Capitolo 7

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Il giorno dopo cerco di comportarmi da persona matura. 

Dai Aurora, non fare la bambina. Mica morde. 

Stringo la dura fibbia dello zaino e mi avvicino al banco con nonchalance. 

Gabriel è immobile con lo sguardo perso nell'azzurro del cielo. 

Non so a cosa stia pensando, ma sicuramente dev'essere da molto in quella posizione perché la guancia, sorretta dalle nocche della mano, ha assunto un lieve colore rossastro. 

Sembra così assorto nei suoi pensieri che quasi mi verrebbe voglia di sedermi come se nulla fosse se non temessi ancor di più di trascorrere il resto dell'anno scolastico in quest'aria che quasi mi toglie il respiro.

‹‹È solo il secondo giorno di scuola e già non ho più voglia di alzarmi presto.›› esordisco spostando la sedia che, strisciando, fa un breve, ma così fastidioso rumore, che Gabriel per qualche istante chiude semplicemente gli occhi spazientito come se stesse cercando con tutte le forze di mantenere la calma.

‹‹Lo sai che sei proprio strana e rumorosa, vero?›› chiede sospirando ad occhi chiusi. Il suo tentativo miseramente fallito di cercare con tutte le forze di mantenere la calma è alquanto divertente. ‹‹Dopo averti risposto ieri in quel modo pensavo non mi avresti più rivolto la parola... o almeno ci speravo. Invece, oggi ti comporti come se niente fosse.›› spiega voltando lo sguardo verso di me.

‹‹Pensavo di non rivolgerti più la parola, ma visto che l'anno è appena iniziato, cerchiamo di andare d'accordo, ok?›› lo prego sfoderando un sorriso falsissimo che cerco, tuttavia, di far apparire come il più sincero possibile. ‹‹Chi lo sa, potremmo diventare amici.›› suggerisco speranzosa aspettando una reazione positiva.

Gabriel mi osserva per qualche secondo prima di parlare.

‹‹Non ho bisogno di amici.›› risponde senza troppi giri di parole gettandomi nella disperazione più totale. ‹‹Comunque, il mio nome è Gabriel.››

‹‹Aurora.›› rispondo afferrando saldamente la sua mano e prendendo la scossa.

Non è proprio un buon segno, ma va beh! Peggio di così non può andare.

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