Cosa posso dire a questa donna? Che mi dispiace? Che questa guerra è scoppiata per colpa dei miei genitori? O che forse loro non c'entrano nulla?
La guardo e cerco di rispondere alla sfilza di domande che mi pone, ma sono le stesse che mi sono posta quando questa storia ha avuto inizio e a cui non sono riuscita a dare risposta.
«Mi dispiace.» mormoro presa dallo sconforto.
«Ti dispiace?» ripete fermandosi.
Cerco nei suoi occhi una reazione che arriva in un baleno.
Con uno schiaffo mi fa barcollare verso un pilastro cui mi aggrappo per non cadere.
«Pensi non sappia chi tu sia? Tu meriti di morire! Se tu fossi morta già anni fa, questo non sarebbe mai accaduto! È il tuo sangue che doveva e deve essere versato, non il nostro!»
Alzo leggermente lo sguardo e analizzo uno ad uno i corpi: donne, uomini ma soprattutto bambini. Le lacrime iniziano a scendere dagli occhi alla vista di quei piccoli corpi senza vita. Uccidere i bambini è il peggiore dei crimini.
Alcuni hanno gli occhi aperti e sembrano chiedere il motivo della loro uccisione; altri chiusi o semichiusi. Alcuni hanno i capelli corti e lisci, altri mossi. I maschietti sono tutti vestiti con pinocchietto e maglietta a maniche corte; le bambine sono per la maggior parte con il vestitino.
Sembrano vestiti per andare a scuola...
«Erano solo dei bambini! Cos'avrebbero potuto fare?» domanda disperata e furiosa riprendendo a strattonarmi.
Gabriel, che stava ancora analizzando i corpi in cerca di qualche sopravvissuto, si volta per capire cosa stia accadendo. Quando i nostri sguardi si incontrano, capisce che sto per cedere e che ho bisogno di aiuto.
Si solleva da terra, poggia la testa di un bambino delicatamente sul terriccio, gli chiude le palpebre e si avvicina a noi per cercare di trattenere la donna che sembra aver trovato in me l'artefice di tutto quel massacro.
Se fossi morta alla nascita, questo non sarebbe accaduto.
«Portate Aurora via di qui.» ordina James facendo sedere la donna sul gradino di un'abitazione.
Gabriel mi afferra il polso e mi trascina lontano da quell'abominio, da tutti quei cadaveri e dalle urla di quella madre che, disperata, si è appoggiata al petto di James.
Mi faccio trascinare senza opporre resistenza all'interno di una casa.
Dentro tutto è buio, le persiane sono chiuse e l'unica luce presente è emessa da una candela su un tavolo di legno sul quale vi è un vaso contenente un girasole.
Quel piccolo sole giallo acceso che dovrebbe comunicare un senso di calore e di felicità, ora mi appare come qualcosa di morto. Inclinato verso il basso, mi fa pensare a quei bambini cui è stato strappato il futuro.
Non avevano ancora vissuto il momento più eccitante della loro vita, l'adolescenza, in cui ti senti strano, diverso, in cui ogni cosa appare costituita da mille pezzetti quasi fosse un puzzle; il momento in cui ti innamori, ridi e piangi allo stesso tempo.
«Non potranno mai innamorarsi, non potranno mai sposarsi ed avere dei figli.» sussurro avvicinandomi al tavolo. Allungo le dita e sfioro delicatamente i petali del girasole.
Uno di questi si stacca e, dopo aver fatto due piccoli vortici in aria, si posa sul legno freddo del tavolo.
«No, ti prego...» imploro prendendo fra le dita il petalo e cercando di riattaccarlo al fiore. Crollo in ginocchio e scoppio a piangere.
Gabriel si inginocchia dietro di me e mi abbraccia.
«Brava, piangi. Tira fuori tutto il dolore.» dice stringendomi e poggiando la fronte su di me. Mi piego in avanti per il dolore che sto provando e urlo fra le lacrime. Il cuore fa così male che ho paura stia scoppiando. È come se mi stessero strappando l'anima.
"Ti prego fallo smettere.", urlo a quella voce che mi aveva dato la forza durante la battaglia. Tuttavia, questa volta non risponde e resto sola con tutto quel dolore.
"Avevi detto che mi sarei dovuta fidare di te. Aiutami, ti prego!", imploro bevendo le mie stesse lacrime.
Chiudo gli occhi e immagino un'ombra avvicinarsi e posare una mano sulla mia spalla.
Un urlo disumano esce dalla mia bocca.
«Ti prego, Aurora, calmati. Non fare così.» Gabriel mi implora ma non riesco a fermarmi.
Fatelo smettere, vi prego.
Sento Gabriel stringermi più forte.
Passa del tempo prima che riesca ad aprire gli occhi e smettere di piangere.
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Il risveglio della Fenice
Fantasy"Quello che sto per raccontarvi è vero, ma a voi verrà difficile credermi." Aurora non è ragazza come tutte le altre. È molto semplice, non le piace essere al centro dell'attenzione, farsi trascinare dalla corrente o dalle persone. Eppure, per quan...