Capitolo 19: Pomeriggi bollenti

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17 novembre 1977
Quel pomeriggio Sirius e Marlene erano nell'aula di pozioni che cercavano di continuare la pozione che Lumacorno gli aveva assegnato, ma con scarsi risultati. Entrambi erano delle capre in pozioni, e come se non bastasse, la vicinanza non li aiutava a concentrarsi.
C'erano stati altri baci tra i due nel corso di quelle settimane, tutti intensi come il primo ma altrettanto brevi. Tra i compiti, gli allenamenti di Quidditch di lui e lo stare vicino a Lily, non avevano avuto più modo di stare insieme. Lei aveva tanto sperato che prima o poi lui l'avrebbe invitata a uscire a Hogsmede, ma sembrava che a lui non importasse molto, e questo non faceva che aumentare l'insicurezza di lei. Lui d'altro canto, avrebbe voluto invitarla ad uscire, ma con tutto quello che era successo non ne aveva avuto modo. Poi il tempo era stato così sfavorevole che sembrava lo facesse apposta. Ma quel giorno era deciso a farlo: glielo avrebbe chiesto e basta. La voleva, voleva stare con lei in tutti i sensi, ma sapeva che doveva fare le cose per bene, altrimenti l'avrebbe persa. Quel giorno Marlene era più nervosa del solito, non sapeva perché ma si era svegliata già di malumore e per di più quella dannata pozione non era nemmeno lontanamente della stessa tonalità di giallo descritta dal libro. Non poteva permettersi un brutto voto, quello era un compito importante e se fosse andato male le avrebbe rovinato la media e i suoi non ne sarebbero stati contenti. Perciò era lì che leggeva cercando di capire dove aveva sbagliato e maledicendosi per non essere stata a sentire in classe, quando Sirius si schiarì la voce e disse «ehm, McKinnon, posso chiederti una cosa?»
«Si Black, che c'è?» rispose lei bruscamente. Lui capì che non era di buon umore e per un attimo tentennò non sapendo che fare, poi una domanda gli uscì di bocca prima che potesse fermarla «perché tutti possono chiamarti Marlene e io no?»
Le era uscita in un tono più accusatorio di quanto volesse, e subito se ne pentì, perché lei alzò lo sguardo e lui vide i suoi occhi color del ghiaccio, segno che era arrabbiata.
«Non è che gli altri possono e tu no, non ti ho mai detto che non puoi. Non farmi sembrare la stronza che non sono, Black» rispose lei freddamente . Era arrabbiata e se la stava prendendo con lui. Era arrabbiata per quella dannata pozione. Era arrabbiata perché doveva per forza avere sempre degli ottimi voti oppure i suoi ne avrebbero fatto una tragedia. Era arrabbiata perché quel deficiente non le chiedeva di uscire. Era arrabbiata perché la baciava sempre di nascosto, come se si vergognasse di farsi vedere con lei. Ed era arrabbiata perché lui le stava chiedendo una cosa così idiota proprio in quel momento.
Lui rimase un po spiazzato dalla sua freddezza e dal suo tono autoritario, e non capiva a cosa stesse pensando, perciò le chiese «perché sei arrabbiata?»
A quel punto lei dovette respirare e contare fino a dieci per non urlagli contro e picchiarlo, come le aveva insegnato la madre -perché una signorina non deve mai perdere la calma e urlare, Marlene.-
Glielo ripeteva ogni volta che lei si arrabbiava, così respirò a fondo e poi disse «niente Black, niente.»
I ragazzi erano così stupidi! Possibile che non capisse? Lui la studiò un attimo, poi sorrise pensando che quando si arrabbiava era ancora più sexy. Si alzò e le si avvicinò, erano così vicini che quasi si sfioravano, e disse «bene Marlene, allora visto che non sei arrabbiata, ma sei di così ottimo umore ne approfitto per chiederti un'altra cosa: verresti a Hogsmede con me sabato?»
Lei lo guardò sbigottita: allora non era così deficiente come pensava. Un sorriso le si allargò sul volto, poi disse con un ghigno «mi stai chiedendo un appuntamento Black?» sottolineando bene il suo cognome. Lui le sorrise malandrino e affermò «si esatto. Vorrei un appuntamento con te, Marlene.»
Lei, con uno sguardo soddisfatto disse «bene, non dovrei avere impegni questo sabato, quindi si può fare.»
«Bene, ma ti porterò con me solo se mi chiami per nome anche tu» ribatté Sirius.
Lei sorrise e mormorò «e va bene, Sirius. Accetto il tuo invito.»
Sembrerà assurdo, ma quella strana conversazione gli aveva mandato delle scariche elettriche così potenti che avrebbero potuto mandare in tilt un intero impianto elettrico se li nelle vicinanze ce ne fosse stato qualcuno. L'attrazione sessuale tra i due era quasi palpabile.
L'effetto che aveva avuto su di lui quella semplice parolina, il suo nome, detto da lei con quella voce così seducente, era stato afrodisiaco.
Non riusciva a capire come ma solo con una parola aveva avuto il potere di mandargli in tilt non solo il cervello, ma soprattutto il corpo, così in attimo annullò le distanze e la baciò. Questa volta ci mise ancora più passione per dimostrarle che lui la voleva. E lei rispose subito con altrettanta passione intrecciando le mani tra i suoi capelli e schiudendo le labbra per far in modo che le loro lingue si toccassero. Sembrava quasi che danzassero nelle loro bocche.
Quella risposta di lei non fece che aumentare il desiderio di lui, che non resistette, la mise le mani sotto alle cosce e se la mise in braccio. Lei intrecciò le gambe intorno alla sua vita e lui iniziò ad accarezzarle la schiena e i fianchi facendola gemere di piacere. La portò sulla scrivania vuota e la mise a sedere, con ancora le gambe di lei intorno alla sua vita e continuò ad accarezzarla. Lei intanto scese con le mani dai suoi capelli e andò a sbottonargli la camicia, che in un attimo fu sul pavimento. Poi scese accarezzandogli il petto e gli addominali sempre più desiderosa di lui, fino a che non arrivò al bottone dei pantaloni. Lo slacciò facilmente e lui, che stava letteralmente impazzendo dalla voglia di lei, si fermò un attimo, la guardò e le chiese «sei sicura Marlene?»
Lei lo guardò negli occhi e sussurrò sulle sue labbra «sicura» così lui prese la bacchetta dalla tasca dei pantaloni, la puntò sulla porta e la chiuse a chiave, poi insonorizzò la stanza, mentre lei continuava ad accarezzargli il petto e i fianchi e gli baciava il collo. Probabilmente lui pensava fosse ancora vergine, ma in realtà Marlene era stata fidanzata con Marcus, per circa un anno al quinto anno e quindi aveva già avuto esperienze. Ma quando stava con lui non aveva mai provato una cosa del genere: perché Marcus pretendeva di fare tutto lui, non voleva che lei facesse niente se non stare sdraiata sotto di lui. All'inizio pensava che quello fosse fare l'amore, ma poi quando sentiva Alice parlare di quanto fosse bello e soddisfacente farlo con Frank, Marlene aveva capito che c'era qualcosa che non andava. Lei non aveva mai provato vero piacere con Marcus, perché una volta raggiunto il suo piacere lui si alzava e si rivestiva, senza preoccuparsi del fatto che per lei non era stato niente, se non contatto fisico. Era stato quello uno dei motivi per cui lo aveva lasciato.
Ma quello che le stava facendo provare Sirius in quel momento non se lo sarebbe mai aspettato. Le permetteva di toccarlo, e le piaceva vedere che il suo tocco gli provocava piacere. Nel frattempo anche lui le aveva sbottonato la camicetta e così la tolse lasciandola in reggiseno, e si prese un attimo per ammirarla: «sei bellissima» le sussurrò. Lei sorrise e lo baciò di nuovo. Poi le mani di lui scesero sulle sue cosce nude, sotto la gonna, provocandole dei lunghi brividi in tutto il corpo. Lei gli tirò giù i pantaloni lasciandolo in boxer, lui le tirò su la gonna e le spostò gli slip di lato. Poi si abbassò i boxer e, lentamente e delicatamente, si spinse dentro di lei. Gemettero insieme, prendendosi un attimo per assaporare il momento. Poi lui iniziò a muovere le anche in un movimento dolce ma intenso che li inondò di piacere. Dopo un po il desiderio prese di nuovo il sopravvento e  quelli che erano movimenti lenti e dolci divennero veloci e avidi. Si volevano, sempre di più. E lei non riuscì a trattenersi dall'urlare. Dopo quelle che sembravano ore, entrambi raggiunsero il culmine del piacere, e lui, sfinito, si abbandonò sopra di lei ancora sdraiata sulla cattedra.
Avevano il fiatone entrambi ed erano rossi e sudati, ma erano in pace. Finalmente, dopo essersi bramati tanto, si erano avuti l'un l'altra.
Lui scivolò delicatamente da lei, e le si sdraiò accanto e lei, ancora ansante, appoggiò la testa sul suo petto. Rimasero accoccolati per un po, poi lui parlò «cavolo Marlene, non avevo mai provato niente di simile.»
«Nemmeno io» sorrise lei.
«Quindi tu lo avevi già fatto?» chiese lui titubante. Lei, un po in imbarazzo, rispose «si. Sono stata con Marcus per circa un anno, quindi la mia prima volta è stata con lui. Ma non è mai stato nemmeno lontanamente così.»
Lui, un po dispiaciuto per il fatto di non essere stato il primo per lei, disse «ah no? E com'era?»
Lei si alzò sui gomiti per guardarlo, poi sorrise e domandò «vuoi saperlo veramente?»
