Capitolo 100

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«Dove stiamo andando?» domando guardandomi attorno.

«A casa.» risponde James. 

Mi blocco pietrificata. 

Non voglio incontrare i miei genitori biologici, soprattutto dopo tutto ciò che ho fatto.

«Hai notizie invece-»

«Stanno bene. Tom ha mantenuto la promessa e un gruppo di soldati li sta proteggendo nel tuo mondo.»

Quando arriviamo al cancello d'ingresso del castello, mi sento a disagio guardando gli abiti che indosso. Sono sporchi di tutto il sangue che ho versato.

«Non eri tu, Aurora.»

So che lo dice per farmi sentire meglio ma la verità è un'altra. 

Non posso passare oltre a ciò che ho fatto. 

Ogni vita che ho strappato mi darà la caccia la notte. Mi perseguiterà. 

Ora che la Fenice sta dormendo, i sentimenti sono tornati in superficie più forti di prima. Quando ero lei, non provavo nulla. Non mi interessava di nulla. 

Ora, invece, mi specchio negli occhi dell'Elfo e vedo solo una sporca assassina. Una ragazza che avrebbe dovuto salvare il suo mondo, l'ha gettato in pasto alla più feroce delle creature. 

Le mie azioni avranno delle conseguenze. Il popolo non starà a guardare.

Quando qualcuno inizia a tossire, i miei pensieri si bloccano. Gabriel mi osserva ancora sporco il viso. La maschera tenuta sul volto tutta la vita tenuta saldamente in una mano che ricade lungo il suo fianco.

«Sii forte.» esordisce prima di varcare l'incredibile portone del palazzo. Una sala immensa e calda ci dà il benvenuto.

Mi guardo attorno un po' spaesata. È tutto così lussuoso che entra in contrasto con la miseria che ho vissuto fino a quel momento. Le pareti sono ricoperte di quadri bellissimi che ritraggono paesaggi e signori di alto rango.

«Aurora.» mi chiama una voce che conosco fin troppo bene. 

Poggiata alla balaustra della scalinata interna, Debora mi fissa incredula trattenendo a stento le lacrime. Non riesco a muovermi. Vorrei correrle incontro ed abbracciarla, ma ho paura che abbia paura di me. Ha il viso pallido. Due grosse occhiaie le circondano gli occhi.

Faccio qualche passo verso di lei, prima di bloccarmi. Guardo Gabriel e James che mi sorridono come per incoraggiarmi. La donna che era con loro, e che mi aveva urlato contro, mi osserva perplessa. Debora fa un passo in avanti e si blocca quando mi vede indietreggiare.

«Io...»

È tutto quello che riesco a dire prima che Debora mi salti addosso per abbracciarmi e scoppiare a piangere. Le emozioni si accavallano e mi invadono.

«Perdonami.» dico fra i suoi singhiozzi. Mi stringe più forte quasi come se avesse paura che possa sparire da un momento all'altro. Senza rendercene conto restiamo sole. Tutti sono stati scortati nella struttura adiacente al palazzo in cui possono lavarsi e cambiarsi.

«Sei tu, ora.» mormora guidandomi verso una stanza arredata in modo insolito.

«Non so più chi sono.» rispondo guardando le mani e il corpo che ha riassunto l'aspetto originario.

«Invece sei di nuovo tu.» mi interrompe per guardarmi. «Non sei più la vecchia Aurora, è vero. Ma-»

«Come si fa ad andare avanti? Come posso guardarmi allo specchio dopo tutto il male che ho causato?»

Quella domanda continua a martellarmi nella mente e so che anche Debora sta rivivendo tutto l'orrore che ho scatenato quando lo spirito della Fenice aveva preso il sopravvento. Lei è ancora in me, lo sento. Resterà sempre nel mio cuore e ho paura che possa tornare ad impadronirsi della mia mente. Ho paura di non riuscire a controllarla.

«Si sopravvive.» chiarisce la mia amica alzando lo sguardo verso il soffitto. «Anche io ho ucciso, Aurora. Tutte le persone che sono qui lo hanno fatto.» spiega prima di bloccarsi e cercare di dare una forma esaustiva ai suoi pensieri. «Non sto giustificando le nostre o le tue azioni. Sono imperdonabili. Tutti abbiamo combattuto e ucciso per un motivo che ritenevamo più o meno giusto ma, la verità, è che siamo tutti assassini.»

«E allora come si fa ad andare avanti? A dormire la notte?»

Seduta nella vasca, abbraccio le gambe piene di lividi. Le mani graffiate non si sono rimarginate dopo che lo Spirito è stato messo a tacere in non so quale parte del mio corpo.

«La notte invochi il perdono ai fantasmi delle persone cui hai tolto la vita. Il giorno vivi per loro... è l'unica cosa che possiamo fare.»

«Vivere senza uno scopo?»

«Vivere al meglio perché dobbiamo ringraziare di essere in vita. Vivere perché ci è stata concessa un'altra possibilità... la possibilità di essere migliori di ciò che siamo stati in passato.» spiega mentre cerca di asciugare con un panno i miei capelli tornati castani.

Quando indosso un lungo abito bianco con larghe maniche, mi trovo a ripensare a quello che, comparso dal nulla, indossavo quand'ero la Fenice. 

Ricami preziosi sulle braccia e intorno al di sotto del collo impreziosiscono il tutto dando più risalto alla mia figura che appare ingiustamente più pura.

Questo colore non cancellerà il sangue che ho versato.

Mi guardo allo specchio mentre Debora sistema una spilla a forma di farfalla tra i capelli.

«Finito.» annuncia allontanandosi per osservare la sua creazione. «Vieni, Aurora. È ora di andare ad incontrare i tuoi genitori.»

Il risveglio della FeniceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora