Capitolo 59

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Alzo leggermente la manica e guardo le ferite di cui il mio corpo è ricoperto.

In un solo giorno il mio corpo è diventato come un campo di battaglia, devastato e irriconoscibile.

«Non devi far finta di essere forte e di stare bene.» mi rimprovera qualcuno alle mie spalle. Gabriel si avvicina e mi osserva. I suoi occhi sono cupi mentre scruta il mio corpo. «Mi dispiace. Avrei dovuto proteggerti meglio.»

«Non è colpa tua. Non avresti potuto fare più di quel che hai fatto.» rispondo allungando una mano verso la sua guancia.

«Potevo fare di più, fidati. È tutta colpa mia se sei in queste condizioni.» risponde chiudendo gli occhi.

«Cercherò di cambiare e metterò a posto le cose, te lo prometto. Ho bisogno solo che tu stia dalla mia parte.»

«Sono sempre stata dalla tua parte, Gabriel. Non mi tirerei mai indietro.»

«Mi dai la tua parola?»

«Sì.»

Allontano la mano e osservo il ragazzo che ho davanti. Cosa devo fare con te?

Faccio per allontanarmi, ma Gabriel mi afferra dal polso e mi tira verso di lui. Allunga la mano verso i fianchi, poi mi tira ancora più a sé e inizia a stringermi così forte che sento mancare il respiro. Crolliamo a terra in ginocchio, ancora abbracciati.

«Gabriel, sto bene. Andrà tutto bene.» cerco di rassicurarlo.

«Smettila di rispondere sempre che stai bene o che andrà tutto bene.»

«Lo penso davvero.» cerco di difendermi.

«Non è vero Aurora. Menti agli altri, ma non a me.» Faccio per aprire nuovamente bocca ma mi blocca poggiando un dito sulle mie labbra. «Tu non stai bene. Tu oggi hai ucciso per la prima volta. Anche io ho ucciso e, nonostante l'abbia fatto per raggiungere uno scopo, ho comunque le mani e l'anima sporche di sangue.»

Inconsapevolmente sposto il mio sguardo sulle mani. Nelle unghie è ancora incrostato il sangue di color oche ho ucciso. 

Ha ragione Gabriel. Io non sto affatto bene. ma, nonostante ciò, non so che fare perché non posso scappare dal mio destino. 

La strada è dinanzi a me. Non c'è possibilità di scelta. Devo percorrerla.

Ecco che, proprio mentre sono devastata da tutti questi pensieri, mentre inizio a contare le vite che ho stroncato con una brutalità che non pensavo facesse parte della mia natura, Gabriel mi tira a sé. Non dice nulla, perché non c'è nulla da aggiungere. Siamo due assassini e la mia anima è ormai sporca come la sua.

Non so quale sia il nostro legame. 

Non so cosa mi faccia finire sempre tra le sue braccia. 

L'ho odiato, disprezzato, e poi ho iniziato a provare qualcosa per lui. Forse perché mi ha seguito e protetto; forse perché anche se mi ferisce, è l'unico che mi capisce davvero; forse perché è l'unico che si è accorto che oggi mi sentivo morire, che il mio corpo faceva così male che non sopportavo che gli altri mi toccassero. 

Tuttavia, in questo momento, tra le tue braccia non sento dolore, ma solo calore. 

E questo per ora mi basta.

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