Capitolo 14

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Fa freddo e la nebbia mi impedisce di vedere qualsiasi cosa.

«Dove sono?» mi chiedo confusa appoggiando entrambe le mani sull'erba umida. 

Mi sembra di essere già stata in questo luogo anche se non so precisamente che posto sia o dove si trovi. Senza curarmi troppo della ferita al ginocchio, mi rialzo e inizio a zoppicare tra gli alberi. Tutto appare surreale mentre sfioro le cortecce. Poi, un albero diverso da tutti gli altri attira la mia attenzione. 

Non è possibile. 

Sgrano gli occhi sbalordita e, a bocca aperta, mi avvicino al salice. L'albero del sogno. Mi allontano quasi terrorizzata e continuo a guardarlo incredula. Mi volto di scatto appena alcune immagini confuse riaffiorano nel mare dei miei ricordi. Il lago è lì, anche se a malapena visibile a causa di questa nube così bianca che mi impedisce di vedere l'acqua che vi è al di sotto. 

Qualcuno dev'essere passato di qui. 

Inizio a seguire diverse orme di stivali impresse nella terra bagnata e mi chiedo se sia davvero una buona idea.

‹‹Maledizione. Tu non dovresti essere qui!›› una voce affannata mi prende alla sprovvista. 

Quando mi volto non riesco a credere ai miei occhi. 

È il ragazzo del sogno. 

Sta ansimando, ha i capelli bagnati per il sudore e indossa una grossa armatura ammaccata con una Fenice sul petto. Si guarda attorno come se avesse paura che qualcuno possa apparire tra gli alberi da un momento all'altro. 

All'improvviso delle urla spaventose mi fanno sobbalzare. Il soldato, afferratami la mano destra, mi costringe a correre insieme a lui. 

‹‹Non fermarti, non è sicuro qui. Ti stanno cercando!›› mi informa iniziando a correre tenendo la presa ben salda.

‹‹Chi mi sta cercando? E perché?›› urlo correndo ancora più velocemente avvertendo passi che si avvicinano e uomini che urlano di avermi trovata. Vorrei capire cosa vogliono da me ma, certamente, non ho intenzione di fermarmi per chiederglielo di persona. Sento qualcosa sfrecciare velocemente tra gli alberi. 

Non faccio in tempo a mettere a fuoco le frecce che una di queste mi colpisce di striscio il fianco facendo sì che scivoli per terra. Grido per il dolore mentre guardo terrorizzata la stoffa della maglietta che inizia a bagnarsi di sangue. 

Ma che diavol-

‹‹Non mollare, Aurora. Non abbiamo tempo. Appoggiati a me!››

Non so dove riesca a trovare la forza per rialzarmi. Sto stringendo così forte i denti che ho paura che si possano spezzare da un momento all'altro. Mi avvinghio al soldato come se fosse la mia unica àncora. 

Lui, dal verso suo, mette un braccio intorno alla vita e cerca di farmi proseguire il più velocemente possibile. Il bruciore e il dolore diventano così forti che non riesco più a trattenere le lacrime. 

Mi gira la testa e non riesco a tenere gli occhi aperti. 

‹‹Aurora, siamo quasi arrivati... non ti azzardare a mollare proprio ora!›› mi rimprovera trascinandomi mentre cerco di restare lucida. 

Quando di fronte a noi appare una struttura gigantesca, riesco a malapena a mettere a fuoco il cancello che attraversiamo. L'ultima cosa che ricordo sono le sbarre che si illuminano di un colore così acceso che sembrano quasi prendere fuoco e poi sparire nel nulla.

‹‹Presto, aiutatemi!›› ordina il ragazzo misterioso chiudendo dietro di sé il portone dell'abitazione con un calcio. Il dolore che era scomparso per pochi minuti ritorna più forte di prima. La testa fa così male che non riesco nemmeno più ad urlare. 

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