Capitolo 4

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La luna è alta e le stelle fanno capolino su quel grande mantello scuro che è il cielo

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La luna è alta e le stelle fanno capolino su quel grande mantello scuro che è il cielo.

Mi sembra che le stelle non abbiano mai brillato davvero prima di quel momento. Le osservo meravigliata. Sono luminose e sembra quasi possa toccarle con un dito. Tutto il resto sembra velato, come se fosse un sogno.

Con il palmo della mano tocco la ruvida corteccia del grande e robusto salice cui sono appoggiata e quella sensazione è così strana, ma bella al tatto, che chiudo gli occhi per sentirmi tutt'uno con esso. 

Dopo pochi istanti li riapro e mi avvicino molto lentamente alla riva di un lago apparso dal nulla. Tolgo le scarpe e le calze e immergo i piedi nell'acqua fredda. 

La mia immagine riflessa mi dà la consapevolezza di come il tempo sia trascorso velocemente.

Ormai sono una donna.

Con una lieve tristezza osservo attentamente l'immagine della ragazza dai lunghi capelli ondulati. Gli anni hanno messo in evidenza le mie forme, i miei fianchi, il seno non troppo prosperoso. L' unica cosa a non esser mutata sono gli occhi azzurri di giorno e verde petrolio di notte.

‹‹Finalmente ti ho trovata.›› sogghigna qualcuno alle mie spalle. Mi volto di scatto presa alla sprovvista e quasi sento mancarmi il respiro per lo spavento. A pochi passi da me c'è un ragazzo. Una parte di me, quale non so dirlo, mi suggerisce di non scappare.

‹‹Chi sei?›› domando timorosa ma allo stesso tempo incuriosita dallo strano individuo che mi osserva divertito dalla testa ai piedi quasi avesse trovato un artefatto dal valore inestimabile. Imitando il suo gioco, inizio a squadrarlo per cercare di capire se sia un viso conosciuto ma, più lo osservo, più ho l'impressione di non averlo mai visto in vita mia. 

 Sembra molto giovane. Ha un non so che di tenebroso. 

Non so se ciò dipenda più dai suoi occhi scuri o dai suoi indumenti. Una lunga veste nera, bloccata in vita da una cintura dorata, copre il suo corpo fino al ginocchio mentre i pantaloni scuri e leggermente larghi vengono tenuti ben saldi dagli stivali di pelle.

Una lieve luce inizia ad illuminare gli alberi e il lago.

Sta sorgendo il sole.

Quasi mi illumino spostando lo sguardo verso quella distesa d'acqua sulla cui superficie la luce pian piano inizia ad averla vinta sull'oscurità.

‹‹Tranquilla, lo scoprirai molto presto.›› mi informa alzando gli occhi al cielo. ‹‹Ci incontreremo di nuovo, Principessa. Questa è una promessa.›› rivela facendo un inchino e voltandosi come se stesse cercando qualcosa.

Senza dire altro, il ragazzo inizia a camminare verso il bosco.

‹‹Non mi hai detto il tuo nome!›› urlo mentre si addentra nella foresta.

Poi qualcosa o qualcuno inizia a chiamarmi. «Aurora! Svegliati o farai tardi!»



Apro gli occhi di scatto e mi guardo attorno smarrita.

Stavo solo sognando.

Massaggio la guancia indolenzita mentre ripenso allo strano sogno e a quel ragazzo fuori del comune il cui volto sembra essere ancora dinanzi ai miei occhi.

«Che ci fai per terra?» domanda confusa mamma affacciandosi dalla porta con una serie di lenzuola tra le braccia.

«Un pigiama party, vuoi farmi compagnia?» chiedo divertita mentre si aggira come un condor guardando il disastro che ho combinato.

«No, passo. Metti in ordine prima di scendere o sono guai.»

«Agli ordini capitano!» Amo prendere in giro mia madre anche se quando si arrabbia sul serio non è divertente. Guardo il caos e faccio mente locale per capire da dove iniziare. Scuoto la testa.

Ah! Ma che ne so!

Nella mente continuano ad apparire ad intermittenza gli occhi dello sconosciuto.

«Ci incontreremo di nuovo.» ripeto a bassa voce questa frase pronunciata come fosse una promessa e, stranamente, mi sembra di udire proprio la sua voce, quasi come se fosse stata marchiata a fuoco nella mia mente.

Dopo aver messo tutto in ordine e aver fatto la doccia, mi vesto e scendo in cucina.

Papà sta finendo di fare colazione. Incurante della mia presenza continua a leggere il giornale e con la mano destra cerca la tazzina del caffè.

«Buongiorno dormigliona.» mi saluta piegando il giornale e dando piccoli colpi con l'indice sulla guancia. Mi avvicino e gli do un bacio. «Se vuoi c'è un cornetto alla crema anche per te nel fornetto.» dice abbassando il giornale.

«Grazie.»

Quando li guardo, mi rendo conto che sono tutto quello che dei figli vorrebbero avere. Non oso immaginare quanti sacrifici abbiano fatto o a quanti sogni abbiano rinunciato affinché io avessi il massimo. 

Non ricordo un momento che non fosse stato scandito dalla loro presenza. Mi hanno insegnato cosa vuol dire andare avanti in un mondo che è in crisi perenne; mi hanno insegnato che non tutto è rose e fiori e che le cose non durano per sempre.

Ricordo la sera in cui morì nonno. Ero a casa, sola, seduta sul letto. 

Mamma e papà erano usciti la mattina per andare in Ospedale. Le ore trascorrevano in fretta, ma loro non erano ancora rientrati. Stavo giocando tranquillamente con una bambola sul letto quando improvvisamente un forte dolore al petto mi fece capire che qualcosa non andava. 

Era una sensazione strana, una sensazione che forse solo chi ha perso qualcuno può comprendere o provare.

Quella notte nonno ci lasciò.

Ne ebbi la conferma quando mamma e papà tornarono a casa. Entrarono in camera e rimasero in silenzio. Papà aveva gli occhi rossi e colmi di lacrime. Non c'era bisogno di aggiungere altro, perché io lo sapevo già, l'avevo sentito. Mi abbracciò e fu in quel momento che mi disse: «Aurora ascoltami. Tutto ha un inizio ed una fine. Ora forse non lo capirai, piangerai e ti sembrerà che la vita sia ingiusta, ma ti assicuro che un giorno tutto passerà. Ricorda che coloro che abbiamo amato saranno sempre al nostro fianco.»

Quelle parole continuano ad essere incise nel mio cuore.

«Tesoro sbrigati o farai tardi per il tuo ultimo primo giorno di scuola!» mi chiama mamma dal soggiorno riportandomi al presente.

Caro nonno, sai, papà aveva ragione. Tutte le cose nascono e muoiono. Ogni cosa nella vita ha un suo tempo ma sai, caro nonno, oggi l'averti perso non fa più così male, perché so che sarai sempre accanto a me.


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