Capitolo 73: Seconda volta

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12 marzo 1979

Era una mattinata particolarmente fredda di marzo, il cielo era grigio e le nuvole minacciavano pioggia sulla lunga via acciottolata di Diagon Alley.
Era già da molto tempo ormai che un aria cupa e tetra aleggiava ovunque e che nulla aveva a che vedere con il tempo.
Le persone non si fermavano più per strada a chiachierare tra loro, non c'erano bambini che correvano entusiasti da una vetrina all'altra e molti negozi erano chiusi e sbarrati da assi di legno. La vita nel mondo magico in Inghilterra era diventata tetra e la paura la faceva da padrona ovunque. Diagon Alley non sembrava nemmeno più la stessa, senza tutti i colori e le persone che la abitavano di solito. Quando Lily ed Alice varcarono il passaggio dietro il Paiolo Magico e misero piede in quella che era diventata la brutta copia della Diagon Alley a cui erano abituate, dovettero reprimere un brivido.
Ogni volta che vedevano quel posto, le ragazze avevano l'impressione che fosse peggio della volta prima.
Così si lanciarono uno sguardo, si strinsero nei mantelli, si presero sotto braccio e si avviarono.
Quel giorno avevano la mattinata libera entrambe, e così avevano deciso di uscire per fare una passeggiata e passare del tempo insieme, visto che gli impegni di entrambe erano così tanti che non ne avevano avuto più modo.
Avevano dovuto assicurare e rassicurare James e Frank dicendo che sarebbero rimaste sempre a Diagon Alley, e i due, anche se riluttanti, alla fine avevano ceduto.
«Non è proprio l'aria serena che mi aspettavo, sinceramente» disse Alice un po dispiaciuta guardandosi intorno.
«Già, nemmeno io... non ti sembra peggiorata? Era un bel po che dovevo venire qui e mi sembra ancora più triste e cupa di allora» mormorò Lily.
«Si stavo pensando la stessa cosa. Forse non è stata proprio una buona idea venire qui. Avremmo fatto meglio a stare a casa a chiacchierare. Vuoi andartene?»
«Mah ormai siamo qui... passiamo almeno a lasciare la colazione a Remus visto che ormai l' abbiamo comprata, che ne dici?» propose Lily indicando la bustina bianca che aveva in mano e che conteneva dei pasticcini al cioccolato che avevano preso nella pasticceria sotto casa di Lily e James e dove loro si erano già abbuffate.
«Si hai ragione. Non possiamo farci condizionare la vita così. E poi volevo anche passare al negozio di Peter e comprare un gufo visto che non ne abbiamo uno in casa» rispose Alice decisa.
E così continuarono a camminare chiacchierando e fermandosi di tanto in tanto in qualche negozio.
Fecero rifornimento di alcuni ingredienti di cui avevano bisogno per le pozioni, si fermarono al negozio di Madama McLan dove Alice comprò un mantello nuovo per Frank visto che il suo stava diventando un po troppo piccolo, e Lily prese una bella sciarpa rossa per James, e poi si avviarono verso il Ghirogoro per andare da Remus.
«Alice posso chiederti una cosa un po personale?» chiese ad un certo punto Lily.
«Si certo, Lils, dimmi tutto. Lo sai che non ho problemi a parlare con te di nulla» rispose Alice sorridendo.
Lily prese un bel respiro e poi domandò «tu e Frank avete parlato più del fatto di avere figli? So che mi avevi detto che entrambi ne volevate e che tu non vedevi l'ora, ma... è ancora così oppure le cose sono cambiate in questo periodo?»
Anche Alice sospirò piano prima di rispondere alla sua amica «in effetti si, ne abbiamo parlato. Non è facile prendere una decisione del genere, Lils. Sai quanto a me piacciano i bambini e quanto desideri mettere su famiglia, ma ovviamente mi chiedo se sia il momento giusto. Noi ci sentiamo pronti, ma la situazione è diventata così strana che... non lo so più cosa è giusto e cosa è sbagliato ormai. Però non faccio altro che pensare che questa guerra sta portando via tutto quanto e io odio questo fatto!»
«Già, hai pienamente ragione...» mormorò Lily sconsolata.
«Lily tu credi nel destino?» chiese Alice d'un tratto.
«Bè io... non lo so... credo di si, perché?» rispose Lily titubante.
«Perché io ci credo veramente e penso che se nel nostro destino c'è scritto che io e te diventeremo madri, allora non importa quello che succederà o se è giusto o meno... succederà e basta» disse Alice sorridendo.
«Quindi secondo te non era destino per Marlene?» mormorò Lily, tristemente.
