Capitolo 25

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‹‹Chi allenerà Aurora?›› chiede Debora. Il suo sguardo è impassibile e non sembra avere paura che possa allenarmi qualcuno che non conosco e che ci vada giù pesante fin dal primo giorno.

‹‹L'allenerò io.›› si propone Alex. ‹‹Abbiamo dei conti in sospeso.››

‹‹No, fratello. Sei troppo coinvolto. L'allenerò io.›› afferma David poggiando le mani sulla spalliera della sedia sulla quale sono seduta. 

Alex sembra che stia per ribattere, ma Tom lo interrompe.

‹‹Perfetto. Ognuno vada ad allenarsi. Poi qualcuno trovi James prima che lo faccia io.›› si borbotta sbattendo le mani sul tavolo. Guardo preoccupata e spaventata David che mi prende per mano per portarmi via da quel trambusto.

Saliti al secondo piano, entriamo in una grande sala. 

Ci sono attrezzi, armi e al centro uno spazio per combattere. Mi guardo attorno un po' sconcertata perché non ho mai visto così tante armi in vita mia, forse nemmeno nei film. Mi avvicino ad alcune asce per guardarle da vicino. Sembrano pesantissime.

‹‹Dovrò combattere anche con queste?›› domando mentre David mi lancia un palo di legno che afferro con entrambe le mani per evitare che cada per terra.

‹‹La prossima volta lo afferrerai con una sola mano. Se d'ora in poi ti dovesse cadere, farai cento flessioni e cento addominali.›› 

Lo guardo incredula. 

Ma sta dicendo sul serio? 

Osservo sbigottita il suo sguardo autoritario. Si avvicina e, prendendomi le mani, mi mostra come afferrare al volo il palo e come impugnarlo. ‹‹Da oggi sono il tuo maestro, Aurora, e come tale pretenderò il meglio.››

‹‹Sembra di essere tornati a scuola.›› mi lamento mentre David accenna un sorriso triste. Vedo che vuole dire qualcosa ma è insicuro.

‹‹Qui non siamo a scuola, Aurora. Qui o vivi o muori, ricordalo...››

Annuisco per fargli capire che ho afferrato il concetto, dopodiché inizia a spiegarmi come afferrare il palo che utilizzerà solo i primi giorni per insegnarmi la postura da assumere durante i combattimenti e i movimenti di base. 

Successivamente, useremo le spade e al sol pensiero mi vengono i brividi. Impugnare un bastone è un conto, una spada è un altro. Pian piano sento che diventerò sempre più consapevole del fatto che non si tratta di un gioco né di finzione. 

O vivi o muori. 

Non ho mai pensato alla morte, perché quando si è giovani appare così distante.

Lancio il bastone per cercare di afferrarlo al volo, ma non ci riesco e il bastone cade per terra. Inizio così ad eseguire serie infinite di addominali e flessioni senza che David mi dica nulla. 

Quando ho finito, mi sento stremata. Vorrei riposare ma, senza nemmeno darmi il tempo di riprendere fiato, inizia a lanciarmi un palo dietro l'altro. Vorrei pregarlo di smetterla e di darmi cinque minuti di riposo ma, dall'intensità dei suoi occhi, capisco che sarebbe inutile chiederglielo così cerco di rimanere concentrata e non sbagliare. 

Non mollerò! Non ho intenzione di fare altri addominali o flessioni! 

David sembra restare sbalordito dalla mia forza di volontà e dalla mia capacità di apprendimento, anche se, forse, dovrei definirlo spirito di sopravvivenza. 

Dopo una ventina di lanci e prese, decide di farmi combattere. Con un bastone inizia a colpirmi prima piano, poi più velocemente per vedere fino a che punto arrivano i miei riflessi. 

Mi sembra di rivivere il combattimento con Gabriel.

«Ahia.» mi lamento nel momento in cui mi colpisce alla coscia.

I movimenti iniziano a farsi così veloci che ho paura di cadere.

È arrivato il momento di attaccare.

Non ho tecnica e questo lo capisco da sola, ma David sembra stupito dalla mia velocità.

‹‹Sei nata per combattere, questo è poco ma sicuro.›› afferma soddisfatto afferrando un altro palo. ‹‹Vediamo come te la cavi con due bastoni.›› urla correndo verso di me e iniziando ad attaccarmi.

‹‹In realtà.›› dico col fiatone. ‹‹Papà mi ha sempre costretto a fare sport maschili di ogni tipo.›› spiego cercando di schivare i colpi che sferra a destra e a sinistra. David sembra innervosirsi a causa del mio esitare, si abbassa, si rialza, gira su sé stesso e mi colpisce al fianco. Quando cado per terra, il bastone rotola lontano da me.

‹‹Ti stava preparando al peggio. Alzati!››

Sei impazzito? 

Il dolore è terribile. David si avvicina e si inginocchia porgendomi la mano. L'afferro e mi faccio aiutare. Dall'espressione che assume il suo viso sembra dispiaciuto, ma non dice nulla. 

Mi fa sedere su una panca e, dopo essersi nuovamente inginocchiato, solleva leggermente la mia maglietta.

‹‹Fammi vedere.›› Quando solleva leggermente l'orlo della maglia, riesco a capire il motivo per il quale sento così tanto dolore. È il lato in cui ero stata colpita durante il sogno.

David sembra molto pensieroso mentre spalma una strana crema sul fianco. È diversa dalla poltiglia della prima volta, ma puzza parecchio. Mi chiedo se stia pensando che sono una ragazza troppo fragile per portare a termine una missione così importante. 

E come dargliene una colpa? Già al primo colpo mi sono arresa.

‹‹La prima volta è difficile per tutti, Aurora. Pian piano ti abituerai al dolore e, soprattutto, lo userai come arma.››

Annuisco fidandomi ciecamente delle sue parole.


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