Capitolo 78

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«Da quanto eri lì?» domanda Gabriel divertito trovandomi appoggiata contro un albero.

«Non importa.» rispondo come se nulla fosse. I suoi occhi mi scrutano e sono un pozzo di rabbia e desiderio. Deglutisco e cerco di mantenere la calma. «Ti stavo cercando.» ammetto guardando ovunque tranne che lui.

«L'ho notato.» risponde con una voce seducente.

«Mi sono svegliata nella tua tenda e tu non c'eri.» mi giustifico. Sollevo lo sguardo e mi rendo conto che indossa la tuta nera da combattimento che mette in risalto il suo fisico scolpito. Quando inizia a camminare a passi lenti verso di me, indietreggio.

«Perché mi cercavi, Aurora?» domanda scandendo il mio nome. È così seducente il modo in cui lo pronuncia e avanza verso di me. Arretro pian piano. Sento il cuore battere a mille e ho paura di morire da un momento all'altro. «Perché mi cercavi?»

Mi sento persa in quegli occhi e in quelle labbra.

Quelle labbra...

Senza rendermene conto mi avvento sulla sua bocca. Gabriel resta per qualche istante immobile, come se fosse stupito da quella reazione, prima di afferrarmi dai fianchi e stringermi sempre più forte. 

Sento il corpo bruciare e perdere completamente il controllo. Lentamente sposta le mani sul mio viso, si stacca da me e mi osserva. 

I suoi occhi si perdono nei miei e, per la prima volta, mi sembra di vedere la sua anima e il cuore perduto.

«Che incantesimo mi hai fatto?» domanda scrutandomi con occhi famelici prima di avventarsi nuovamente sulle mie labbra. Avvolta da un vortice di emozioni incontrollabili, sposto le mani sul bordo della maglietta e faccio per alzargliela.

«Sei sicura?» domanda bloccandomi le mani.

«Sì.» rispondo affannata e consapevole che l'unica cosa che voglio è sentire i nostri corpi.

Gabriel mi afferra e, sollevandomi, mi poggia al salice. Gli alzo la maglietta e, dopo averla gettata a terra, mi aiuta a togliere la mia. Poggio una mano sul suo collo ed inizio a baciarlo. Il torace si alza e si abbassa. Il respiro si fa pesante.

«Tu sei solo mia.» ringhia con un tono che non è rabbia, ma desiderio trattenuto.

«Solo tua.» ripeto afferrando i suoi capelli. Le mani scendono sui miei fianchi fino a giungere al bottone del pantalone che apre con un colpo. Sento il desiderio crescere in me.

"Tu sei mia!", si oppone rabbiosa la Fenice.

"Io voglio solo lui.", ribatto a quella voce che all'improvviso scompare.

Poi il desiderio ci consuma e finalmente siamo un'unica cosa e questo mi basta.

Il risveglio della FeniceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora