Capitolo 48

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«Guardate un po' chi abbiamo qui.» ghigna un soldato alto e grosso facendo qualche passo verso di noi. «Un gruppetto di guerrieri con una bambina. Sempre se guerrieri si possono chiamare.» ridacchia guardando i suoi compagni che ci hanno accerchiato. 

Ad occhio e croce sono una ventina e tutti massicci e burberi.

«Cosa dobbiamo farne di voi?» domanda ironicamente un altro mentre Jessy inizia a stringere più forte il pantalone e a singhiozzare. Mentre James e Gabriel puntano gli archi verso i nemici che sono troppi per poterli attaccare contemporaneamente, io cerco di farmi venire in mente un'idea per non farci uccidere tutti come carne da macello.

Non pensavo potesse accadere ma, per la prima volta, non provo paura. Non so se ciò sia dovuto alla presenza della bambina che è al mio fianco e che conta su di me.

Tu sei più forte di quanto pensi. Smettila di credere il contrario.

Le parole di Gabriel rimbombano nella mente. Devo credere di più in me stessa e nelle mie capacità.

Aurora, il tempo delle favole e dei giochi è finito. Ora è questa la tua vita quindi sii forte... anche perché, parliamoci chiaramente, come puoi non esserlo in casi come questi?

Piego la testa in direzione di Gabriel in cerca di qualche consiglio. La sua sicurezza sembra vacillare. Si volta verso di me e, in quel frangente, sembriamo leggerci nel pensiero. Nel momento in cui attaccheranno, dovremo metterci spalle contro spalle in modo da essere più protetti.

Il primo soldato si avvicina di qualche passo a me e a Jessy che siamo più avanti rispetto agli altri.

«Ma che carina questa bambina e la sua bambolina. Me la fai vedere?» domanda digrignando i denti poco curati e abbassandosi leggermente per vedere il viso di Jessy che cerca di nascondersi dietro di me. Senza curarmi della sua reazione, impugno l'elsa.

«Non ti azzardare ad avvicinarti a lei.» ringhio lasciando il tempo allo sconosciuto di cambiare tattica. Tuttavia, il soldato sembra non dar peso a ciò che dico, forse perché gli sono apparsa poco minacciosa.

Come preferisci.

Estraggo velocemente la spada e gli punto la lama alla gola. Il soldato alza gli occhi verso di me e mi osserva divertito.

«Come osi parlarmi così, mocciosa?» riprende con la lama ancora puntata contro la giugulare. Con la mano cerca di tirarmi uno schiaffo senza pensare all'arma che ha puntata contro.

"Non ti azzardare.", ringhia una voce dentro di me.

Senza rendermene conto, afferro velocemente il braccio dello sconosciuto e lo osservo divertita.

«Chi diavolo sei?» domanda ringhiando guardandomi negli occhi.

«Una che è venuta a schiacciare gli insetti come te.» spiego con voce e parole che sembrano non appartenermi. Mi piace questa forza e questo coraggio che prendono il sopravvento. L'uomo cerca di divincolarsi. 

Comincio a guardare divertita la mano e il braccio del mio nemico sofferente e la stringo sempre di più mentre un altro soldato, urlando, corre in suo aiuto levando in aria la spada. 

Gabriel lo intercetta e, in un attimo, l'uomo è per terra privo di vita con una freccia conficcata nella fronte.

«Ora basta giocare!» s'intromette un altro mentre tutti si mettono in posizione d'attacco.

In un batter d'occhio i soldati sembrano aumentare. Alcuni escono dai vicoli bui, altri dalle case.

Lo scontro ha inizio.

Lascio il braccio del soldato che fa per attaccarmi e con un movimento rapido lo colpisco alla gola. Il suo sguardo diventa vitreo e sento a malapena il suo ultimo respiro prima che cada morto a terra privo di vita.

Portando le manine davanti la bocca, Jessy trattiene a stento un urlo.

L'ho ucciso...

Sgrano gli occhi in direzione del corpo senza vita.

Io... io...

«L'ha ucciso...» sussurra Sean. Tutti mi osservano sconvolti. Non si aspettavano che sarei riuscita a togliere la vita ad un essere vivente così facilmente.

«Ti porteremo via da qui, Jessy.» dico dolcemente alla bambina cercando di riprendermi dallo shock iniziale. 

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