Capitolo 93

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L'accampamento brulica di uomini grossi e spaventosi e di strane creature. I loro volti sono deturpati dalla guerra. Non importa che siano Uomini, Orchi o Nani. 

Mi disgustano perché sembrano aver perso ogni barlume di umanità.

Abbasso la testa in segno di saluto verso un gruppo di Elfi seduti alle panche. Non ne ho incontrati molti lungo il mio cammino ma mi hanno fin da subito colpito per la loro regalità. Nei loro occhi leggo speranza e desiderio di mettere fine a questo scontro che da troppi anni affligge il loro popolo. 

Sposto nuovamente lo sguardo sugli uomini. Che creature ridicole se messe a confronto con gli Elfi. 

Appaiono privi di qualsiasi forma di sentimento e giustizia. Non credono in nulla se non nel potere della forza. I deboli li temono e vengono schiacciati da questi esseri senz'anima ogni giorno.

Cammino tra loro scortata da due soldati alti e barbuti. La situazione mi appare stranamente divertente. 

Alzo lo sguardo e intravedo Azrael osservarmi dal tetto di una casa bruciata con le ali richiuse sulla schiena. 

Avrei preferito evitare questa situazione, ma devo assolutamente parlare con il loro capo e giungere ad un accordo per evitare un possibile scontro ed un altro bagno di sangue. So qual è il mio compito e vorrei portarlo a termine.

Questa guerra deve finire!

Desidero che i miei compagni tornino a casa dai loro cari.

Questa è una delle guarnigioni della Mano Nera. Voglio parlare con lui. Tom non me l'avrebbe mai permesso, ma ora non devo più ubbidire ai suoi comandi e, finalmente, ho l'occasione di incontrarlo di nuovo.

«Ora non ti temo.»

Digrigno i denti camminando a testa alta sotto lo sguardo indagatore dei soldati che tanto mi disgustano. 

Fa molto freddo, ma stranamente non provo nulla. Tutti indossano armature pesanti. Sulle loro schiene fanno capolino pelli di orsi e lupi. Io, invece, indosso la leggerissima tunica bianca. La neve è ovunque ed impedisce ai soldati di muoversi con facilità tra le rovine della città che hanno assediato. 

Guardo i miei piedi nudi contro la neve. Non provo nulla, né freddo né caldo.

Osservo le case saccheggiate o bruciate. Dalle finestre di alcune abitazioni saltano fuori uomini armati. Sembrano vichinghi per quanto sono alti e muscolosi. 

Privi di elmo, mi osservano spavaldamente mentre proseguo con indifferenza. In men che non si dica, mi ritrovo accerchiata e priva di vie di fuga.

Ed io che ero venuta sventolando una bandiera bianca. Pensate davvero di mettermi paura?

All'improvviso qualcuno mi afferra il braccio. Mi volto come se nulla fosse e scruto l'uomo che ha attirato ormai la mia. Guardo per qualche istante la grande mano che mi circonda il braccio, prima di soffermarmi sul volto.

«Hai tre secondi per togliere la tua sporca mano dal mio braccio.» lo minaccio con voce pacata. L'uomo scoppia in una rumorosa risata.

Come preferisci.

In un attimo gliela afferro e, piegato il braccio dietro la schiena, lo immobilizzo. Urla di dolore risuonano nell'aria mentre cerca di liberarsi.

«Chi è questo bocconcino? Da quando in qua arruoliamo ragazzine?» s'intromette sarcasticamente qualcuno. 

Piego leggermente la testa indietro per vedere l'insolente che sta parlando. 

È un ragazzo. Potrebbe avere la mia età. 

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