suo nemico. Poco spazio la separa dalla bambina che resta pietrificata davanti alla furia della donna.

«No, ti sto avvisando riguardo qualcosa che forse non ti è chiaro... la bambina non si tocca.» afferma Gabriel avvicinandosi di qualche passo alla compagna.

Tutti restano immobili, timorosi della reazione di Fey. Non sembra il tipo capace di mantenere la calma quando qualcuno le manca di rispetto o, ancor peggio, la minaccia puntandole contro una freccia. Il soldano stringe gli occhi in due fessure e afferra il braccio della bambina che, trattenendo a stento le lacrime per il dolore, l'osserva con lo sguardo misto tra stupore e terrore mentre con la manina tenta di scostare la mano della donna.

«Fey o le lasci il braccio o giuro sulla mia vita che ti torturerò fino a farti pregare di ucciderti!» ringhia Gabriel con una voce ed uno sguardo che non sembrano i suoi. Non l'ho mai visto così. Sembra che un'aurea oscura lo circondi. Il suo viso è così contratto ed ostile che sembra il mostro dei nostri peggiori incubi.

«Gabriel, mantieni la calma.» sussurro avvicinandomi tutta tremante verso colui che non sembra neppure il ragazzo che conosco. Davanti a me c'è un completo estraneo. La bambina, ancora immobile, ci osserva impaurita. I suoi occhi si concentrano su di me che mi inginocchio per guardarla. Fey non si azzarda minimamente a muoversi o a cercare di colpirmi.

«Ciao, mi chiamo Aurora. Tu come ti chiami?» domando sorridendo alla piccola che, incapace di muoversi a causa di Fey che ancora le stringe saldamente il braccio, avvicina a sé la bambola come fosse uno scudo.

«Jessy...» risponde tirando su col naso. Non ce la fa più a trattenersi ed ora la paura si è tramutata in pianto.

«Jessy, nessuno ti farà del male. Hai la mia parola. Però dovrai fare esattamente ciò che ti diremo.» spiego porgendole la mano. Jessy sembra un po' indecisa. Guarda la mia mano come per analizzarla, poi alza lo sguardo verso Fey che le rivolge un'occhiataccia. «Forse, Fey, non ti è ancora chiaro che o le lasci il braccio o ti amputo io stessa quella mano!» ringhio furiosa alzandomi e avvicinando il viso a quello della donna che ora appare incerta. «Prova a minacciare me se ne hai il coraggio o discuti anche un mio ordine?» urlo lasciando tutti pietrificati.

È ora di mettere in chiaro chi comanda!

Fey chiude gli occhi e, dopo aver fatto un lungo respiro, li riapre. Dentro di me so che mi sta maledicendo e pensando anche di farmi fuori. Abbassa leggermente la testa e lascia andare la presa.

«No, Principessa. Ogni sua parola è un ordine per me.» risponde mentre mi rivolgo alla piccola che ora sta massaggiando il braccio sul quale sono rimasti i segni della mano di Fey.

«Dove sono la tua mamma e il tuo papà?» chiedo inginocchiandomi.

«Non lo so...» piagnucola. «Non so nemmeno dove siano finiti tutti gli altri. Voi li avete visti?»

«No, ma ti prometto che, se dovessimo trovarli, li porteremo da te.» dico sorridendole e porgendole la mano.

«Non fare promesse che non puoi mantenere.» sbuffa Fey dandomi le spalle in cerca di qualche traccia da seguire.

«Impara a tenere la bocca chiusa.» l'incalza Gabriel puntandole ancora l'arma contro. Gli altri rimangono impassibili mentre la donna si volta per fulminarlo con lo sguardo.

«Gabriel adesso basta.» ordino con un tono così autoritario che, per la prima volta, mi dà ascolto. Jessy, spaventata, si avvinghia alle mie gambe e si nasconde da Fey che appare come la strega cattiva. Inizio ad avanzare verso la strada desolata in cerca di qualche segno di vita seguita da Jessy che, stringendo saldamente il pantalone con una manina, inizia a guardarsi attorno.

Nessun rumore. Sembra un villaggio fantasma.

Gabriel abbassa l'arco e gli altri si avvicinano.

«Dobbiamo andarcene da qui.» suggerisce Mark tirando Fey dal braccio.

«Non credo proprio.» ghigna qualcuno alle nostre spalle.

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