Capitolo 65

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«Quanto ho dormito?» domando ancora assonnata e con gli occhi chiusi.

«Quasi due ore.» mi rimprovera qualcuno.

Spalanco gli occhi nel momento in cui mi rendo conto che quella non è la voce di Gabriel. Debora sta seduta sulla sedia davanti al letto e mi osserva come se volesse studiare ogni mia minima mossa. Facendo finta di niente mi sollevo, mi stiracchio un po' e aspetto la sua reazione.

«Cos'è successo tra te e Gabriel? Sputa il rospo.»

«Niente.»

«Posso dirti ciò che penso senza peli sulla lingua?» poggiando la guancia sulla mano.

«Se ti dicessi di no staresti zitta? Ne dubito.»

«Fin dall'inizio tra di voi c'è stato qualcosa, anche se non capisco bene cosa... un sentimento cui non riesco a dare un nome. All'inizio non era amore, ma curiosità e fastidio perché ti eri trovata accanto una persona che non conoscevi e con un carattere un po' particolare. Lui ti sfida, ti costringe a metterti in gioco e mette in crisi tutte le tue certezze. A lui ti sei aggrappata soprattutto quando sei venuta la prima volta nella nostra villa e quando ti abbiamo portata via dalla festa, perché ti ha seguito e ti ha protetto. Lo capisco ma, Aurora, anche se tu ed Alex non state più insieme, prenditi il tuo tempo e cerca di capire cosa vuoi realmente.»

Annuisco quasi meccanicamente. Sono un po' stanca di ascoltare pareri non richiesti.

Quando usciamo dalla tenda, Killian ci viene incontro.

«Indossate abiti comodi perché dobbiamo andare in missione!» ordina passandoci accanto.

«Gradirei le tue scuse.» tengo a precisare afferrandogli il polso. I nostri sguardi si incontrano e quasi sembra divertito dalla mia reazione.

«Perché mai? Ti ho fatto male, Principessa? Non c'è tempo da perdere. Non ci sono più mamma e papà a proteggerti.»

Lo schiaffo arriva forte sulla sua guancia che inizia ad arrossarsi. Debora osserva allibita Killian in attesa di una reazione.

«Sbagli ad aspettarti qualcosa da me, Principessa. Ai miei occhi rappresenti solo un pedone in questa grande scacchiera di cui tutti noi siamo semplici pedine.»

Mettendo da parte la voglia di ucciderlo, mi avvicino al suo viso. I suoi occhi sono a pochi centimetri dai miei.

«Stai attento, Killian.» cerco di intimorirlo sottolineando ogni lettera del suo nome. «A me piace giocare a scacchi e sono solita fare scacco matto.» metto in chiaro prima di allontanarmi. 

«Ci divertiremo.» sussurro prima di rientrare nella tenda.

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