Capitolo 13: Legami che cambiano

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Il giorno dopo Lily si svegliò grazie ad un dolce profumo di muffin e caffè. Aprì gli occhi e notò con piacere che James era ancora li accanto a lei che dormiva beato. Rimase ad ammirarlo per un po finché lui, sentendosi osservato, aprì un occhio e le sorrise.
«Cavolo avresti dovuto avvertirmi» le disse con un sorriso, e lei non capendo a cosa si riferiva chiese «avvertirti di cosa?»
«Che sei così bella anche appena sveglia» rispose e le rivolse uno dei suoi sorrisi sghembi che contagiarono subito anche lei.
«Scemo!» ridacchiò lei arrossendo un po'.
«Ma sono io o qui c'è profumo di muffin e caffè?» gli chiese poi.
«No hai ragione lo sento anche io» disse lui aprendo le tende. Sul comodino di James c'era un vassoio con dei muffin al cioccolato e altri alla marmellata e due tazze di caffè latte, la colazione preferita dei due ragazzi, e poi c'era un biglietto. Lui lo prese e lo lesse ad alta voce
«Ai nostri più cari amici: sappiamo che avete avuto una nottataccia, ma supererete anche questa. Un piccolo segno d'affetto per ricordarvi che ci saremo sempre per voi.
Sirius, Remus, Peter, Frank, Alice, Mary, Marlene e Emmeline»
I ragazzi erano un po commossi, così James prese il vassoio e se lo poggiò sulle ginocchia e disse «prego Madame, la colazione è servita.»
E Lily scoppiò a ridere. Mangiarono e bevvero finché non furono pieni e intanto chiacchierarono del più e del meno. Poi James disse «odio dirlo ma credo che dovremmo scendere.»
«Si hai ragione» annuì Lily.
Così si alzarono e lei notò che sulla scrivania c' erano i suoi vestiti con un altro biglietto con scritto:
Sapendo che non avresti apprezzato di scendere in sala comune con addosso i vestiti del Capitano della squadra di Quidditch, ti abbiamo lasciato i tuoi vestiti e lo spazzolino da denti. Ti aspettiamo di sotto
un bacio
Alice, Emmeline, Mary e Marlene

