Capitolo 62

38 14 3
                                    

«Hai bisogno di cure.» David cerca di afferrarmi il braccio ma sono più veloce di lui.

«Non ce n'è bisogno, sto bene!»

Mi avvicino al tavolo di legno su cui sono poggiati alcuni fogli con le mappe dei luoghi di questa terra a me sconosciuta. 

Ne prendo alcuni e, dopo averli guardati con noncuranza, li getto per terra.

Alex si avvicina con una pezza, ma lo spingo via. La rabbia è così grande che temo di impazzire. Non so nemmeno come ho fatto a trattenermi dall'uccidere Killian. 

In quel momento non pensavo al dolore, ma solo alle parole di Gabriel e a quelle dello sconosciuto.

«Cosa ti sta succedendo Aurora?» domanda dubbioso sedendosi accanto a me.

«Aurora tu non sei così... sembri un'altra persona.» spiega David preoccupato poggiando una mano sulla mia spalla. Lo guardo desolata prima di iniziare a parlare.

«Cosa mi prende?» rispondo accigliata. «Non dovevate portarmi qui! Ecco cosa mi prende! Non sopporto più tutto questo dolore e questa rabbia!» urlo cercando di levare il sangue dalle mani ed iniziando a gettare tutto per terra. 

Sto impazzendo. 

Sento pure le voci per la stanchezza e la rabbia. Mi siedo per terra esausta e con la testa che scoppia.

«Lasciamola sola.» consiglia David guardando il fratello. Insieme si dirigono verso l'uscita della tenda. 

Non mi volto. 

Fossi ancora la vecchia Aurora, probabilmente a quest'ora le lacrime inizierebbero a rigare le guance mentre ripenso a tutti i bei ricordi e a come mi sentivo in loro compagnia a scuola. Ora, invece, dagli occhi non esce nulla.

Mi guardo nello specchio e cerco dentro il mio riflesso la vecchia me ma il riflesso non fa altro che restituirmi una ragazza che non conosco e vestita con indumenti che non avrebbe mai pensato di indossare, con i capelli raccolti in un'alta coda e con gli occhi talmente azzurri da fare paura.

«Di chi sono questi occhi di ghiaccio?» domando al mio riflesso. Anche il cuore è cambiato. Ora sono un'assassina che ha versato molto sangue per poter compiere il suo dovere. Forse è così che ti cambiano le guerre. 

Dopotutto, non so come si possa pensare di essere felici quando intorno c'è solo morte e devastazione. Non so come si possa minimamente pensare di essere felici quando il solo pensiero quando apri gli occhi la mattina è se quel giorno perderai la vita o se ti verrà concesso un altro giorno, se dovrai uccidere qualcuno o trovare qualche altro bambino cui è stata strappata la vita o i genitori. 

Assorta in questo mare di pensieri, mi chiedo se Jessy stia bene. Oggi non mi hanno permesso di vederla. 

Ho sentito dire che ha chiesto di me e piangeva ogni qual volta che Gabriel si allontanava da lei. Vuole dormire con lui e non nella tenda con gli altri bambini.

«D'ora in poil'affido a te.» afferma Alex fuori della tenda


Angolo autrice. Vi sta piacendo la storia? Se volete sapere cosa accadrà, mettete un mi piace. Mi sentirò più motivata a scrivere =)

Il risveglio della FeniceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora