Capitolo 61

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«Forza più veloce a fare questi addominali!» ci sprona Tom mentre cerco di trovare la forza per ripiegarmi su me stessa. Fa molto caldo e la testa mi scoppia.

Se questo è l'allenamento mattutino, preferisco farmi uccidere ora.

Mi illuminano quando scorgo Debora avvicinarsi con una pezza per bagnarmi la fronte.

«Benvenuta nel club.» mi prende in giro mentre il fratello inizia a camminare tra noi soldati per controllare che nessuno di noi si arrenda. Mi volto per capire cosa stiano facendo gli altri. Alex si allena con l'arco, Mark con la spada, Killian a mani nude. 

Mi soffermo proprio su di lui. Mi metto a sedere e lo scruto meglio. Noto che ha un taglio sulla mano. Sono abbastanza convinta del fatto che la sera prima non avesse nulla. 

A causa della stanchezza mi sono dimenticata di indagare su dove fosse andato e perché avesse seguito Gabriel.

Con un pugno dritto alla bocca dello stomaco fa crollare il suo avversario. Si volta verso di me e fa il suo solito sorrisino odioso. Continuo a studiarlo mentre un altro avversario prende il posto del primo sconfitto. 

Spalanco gli occhi quando mi rendo conto che è Gabriel. 

Senza farmene accorgere, mi alzo e mi avvicino di qualche metro. Killian e Gabriel scambiano tra loro qualche parola ma, essendo ancora troppo lontana, non riesco a sentire. Incrocio le gambe e poggio la fronte sulle ginocchia. Se rivelassi a qualcuno che a volte sento una voce nella testa, sicuramente verrei giudicata pazza.

«Non battere la fiacca!» mi rimprovera un soldato colpendomi con un bastone. Mi piego su me stessa per il dolore e lo guardo furiosa. Vorrei alzarmi e reagire se non fosse che Tom lo afferra dal braccio e gli sferra un pugno. Il soldato cade a terra imprecando.

«Azzardati a colpire lei o qualsiasi altro soldato senza il permesso e giuro che ti uccido con le mie mani!» lo riprende furioso mentre l'uomo cerca di asciugare il sangue che cola dall'angolo della bocca.

«Perdonami, capitano! Non lo farò mai più.» lo prega alzandosi da terra e piegandosi a novanta gradi prima di allontanarsi.

«Tutto bene?»

«Sì, grazie»› rispondo mentre inizio a pulire i pantaloni che sono sporchi di polvere.

«Non ringraziarmi.» risponde secco. «Rimettiti a lavoro.»

Accortami che molti soldati continuano ad osservarmi come fossi il giocattolino nuovo, mi guardo attorno in cerca di qualcos'altro da fare. Mi avvicino ad un tavolo con le spade. Ad un tratto intravedo James afferrare una spada sull'altro tavolo e, come se mi avesse letto nel pensiero, lanciarmela.

«Allenala tu.» ordina lanciando una spada a Gabriel che mi squadra dalla testa ai piedi divertito. Mi viene in mente il nostro primo scontro e sorrido all'idea di noi a scuola. La vecchia me ora è morta. Dopo tutto quello che ho passato, non penso di poter tornare ad essere la ragazzina spensierata di un tempo.

«Come i vecchi tempi.»

«Non trattenerti.»

Grazie alle poltiglie di erbe curative, ora mi sento rinata. Quando James dà il via, lo scontro ha inizio. Entrambi non ci tratteniamo. 

Cerco di colpirlo con tutta la forza che ho ma il mio avversario non è solo forte, ma anche veloce e sembra possedere la capacità di prevenire tutte le mie mosse. Con uno sgambetto mi fa cadere a terra. Anche se mi ha preso alla sprovvista, non mollo. 

Faccio una capriola all'indietro e, recuperata la spada, inizio a correre verso di lui. Gabriel si posiziona per colpirmi, ma non ho intenzione di attaccarlo a mia volta. Con una scivolata lo colpisco alle gambe facendogli perdere per un istante l'equilibrio. Non mi faccio sfuggire l'occasione. L'attimo successivo sono su di lui con la spada poggiata alla gola.

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