Ad Alice si spense il sorriso e sospirando disse «credo di no, Lils. Credo che non fosse nel loro destino quello di diventare genitori ora. Ma questo non vuol dire che non lo sarà in futuro.»
«Forse hai ragione, Alice. Io spero solo di non dover vivere mai quello che ha vissuto Marlene perché non credo che il mio cuore potrebbe reggere un dolore così grande dopo i miei genitori e Mary» sussurrò Lily.
«Lo spero tanto anche io, Lils» disse Alice stringendo la mano della sua amica rossa, dopo di che entrarono nel negozio dove lavorava Remus.
«Ehi ragazze!» esclamò Remus appena le vide.
«Che ci fate qui?»
«Ho bisogno di un motivo speciale per venire a trovare il mio migliore amico e portargli la colazione?» chiese Lily sorridendo e abbracciandolo.
«Assolutamente no» rispose lui ridendo.
«Come stai Remus?» domandò invece Alice gentilmente.
«Tutto bene grazie. Oh ma questi sono pasticcini al cioccolato ripieni di cioccolato al latte e coperti di scaglie di cioccolato fondente!» esultò il ragazzo appena aprì la bustina e le due amiche scoppiarono a ridere.
Era risaputo dell'amore sconfinato di Remus Lupin per la cioccolata di ogni tipo.
«Allora, come mai da queste parti? Siete di riposo oggi?» chiese Remus addentando un pasticcino.
«Si, avevamo la mattinata libera e abbiamo pensato di venire a fare un po di compere» rispose Alice mentre Lily osservava i libri sullo scaffale vicino al bancone.
«Non state troppo in giro da sole però... nemmeno Diagon Alley è più un posto sicuro...» disse Remus serio.
«Oh Rem non ti ci mettere anche tu! Ci hanno già pensato James e Frank a farci la predica!» si lamentò Alice.
«Non voglio farvi la predica, ma mi preoccupo per voi!» ribattè il ragazzo.
«Lo sappiamo, Rem, tranquillo. Abbiamo finito le nostre compere comunque. Dobbiamo solo passare al negozio da Peter così Alice può comprare il suo gufo e poi ce ne andiamo» disse Lily interrompendo le lamentele di Alice.
«D'accordo, allora. Ci vediamo domani sera tanto no?» fece Remus alludendo alla riunione dell'Ordine, mentre abbracciava Lily.
«Certo, a domani» rispose lei sorridendo.
«Ciao Remussino» lo salutò Alice.
«Remussino?!?! Ma è orribile! Non farti sentire da James e Sirius altrimenti mi tormenteranno a vita con questo nomignolo!» urlò il ragazzo facendo ridere a crepapelle le due amiche che stavano uscendo.
Una volta fuori però i loro sorrisi si spensero di nuovo: l'atmosfera all'esterno sembrava ancora più lugubre di prima mentre goccioloni di pioggia iniziavano a cadere dalle nuvole sempre più nere.
Le due amiche si strinsero di nuovo nei mantelli e si guardarono intorno nella strada sempre più vuota.
«Vuoi ancora andare a comprare il gufo?» borbottò Lily guardandosi intorno.
«Sai che ti dico? Al diavolo il gufo, andiamocene da qui. Ho una strana sensazione» disse Alice.
Si avviarono a passo svelto verso il passaggio che le avrebbe riportate nella Londra babbana lanciandosi occhiate intorno.
Erano quasi arrivate quando Lily con la coda dell'occhio vide un movimento strano alla sua destra e riuscì a buttarsi a terra trascinando Alice con sè solo un secondo prima che il lampo di luce verde si schiantasse sul selciato dove prima erano loro.
Fecero giusto in tempo ad estrarre le bacchette che si ritrovarono davanti tante figure nere incappucciate.
«Alice, attenta!» gridò Lily trascinandola dietro un muretto prima che la maledizione la colpisse.
«Oh Godric ma questa è sfiga! Un attacco in pieno giorno proprio quando noi siamo in giro da sole!» sbottò Alice affacciandosi da dietro il muretto e colpendo un Mangiamorte in pieno petto con un incantesimo.
«Non so perchè ma non credo sia una coincidenza, Ali. Merlino, James me lo rinfaccerà a vita!» ribattè Lily infuriata schiantando un altro Mangiamorte.
«Allora ragazzine... uscite da sole con le buone o dobbiamo farvi uscire con le cattive?» urlò una voce dall'altro lato del muretto.
«Stiamo bene qui dove stiamo, grazie tante!» ribatté Alice scagliando un altro incantesimo.
«Esci fuori mostriciattolo e ti prometto che ti ucciderò velocemente e senza alcun dolore!» gridò la voce di una donna.
«Bellatrix! Mi ha chiamato mostriciattolo?!? Ma chi si crede di essere?!» sbottò di nuovo Alice arrabbiata.
«Direi che in questo momento questo è il minore dei nostri problemi, Ali! Che diavolo facciamo? Siamo in trappola!» sussurrò Lily sporgendosi per valutare la situazione.
«Dobbiamo chiamare la squadra, da sole non abbiamo alcuna possibilità» disse Alice.
Proprio nel momento in cui stavano per evocare i loro patronus da inviare agli Auror, sentirono un'altra voce gridare «ehi voi idioti!» e poi un esplosione.
«Remus!» gridò Lily sporgendosi un po per cercare di capire cosa stesse facendo il loro amico.
Lo videro combattere allontanandosi un po e portandosi dietro un bel numero di Mangiamorte.
«Sta creando un diversivo! Forza Lily è la nostra occasione!» esclamò Alice e insieme si alzarono e iniziarono a lanciare incantesimi prendendo alla sprovvista i Mangiamorte rimasti.
«Brutte stupide ragazzine! Pensate davvero di poterci sfuggire sta volta?!» urlò Bellatrix con un sorriso trionfante sul volto.
Nonostante le due ragazze si difendessero molto bene, erano decisamente in svantaggio numerico e ben presto iniziarono a sentire la stanchezza. Poi un urlo squarciò l'aria e il sangue si gelò nelle vene delle due ragazze: Remus era a terra e si contorceva dal dolore.
«Remus!» gridò Lily in preda al panico.
«Bene ragazze, giù le bacchette o il vostro stupido amichetto licantropo morirà!» minacciò Bellatrix.
Lily e Alice si scambiarono uno sguardo titubante mentre Remus veniva trascinato malamente verso di loro.
«Giù le bacchette ho detto!» urlò di nuovo la donna e loro non poterono far altro che abbassarsi lentamente e posare le bacchette a terra.
Un attimo dopo vennero prese per i capelli e sbattute al centro della strada accanto a Remus.
«Rem stai bene?» gli chiese Lily preoccupata.
«Si tranquilla Lils» rispose lui tossendo.
«Bene, bene, bene... chi abbiamo qui? Tre piccoli membri dell'Ordine della Fenice a quanto pare. Deve essere la nostra giornata fortunata» disse un Mangiamorte con la faccia coperta dalla maschera bianca, ma che loro riconobbero comunque come Lucius Malfoy.
«Malfoy! Mi sembrava di essere stata abbastanza chiara la volta scorsa! Non facciamo parte di nessun ordine!» esclamò Lily guardandolo con odio.
«Come osi rivolgerti a me così, lurida sanguesporco!» sbottò l'uomo avvicinandosi e dando uno schiaffo in faccia a Lily. Il colpo fu così forte e veloce che la ragazza venne sbattuta violentemente sulla strada e per un attimo la testa le sembrò volersi spaccare in due. Sentì solo lontamente Remus e Alice gridare il suo nome.
Quando riuscì di nuovo a rialzarsi e mettersi in ginocchio, la sua guancia era rossa e gonfia e aveva il labbro spaccato.
«Quando imparerai a portare rispetto a noi purosangue, Evans?» le sibilò ad un palmo dal viso l'uomo.
Per tutta risposta Lily sputò un grumo di sangue e saliva ai suoi piedi, proprio sulla sua lucente scarpa nera.
Vide l'uomo fremere dalla rabbia e un attimo dopo era di nuovo sdraiata a terra, colpita da un nuovo colpo in faccia.
«Te le insegno io le buone maniere, piccola sudicia sanguesporco!» gridò Malfoy fuori di sé e iniziando a prendere a calci Lily.
«Lily!» gridò Remus gettandosi davanti a lei per proteggerla, ma un attimo dopo si trovò anche lui a terra, costretto all' immobilità da un incantesimo.
Qualche attimo dopo Bellatrix fermò Malfoy e disse «calmati Lucius, non vorrai mica sporcarti i vestiti con il suo lurido sangue. È giunto il momento di chiamarlo.»
Detto questo la donna alzò la manica del vestito e con sguardo folle premette due dita sul tatuaggio del Marchio Nero.
I tre ragazzi trattennero il fiato. Videro l'eccitazione dei Mangiamorte e sembrò come se l'aria si condensasse intorno a loro. Il cielo divenne ancora più nero e un fulmine squarciò il buio illuminando tutta la strada. Un secondo dopo, una figura apparve al centro del gruppo di Mangiamorte e l'aria cambiò di nuovo: ora c'era odore di morte.

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