«Casa dolce casa.» sussurra Mark dirigendosi verso l'entrata di un'immensa villa che somiglia vagamente a quella del sogno.
«Dici che qui non ci troveranno?» chiedo osservando stupita un enorme uccello di pietra che, situato sulla cima della struttura, attira la mia attenzione.
Con meraviglia, mista a terrore, analizzo le ali spiegate dell'animale, il becco appuntito e gli occhi neri come la pece che sembrano guardarmi o, ancor peggio, analizzarmi.
‹‹È protetta da un incantesimo. Possiamo vederla solo noi.›› risponde Tom poggiando una mano sulla mia spalla. Piego leggermente la testa per guardarlo e annuisco poco convinta. ‹‹Questo è un altro dei nostri rifugi creati grazie alla magia nel vostro mondo. In realtà, l'interno e l'esterno della struttura sono uguali. Il problema è che anche i nostri nemici sanno che siamo in zona. Se non fosse per l'incantesimo, saremmo spacciati.››
Mi sa che non amano molto i cambiamenti.
E allora che dovrei dire io? David, afferratami la mia mano, mi conduce verso l'ingresso.
«Finiamo questa messinscena.
» mi lamento sciogliendomi dalla sua presa.
I miei occhi sono fuoco, i suoi un mare di dolcezza mentre mi guarda in modo supplichevole.
«Aurora, io-»
«Io niente, D.»
«Permettimi almeno di darti una motivazione.» riprende sperando che lo faccia continuare senza interromperlo nuovamente cosa che, invece, faccio.
«Tranquillo, davvero. Accetterò questa nuova condizione ma solo perché ho paura che possa accadere qualcosa a mamma e papà. Al termine di tutta questa storia, ci saluteremo e chi si è visto, si è visto.» Nel momento in cui mi accorgo che si sta mordendo la lingua e freme dal volermi dare a tutti i costi una spiegazione, riprendo. «Ora, diamoci una mossa e fammi fare il tour di questa casa, villa, prigione. Chiamala come vuoi.»
E così, cercando di far finta di nulla, David inizia a camminare dinanzi a me e a condurmi a destra e a sinistra per mostrarmi l'interno dell'abitazione. Ovunque vi sono statue, quadri che rappresentano battaglie e stemmi di antiche casate a me sconosciute. Ce n'è una con un Elfo, una con un albero infuocato e così via.
Tra queste, tuttavia, solo una attira davvero la mia attenzione: quella di una fiamma con all'interno una spada sulla cui elsa vi è scritto Lux et umbra; love and hate.
Non so per quanto tempo sia rimasta imbambolata dinanzi a quella scritta.
«Luce e ombre; amore e odio.» ripeto a bassa voce mentre qualcuno giunge alle mie spalle.
‹‹Cosa guardi?›› domanda Alex che, sportosi in avanti, osserva lo stemma incuriosito.
«Come se non lo sapessi.»
«Ricordati che abiteremo sotto lo stesso tetto e chissà cosa ci aspetterà dall'altra parte. Impara a scindere le due cose altrimenti siamo spacciati in partenza.»
«Lo so ma, per ora, sparisci.» lo prego dopo aver fatto un lungo respiro. Quando mi volto, Alex non c'è già più. Con mille pensieri nella testa, inizio così a girovagare da sola per la villa. Mi chiedo come stiano i miei genitori. Non ho avuto nemmeno la possibilità di salutarli. Sono stata privata di tutto ciò che avevo. Vorrei solo sentire la loro voce per l'ultima volta.
L'ultima volta... assolutamente no. Aurora, riprenditi! Tu tornerai a casa.
Questa sì che è una promessa mamma. Farò tutto ciò che è in mio potere per tornare da loro e poterli riabbracciare. Dopo tanti anni, posso davvero ringraziarli per tutti gli sport strani che mi hanno fatto fare. Ora ne capisco il motivo.
STAI LEGGENDO
Il risveglio della Fenice
Fantasy"Quello che sto per raccontarvi è vero, ma a voi verrà difficile credermi." Aurora non è ragazza come tutte le altre. È molto semplice, non le piace essere al centro dell'attenzione, farsi trascinare dalla corrente o dalle persone. Eppure, per quan...