Capitolo 69

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La vecchia Saffo ci guarda in modo minaccioso mentre si avvicina con uno strano bastone per mano seguita da un lupo bianco come la neve ed uno nero come la notte. 

Guardo stupita le due bestie che la seguono mansueti. 

Gli occhi del lupo bianco sono azzurri mentre quelli del nero sono scurissimi. I loro denti sporgono dal muso affilati e quasi pronti ad attaccarci. 

Il lupo nero ringhia contro di noi fino a quando la sua attenzione non si sposta su di me. 

Sembra osservarmi. Indietreggio come per nascondermi dietro il braccio di Gabriel che, nel frattempo, si avvicina al lupo bianco quasi fosse ipnotizzato dalla bellezza dell'animale che sembra studiarlo a sua volta. 

Il lupo non ringhia, mentre Gabriel si inginocchia per osservarlo meglio.

«Fossi in te non scherzerei troppo con i lupi... non sono animali da compagnia.» interviene Killian con tono non troppo amichevole dando una forte pacca sulla spalla di Gabriel che nel frattempo si era sporto in avanti e aveva allungato una mano per accarezzare il muso dell'animale rimasto immobile.

«Gabriel...» lo chiamo esasperata mentre i loro corpi sono sempre più vicini.

Il lupo bianco, turbato forse da un gesto improvviso di Killian, inizia a ringhiare così forte da farmi temere il peggio. 

Quando fa per ritrarsi, il lupo si acquieta.

«Strano che non ti abbia attaccato subito...» esordisce ad alta voce la vecchia. «Solitamente la mia bestia non ama gli sconosciuti.»

«È solo un lupo. Non perdiamo altro tempo. Le ricordiamo che siamo qui per lei.»

Killian mi afferra dal polso e mi spinge in avanti verso l'anziana donna che ricambia il suo gesto maleducato con un'occhiataccia prima di prestarmi attenzione.

«Ti aspettavo, Principessa Aurora.»

Una strana energia percorre la spina dorsale mentre pronuncia il mio nome. Provo una strana sensazione. 

È come se il mio corpo si mettesse sulla difensiva. Improvvisamente mi irrigidisco quando con le sue lunghe dita mangiate dal tempo mi afferra dal polso per condurmi in un antro più nascosto della caverna che appare sempre più buia e fredda, quasi come se volesse farci capire che solo i morti possono abitarvi.

Chi sei davvero?

La domanda mi martella in testa ripetitivamente mentre la scruto dalla testa ai piedi. Mi appare stranamente familiare.

Sembra la strega di Biancaneve.

Sorrido amaramente all'idea di avere di fronte a me la strega che da bambina entrava nei miei peggiori incubi. 

Accortosi della mia poca fiducia nei confronti della nuova conosciuta, Tom si posiziona al mio fianco. Non basta il suo sorriso a rincuorarmi. Voglio andare via da questo posto in cui percepisco qualcosa di sbagliato e oscuro. 

La donna inizia a farci strada tra le ombre fino a quando, alzata la mano destra, non ci fa segno di fermarci.

In lontananza intravedo una luce che si fa sempre più forte e che rischia di accecarci. Solo dopo qualche minuto, riesco a mettere a fuoco ciò che ci si presenta dinanzi. 

Davanti a noi prende forma un fuoco azzurro e arancione attorno al quale ci sono delle sedie di legno con intagliata uno strano uccello. 

  Una Fenice. 

Senza che nessuno aggiunga altro, prendiamo posto in silenzio.

Il risveglio della FeniceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora