Capitolo 89: Harry James Potter

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«Emmeline grazie, grazie con tutto il cuore. Non so cosa avremmo fatto senza di te» disse James alla ragazza.
Erano ancora tutti quanti in quel magazzino semibuio e umido, e Emmeline si era appena lasciata cadere a sedere per terra, stanca ma felice. Aveva avuto paura che qualcosa potesse andare storto e aveva dovuto continuare a costringere se stessa a non ripensare a Marlene e a quando aveva perso il suo bambino.
Mentre guardava Lily, spaventata e in preda ai dolori, ogni tanto le ritornava alla mente l'immagine di Marlene, pallida e sanguinante.
Sapeva che non era la stessa cosa, ne era ben consapevole, ma l'idea che potesse andare storto qualcosa e di non riuscire ad aiutare Lily come non era riuscita con Marlene la logorava.
Quando poi aveva sentito il pianto del bambino aveva finalmente tirato un sospiro di sollievo.
Ce l'aveva fatta. Era andato tutto bene.
«Non devi nemmeno dirlo, James» disse lei sorridendo.
James spostò nuovamente lo sguardo su Lily e il piccolo Harry: lei era ancora stesa sulle coperte e il bambino dormiva beato sul suo petto, avvolto in un asciugamano.
«Credi che stia bene? Insomma, è nato un mese prima, non pensi che potrebbero esserci delle complicanze di qualche tipo?» le chiese abbassando la voce per non farsi sentire da Lily.
«Non credo, James. Tantissimi bambini nascono prematuri e all'ottavo mese sono già completamente formati. In ogni caso non appena potremo uscire di qui, li faremo visitare entrambi» rispose Emmeline guardando la sua amica.
«D'accordo, speriamo bene» sussurrò lui sospirando.
«Non vedo l'ora di vedere la faccia di Fleamont quando gli diremo che il bambino è nato! Non se lo aspettano minimamente!» esclamò Sirius ridacchiando.
«Io non vedo l'ora di uscire di qui invece e stendermi su un letto vero» mormorò Lily.
«Perché, il mio petto non è abbastanza comodo per te, Evans? Guarda che in molte pagherebbero per essere al tuo posto e godere di questo fantastico fisico anche solo per cinque minuti» disse Sirius ghignando.
«Si, si, certo» fece Lily alzando gli occhi al cielo e poi aggiunse «chissà che ne pensa Marlene di questo numero spropositato di ragazze che fanno la fila per appoggiarsi al tuo petto.»
«Si, forse dovresti chiederglielo Lils» disse Remus con un ghigno.
Sirius quasi si strozzò con la sua stessa saliva e Lily scoppiò a ridere.
«Quanto siete perfidi. È ovvio che stavo scherzando» borbottò Sirius offeso.
«Sirius, non starai importunando mia moglie anche in questo momento vero?» domandò James tornando da loro.
«Assolutamente no, semmai è lei che sta importunando me» si difese lui piccato.
Lily ridacchiò e spostò lo sguardo su James.
Era uno di quei momenti in cui chiunque stesse accanto a James e Lily poteva percepire sulla pelle la forza dell'amore che provavano uno per l'altra. Quando si guardavano in quel modo, come se tutto il mondo sparisse e rimanessero solo loro due, chi gli stava accanto si sentiva sempre di troppo.
Remus e Sirius si scambiarono uno sguardo e sorrisero, poi Sirius disse «James vieni a sederti tu qui con Lily. Ho bisogno di alzarmi un po', non sento più le gambe.»
«Non starai mica insinuando che è a causa del mio peso se non ti senti più le gambe?» fece Lily rivolgendogli un'occhiata minacciosa.
«Assolutamente no, dolce Lily» rispose Sirius in fretta mentre si alzava e James prendeva il suo posto.
«Dio, questa donna è terrificante a volte! Come fa James a non averne paura?» borbottò poi a Remus facendolo ridere.
«Dubito proprio che non ne abbia» disse lui con un sorriso.
«Credi che stia con lei per paura quindi?» gli chiese fingendo di pensarci seriamente.
«Sirius, sei consapevole che sento tutto quello che stai dicendo?» domandò Lily e lui sobbalzò, poi esclamò «ehi Em, volevo proprio parlarti di una cosa urgente!»
E si affrettò verso la loro amica facendo ridere tutti quanti.
Anche Remus si allontanò per lasciare un po' soli i due ragazzi.
«Sei stanca?» le chiese James accarezzandole i capelli dolcemente.
«Un po» ammise lei, poi aggiunse con un sorriso «ma ne è valsa la pena.»
«Decisamente» sussurrò James sfiorando la guancia del bambino con il pollice.
«Guarda quanto è piccolo» disse Lily sorridendo e guardando Harry.
«Praticamente potrebbe entrarmi tutto in una mano» rise James avvicinando la mano e confrontandola con il bambino.
Era minuscolo quasi, ma perfetto: la testolina rotonda piena di capelli neri, la boccuccia rosea e il nasino appena all'insù.
Per loro era il bambino più bello del mondo.
«Credevo che non ce la facessi» sussurrò Lily con un sospiro.
«Ho avuto paura anche io di non farcela. Sapere che non solo avrei potuto perdermi la nascita di mio figlio, ma soprattutto che eravate in pericolo mi ha letteralmente mandato fuori di me» ammise James serio.
«Per fortuna è andato tutto per il meglio» mormorò lei accarezzandogli una guancia e alzando la testa per guardarlo in viso.
Aveva un'espressione corrucciata e preoccupata e lei si ritrovò a pensare che non poteva immaginare cosa doveva aver passato in quei momenti James.
«Ci sono andati così vicini, Lils. Erano praticamente qui fuori e se io avessi tardato anche solo cinque minuti non so cosa sarebbe successo» disse con un filo di voce il ragazzo.
Lily ebbe quasi un sussulto: non aveva idea che i Mangiamorte fossero arrivati così vicini. Lei non aveva sentito nulla, non si era accorta di nulla.
«È finita ora, James. Stiamo tutti bene» cercò di rassicurarlo.
Si ritrovò a pensare che le sembrava strano essere lei a consolare lui, quando di solito James era quello forte e propositivo. Riusciva sempre a trovare un lato positivo in ogni situazione e vederlo così abbattuto mentre continuava a guardare e accarezzare il bambino, le fece male.
«Oggi è andata così, Lily, ma domani? Cosa accadrà domani? Quante volte ancora riusciremo a scamparla? Quante volte ancora riusciremo a tornare a casa sani e salvi?» le domandò con un filo di voce.
Lily sentì una stretta al petto.
James aveva ragione: quante volte ancora sarebbero riusciti a sfidare la morte e a vincere?
«Hai ragione, James» mormorò spostando lo sguardo sul suo bambino.
Lui si riscosse e la guardò. Si rese conto di aver parlato senza riflettere, dando voce ai suoi pensieri dettati dalla paura e capì di aver spaventato anche Lily.
In quel momento gli venne voglia di prendersi a pugni da solo.
«Senti Lily, scusami... non volevo turbarti. Ho solo avuto più paura del solito oggi. Non le penso realmente quelle cose» disse, ma dal suo silenzio capì di non averla convinta.
«Ammetto che a volte, ora più che mai, vorrei prendere te, Harry e fuggire via, lontano da tutto questo. Vorrei vivere una vita normale, senza guerra e senza paura» mormorò facendole alzare il viso per guardarla negli occhi. Poi continuò «ma poi penso ai miei genitori, a Sirius e Marlene, a Peter e Remus, a Emmeline, Frank e Alice... e a Mary, ai tuoi genitori, ai gemelli Prewett e a tutte quelle persone con non ci sono più, e mi rendo conto che non potrei mai vivere una vita serena sapendo di averli abbandonati, sapendo di non aver messo fine a tutto questo schifo che si è portato via così tante brave persone. So che è dura e vorrei davvero potervi dare la vita che meritate tu e questo meraviglioso bambino, ma credo che solo combattendo sarà possibile. Non ce la faccio ad arrendermi e abbandonare tutti, mi dispiace.»
Lily si ritrovò a pensare che nonostante fosse passato un bel po di tempo ormai da quando aveva iniziato a conoscere il vero James, in momenti come quello lui riusciva ancora a stupirla con la sua sincerità.
Sentirgli dire quelle cose, che anche lui aveva paura e ogni tanto desiderava mollare tutto e andarsene, la rincuorò un po' perché per una volta si sentì un po' meno egoista, capì di non essere sola a provare quei sentimenti.
«Non devi scusarti, James. Io mi sento esattamente come te. So che non potrei andarmene e abbandonare tutti per poter vivere la mia vita, non ci riuscirei. Credo che il nostro essere Grifondoro in questo ci penalizzi un po'» ammise con un piccolo sorriso.
Anche le sue labbra si incurvarono verso l'alto.
«Harry sarà fiero di noi, un giorno» le disse Lily orgogliosa.
«È soprattutto per lui che facciamo tutto questo» affermò James accarezzando la testolina di Harry e poi incatenando gli occhi a quelli di lei.
Qualche attimo dopo posò le labbra sulle sue ed entrambi si sentirono finalmente in pace e completi.

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