Capitolo 98: L'inizio della fine

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23 ottobre 1981

«Stai diventando davvero un ometto, Harry! Non posso credere che tu sia già così grande!» esclamò Sirius guardando Harry camminare sicuro da una parte all'altra del salotto.
Era seduto sul tappeto di casa Potter e stava finalmente passando un po' di tempo con il suo figlioccio.
Harry continuava a prendere i suoi giocattoli e a portarglieli come se volesse farglieli vedere tutti.
«Ah ma questo libro è bellissimo» commentò Sirius quando il bimbo gli porse il libro "Le fiabe di Beda il Bardo", e poi aggiunse con un po di malinconia «anche a me piaceva molto da piccolo e lo leggevo sempre al mio fratellino.»
Si ritrovò a sfogliare le pagine e a perdersi per qualche attimo nei ricordi.
Quello era il libro preferito suo e di Regulus, e ad entrambi piaceva molto leggerlo tutte le sere prima di dormire.
Lui aveva solo sei anni e aveva da poco incominciato a leggere, ma aveva capito già a quell'età che se non lo avesse fatto lui nessuno avrebbe mai letto a lui e al suo fratellino una favola prima di dormire.
I suoi genitori non perdevano certo tempo in quelle cose.
Perciò Sirius si era impegnato con tutta la sua determinazione ad imparare a leggere, così da poter colmare quelle mancanze, quei gesti amorevoli che dai loro genitori non arrivavano mai, per far star bene Regulus.
«Pato!» esclamò Harry riportandolo alla realtà e lui alzò lo sguardo su di lui.
Avendo poco più di un anno, Harry parlava molto, ma a modo suo e non riusciva a dire ancora il suo nome per bene, perciò invece di Felpato, lo chiamava Pato.
E a Sirius si riempiva il cuore di gioia ogni volta che lo sentiva.
Quel piccoletto tutto capelli, con dei grandi occhioni verdi e un sorriso sdentato sempre sulle labbra era l'unico che riuscisse davvero a farlo smettere di pensare almeno per un po.
Quando passava il tempo con Harry, si sentiva di nuovo un essere umano normale, l'odio e la rabbia che lo consumavano di solito lo lasciavano respirare almeno per un po.
«Scusami Harry, mi ero perso nei miei pensieri» mormorò Sirius facendogli un sorriso.
«Pato! Libo!» disse di nuovo il bambino indicando il libricino nelle mani di Sirius.
«Vuoi che te lo legga?» gli chiese il ragazzo e il bimbo annuì contento, poi si sedette accanto a lui sul tappeto continuando a ripetere «libo! Libo!»
Sirius sorrise di nuovo, aprì il libro e, cercando di non pensare a tutte le volte che lo aveva fatto per il suo fratellino, iniziò a leggere.
Quando James andò a chiamarli per la cena, si prese qualche momento per osservarli.
Sirius non era più lo stesso da quando aveva perso Marlene, ma era in momenti come quello che James riusciva ad intravedere di nuovo suo fratello.
In tutti quei mesi aveva cercato di fare qualsiasi cosa per riuscire a far star bene Sirius, per tenerlo ancorato al presente e per far si che non venisse sovrastato dal dolore, ma aveva sempre la costante sensazione che tutto quello che facesse fosse inutile.
Non si era mai sentito così.
Mai, durante tutti gli anni in cui erano stati amici, fratelli, James si era sentito impotente davanti al dolore di Sirius. Lui sapeva sempre cosa dire e fare per aiutarlo.
Sapeva leggerlo come nessun altro, sapeva prevedere le sue reazioni, interpretare i suoi gesti e le emozioni che lui cercava di nascondere al mondo.
Ma in quell'ultimo periodo gli sembrava di non riuscire mai ad essergli d'aiuto davvero.
Sirius soffriva costantemente e nulla di ciò che lui faceva o diceva lo faceva stare meglio. E per di più aveva la dolorosa impressione che suo fratello lo tenesse un po a distanza.
Lily aveva cercato di rassicurarlo tante volte dicendogli che Sirius non avrebbe mai potuto allontanarlo e che semplicemente affrontava il dolore in modo diverso da come lo faceva James.
James quando soffriva aveva bisogno del contatto con le persone che amava, non riusciva a stare solo, mentre per Sirius era l'opposto.
Lui si chiudeva in se stesso e preferiva affrontare il dolore da solo, senza coinvolgere le persone a lui care per non dover caricare sulle loro spalle anche il suo dolore.
Voleva solo proteggere James, anche se non si rendeva conto che così facendo lo faceva soffrire ancora di più.
Comunque, in momenti come quello, James era contento che almeno Harry riuscisse a tirar fuori Sirius dalla sua costante rabbia e sete di vendetta.
Fece un sospiro, un po dispiaciuto di dover interrompere un momento tanto tenero, ed entrò in salotto dicendo «ehi ragazzi, è pronto in tavola.»
Sirius alzò lo sguardo e gli rivolse un sorriso, uno di quelli veri, poi disse «va bene Harry, ora andiamo a mangiare la pappa e dopo continuiamo.»
«Pappa!» fece il bambino tutto contento battendo le manine.
