Capitolo 28: Vigilia di Natale

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24 dicembre 1977

Quella mattina Lily si svegliò già di malumore: quella notte aveva dormito male, poiché un sonno agitato l'aveva fatta rigirare nel letto fino a mattina. Aveva sognato di tornare a casa per Natale e suoi genitori che la aspettavano per decorare l'albero e fare i biscotti che cucinavano ogni anno e che lei e suo padre adoravano mangiare dopo cena sul divano, chiacchierando con le lucine dell' albero ad illuminarli.
Poi però il sogno era stato interrotto da dei lampi di luce verde e dalle urla dei suoi genitori. Poi era cambiato di nuovo: era con James, sullo stesso divano dove prima stava con suo padre, a chiacchierare e mangiare i biscotti. Ed era così felice, si sentiva così serena. Poi la voce di Petunia che rompeva quella magia, che le urlava che lei era un mostro, che i loro genitori erano morti a causa sua e che non voleva vederla mai più.
Andò avanti così tutta la notte: alternando sogni belli a incubi.
Perciò, inevitabilmente, quando si svegliò era di pessimo umore. Non aveva voglia di alzarsi dal letto, così quando sentì le amiche alzarsi e incominciare a prepararsi per andare a fare colazione prima di prendere il treno, lei si strinse ancora di più le coperte al petto, cercando di soffocare le lacrime. Sentì Alice chiamarla dolcemente ma lei non rispose e l'amica pensò che dormisse ancora, così insieme alle altre uscirono dalla stanza. Quando sentì la porta chiudersi si abbandonò ad un pianto disperato, ma un attimo dopo sentì scostarsi le tende e una piccola figura stendersi accanto a lei e abbracciarla da dietro. Mary iniziò ad accarezzarle i capelli e a sussurrare all'orecchio «shh, Lily tranquilla, sono qui. Sono qui con te.»
Sapeva quanto l'amica amasse il Natale e passarlo con la sua famiglia e poteva solo immaginare quanto soffrisse in quel momento. Durante la quotidianità delle sue piene giornate, Lily riusciva ad andare avanti, ma era in queste situazioni che la realtà le ripiombava violentemente addosso. I suoi genitori erano morti. Lei non li avrebbe più rivisti ne riabbracciati. Aveva sempre creduto che loro sarebbero stati con lei quando si fosse diplomata, che avrebbe scelto insieme alla madre il suo abito da sposa, che il padre l'avrebbe accompagnata all'altare, che avrebbero conosciuto i loro nipoti. Invece tutto questo le era stato portato via. Le era stato portato via da delle persone malvagie con degli ideali crudeli e assurdi. Ci avevano rimesso loro, che non c'entravano niente con quella guerra. Lily si lasciò abbracciare da Mary cercando di farsi calmare, ma anche se le voleva molto bene e la riteneva una sorella, le lacrime sembravano non finire mai. L'amica non potè far altro che stringerla per farle sentire che lei era lì, e non l'avrebbe lasciata, che lei c'era, per qualsiasi cosa. Pianse in quel modo per almeno un'ora, poi leggermente si calmò e riuscì ad alzare gli occhi gonfi e rossi per guardare l'amica e sussurrarle un debole «grazie.»
Mary le accarezzò il viso dolcemente e le disse «non dirlo nemmeno. Le migliori amiche fanno questo. Io ci sarò sempre per te, Lily. Per qualsiasi cosa.»
«Vale lo stesso per me, Mary» mormorò Lily.
«Ti va di alzarti ora?» le chiese l'amica e lei scosse la testa sconsolata. Non ce la faceva proprio ad alzarsi e lasciare il suo letto, che le sembrava una scialuppa di salvataggio in quel mare di disperazione. Sentiva che le lacrime stavano per prendere di nuovo il sopravvento, così, tra un singhiozzo e l'altro, riuscì a dire «James, ho bisogno di lui.»
Mary annuì, la baciò sulla fronte e andò a cercare il ragazzo. Appena fu sola un nuovo attacco di panico la invase, così strinse i denti sul cuscino cercando di non urlare. Poco dopo la porta si aprì di nuovo e dei passi affrettati annunciarono l'arrivo di James che, preoccupato, si accovacciò davanti al letto dove era stesa Lily e le chiese «Lily, che succede? Calmati, sono qui.»
Come sempre la voce di lui riusciva a riscuoterla: sbarrò gli occhi e disse «James! Sei qui!» e si buttò fra le sue braccia. Lui la strinse forte e le sussurrò «certo che sono qui, non vado da nessuna parte.»
Si sdraiò accanto a lei nel letto senza mai lasciarla andare. Lei appoggiò la testa sul suo petto e, un po per il suono del battito del suo cuore e un po per le carezze delicate che lui le faceva sui capelli, dopo un po si calmò. Piano piano smise di piangere, le lacrime non scendevano più e il respiro si fece più regolare. Finalmente si decise ad alzare gli occhi e guardarlo: era così bello, così dannatamente bello con quei suoi occhi nocciola e i capelli arruffati.
«Va meglio?» le chiese.
In risposta lei si avvicinò e lo baciò. E in quel bacio cercò di metterci tutto, tutto ciò che non riusciva ad esprimere a parole: la sua gratitudine, quello che lui era diventato per lei, l'importanza che aveva nella sua vita e l'amore che provava per lui. Perché Lily ormai ne era certa: lei amava James Potter, lo amava con tutta se stessa. E lui sembrò capire tutto quello che voleva trasmettergli. Le sue mani iniziarono ad accarezzarle il corpo, la schiena, i fianchi, le cosce nude sotto ai pantaloncini del pigiama che indossava. E lei si sentiva fremere ad ogni suo tocco. Si desideravano così tanto, ma poi il pensiero che potesse entrare qualcuno risvegliò Lily, che di malavoglia si staccò da quelle labbra morbide e fantastiche che avevano preso a baciarle il collo. Si allontanò forse un po' troppo bruscamente, e James interpretò quella reazione come paura. Così, preoccupato e ancora senza fiato per i baci, disse «Lily scusami, non so cosa mia sia passato per la testa. Mi dispiace. O meglio, lo so che mi è passato per la testa. Io... Io ti desidero così tanto... vorrei fare l'amore con te, Lily. Perché non l' ho mai fatto con nessuna e vorrei che la prima fossi tu. Ma so che forse per te è presto e aspetterò finché non sarai pronta.»
E allo sguardo perplesso di lei aggiunse «sono stato a letto con tante ragazze, ma non ho mai fatto l'amore con nessuna.»
Lei gli sorrise arrossendo un po', poi disse «lo vorrei anche io, James. Davvero. So di esser pronta. Lo voglio con tutta me stessa, e credimi mi ci è voluta un bel po di forza di volontà per staccarmi da te. Ma le altre torneranno a momenti.» Lui le sorrise, contento come non lo era mai stato, e la baciò dolcemente sulle labbra. Poi le disse «allora, sei pronta per alzarti? Le ragazze vorranno salutarti.»
Lei annuì e si alzò, prese i vestiti e si chiuse in bagno dove si lavò e vestì.
Quando fu pronta e uscì dal bagno, James era ancora seduto sul letto che la aspettava. Si alzò, si avvicinò a lei e le diede un dolce bacio sulle labbra. Lei sorrise e stava per parlare quando la porta del dormitorio si aprì ed entrarono le compagne di Lily.
«Ah ti sei alzata» disse Alice con un sorriso dolce.
«Siamo venute a prendere la roba e a salutarti» disse Emmeline avvicinandosi. Lily lasciò che l'amica la abbracciasse dolcemente, e quando si staccò e la guardò negli occhi vi lesse uno sguardo preoccupato e triste.
«Passa un buon Natale Emmeline» le disse dolcemente.
«Grazie Lily, anche tu. E tu, vedi di trattarla bene» aggiunse severa guardando James, che alzò le mani in segno di resa e disse «si signora!»
Ridacchiarono tutti quanti mentre la ragazza si allontanò sorridendo. A quel punto si avvicinò Alice, che con gli occhi lucidi la strinse in un forte abbraccio. Poi all'orecchio le sussurrò «ti voglio bene Lily. Io ci sarò sempre per te, ok?» Lei sorrise tra i suoi capelli e sospirò «ti voglio bene anche io, Alice. Grazie di tutto.»
Si staccarono e si guardarono un attimo, poi Lily disse «passa delle buone vacanze da Frank.»
«Oh sono sicura che si daranno un bel da fare i due piccioncini» commentò Emmeline maliziosa. Alice divenne rossa come un peperone e tutti gli altri scoppiarono a ridere.
«Oh si certo, mi divertirò un mondo con la signora Paciok. Quella mi odia!» piagnucolò lei.
«Sono sicura che non è cosi, Alice» disse Mary.
«Si, nessuno sano di mente potrebbe odiarti, Prewett» continuò Marlene.
«Grazie per il supporto ragazze.»
Si sorrisero di nuovo, si salutarono e le due scesero per andare a prendere il treno.
«Allora che facciamo? Vi va di andare a pranzo?» chiese Marlene.
«Oh si sto morendo di fame!» disse Lily finalmente più tranquilla.
«Andiamo, Remus e Sirius ci aspettano di sotto.»
E tutti insieme si avviarono verso la Sala Grande.
Raggiunto il tavolo di Grifondoro, praticamente vuoto se non per altri due o tre ragazzi, presero posto e si riempirono i piatti. Prima che cominciarono a mangiare, Lily si schiarì la voce e disse «ragazzi volevo ringraziarvi tutti. Grazie di cuore per essere qui. Lo apprezzo tantissimo davvero, anche se non dovevate rinunciare alle vostre famiglie per me.»
