Capitolo 110

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Asciugo le lacrime che cadono sul foglio. 

Alzo gli occhi verso il sole che fa risplendere questa splendida giornata di giugno.

«Grazie.» sussurro a Jessy che sono certa che mi stia guardando da lassù. Dopo un mese, posso finalmente scrivere di lei. Non dimenticherò mai il suo sorriso né le sue lentiggini.

È stato un mese frenetico. Abbiamo dovuto costruire tutto da zero. Ognuno di noi sta contribuendo nella costruzione di questo nuovo regno. 

Mi affaccio e guardo mia madre portare acqua ai soldati e a mio padre che, abbandonati gli abiti reali, sta aiutando gli uomini a ricostruire le case andate distrutte.

I bambini corrono per i prati sui quali ora è spuntata la prima erba. La polvere e la cenere sono scomparse. Molti soldati provenienti da regni vicini e lontani hanno deciso di fermarsi più del dovuto.

Finalmente è accaduto qualcosa che non pensavo potesse verificarsi. Tutti sono uniti. Non ci sono ricchi e poveri. Il popolo ha deciso che mio padre sarà colui che guiderà questo nuovo regno che è ancora così piccolo da sembrare un germoglio.

Spero che un giorno questo germoglio sboccerà.

Non sarò qui a vederlo. Chiudo le tende mentre sento una mano poggiarsi sulla spalla.

«Tutto bene?» chiede Gabriel dandomi un bacio sulla testa. Gli sorrido consapevole che tutto è tornato alla normalità.

«Non riesco a crederci. Finalmente tornerò a casa.»

«Andiamo. Dobbiamo salutare tutti.»

Dire addio a tutti coloro che ho incontrato lungo questo cammino è straziante. Non rivedrò mai più i miei veri genitori o i miei compagni, coloro che mi hanno protetta e insegnato a sopravvivere.

Mi guardo attorno notando la mancanza di qualcuno.

«Dov'è Killian?»

«È partito stanotte. Dice che odia gli addii.» risponde Tom abbassando lo sguardo. 

Stronzo fino alla fine! Non ci rivedremo mai più.

«Ti voglio bene, amore mio.» dice mia madre sfiorandomi la guancia.

«Trattala bene.»

Sam tira un leggero pugno sul braccio di Gabriel.

«Se scopro che l'hai fatta piangere, te la vedrai con me.»

«D'accordo, mio Re.» risponde Gabriel. Il suo viso è cambiato completamente. Non c'è più alcun segno di durezza e odio. È un uomo che ha trovato la pace.

«Dov'è Sasha?»

«Sono qui.»

Da dietro un albero, fa capolino Sasha affiancata da James e dagli Elfi. Riposte l'armatura, ora fa la sua comparsa con un magnifico abito azzurro lungo fino ai piedi. James l'abbraccia con amore e mi rendo conto che anche per loro è il momento di essere felici.

«Ti auguro tutta la felicità di questo mondo, fratello mio.»

Penso che quelle siano le parole più belle che una sorella possa dire al proprio fratello.

Sii felice.

Mi volto per asciugare gli occhi. In momenti come questo è impossibile rimanere di pietra. È strano. Trattengo con forza le lacrime per non mostrarmi debole davanti i miei genitori ma, quando guardo gli altri, le lacrime escono involontariamente, senza che me ne renda conto.

Quando Gabriel tira a sé la Mezz'Elfo, un nodo si crea in gola.

«Anche voi, sorella mia.»

La benedizione scandita e sigillata da un bacio sulla fronte. Sasha asciuga le lacrime e si allontana dall'uomo che fino a quel momento è stato per lei più di un fratello.

«È ora di andare.» esordisce James avvicinandosi ad un albero. Ancora esterrefatta, lo osservo pronunciare alcune parole nella lingua Elfica. 

L'albero sembra ingrandirsi e, al suo interno, compare un portale. 

Un portale ha portato me e mia madre lontano da questo mondo. 

Un portale mi ha riportato in questa terra sconosciuta e, inizialmente, odiata. 

Ora, questo portale mi riporterà a casa.

Stringo forte la mano di Gabriel mentre ci voltiamo un'ultima volta verso i nostri cari. Debora mi manda un bacio. Tom, Sean e James alzano una mano per salutarci.

«Mi dispiace che Killian non sia qui per salutarci.» mi lamento.

«Non dirmi che alla fine ti sei affezionata a lui?» domanda guardandomi dubbioso.

«Dopo tutto quello che abbiamo condiviso, come avrei potuto non affezionarmi a qualcuno di loro?»

Addio Killian, sii felice. Non vivere in solitudine. La solitudine porta solo alla tristezza.

«Andiamo.» ripete Gabriel scuotendo la mia mano.

Una luce accecante ci sovrasta mentre attraversiamo la porta che ci condurrà in un luogo diverso. Le figure dei miei genitori e amici si fanno sempre più sfocate fino a scomparire nel nulla. Al loro posto appaiono case, strade e alberi. Sorrido tra le lacrime.

«Ce ne avete messo di tempo.» sbuffa qualcuno appoggiato ad un albero.

«Killian.» lo chiama Gabriel.

«Che ci fai qui? Pensavamo fossi tornato alla tua vita solitaria!» afferma abbracciandolo.

«Qualcuno mi ha fatto capire che fare le cose con gli altri è più bello.» risponde sorridendomi. «Pensavi davvero che me ne sarei andato senza salutarti? Io devo tormentarti e fartela pagare per avermi accusato di essere un traditore!»

«Puoi torturarmi quanto vuoi.» dico abbracciandolo. «Sono così felice che tu sia qui.»

Mi volto verso la strada e corro verso casa senza badare né alle macchine né ai passanti. Salgo i gradini a due a due.

Inizio a bussare.

«Va' ad aprire, caro.»

La porta si apre e davanti a me appare una donna bellissima.

Una ciotolina piena di insalata cade a terra.

La donna inizia a piangere senza parlare.

«Scusa se non ho mantenuto la promessa, mamma. Sono tornata.»

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