«Sei proprio figlio di tuo padre» ridacchiò Sirius alzandosi e guardandolo correre in cucina.
«Da quando Lily ha iniziato a dargli roba più solida e più appetitosa è molto più contento quando è ora di mangiare» raccontò James sorridendo.
«Ci credo, quelle pappette avevano un aspetto orribile» commentò Sirius avviandosi insieme a lui in cucina.
«Guarda che ti ho sentito!» esclamò Lily piccata.
«Bè Lily, devi ammettere che non erano molto invitanti» disse James mentre con Sirius si sedevano a tavola.
«Non posso farci niente se l'alimentazione infantile prevede che i bambini mangino pappette dai colori poco invitanti» ribattè lei riempiendo i loro piatti di pasticcio di carne e patate.
«Questo si che ha un aspetto delizioso, comunque» commentò Sirius con l'acquolina in bocca e facendo sorridere soddisfatta la sua amica.
«Sono così contenta che sei riuscito a venire a cena» disse Lily guardandolo.
«Anche io, Lils. Mi siete mancati» ammise Sirius sorridendo leggermente.
«Come procede il lavoro? Mi manca un sacco l'ufficio» gli chiese lei un po malinconica.
Con tutto quello che era successo in quell'ultimo anno, James e Lily avevano convenuto fosse meglio che almeno lei rimanesse al sicuro a casa e quindi aveva smesso di lavorare.
In ogni caso non avrebbero saputo a chi lasciare Harry se tutti e due lavoravano, perciò avevano preso di comune accordo questa decisione.
Non era stato affatto facile per lei dover accettare di rimanere in casa praticamente quasi sempre da sola con il bambino e di non potersi rendere utile, ma sapeva che era la scelta giusta.
Harry aveva bisogno che almeno uno dei suoi genitori rimanesse al sicuro con lui, soprattutto ora che sapevano di non potersi fidare quasi più di nessuno.
«Caotico come sempre. Siamo sempre meno e anche le iscrizioni dei giovani cadetti vanno a diminuire ogni anno di più. Sembra che nessuno voglia più fare l'Auror di questi tempi» rispose Sirius con un sospiro.
«Come biasimarli» borbottò James.
«Già» mormorò l'amico.
Per un po nessuno disse nulla e tutti continuarono a mangiare.
«Non ti ho detto che sono stato ad Hogwarts qualche giorno fa» disse poi James a Sirius.
«Davvero? A fare cosa?» domandò curioso.
«Si, in uno dei rari momenti in cui ho potuto fare qualcosa di diverso dal solito» rispose James con una certa amarezza che non sfuggì a nessuno.
Sirius spostò lo sguardo su Lily e la vide sospirare leggermente e abbassare lo sguardo sconfitta.
Sapevano tutti che quello che soffriva di più la solitudine era James, ma sentirlo parlare con quel tono amareggiato e un po infastidito faceva male sia a Sirius che a Lily.
«Sono andato a discutere con Silente delle nuove misure di sicurezza per il nuovo anno scolastico. Dobbiamo intensificare le ronde dentro e fuori il Castello» continuò James e Sirius tornò a posare lo sguardo su di lui.
«Quanto vorrei tornare a farci un giretto!» commentò Sirius nostalgico.
«Già, è stato un po' strano a dire il vero tornare a camminare in quei corridoi. Lì dentro sembra che il tempo non è passato per niente. Mi sembrava di essere tornato indietro. Quando la porta dell'aula di Trasfigurazione si è aperta e gli studenti sono usciti, per un attimo ho pensato di vedere noi stessi in mezzo a tutti quei ragazzi» raccontò James con un piccolo sorriso.
«Digli di quei due ragazzini che litigavano nel bel mezzo del corridoio» lo esortò Lily ridacchiando.
«Ah si!» rise James scoccandole un' occhiata divertita e poi tornando a guardare Sirius disse «praticamente erano una mini Evans e un mini Potter, ti giuro! Lei aveva proprio l'aria di una perfettina so-tutto-io, mentre lui era chiaramente il tipo fico e divertente. Avranno avuto circa tredici anni, ma litigavano come una vecchia coppia di sposi!»
Sirius scoppiò nella sua risata simile ad un latrato e poi esclamò «davvero?! Dai, avrei voluto vederli! È perché litigavano?»
«Da quanto ho capito lei lo accusava di avergli appena alzato la gonna con un incantesimo e lui negava spudoratamente, anche se devo dire che non ci credevo nemmeno io» raccontò James ridendo.
«Doveva essere proprio un idiota come te» borbottò Lily scuotendo la testa.
«Non ci credo! Uguali uguali a voi due da ragazzini!» commentò Sirius guardandoli.
«Si e il bello è che lui era chiaramente cotto di lei! La guardava in un modo davvero intenso nonostante lei gli stesse gridando contro e lo stesse insultando con una serie di insulti davvero molto coloriti.»
Sirius si stava letteralmente sbellicando dalle risate e anche gli altri due non riuscivano a non sorridere.
«Godric, pensavo che tu fossi l'unico talmente idiota da innamorarsi di una ragazza che ti odiava, James» osservò poi Sirius dando una pacca sulla spalla dell'amico.
«Ehi! Lily non mi odiava affatto!» sbottò indignato.
«Diciamo che ti detestavo cordialmente» disse lei sorridendo.
«Cordialmente?! Ma se mi urlavi contro continuamente!» esclamò James strabuzzando gli occhi e facendo ridere gli altri.
«Per forza! Eri talmente pesante e fastidioso! Qualcuno doveva pur cercare di tenerti a bada visto che nessuno oltre a me aveva il coraggio di farlo» fece Lily convinta.
«Ma per favore! Solo tu pensavi che io fossi pesante e fastidioso. Il resto del castello mi amava, a parte i Serpeverde ovviamente» ribattè James offeso.
«Questo perché con me eri più pesante e fastidioso che con chiunque altro, Potter!» precisò lei incrociando le braccia sotto al seno.
A Sirius sembrò proprio di essere tornato ai tempi della scuola e di assistere ad uno dei loro soliti battibecchi.
«Non è vero» borbottò lui abbassando lo sguardo, colpevole.
Sapeva perfettamente che era la verità e che l'aveva tormentata per anni perché era sempre stato innamorato di lei, anche quando pensava che fosse odiosa e troppo saccente.
«Si che è vero» affermò Lily e lui le fece una linguaccia.
«Ed ecco qui, Harry, un tipico battibecco alla Potter-Evans. Questa è quella che io chiamo normalità, perché è da ormai dieci anni che va avanti così quindi ci sono abituato. Lo farai anche tu, vedrai» disse Sirius ad Harry mentre il bimbo lo guardava incuriosito.
James e Lily sorrisero e il battibecco si chiuse veloce come era iniziato.
«Comunque ho parlato con quel ragazzino quando lei si è decisa ad andarsene, ovviamente non senza voltarsi così di scatto da sbattergli la sua lunga coda di cavallo in faccia» riprese a raccontare James con un sorriso divertito.
«E cosa gli hai detto?» gli domandò Sirius ridacchiando e immaginandosi già la scena.
«Bè gli ho detto che non doveva arrendersi con lei, ma che quello era decisamente il modo sbagliato per dimostrarle che a lei ci tiene davvero. All'inizio mi ha guardato come se fossi pazzo e credo si sia chiesto chi diavolo fossi e perché mi stessi impicciando della sua vita. Ma poi quando gli ho detto che non poteva nascondere a me i suoi sentimenti perché era praticamente una versione di me da adolescente -anche se con molto meno fascino e meno muscoli, ovviamente- e che io ci ero già passato, si è incuriosito e mi ha chiesto cosa dovesse fare con lei. Mi ha confessato che quella ragazza le piaceva già da tempo, ma che non riusciva a trovare un altro modo per parlarle o attirare la sua attenzione perché lei lo odia. Allora gli ho fatto un po un riassunto della nostra storia e gli ho raccontato di come sono riuscito a mostrarmi a Lily per quello che ero veramente. Credo che abbia davvero capito e sono sicuro che ci penserà due volte prima di farle di nuovo uno scherzo idiota» rispose James tutto orgoglioso.
«Bel lavoro, Cupido» commentò Sirius ridendo.
«Grazie a me è nato un nuovo amore» fece lui annuendo convinto.
«Ci mancava solo che ora si credesse Cupido» borbottò Lily alzando gli occhi al cielo.
«Bè almeno se la tua carriera da Auror non dovesse andar bene puoi sempre buttarti in questo. Ti ci vedo ad aiutare le persone con i loro problemi di cuore. Tanto l'importante è che non siano i tuoi, con quelli degli altri vai alla grande» disse Sirius prendendolo in giro.
Riuscirono a passare una piacevole serata a ridere e scherzare senza accennare all'Ordine, alla spia o ad altri argomenti seri.
Cercarono di rimanere sempre in temi leggeri e il tempo passò veloce e piacevole.
Alla fine, quando ad Harry si stavano chiudendo gli occhi, si decisero ad alzarsi da tavola.
«Andiamo a nanna, campione» disse James sorridendo al figlio.
«Papà, no nanna!» protestò Harry aprendosi poi in uno sbadiglio.
«È ora di andare a dormire, forza piccola canaglia» sorrise Sirius scompigliandogli i capelli.
«Harry qui con Pato!» esclamò il bambino indicandolo.
«Anche Felpato va a fare la nanna ora» gli disse Sirius sentendo il suo cuore sciogliersi nel vedere il bambino che non voleva che lui se ne andasse.
«Forza Harry, non fare i capricci. Felpato torna a trovarti presto» si inserì Lily sorridendo dolcemente.
«Andiamo a prendere il tuo libro preferito così lo leggiamo, che ne dici?» propose James al bambino che sorrise entusiasta e corse in salotto a prendere il libro che stava leggendo con Sirius prima di cena.
«Lo metto a letto e torno ok? Sono sicuro che si addormenterà subito» disse poi al suo migliore amico.
«Va bene, ti aspetto prima di andare allora» annuì Sirius.
James andò a prendere Harry e poi salì al piano di sopra, mentre Sirius aiutava Lily a sparecchiare.
«Siete davvero bravi con lui» osservò il ragazzo posando i piatti sporchi sul lavello.
«Grazie, Sir. Facciamo del nostro meglio per non viziarlo troppo, anche se è inutile che io ti dica chi dei due deve fare la severa tra me e James» disse Lily sorridendo e alzando gli occhi al cielo.
Sirius ridacchiò e le chiese «perché avevi qualche dubbio?»
«Assolutamente no» rise lei.
«Mi dispiace che si senta così frustrato. Tu come stai invece?» le domandò poi facendosi serio.
Lily sospiro leggermente e si voltò a guardarlo poi mormorò «vorrei poterti dire che sto alla grande, ma non voglio mentirti, Sir. Mi fa male sapere che lui non è felice come vorrei e ho paura che sia anche per causa nostra, che si stia stufando della monotonia della nostra vita famigliare.»
A Sirius sembrò di nuovo di tornare indietro nel tempo ai primi mesi in cui James e Lily erano fidanzati e lei doveva combattere costantemente contro le sue paure e insicurezze.
Lily era sempre stata forte e coraggiosa. Aveva imparato a lottare e a portare avanti le sue battaglie già da bambina, ma quando si trattava di se stessa, di James o del loro rapporto, diventava molto insicura e aveva bisogno che qualcuno la rassicurasse e gli ricordasse quanto era forte l'amore di James per lei.
In quel periodo poi, essendo più sola che mai, aveva bisogno di Sirius più del solito.
«Non dire sciocchezze, Lils. Sai benissimo quanto James ami te ed Harry. Non l'ho mai visto così felice come lo è da quando avete avuto il bambino» cercò di rassicurarla lui.
«Lo so che ci ama, non metto in dubbio questo. È che non l'ho mai visto così frustrato. Oltre al lavoro non ha modo di fare altro o distrarsi. Siamo praticamente sempre soli e lo sai che lui non è fatto per stare da solo» sussurrò lei sconsolata.
«È solamente un periodo, Lils, non preoccuparti. Vedrai che passerà. Voglio solo che tu non dubiti del vostro rapporto o di lui. James non vorrebbe essere da nessun'altra parte e con nessuna che non sia tu. Ti ama e ama la famiglia che avete costruito e so che non cambierebbe nulla di tutto ciò» disse Sirius dandole un buffetto affettuoso sulla guancia.
Lei rimase a guardarlo negli occhi per un po e piano piano le sue parole riuscirono a rassicurarla.
«Grazie Sir» mormorò con un sorriso.
«È questo che fanno gli amici no? E poi devo farmi perdonare per quest'ultimo periodo di assenza» ammise con un tono colpevole.
«Non sentirti in colpa per questo, Sir. Non potremmo mai farti pesare questa cosa in un momento come questo!»
«È che... Non voglio che pensiate che vi sto escludendo o allontanando. Voglio solo trovare la maledetta spia e tenervi al sicuro. E poi quando lavoro riesco a sopportare meglio il dolore» le spiegò Sirius abbassando lo sguardo.
«Sir, va bene così. Noi vogliamo solo che tu stia bene. E se questo è un modo per stare meglio, allora va bene così» lo rassicurò lei.
Si sorrisero di nuovo, più tranquilli.
«Come mai Silente ha il Mantello dell'invisibilità di James?» le chiese poi Sirius dopo qualche attimo.
«Gli ha chiesto se poteva vederlo quando lui glielo ha accennato qualche giorno fa. Credo che volesse esaminarlo perché, secondo Silente, non ne esiste un altro uguale. È davvero unico e credo che ne sia rimasto affascinato e volesse saperne di più» rispose Lily con un'alzata di spalle.
«State sparlando di me?» domandò James tornando in cucina con un gran sorriso.
«Come sempre, Ram» disse Sirius con un ghigno.
«Stavo dicendo a Sirius del mantello che hai prestato a Silente» spiegò invece Lily.
«Ah si, non potete capire che faccia che ha fatto quando gliene ho parlato. Sembrava avesse visto tipo un fantasma. È stato strano, in effetti» raccontò loro il ragazzo.
«Silente è strano, James. Quindi ora ha capito come abbiamo fatto a scamparla per sette anni a scuola» disse Sirius con un sorrisetto.
«Direi di si» ridacchiò James.
Stavano ancora ridacchiando quando sentirono bussare alla porta d'ingresso.
Istintivamente si bloccarono tutti e tre e si guardarono.
Poi James e Sirius, bacchette alla mano, si diressero alla porta.
«Chi è?» chiese James.
«Sono Albus Silente, James» rispose la voce del preside dall'esterno.
I ragazzi si guardarono, perplessi.
Quando James e Lily si erano trasferiti non avevano dato il loro indirizzo praticamente a nessuno, per precauzione.
E Silente era uno di quei pochi. Ma era strano che fosse lì a quell'ora della sera.
«James sono io. Mi hai dato il tuo mantello dell'invisibilità qualche giorno fa per esaminarlo e ti ho promesso che me ne sarei preso cura e te lo avrei restituito intatto» aggiunse Silente.
James capì che era davvero il vecchio Preside così abbassò la bacchetta e aprì la porta.
«Professore! Cosa ci fa qui?» hli chiese facendolo entrare.
«Scusate l'intrusione a quest'ora tarda della sera, ragazzi, ma non potevo proprio aspettare» rispose lui in tono preoccupato.
«Professor Silente, venga si sieda» lo accolse Lily indicandogli il divano.
Presero tutti posto intorno all'uomo, preoccupati e in ansia da quello che poteva dirgli.
«Che è successo?» domandò Sirius.
«Purtroppo sono qui perché non ho buone notizie. Sono venuto a sapere proprio questa sera di una cosa che può cambiare totalmente la situazione» rispose Silente, enigmatico come sempre.
«E questa cosa può cambiarla in bene o in male?» chiese James.
«Dipende dal punto di vista, James» sospirò lui.
«Ma... ma è una cosa che riguarda solo noi? Perché non ha convocato tutto l'Ordine?»aggiunse Lily sempre più preoccupata.
«Mi dispiace dirvi che la cosa riguarda solo voi, mia cara.»
Per qualche attimo rimasero tutti in silenzio, confusi e spaventati, poi James sbottò «professore, potrebbe essere più chiaro per piacere? Che cosa sta succedendo?!»
Silente sospirò di nuovo, prese coraggio e poi disse «questa sera ho incontrato un'aspirante docente alla cattedra di Divinazione. Credevo che fosse totalmente sprovvista della Vista, se devo essere sincero, e stavo per andarmene quando la sua voce e il suo comportamento sono cambiati. Ho assistito ad una profezia, ragazzi. Una profezia su Voldemort e sul suo presunto distruttore.»
I tre ragazzi si ritrovarono a strabuzzare gli occhi, completamente scioccati da quella rivelazione.
«Ma... ma è una bella notizia no? Cosa diceva la profezia? A chi si riferisce?» chiese Sirius tornando in se.
«Bè, nella profezia non sono stati fatti nomi, ma... ma diceva solo che la persona che può distruggere Voldemort è nata alla fine di luglio da genitori che lo hanno già affrontato tre volte» rispose Silente guardando James e Lily.
«C-cosa?» sussurrò Lily senza riuscire a dire altro.
«Alla... fine.. di luglio?» balbettò James incrociando lo sguardo della ragazza.
Erano entrambi impalliditi e tremavano.
«Esatto. La profezia parla di un bambino nato alla fine di luglio» confermò Silente grave.
«Non può essere» mormorò Sirius alzandosi, sconvolto.
«Ho saputo da una fonte certa che Voldemort crede si tratti di Harry.»
Calò il gelo nel salotto di quella villetta a Godric's Hallow, come se Silente avesse appena pronunciato una sentenza di morte.
«No... No... No, no, no, no!» pianse Lily ansimando.
James si avvicinò a lei e le mise un braccio intorno alle spalle, stringendosela al petto.
«Lily» sussurrò James con gli occhi sbarrati dal terrore.
«No... non il mio Harry! Non il mio bambino!» singhiozzò la ragazza in preda ad un attacco di panico.
«Lily... ti prego calmati» cercò di rassicurarla James, ma la sua voce tremava così tanto ed era così spaventato da non riuscire nemmeno a trovare le parole per aiutarla.
«Come fa a sapere che si tratta di Harry? Potrebbe essere chiunque!» esclamò invece Sirius.
«Mi dispiace, ma credo che sia Harry ormai. La profezia diceva che Voldemort lo avrebbe designato come suo eguale. È stato lui a sceglierlo. Il suo destino è già segnato ormai» disse Silente triste.
«No! Non può essere così! Non lo permetterò!» sbottò Sirius.
«Non possiamo più evitarlo, Sirius. Lui lo ha scelto. Possiamo solo fare in modo che Voldemort non lo trovi» ribattè l'uomo.
«Nessun incantesimo di protezione riuscirà a fermarlo se scopre dove ci troviamo» constatò James con voce sempre più fioca.
«In realtà uno c'è» precisò Silente.
«Davvero?! E qual è?» domandò Sirius con ansia.
«Si tratta di un incantesimo chiamato Incanto Fidelius e consiste nel nascondere un segreto dentro ad una persona. Finché la persona che lo custodisce non decide di rivelarlo, quel segreto è al sicuro e non potrà essere scoperto in alcun modo. Se lo mettiamo sulla casa, Voldemort potrebbe cercare anche tutta la vita qui nel villaggio, ma non riuscirebbe mai a trovarvi. Ovviamente la persona a cui lo affidate dovrà esservi fedele e non rivelarlo a nessuno, quindi dovrete sceglierla con cura» spiegò loro il vecchio preside.
I ragazzi rimasero in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri. Lily stava ancora singhiozzando e ansimando e sembrava non aver ascoltato una parola di quello che l'uomo aveva detto.
James e Sirius si guardarono negli occhi e, attraverso i loro sguardi, capirono esattamente quello che stavano pensando.
«Vi ho portato questo libro dove viene spiegato come eseguire perfettamente l'incantesimo. Parlatene e riflettete per bene. Io ora vi lascio, avete bisogno di stare un po' da soli» disse Silente alzandosi e porgendo il libro a James.
«Mi dispiace davvero ragazzi per tutto questo. Vorrei veramente poter fare di più» aggiunse poi guardando Lily.
«La ringrazio professore» mormorò James.
Si scambiarono un ultimo sguardo, poi l'uomo se ne andò.
«Il mio bambino... il mio bambino adorato...» singhiozzava Lily.
James, con un sospiro tremolante, si inginocchiò davanti a lei e con delicatezza le tolse le mani con cui si copriva il viso.
«Lily» la chiamò accarezzandole i capelli.
«Il mio Harry...»
«Lily... amore, va tutto bene. Guardami, ti prego» mormorò alzandole il viso per guardarla negli occhi.
Era sicuro che il terrore che lèsse negli occhi di lei fosse impresso anche nei suoi.
Cercava di essere forte per lei, ma era certo di non aver mai provato tanta paura come in quel momento.
«James... James, non può essere Harry... ti prego dimmi che non è lui. Dimmi che è solo un brutto sogno» pianse lei.
«Non posso farlo amore. Mi dispiace... mi dispiace così tanto!» mormorò lui non riuscendo più a trattenere le lacrime.
Appoggiò la fronte a quella di lei e, in quel momento, si sentirono entrambi precipitare.
Non era mai successo che nessuno dei due non riuscisse a reagire. Si erano sempre sostenuti a vicenda, erano sempre stati l'uno l'ancora di salvataggio per l'altra. Quando uno dei due si spezzava, l'altro era sempre lì pronto per aiutarlo a rialzarsi, per sorreggerlo. Invece in quel momento si lasciarono andare entrambi.
La paura e il dolore erano così forti da riuscire a schiacciarli.
Avevano passato così tanti momenti spaventosi, momenti in cui avevano rischiato di morire, ma mai come in quel momento si erano sentiti tanto spaventati e terrorizzati.
Sirius rimase a guardarli in silenzio.
Nemmeno lui era abituato a vedere James crollare.
Percepiva esattamente quello che stava provando, come sempre, e non lo aveva mai sentito così terrorizzato.
La consapevolezza che suo fratello, il suo coraggioso migliore amico James, fosse così spaventato ebbe il potere di destabilizzarlo.
Aveva già visto James soffrire in passato, ma mai gli era capitato di vederlo sopraffatto dalla paura.
Guardò i suoi due migliori amici piangere stretti in un abbraccio e si sentì invadere dalla rabbia. Quella rabbia cieca e pura che aveva provato dopo la morte di Marlene.
James e Lily non lo meritavano.
Harry non lo meritava.
Non meritavano affatto tutto questo e lui non poteva far nulla per cambiare le cose.
Era di nuovo inutile e impotente davanti al dolore dei suoi amici e questo lo fece infuriare ancora di più.
Avrebbe voluto tanto spaccare tutto ciò che gli stava attorno, ma la voce di James lo bloccò.
«Sirius» lo chiamò con voce tremante.
I loro sguardi si incontrarono di nuovo e la rabbia di Sirius si placò leggermente.
Mosse qualche passo incerto e poi si inginocchiò accanto a loro.
Non ebbe bisogno di sentir dire qualcosa dal suo migliore amico, lo stava già implorando con gli occhi di aiutarli, di fare qualcosa per tirarli fuori da quella disperazione.
«Andrà tutto bene, James. Procederemo come ci ha detto Silente con l'incantesimo ed Harry sarà al sicuro, vedrai» disse cercando di essere il più convincente possibile e stringendogli delicatamente una spalla.
James non disse nulla, rimase solo a guardarlo e piano piano si rese conto che doveva reagire.
Lily era ancora troppo sconvolta e lui doveva aiutarla a calmarsi, poi avrebbero preso insieme quella decisione.
Si asciugò le lacrime con la manica della maglietta e si scostò leggermente per guardarla negli occhi.
«Lily... Lily ascoltami, non è ancora finita ok? Faremo tutto il necessario per tenere al sicuro il nostro bambino e vedrai che andrà tutto bene. Ma dobbiamo reagire, Lils. Non possiamo lasciarci andare altrimenti non potremo proteggere Harry» disse.
Lei lo guardò negli occhi per un po', cercando di fare dei lunghi respiri e calmarsi e piano piano riuscì a smettere di singhiozzare.
«Brava amore... così» sussurrò James accarezzandole la testa.
Quando fu un po' più calma, James si sedette accanto e lei, senza lasciarle la mano, e le spiegò quello che aveva detto Silente, mentre Sirius sfogliava il libro che gli aveva lasciato.
«Te la senti di farlo Sir?» gli chiese poi Lily con un filo di voce.
Sirius alzò lo sguardo e li osservò, poi rispose «certo che sì. Sapete che farei qualsiasi cosa per voi, ma non credo sia la scelta giusta.»
«Cosa?!» esclamò James preso in contropiede.
«Non credo che dovrei essere io il vostro Custode Segreto.»
«Perché? Chi altro potrebbe essere se non tu? Noi ci fidiamo ciecamente di te» disse Lily sconcertata.