Loro la guardarono e poi James, passandole un braccio intorno alla vita, disse «tu fai parte delle nostre famiglie. E in famiglia ci si aiuta nel momento del bisogno. Perciò piantala di scusarti.»
«Si Lily, a noi fa piacere. E poi credimi, nessuno sentirà la mia mancanza a casa» disse Remus con un sorriso triste. Loro sapevano che Remus non aveva una vita felice a casa: aveva perso la madre quando era più piccolo e il padre era impazzito quando lui era stato morso dal lupo mannaro. Da allora aveva incominciato a bere e non era più stato lo stesso. Per questo odiava le vacanze e spesso le trascorreva a casa di James.
«Bè se nessuno sente la tua mancanza pensa a me. Non si ricorderanno nemmeno di avere due figli» commentò Sirius per cercare di smorzare un po la tensione. Tutti lo guardarono un po imbarazzati, non capendo come potesse parlare con così tanta leggerezza della sua situazione familiare. Poi James, con in espressione assurdamente sconvolta, disse «come Felpato? Certo che tua madre si ricorda di te!» E dopo un' occhiata interrogativa dell'amico riprese «sono due anni che Euphemia Potter ti coccola e ti vizia come un bambino! Come fai a dire che non si è accorta che vivi con lei?»
Sul viso di Sirius si allargò un enorme sorriso a trentadue denti e, con gli occhi puntati in quelli dell'amico disse «hai perfettamente ragione! Sono il suo figlio preferito dopotutto!»
«Scordatelo, sacco di pulci!» esclamò James arruffandogli i capelli e facendo scoppiare a ridere tutti. Era un legame unico quello che c'era tra quei due ragazzi, erano davvero molto di più che due fratelli. E lo sarebbero stati per sempre.

Pranzarono tranquillamente, poi i ragazzi riuscirono a convincere le ragazze a uscire per una passeggiata, così tutti imbacuccati con sciarpe, guanti e capelli, uscirono nella neve tutti insieme. Ridendo e scherzando passeggiarono per il parco, finchè una grande palla di neve non arrivò dritta dietro la nuca di James, che ancor prima di girarsi sentì la risata simile a un latrato di Sirius e capì che era stato lui. In un attimo ingaggiarono una battaglia a palle di neve con due squadre, una formata da Sirius, Mary e Remus, e l'altra da James, Lily e Marlene. Sirius si finse profondamente offeso quando Marlene lo colpì con la prima palla dritto in faccia schierandosi quindi contro di lui.
«Ah e così ti schieri contro di me, eh McKinnon?» disse preparando una palla di neve a sua volta. La ragazza scoppiò a ridere e ribatté «certo Black, altrimenti non potrei vedere quel tuo bel faccino tutto coperto di neve a causa mia.»
«Ah si? Ora ti faccio vedere io» rispose lui con un ghigno malandrino. La ragazza urlò e cercò di scappare, ma in quel momento un' altra palla colpì Sirius da dietro e la voce di Lily tuonò «lascia stare la mia amica, cane pulcioso!»
E con un sorriso soddisfatto lo colpì di nuovo.
Si scatenò una vera e propria guerra dove nessuno si salvava dalla neve fredda. Quando poi alla fine, stremati e zuppi, si arresero e tornarono al caldo nella sala comune, ancora ridevano per quanto si erano divertiti quel pomeriggio. Si sedettero davanti al fuoco per asciugarsi e nemmeno Lily ebbe la forza di prendere i libri per studiare. Così sedettero lì a chiacchierare fino a ora di cena.
Quando entrarono nella Sala Grande per la cena videro che i quattro tavoli erano spariti ed era rimasto solo uno. Silente li accolse calorosamente dicendo «visto che siamo in pochi ho pensato che potremmo cenare tutti allo stesso tavolo! Che ne dite?»
«Ottima idea professore!» esclamò James prendendo posto accanto a lui.
Quella fu la cena di Natale più bella e divertente a cui i sei Grifondoro ebbero mai partecipato. Silente era davvero un tipo strano e divertente. Rideva a crepapelle per le barzellette che raccontava Sirius e si meravigliava ogni volta che aprivano uno scoppiarello e questo li inondava di regali. Si mise anche in testa un buffo cappello a punta natalizio al posto del suo cappello blu notte e alla fine insieme al professor Lumacorno cantarono a squarciagola canzoni natalizie. Alla fine della cena i ragazzi erano pieni e stanchi da tutte le risate di quel giorno, e nessuno aveva più in mente la tristezza o il pensiero della guerra imminente. Per un po furono solo felici e spensierati, come un gruppetto di ragazzi della loro età dovrebbe essere sempre.

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