La ragazza non potè far a meno di sorridere, così prese i vestiti e andò in bagno dove si cambiò e si lavò i denti, poi una volta in camera si pettinò mentre anche James si cambiava. Quando furono pronti Lily notò ai piedi del letto di lui i vestiti che gli elfi avevano raccolto da terra la notte e una volta lavati e stirati avevano lasciato di nuovo in camera, e vide la felpa rossa piegata con cura. Subito i ricordi le tornarono in mente e pensò a quanto le era stata utile quella felpa: quell'odore le aveva dato la speranza e la forza in un momento così brutto che non riusciva ad associarla negativamente a quell' evento. Anzi, le sembrò un ancora di salvezza. Lui seguì il suo sguardo e le chiese «la vuoi ancora? O preferisci che la butti via?»
«Cosa? No! Certo che la voglio ancora, se a te non dispiace.»
«Certo che no, pensavo solo che magari non volevi vederla più ecco» disse rimanendo sul vago. Lei lo guardò e avvicinandosi gli disse «quella felpa è stata la mia ancora di salvezza in quel momento. L'odore che emanava riusciva a darmi speranza, speranza che forse chissà come mi avresti trovata e salvata. E così è stato.»
Sul viso di lui si aprì un sorriso a trentadue denti, così la prese per mano e la portò fino ai piedi del letto, prese la felpa e gliela porse. E mentre si girava per cercare qualcosa nel baule Lily la annusò, e per un attimo si sentì di nuovo in pace. Poi lui si voltò con la bacchetta in una mano e un foglio di pergamena nell'altro, disse «ora ti faccio vedere come ti ho trovata. Giuro solennemente di non avere buone intenzioni» e toccò il foglio con la punta della bacchetta. Subito apparve la Mappa e Lily rimase stupefatta quando aprì il foglio e vide cos'era. «Ma questa è Hogwarts! E questi siamo noi! E... e qui ci sono gli altri! Ma è fantastica! Dove l'avete presa?»
Ma James con un grande sorriso le indicò i nomi sulla prima pagina del foglio Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso e lei capì immediatamente, troppe volte li aveva sentiti chiamarsi così. Alzò lo sguardo su di lui e disse «l'avete fatta voi? Ma come?»
«Ogni cosa a suo tempo signorina Evans. Ora dobbiamo scendere o le tue amiche pensaranno che ti ho rapita.»
«Oppure i tuoi amici penseranno che io ti ho ucciso» ribatté lei ridendo. E scesero in sala comune che ancora ridevano insieme.
Una volta aperta la porta trovarono i loro amici tutti seduti davanti al camino: Remus e Mary che chiacchieravano tra loro, Alice e Frank intenti a farsi le coccole, e Peter, Sirius, Marlene e Emmeline immersi in un torneo di scacchi magici femmine contro maschi. Quando li videro ammutolirono tutti, e Mary corse incontro all'amica stringendola in un forte abbraccio. Poi quando si staccò, con le lacrime agli occhi, le chiese «Lily, come stai?»
«Tranquilla Mary sto bene, grazie.»
«Abbiamo cercato di tenere la cosa per noi ma queste qua erano così preoccupate che ci hanno minacciati più volte per sapere perché non eri in dormitorio e dove fossi» disse Remus indicando le ragazze.
«Ram, sono cattive, e pericolose. Hanno minacciato di bruciare tutti i miei vestiti!» esclamò Sirius terrorizzato facendo scoppiare tutti a ridere.
«Tranquilli ragazzi va tutto bene. Ve lo avrei raccontato io in ogni caso.»
«Ora che si fa?» chiese Marlene. Si guardarono tra loro, sapendo bene a cosa si riferisse la ragazza, ma nessuno sapeva che dire. Sapevano che non potevano rispondere con la violenza, anche perché per quanto arrabbiati fossero, erano ragazzi buoni, e non avrebbero mai saputo arrivare a tanta cattiveria come quella che usavano i Serpeverde.
«Ci serve una vendetta, un qualcosa che gli faccia capire che non possono fare quello che vogliono!» sbottò Emmeline arrabbiata.
«Bè credo che Lestrenge l'abbia capito sta notte, visto che era livido di rabbia quando lo abbiamo interrotto» disse Remus.
«Già e James lo ha schiantato così forte che credo abbiano capito che non possono giocare più di tanto» aggiunse Peter.
«Bè ma immagino che voi Malandrini sappiate come rendere la vita di qualcuno un inferno. Fateci vedere che sapete fare» disse Lily con un ghigno malandrino che nessuno aveva mai visto sul suo volto. Tutti la guardarono stupiti, ma James era fiero. Ora non aveva alcun dubbio: quella era la donna che avrebbe sposato!
«Bene Evans, sappi che ti prendo in parola. Quelle serpi rimpiangeranno il giorno in cui il cappello parlante li ha smistati in quella topaia, vedrete!» esclamò Sirius con l'aria di un comandante che guida le sue truppe in guerra. Tutti risero di gusto e finalmente la tensione si abbassò. Marlene fu la prima a parlare di nuovo «bene amici, che ne dite di fare un bel pic nic visto che è una bella giornata?»
«Si prendiamoci un giorno libero, ce lo meritiamo!» disse Peter. Così si avviarono tutti insieme verso il parco e mentre camminavano Sirius prese da parte James e gli sussurrò «credo davvero che sia la ragazza giusta per te Ram, non fartela scappare.»
«Certo Felpato, lo so.»
Passarono una meravigliosa giornata a ridere e scherzare. Il loro rapporto era cresciuto e il legame che li univa si rafforzava sempre di più. E qualcosa oltre all'amizia iniziò a scorrere tra alcuni di loro: l'amore.
Lily e James non facevano che guardarsi, era come se i loro occhi fossero delle calamite, non ne potevano fare a meno. Questo non sfuggì a Sirius e Marlene, infatti a un tratto lui si avvicinò da dietro a lei e le sussurrò all'orecchio «credo proprio che dovrai darmi quel bacio, McKinnon.»
Lei sussultò ed ebbe un lungo brivido sulla schiena quando sentì il suo fiato sul collo, così si voltò e disse «oh non cantare vittoria troppo presto Black, vedremo.»
Poi all'orecchio gli sussurrò «e comunque se hai così fretta di baciarmi puoi farlo quando vuoi.»
Si allontanò con un sorriso malizioso lasciando un Sirius sbigottito con la bocca spalancata.
Quello che riusciva a fargli provare quella ragazza ancora non riusciva a capirlo, e lui, il famoso donnaiolo Sirius Black, finiva sempre per fare la figura del fesso quando era solo con Marlene McKinnon.
Anche tra Remus e Mary qualcosa era cambiato. Per sei anni erano sempre stati non più di due compagni di scuola, ma ora si cercavano sempre e non potevano fare a meno di stare vicini e parlare di qualsiasi cosa.
Stava nascendo un qualcosa di eterno tra loro anche se non lo sapevano, un qualcosa che niente, nemmeno la morte, avrebbe mai spezzato.

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