Dopo aver lasciato Ares nel recinto, rientro in casa per proseguire gli allenamenti.
«Dove sei stata?» chiedo scontroso Gabriel avanzando a braccia conserte.
«Se avessi saputo che avrei dovuto dare spiegazioni anche a te di ciò che faccio o dei momenti in cui voglio stare per fatti miei, non ti avrei chiesto di seguirmi. Levati di mezzo!» «Ehi!» urla afferrandomi il braccio mentre, scocciata, gli passo accanto.
«Mi stai facendo male.» lo informo abbassando lo sguardo verso la mano, aspettando che la levi. Gabriel inspira e cerca di assumere un comportamento tranquillo e gentile.
«Perdonami...»
«Vado ad allenarmi e ad imparare qualcosa che mi aiuterà a non morire durante la nostra prima missione. Dovresti farlo anche tu. Debora ti starà aspettando.»
Quando entro nella sala, rimango sorpresa dal non trovarmi di fronte David, ma Tom che mi guarda divertito.
«Sfogherai la tua rabbia con me, contenta? So che non vedi l'ora.»
«Preferirei avere di fronte qualcun altro.» rispondo avvicinandomi ad una panca per prendere una bottiglietta d'acqua.
«Sai, sei stata proprio un angelo nel correre in aiuto di quel povero cavallo.» inizia a stuzzicarmi con un sorrisetto malizioso. So dove voglia andare a parare e sono in lotta con me stessa. Da una parte non voglio stare ai suoi giochetti, dall'altra lo ringrazio perché, finalmente, potrei sfogarmi con qualcuno che ho davvero voglia di uccidere.
Sono furiosa e allo stesso tempo mi sento forte e sicura di me. È una bella sensazione.
Afferro una spada e mi metto in posizione.
"È più buono di quel che sembra.", aveva affermato Debora pochi minuti prima.
Sì, certo, come no! Uno zuccherino.
Inspiro ed espiro per riprendere il controllo.
«Non ci andrò leggero, anche se sei tu, angelo.»
«Smettila di chiamarmi così ed iniziamo.» lo interrompo aspettando che prenda la spada.
«Che l'allenamento abbia inizio. Sei pronta, angelo?» domanda curioso, prima che mi getti furente sopra di lui.
Improvvisamente, tutto sembra acquisire maggiore velocità. Non c'è tecnica nei miei movimenti e non ho nemmeno il tempo di pensare a come colpire o parare che Tom corre verso di me e attacca con forza. Le nostre spade, scontrandosi, producono un rumore forte e assordante.
Mi trema il braccio per la forza dell'attacco, ma non posso cedere. Impugno saldamente la spada ed inizio a colpirlo. Ripenso ai soldati, al suo sguardo mentre mi attaccavano e ad Ares.
La rabbia cresce ed anche la voglia di fargliela pagare. Attacco con così tanta forza che Tom indietreggia perplesso. Poi, compiaciuto, inizia a sorridere.
«Dai, angelo, vediamo che sai fare.»
"Solo io posso chiamarti così!"
Sento qualcuno urlare ma, quando mi volto, non vedo nessuno. Tom stringe gli occhi in due fessure e mi guarda dubbioso mentre a guardarmi attorno confusa.
«Aurora, svegliati!»
Non rispondo.
«Angelo!» mi chiama alzando la voce e riportandomi alla realtà.
«Ti ho detto di non chiamarmi così!» urlo voltandomi e correndogli incontro per attaccarlo. Si difende, ma io sono più veloce. Mi abbasso, mi alzo, giro e lo colpisco al braccio. La manica inizia a bagnarsi di sangue, ma un po' di sangue esce anche dalla sua guancia.
Devo averlo colpito mentre giravo su me stessa.
Lo osservo compiaciuta mentre tocca la guancia ed osserva il proprio sangue sulla mano. Non riesco a capire cosa stia provando, ma devo stare attenta.
Senza nemmeno accorgersi del sangue che fuoriesce dal braccio, Tom afferra la spada ed inizia ad attaccarmi con forza. Indietreggio e mi sento un po' persa perché non riesco a trovare la forza che avevo prima.
Questo fa sì che Tom abbia la meglio. Difendo in alto, poi a destra e a sinistra, poi di nuovo in alto.
Lui si abbassa e mi fa cadere dopo avermi colpito al braccio. Finisco a terra sbattendo la testa mentre la spada scivola lontano da me.
Tom lascia cadere la spada e, posizionandosi sul mio corpo, mi blocca mani e piedi.
«Allora hai bisogno di me per far uscire la forza che è in te, angelo.» dice scandendo l'ultima parola e fissandomi compiaciuto.
Cerco di liberarmi, ma senza riuscirci.
«Non hai tecnica, ovviamente, ma devo ammettere che, quando ti arrabbi, qualcosa in te viene fuori e riesci ad affrontare i tuoi nemici. È così che ti voglio. Devi trovare sempre questa forza quando combatti. Devi essere tu a dominare la rabbia e non far sì che sia essa a dominarti.»
«Levati di dosso!» ordino furiosa continuando a divincolarmi.
«Questa volta ho vinto io.» sussurra avvicinando sempre di più il volto al mio.
«Questa volta ho vinto io.» sussurra avvicinando sempre di più il volto al mio. Chiudo gli occhi e cerco di liberarmi dalla sua presa. Sento il suo respiro sempre più vicino.
"Provaci e ti ucciderò.", ringhia una voce nella testa.
D'un tratto sento un rumore metallico e Tom cadere all'indietro.
Sgrano gli occhi spaventata e mi volto verso l'entrata.
«Se ci riprovi, giuro che non ci andrò leggero come ora.» lo minaccia Gabriel con le spalle appoggiate alla porta e con due coltellini in mano. «La prossima volta sei morto.»
Mi volto verso Tom per capire cosa sia successo e lo vedo asciugare con la mano il sangue che sgorga nuovamente dalla guancia che avevo colpito.
«Prima mi minacci davanti a tutti i miei uomini e ora osi ferirmi? La storia si fa interessante.» afferma osservando il mio amico con aria di sfida.
Gabriel si stacca dal muro e cammina verso di noi. Non degna il suo avversario, che è a pochi centimetri da lui, nemmeno di uno sguardo, ma si abbassa e mi prende in braccio come se nulla fosse.
Usciamo dalla sala così, io tra le sue braccia, lasciando Tom divertito alle nostre spalle.
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Il risveglio della Fenice
Fantasy"Quello che sto per raccontarvi è vero, ma a voi verrà difficile credermi." Aurora non è ragazza come tutte le altre. È molto semplice, non le piace essere al centro dell'attenzione, farsi trascinare dalla corrente o dalle persone. Eppure, per quan...