Capitolo 92

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«Cosa?» urla sconvolto Re Nadir voltandosi verso un messaggero proveniente dall'accampamento. La Regina Miriél si alza di scatto e guarda allarmata il marito.

«Cos'è successo alla nostra bambina?» chiede prima di spostare lo sguardo verso uno dei servi che è entrato in quel momento nella sala del trono. Il servo si inchina ed osserva i Sovrani.

Re Nadir gli concede la parola.

«Mio amatissimo Sovrano.» esordisce col fiatone. «Re Sam è qui e chiede udienza!»

Re Nadir e la Regina Miriél si scambiano uno sguardo perplesso.

«Fatelo passare.»

«Con lui c'è la Mano Nera, mio Re. Afferma di voler parlare con Voi, Maestà.» aggiunge il servitore cercando di riprendere fiato. Il Re fa un cenno col capo ed i due ospiti entrano nella sala scortati dalle guardie reali.

Avanzando a testa alta, Re Sam guarda per qualche istante il fratello e la Regina, prima di abbassare il capo in segno di saluto. 

«Sam.» lo chiama con flebile voce la Regina Miriél portando le mani alla bocca e correndo verso colui il quale un tempo doveva essere stato il suo migliore amico. La Regina osserva con occhi colmi di lacrime l'inaspettato ospite che si inginocchia sotto lo sguardo stupito di tutti i presenti.

«Perdonami, Mirìel.» sussurra supplichevole non osando sollevare gli occhi verso la donna che rimane immobile come se fosse pietrificata. Il silenzio regna sovrano nella sala. Nessuno osa parlare. Nessuno osa muovere un muscolo. Solo il vento irrispettoso di un momento tanto atteso sembra turbare l'atmosfera.

Dopo svariati minuti che sembrano durare ore, la Regina si getta al collo di Sam piangendo. I due mi abbracciano sotto lo sguardo sbigottito dei soldati.

Accanto a lui, la Mano Nera resta immobile e fiera nel suo mantello nero e la maschera sul volto. Come il suo Re, osserva con molta attenzione il volto del Sovrano della Terra delle Fate e dei Guerrieri prima di inginocchiarsi.

«Pensavo fossi stato davvero tu a far uccidere mia moglie.» spiega amaramente alzando lo sguardo e scrutando la reazione di Re Nadir che, alzatosi, scende i gradini per andargli incontro. Resta immobile a pochi metri di distanza prima di superare gli ultimi passi che lo separano dal fratello.

Quante vite stroncate a causa di una terribile menzogna. Quante vite stroncate a causa dell'amore e del desiderio di vendetta. Quante vite stroncate dai due motori che tengono in moto il mondo. Quante giustificazioni vengono date in nome dell'amore, quante in nome della vendetta. Eppure, unire queste due potenze non fa altro che scatenare un inferno in terra difficile da controllare. Solo un bravo osservatore potrebbe comprendere il tormento e la lotta che sta avendo luogo nel cuore del Re Nadir che continua ad osservare il fratello senza agire ulteriormente. 

Sarebbe stato così semplice mettere la parola fine alla guerra se, fin da subito, ci fosse stato il dialogo. Eppure, l'uomo è stolto. Impegnato a portare avanti le sue battaglie ritenute giuste, evita con forza di fare un passo verso la controparte anche solo per ascoltare. Nessuno potrebbe riportare indietro le vite strappate da entrambe le parti. Questa è la guerra. Si combatte per ciò che si crede giusto senza sapere cosa lo sia realmente.

Non sopportando di vedere il fratello inginocchiato ulteriormente dinanzi a lui, Re Nadir lo aiuta a rialzarsi. Lo osserva tristemente per qualche minuto prima di decidere le sorti di entrambi i regni. «Nessuno ci appoggerà, ma bisogna mettere una volta per tutte la parola fine a questa follia.»

La flebile voce della buona e giusta Regina Mirìel spezza quel momento di silenzio. Le sue parole sono vere. La tregua è necessaria, anche se non dovesse essere appoggiata da tutti coloro che hanno lottato con le unghie e con i denti.

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