Capitolo 56

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È quasi buio, ma grazie agli occhi da Elfo di James riusciamo a non perderci. 

L'accampamento appare finalmente davanti a noi. 

Tante tende una accanto all'altra e qualche fuoco qua e là ci fanno capire che non ci siamo sbagliati.

«Chi siete? Identificatevi!» comanda un uomo puntando l'arco contro di noi.

«Aurora.» mi chiama qualcuno in lontananza. Sentire il mio nome mi conforta.

David e Debora corrono verso di noi. L'abbraccio di Debora è la cosa più confortante in questo momento. Subito dopo è tra le braccia di Mark. La sento singhiozzare e sono felice che siano di nuovo insieme.

«Eravamo così preoccupati!» afferma tra le lacrime. Faccio un sorriso e continuo a camminare. Non ho la forza di rispondere. L'unica cosa che voglio è cacciare di dosso l'odore di sangue.

Debora conduce me, Fey ed Anna in una tenda in cui poterci lavare. Prima di chiudere la tenda, guardo Gabriel che ha ancora Jessy in braccio.

«La farò dormire con me se per te non è un problema. Non mi va di svegliarla e mettere fine ai suoi sogni. Almeno lì potrà stare con le persone che ama.» spiega baciandole la testa. Jessy geme e si muove un po', prima di rilassarsi e stringerlo più forte.

«Grazie per quello che hai fatto oggi. Non so cos'avrei fatto senza di te.» sussurro abbassando lo sguardo. 

Gabriel è stato eccezionale. Ha mantenuto la calma e la concentrazione. Mi ha salvata durante lo scontro. Posso dire che si è preoccupato degli altri prima che di sé stesso. 

Sorride e prosegue verso la sua tenda.

«Cosa stai fissando?» domanda Debora sbucando dal nulla e, cercando di capire la traiettoria del mio sguardo, rimane sconcertata dal fatto che non ci sia nessuno. 

Guardo ancora la tenda dov'è entrato Gabriel e ringrazio il cielo che nessuno di noi sia morto.

Quando inizio a spogliarmi, Anna mi scruta perplessa.

«Che c'è?» chiedo guardando avanti e dietro. Anna indica qualcosa con il dito. 

Abbasso lo sguardo per capire cosa le prenda e rimango senza parole. Il mio corpo è ricoperto di lividi; le mani e le braccia invece di graffi. Debora mi osserva preoccupata, si avvicina ad un tavolino e prende alcune bende e alcune erbe.

«Sei stata ferita al fianco. Fai un bagno caldo. Dopo ti curerò.»

«Non ce n'è bisogno, sto bene. Davvero.» sbuffo immergendomi nell'acqua bollente che è stata riempita in una vasca di legno.

«Aurora.»

Senza ribadire, mi avvicino alla vasca e guardo l'acqua.

La sensazione di relax e di serenità aumenta quando mi immergo. La mia pelle pian piano riacquista il colore originario. 

Il sangue finalmente va via. Debora versa piano piano l'acqua sulla mia testa e Anna sul mio corpo. 

Finalmente l'odore di morte, che mi si era incrostato addosso, scompare.

Dopo avermi curata, Debora mi porge una tunica turchese scuro lunga fino ai piedi. 

Poi, mentre Anna cerca di sistemarmi i capelli, Debora disinfetta le ferite sulle mani con delle strane erbe. 

Il leggero bruciore che avverto è sopportabile dopo tutto ciò che ho provato oggi.

«Usciamo di qui e raggiungiamo gli altri.»

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