«Lo so e io non esiterei a farlo se fossi certo che fosse la scelta giusta, ma non credo sia così. Voldemort si aspetterà di sicuro una scelta del genere da parte vostra. È la più scontata, perciò stavo pensando che dovremmo preparare una trappola. Dobbiamo fargli credere che il Custode Segreto sono io, invece sarà un'altra persona, qualcuno di cui non sospetterà mai» spiegò Sirius facendo avanti e indietro davanti a loro, riflettendo.
«E chi potrebbe essere? Remus?» domandò James.
«No, non Remus» disse Sirius duramente voltandosi a guardarlo.
«Non crederai mica che Remus sia la spia!» esclamò capendo quello che stava pensando l'amico.
Sirius abbassò lo sguardo, un po' a disagio, e non disse nulla.
«Sirius ma che diavolo dici?! Come puoi pensare che uno dei nostri migliori amici sia un traditore? Come puoi anche solo prendere in considerazione l'idea che Remus possa essere coinvolto nella morte di Marlene?!» esplose James arrabbiandosi.
Per lui era una cosa impensabile.
«Senti James, non è che la cosa mi faccia piacere sai?! Ma dobbiamo guardare in faccia la realtà e analizzare i fatti in maniera obiettiva: tra di noi c'è una spia e potrebbe essere chiunque, anche Remus! Ultimamente lo si vede pochissimo, e non sappiamo di preciso cosa fa con i lupi mannari. Cosa ne sai che, spinto dalla disperazione, non possa aver deciso di unirsi a quelli della sua specie?!» sbottò Sirius infervorandosi.
«Quelli della sua specie?» sibilò James disgustato e poi continuò «ma che stai dicendo? Da quando il nostro migliore amico Remus è diventato "uno della sua specie?"»
Sirius sospirò, sconfitto, e poi mormorò «d'accordo James, mi dispiace di essermi espresso in quel modo. Sai che voglio bene a Remus quanto te e che non lo considero affatto un mostro, ma qualcuno passa informazioni su di noi ai Mangiamorte e io non mi fido più di nessuno. Voglio sperare con tutto me stesso che non sia lui, ma fammi il piacere di scegliere qualcun altro. Ti prego.»
Si scambiarono un altro lungo sguardo, e alla fine James chiese «chi allora?»
«Io credo che dovreste scegliere Peter. Nessuno sospetterebbe mai di lui» rispose Sirius con un sospiro.
«Peter? Ne siete sicuri?» domandò Lily un po' scettica.
«Ora non ci fidiamo nemmeno di Peter?!» sbottò James infastidito voltandosi a guardarla.
«No, non è questo ovviamente. È solo che Peter è... è un po'... si spaventa facilmente ecco» mormorò Lily un po' titubante.
«Lo so Lily, ma è anche in grado di nascondersi meglio di chiunque altro. Faremo in modo che lui stia nascosto e faremo credere a Voldemort che sia io il Custode Segreto, così che voi sarete al sicuro. Funzionerà, ne sono certo» fece Sirius annuendo convinto.
«D'accordo» sussurrò lei voltandosi poi verso James che era rimasto in silenzio.
Alla fine anche lui sospirò e, annuendo, disse «credo che sia la cosa migliore.»
Un lungo e gelido silenzio si dilatò tra di loro. Erano tutti e tre spaventati a morte, e nessuno di loro riusciva a dire qualcosa che potesse tirar su il morale agli altri.
Se ne rimasero semplicemente lì, in silenzio, a fissare il vuoto e a chiedersi se quella fosse davvero la scelta migliore.
Ma nessuno lo disse ad alta voce perché, in ogni caso, che altra scelta avevano?
Poi Lily sobbalzò come se si fosse scottata e spostò lo sguardo su James.
Gli occhi le si riempirono di lacrime e, prima che potesse fermarle, ripresero a bagnarle il viso.
«Il sogno» sussurrò soltanto, e James si voltò di nuovo verso di lei.
«Cosa?» Le domandò perplesso.
Lily si alzò in piedi e gli si avvicinò e con voce tremante mormorò «il sogno. Il sogno che ho fatto quella notte ad Hogwarts, James.»
Gli ci volle qualche secondo per comprendere a cosa lei si stesse riferendo, poi le immagini di quella notte gli tornarono alla mente nitide e fresche come se fosse successo solo qualche sera prima: il nome di Lily sulla Mappa del Malandrino accanto a quello di Lestrenge e Mulciber; la corsa frenetica per i corridoi bui; l'orrore e la rabbia provata quando spalancò la porta di quella maledetta aula; il terrore sul volto di Lily; lei che gli si gettava tra le braccia.
E poi la sua voce spaventata nel buio della sua stanza, quando lui le aveva chiesto perché fosse uscita da sola: Ho sognato Voldemort che voleva uccidere un bambino.
Ricordava come se fosse ieri il brivido di terrore che gli aveva percorso il corpo quando l'aveva sentita pronunciare quella frase.
Un nuovo singhiozzo lasciò le labbra di Lily e lui tornò alla realtà.