Sirius annuì e lei capì che era preoccupato di sapere se era stato più bravo di Marcus. Questi maschi, pensò lei, devono sempre gareggiare in tutto. Così sorrise e disse «bè in realtà non mi è mai piaciuto farlo con lui. Era uno di quei tipi che deve avere sempre il controllo in tutto e non mi permetteva mai di fare niente, di sperimentare cose nuove. Una volta raggiunto il suo piacere finiva li. Era quasi noioso a dire il vero. Mai niente di eccitante, mai niente di diverso. Perfino il posto dove lo facevamo era sempre lo stesso: in camera sua, nel suo letto. Non si sarebbe mai sognato di farlo in un aula vuota.»
Lui sorrise soddisfatto e commentò «ma che noia! Davvero era così? Ora capisco perché sei sempre stata così acida» e scoppiò a ridere. Lei gli diede un piccolo schiaffo sul petto, ma anche lei rideva. Poi le venne un idea per vendicarsi di averla presa in giro e disse «già, per esempio con lui non ho mai potuto fare questo» e iniziò a baciargli l'angolo della bocca, poi l'orecchio, poi il collo, scendendo piano piano sul suo petto, sugli addominali, sempre più giù. E lui, all'inizio sbalordito, iniziò ad eccitarsi di nuovo. Più lei scendeva e più il suo desiderio riaffiorava. Finché lei non arrivò alla sua erezione, a quel punto era in estasi. Lo baciava con una delicatezza ma con una avidità che subito non gli ci fece capire più niente. Riusciva solo a sussurrare il suo nome «Marlene.»
Poi non ce la fece più, doveva averla di nuovo, così la prese per una mano e la tirò facendole capire che doveva fermarsi. Lei si tirò su e si mise a cavalcioni su di lui. Marlene provò così tanto piacere quel giorno che avrebbe voluto non finisse mai. Sembravano fatti l'uno per l'altra.
I loro corpi si completavano perfettamente come due pezzi di un puzzle. Entrambi provavano un piacere così grande da non ricordarsi più di niente. Alla fine lei urlò il suo nome arrivando al culmine, e quello diede il colpo di grazia anche a lui, che arrivò subito dopo. Di nuovo erano sfiniti ma felici, lei si sdraiò su di lui, con l'orecchio appoggiato sul suo cuore che batteva velocemente, e lui iniziò ad accarezzarle i capelli dolcemente. Dopo un po lei mormorò «grazie, per tutto questo.»
Lui le baciò i capelli e disse «no grazie a te Marlene. Non avevo mai provato niente di simile. E non solo fisicamente, ma anche emotivamente. Non vorrei alzarmi da qui mai più, e non mi era mai capitato.»
Lei sapeva che lui era stato con un sacco di ragazze, ma sapeva anche che non rimaneva mai dopo esserci stato a letto. Tante volte aveva sentito ragazze piangere nei bagni perché lui le aveva usate e poi lasciate li, anche se lui metteva sempre in chiaro che non c'era altro oltre al sesso, quindi erano loro ad essere delle illuse a credere di poter avere di più. Invece ora lui era lì con lei, a coccolarsi dopo averlo fatto per due volte di seguito e le stava dicendo che non avrebbe voluto andarsene. E lei era la ragazza più felice del mondo in quel momento. Dopo un po dovettero alzarsi e rivestirsi, lasciarono perdere la pozione e andarono a cena, visto che ormai era ora.
«Dovremmo chiedere a Lily di darci una mano con quella cavolo di pozione, o prenderemo una T» disse Sirius mentre camminavano come se niente fosse.
«Si hai ragione, ci parlerò io» rispose lei. Nel frattempo entrarono in Sala Grande e si sedettero vicino agli amici.
«Ciao ragazzi, siete stati a fare la pozione fino a adesso?» chiese Lily.
«Si esatto» annuì Marlene senza guardare Sirius. Poi aggiunse «però sta andando uno schifo. Lily non potresti darci una mano per favore? Stiamo veramente in alto mare.»
La ragazza, che le era seduta accanto la guardò attentamente e notò un piccolo segno rosso sul collo, quasi nascosto dai capelli, e capì. Era l'unica a sapere dei baci che si erano scambiati i due e dei sentimenti che provava lei, perciò non potè far a meno di sorridere e disse «certo va bene, domani io e James andiamo ad aggiungere i nostri ingredienti, gli darò un occhiata.»
«Oh per Godric Lily io ti amo! Grazie!» Esclamò lei abbracciandola. Così mentre aveva il viso nascosto dai capelli dell'amica, Lily le sussurrò all'orecchio «certo se invece di farvi i succhiotti e chissà cos'altro, pensaste alla pozione forse non sareste a questo punto.»
Marlene la guardò a bocca aperta e diventò bordeaux, ma per fortuna nessuno se ne accorse. Lily le sistemò i capelli per nascondere il succhiotto e continuò a mangiare.
«Grazie davvero Evans, ti sono debitore» disse Sirius.
«Lo so Black, lo so» rispose lei ridendo. E continuarono a cenare ridendo e scherzando tutti insieme.

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