James ci conduce alle nostre postazioni. Non avevo idea di quanto fosse grande il giardino che circonda la villa.
È la prima volta che vedo le postazioni per il tiro con l'arco.
Mi avvicino ad una serie di archi posizionati ordinatamente uno accanto all'altro.
Allungo le dita per toccare il legno di queste armi così pregiate e resto meravigliata per quante forme e colori possano avere.
Ne scelgo uno nero e non troppo grande.
«Belle le decorazioni sui flettenti.»
«Sui che cosa?» chiedo guardando sconcertata Gabriel che, afferrandone uno grande, ma nero come il mio, si posiziona dietro di me, facendomi irrigidire e diventare paonazza.
«Le due estremità si chiamano flettente superiore e flettente inferiore.» spiega toccando la parte superiore dell'arco sul quale vi è il disegno color oro di una serie di rami che si intrecciano tra loro.
«Non mi dire che sai anche tirare con l'arco?»
Gabriel fa un sorriso a trentadue denti.
«Te l'ho detto che amo ogni singolo sport. Ho dimenticato di dirti che, visto che mio padre era un campione in tutto ciò che faceva, mi sono iscritto a tutti i corsi possibili e immaginabili per fargli capire che potevo essere bravo quanto lui. Prima di trasferirmi nella vostra città, frequentavo una scuola privata e prestigiosa. Mi piaceva andarci perché tra le attività extracurricolari c'erano moltissimi sport che davano punteggio.»
«Gabriel perché non vai al tuo posto invece di rubarmi il lavoro?» chiede ironicamente James afferrando un arco per illustrarci la giusta posizione delle braccia. «Dovete tendere l'arco impugnandolo con la mano sinistra, se non siete mancini, fin sotto gli occhi; con la mano destra, invece, tirate la corda, piegando quindi l'avambraccio destro sino a che superi le vostre spalle. Ci siete fin qui?»
Annuisco all'idea di essere l'unica a non aver capito nulla.
Dai, Aurora. La teoria non sembra molto difficile.
Afferro la faretra e la posiziono dietro la schiena. Guardo preoccupata un gruppo di soldati impugnare saldamente i loro archi ed iniziare ad allenarsi. Intravedo Alex e sento mancarmi l'aria. So che è trascorso un mese ma ancora non so come comportarmi nei suoi confronti. Lo osservo attentamente, ma lui non ricambia il mio sguardo.
«Aurora, datti una mossa!» mi rimprovera Tom facendomi sobbalzare mentre tutti i presenti mi osservano ormai spazientiti. Sposto lo sguardo verso James che, nel frattempo, afferra una freccia. Due secondi dopo quest'ultima ha la punta conficcata nel centro del bersaglio.
«Wow...» sussurro sbalordita. Pensavo che una cosa simile fosse possibile solo nei film.
Cerco di giustificare la mia incapacità di tenere saldamente l'arco e tendere la corda continuando a ripetermi che è un Elfo ma la verità è che mi sento una frana.
Se non riesci nemmeno a tendere l'arco, come farai a colpire il bersaglio?
«Aurora non muovere la testa altrimenti perderai la concentrazione che ti serve per mirare.» mi consiglia James. Il suo tono di voce è diverso da quello degli altri. Non mi sta sgridando, ma dando un consiglio. Odio sentirmi continuamente spaesata e fuori posto, ma penso sia normale considerando che non ho mai fatto cose del genere.
Qualcuno si avvicina per osservarmi mentre altri, ridacchiando alle mie spalle, mi fanno sentire ancora più mortificata per non essere riuscita a scoccare una sola freccia. James si volta verso i soldati e urla qualcosa, poi mi osserva dalla sua postazione.
Forse vuole capire dove sbaglio.
Fa per avvicinarsi, ma si blocca all'istante.
«Aiutati con le labbra e piega di più il braccio.» sussurra Tom alle mie spalle. Cerco di modificare la postura. «Non così.» Con una mano abbassa il mio braccio mentre poggia l'altra sulla mia per tenere saldamente l'arco. «Devi impugnarlo con più sicurezza, altrimenti ti cadrà per terra...» spiega mentre cerco di mettere in pratica ciò che sta dicendo. «Ora tira di più la corda e guarda attentamente il centro del bersaglio...»
«Ma se non riuscissi a vedere il bersaglio? O se non riuscissi a capire il momento giusto per lasciare andare la corda? Cosa potrò fare?» chiedo dubbiosa cercando di mettere a fuoco la serie di cerchi di cui il bersaglio è costituito.
«Chiudi gli occhi.» sussurra mentre seguo i suoi suggerimenti. «Allontana dalla mente tutti i rumori. Non badare a ciò che gli altri dicono, perché hanno avuto molto più tempo di te per imparare tutte queste cose. Non farti condizionare da ciò che potrebbero pensare. Siete tu e il bersaglio. Concentrati sul battito del cuore e l'aria che, uscendo dalle labbra, sembra sfiorare la corda.»
Inspiro ed espiro ascoltando quelle parole pronunciate come fossero un incantesimo.
Il cuore inizia a farsi leggero, la mente si svuota, il frastuono di voci e commenti diventa meno insopportabile.
Non importa cosa pensano di te o cosa dicono alle tue spalle. Siete tu ed il bersaglio.
Pian piano la voce di Tom si fa più flebile e non avverto nulla se non il battito del mio cuore o l'aria che mi scompone i capelli.
"Ora. Scocca!", ordina dolcemente una voce dentro di me.
Apro istintivamente gli occhi e libero la corda.
La freccia va dritta verso il bersaglio lasciando me e tutti i presenti senza parole. Le voci dei soldati e il rumore prodotto dalle lame tornano a galla nel momento in cui la freccia colpisce il bersaglio.
«Ce l'ho fatta.» sussurro con un filo di voce riprendendo fiato.
«Devi credere di più in te stessa, Principessa.» mormora facendo un lieve sorriso. Sento la felicità assalirmi. Vorrei gridare e saltare e, invece, mi volto e abbraccio Tom. Lui resta di sasso. Le braccia rigide rimangono ancorate ai suoi fianchi. Solo quando inizio a sentire un silenzio incredibile intorno a me, mi rendo conto che tutti ci stanno guardando.
«Perdonami... è che... non l'avevo mai fatto e... sono così felice.» balbetto imbarazzata allontanandomi di qualche passo. Tom ha gli occhi persi nel vuoto e il viso inespressivo.
La situazione crolla quando mi volto verso Gabriel. Il suo sguardo è serio e mi terrorizza. I suoi lineamenti contratti dalla rabbia.
Dopo aver rumorosamente messo l'arco al suo posto, si allontana. Porto una gamba in avanti per seguirlo, ma Tom mi blocca afferrandomi dal colletto della maglia.
«Non ci pensare nemmeno. Devi allenarti.»
«Ma...»
«Nessun ma! Torna ad allenarti!» ordina mentre inizio a sbuffare seccata.
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Il risveglio della Fenice
Fantasy"Quello che sto per raccontarvi è vero, ma a voi verrà difficile credermi." Aurora non è ragazza come tutte le altre. È molto semplice, non le piace essere al centro dell'attenzione, farsi trascinare dalla corrente o dalle persone. Eppure, per quan...