Capitolo 64

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Il suo sguardo è così profondo che potrei morire felice in questo istante. 

Quando Gabriel mi guarda, mi sento la persona più importante di questo mondo. Anche se non capisco il suo vero io ed una parte di me lo teme, l'altra lo vuole accanto perché quando non c'è, mi sento persa. 

Presa da tutte queste domande e da quella situazione, avvicino di nuovo il viso al suo. Gabriel mi accarezza la guancia e, dopo aver osservato il mio viso, mi avvicina sempre di più a lui.

«Gabriel ho sonno.»

Sobbalziamo al suono della voce di Jessy che è entrata nella tenda stropicciandosi gli occhi. Tiene in mano una bambolina fatta con un semplice fazzoletto e una piccola margherita. Incurante dei nostri sguardi allarmati, si avvicina di qualche passo continuando a martoriarsi gli occhi assonnati. Quando finalmente riesce a mettere a fuoco la mia immagine, corre verso di me urlando il mio nome.

«Perché non sei venuta più da me?» piagnucola gettandosi tra le braccia. «Non mi vuoi più bene?» chiede guardandomi tristemente mentre due grandi lacrime iniziano a rigarle il viso. L'abbraccio più forte che posso e la rassicuro riempiendola di baci. Non potrei mai non volere bene ad una bambina, soprattutto se questa è Jessy. 

Non pensavo che la guerra potesse offrirmi un fiore così bello come lei. Jessy è un girasole in un deserto. Da quando è entrata nelle nostre vite, ha portato il sole con i suoi sorrisi.

Forse colui che non riuscirebbe più a fare a meno di lei è proprio il ragazzo che è al mio fianco. Il sorriso e lo sguardo che Gabriel ha nei confronti di questa piccola pesta sono unici; sono solo per lei. È come se non avesse mai avuto a che fare con un bambino. 

Jessy continua a guardarmi in attesa di una risposta. Quando le spiego che non mi hanno permesso di vederla, si tranquillizza.

«Per te.» dice porgendomi il fiorellino raccolto. Una piccola margherita. Mai ho ricevuto un regalo più bello. 

Troppo spesso ho pensato che i regali più belli fossero quelli che avevano un prezzo elevato o comunque quelli giudicati belli dalla maggior parte degli individui. Quanto ero stolta. 

Il regalo più bello che la vita potesse farmi è incontrare una bambina che con il suo sorriso riesce a scacciare l'inverno dal mio cuore. Una bambina che nella sua semplicità mi offre l'unico fiore raccolto in una terra ormai morta.

Con delicatezza accolgo il fiore sul palmo della mano.

«Grazie angelo mio. Lo custodirò come un tesoro.» le prometto dandole un bacio sulla fronte.

«È ora di andare a nanna, birbantella.» ci interrompe Gabriel prendendola come un sacco di patate mentre Jessy inizia ad urlare e poi a ridere.

«Ora non ho più sonno. Voglio stare con Aurora.» brontola iniziando a sbadigliare.

«Rimarrò qui fino a quando non ti sarai addormentata, promesso.»

Mi sdraio al suo fianco mentre Gabriel la posa delicatamente sul letto.

Non trascorre molto tempo prima che Jessy, coccolata da Gabriel che le accarezza i capelli, si addormenti.

Guardo quella piccola creatura rannicchiata contro il petto di Gabriel che ora ha iniziato ad accarezzarle la guancia. Mi ricorda mia madre quando da piccola, per farmi addormentare, mi cantava delle canzoni inventate mentre mi accarezzava il viso.

«Vuoi essere coccolata anche tu?»

La sua domanda mi riporta alla realtà facendomi diventare paonazza.

«Non ne ho bisogno.»

Mi rannicchio accanto a Jessy e l'abbraccio. Non penso che qualcuno ci verrà a cercare anche perché è quasi l'ora di pranzo e tutti andranno a mangiare. Io voglio stare qui.

Chiudo gli occhi per cercare di rilassarmi. Riesco a percepire ogni singolo rumore prima che la stanchezza mi devasti e finisca nel mondo in cui tutto può realizzarsi.

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