«Quel... quel bambino era Harry... era il nostro Harry, James» sussurrò Lily portandosi una mano davanti alla bocca per nascondere un altro singhiozzo.
James la guardò con il terrore impresso sul viso.
Non riusciva a fare nulla, a muoversi, non riusciva quasi nemmeno a respirare.
«No» esalò tremando.
Scosse la testa, cercando di scrollarsi di dosso la paura e ripetè «no, Lily. Quello era solo un sogno. Non finirà in quel modo. Io lo impedirò! Te lo prometto, Lily, io impedirò con tutto me stesso che lui vi faccia del male!»
Le prese il viso tra le mani e sussurrò «ti giuro sulla mia vita che farò tutto il possibile per far si che siate al sicuro.»
Poi posò le labbra su quelle di lei ed entrambi chiusero gli occhi, aggrappandosi con tutte le forze l'uno all'altra.
Sirius li guardò in silenzio per tutto il tempo, senza riuscire a dire nulla.
Non aveva idea di che sogno stavano parlando, e si sentì anche a disagio a rimanere lì in un momento tanto intimo e delicato.
Si sentì un po un intruso, ma al tempo stesso non riuscì a muoversi o a distogliere lo sguardo.
La disperazione che percepiva nelle loro voci, nei loro sguardi, dal modo in cui si stringevano, gli spezzò il cuore.
Ma allo stesso tempo accese in lui una nuova forza e determinazione.
Doveva proteggerli. Doveva far tutto ciò che era in suo potere per far sì che James, Lily ed Harry rimanessero in vita, per far sì che avessero il futuro che meritavano di avere.
Perciò abbassò di nuovo lo sguardo sul libro che ancora teneva tra le mani e riprese a sfogliarlo per cercare di capire ogni singola parola di quello che c'era scritto, deciso a non tralasciare nulla.
Quando James e Lily si separarono, rimasero qualche attimo a guardarsi negli occhi, poi lei gli accarezzò delicatamente il viso e sospirò.
Fece un passo indietro e, con un filo di voce, disse «vado da Harry.»
James annuì e la osservò voltarsi e salire le scale, lo sguardo basso e il corpo ancora tremante.
Rimase a fissarla finché lei non sparì al piano di sopra, poi si voltò verso il suo migliore amico.
«Credi davvero che funzionerà?» gli chiese in un sussurro.
Sirius alzò lo sguardo dal libro e incontrò i suoi occhi.
Quei grandi occhi nocciola che conosceva come le sue tasche e che erano sempre stati luminosi e pieni di speranza, ma che ora erano spenti e ancora spalancati, pieni di paura e ansia.
«Credo di si, James. Mi sembra la soluzione migliore, e in ogni caso dobbiamo fare qualsiasi cosa pur di nascondervi» rispose Sirius dopo essersi avvicinato a lui.
«Spero davvero che basti, Sir» sospirò James prendendosi la testa tra le mani e abbassando lo sguardo.
A Sirius si spezzò il cuore nel vederlo in quello stato.
James sembrava sempre un eterno ragazzino, con quella sua infinita allegria e spontaneità, invece in quel momento sembrava invecchiato di vent'anni.
Così fece l'unica cosa che il cuore gli disse di fare: prenderlo tra le braccia e stringerselo al petto, per fargli capire che lui era lì e non se ne sarebbe mai andato. E anche perché, nonostante impiegasse tutte le sue forze per costringersi a credere che il piano avrebbe funzionato, una parte di sé sapeva che quella poteva essere una delle ultime volte in cui abbracciava suo fratello.
Doveva credere che la trappola avrebbe funzionato, ma se invece non fossero riusciti ad ingannare Voldemort, Sirius sapeva che James avrebbe fatto di tutto per proteggere Lily ed Harry, anche morire.
Quindi cercò di godersi quei lunghi istanti in cui abbracciò suo fratello, sperando con tutto se stesso che quella non fosse l'ultima volta.

Lo sentite il mio cuore che batte all'impazzata? Sto soffrendo terribilmente in questo momento! Mi sento così in colpa! E il fatto che ci avviciniamo sempre di più alla fine mi mette un sacco di ansia, davvero. Non so proprio come abbia fatto la Rowling a scrivere alcune cose e continuare a guardarsi allo specchio, sinceramente. Io mi sento una cacca in questo momento!
Comunque, tralasciando i miei sensi di colpa, che ne pensate? Spero che vi abbia emozionato come ha emozionato me perché ci tengo davvero tanto. È un capitolo così importante che ho paura di non aver fatto un ottimo lavoro. Cioè a me piace, però non so 😅 forse potevo fare di più sul finale? Ho reso bene l'idea dello stato d'animo di Lily e James? Boh, ditemi voi.

Dopo aver sclerato un po, vi lascio perché altrimenti continuerò a fare la pazza e voglio proprio pubblicare, perciò... alla prossima.

P.s. Volevo avvisarvi che potrei tardare qualche giorno con il prossimo capitolo perché non l'ho ancora iniziato. Preferisco prendermi qualche giorno in più per lavorarci al meglio ed essere convinta quando li pubblico, quindi volevo che lo sapeste.
E niente... a presto!

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