Capitolo 56: Di nuovo a casa

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Remus aveva adagiato Mary sul lettino dell'infermeria e non riusciva a staccare gli occhi da lei. Dai suoi occhi chiari continuavano a scorrere lacrime silenziose, mentre con una mano accarezzava i capelli della ragazza e con l'altra le stringeva la piccola mano destra, dove portava l'anellino che lui le aveva regalato per Natale. Era piombato di nuovo in un limbo: non sentiva e non vedeva niente. C'era solo Mary, e il dolore per la sua perdita. Tutto il resto, i suoni, gli odori, le sensazioni, il dolore fisico delle ferite, non c'era più nulla. Nulla.
La professoressa McGranitt apparve al suo fianco all'improvviso, o almeno così era parso a lui. Gli aveva messo una mano sulla spalla e aveva guardato Mary per un po, in silenzio accanto a lui. Poi si era asciugata il volto in un fazzoletto di stoffa, aveva guardato il ragazzo e aveva mormorato «Remus, so che non vorresti andartene, ma hai delle ferite che devono essere curate e... qui non puoi fare niente. Vieni a farti curare da Madama Chips, per favore.»
Forse era stato il tono gentile della sua professoressa, o forse la sua voce lacrimosa e piena di dolore, non lo sapeva nemmeno lui, però qualcosa riuscì a penetrare in quel limbo che aveva in testa e seppe che la donna aveva ragione. Aveva una brutta ferita al braccio che aveva fasciato durante l'attacco, ma che aveva ripreso a sanguinare. Lasciò un altro bacio sulla fronte di Mary e seguì la professoressa. Accanto alla porta dell'infermeria erano riuniti tutti i suoi amici, che venivano rimessi in sesto dalle cure di Madama Chips.
Non aveva mai visto l'infermeria così piena. Quando si avvicinò li guardò tutti e si rese conto che c'era qualcosa che non andava: mancava qualcuno. Dopo un'altra occhiata al gruppetto capì che Sirius e Lily non erano lì.
Aggrottò le sopracciglia e chiese, non appena fu davanti a loro, «ragazzi? Dove sono Lily e Sirius?»
Gli amici si guardarono a disagio per un attimo, poi Emmeline rispose «li hanno presi, Rem.»
Remus ebbe un capogiro e dovette aggrapparsi a Peter, accanto a lui, per non finire lungo disteso.
«C-come, li hanno p-presi?» sussurrò.
«Si, Rem. Non sappiamo perché ma li hanno portati via» mormorò Peter.
Remus si passò una mano sugli occhi. Questo era troppo, davvero troppo per il suo cuore. Se avesse perso anche Sirius e Lily...

«Forza Black, nuovi queste dannate chiappe! Sta per fare buio!» esclamò Lily tirandosi dietro un Sirius zoppicante.
«Sto facendo del mio meglio, Evans. Ma è difficile sai? E fa male! Dannatamente male!» si lamentò il ragazzo mentre lei alzava gli occhi al cielo.
«Sirius?» mormorò Lily dopo un po di silenzio.
«Si ,Lily?»
«Mary è morta» sussurrò lei fermandosi di colpo e guardandolo.
«Io... lo so, Lily» disse lui asciugando una lacrima che scendeva sulla guancia di lei. Anche lui aveva gli occhi lucidi, l'immagine di Mary che cadeva a terra era ancora vivida nei suoi occhi. Altre lacrime scesero dagli occhi verdi di Lily e un singhiozzo uscì dalle sue labbra mentre Sirius la stringeva tra le braccia. Si aggrapparono l'uno all'altra, stretti in quell'abbraccio in mezzo al nulla.
Poi Sirius si allontanò un po, le asciugò le guance e disse «andiamo Lily. Dobbiamo tornare da James e Marlene. Non possiamo pensare al dolore per Mary ora, dobbiamo sopravvivere e arrivare dalla nostra famiglia sani e salvi. Perché loro hanno bisogno di noi... se perdono anche noi non ce la faranno. E poi dobbiamo assicurarci che non facciano nulla di stupido. Lo sai che James è un asso nel fare cose stupide.»
Lei sorrise tristemente e annuì. Si asciugò gli occhi, si caricò di nuovo il peso di Sirius sulle spalle e si incamminarono lentamente.
Dopo qualche ora, ormai stanchi morti e avvolti dall'oscurità della sera, i due amici crollarono sfiniti in mezzo ad una distesa di erba. Avevano male ovunque, la caviglia di Sirius pulsava selvaggiamente e tutti e due respiravano a fatica.
«Non ce la faccio più, Sir» borbottò Lily.
«Neanche io... credi che i Mangiamorte torneranno a vedere se siamo morti? Perché se così fosse...» le chiese lui lasciando la frase in sospeso.
Lily guardò il cielo pieno di stelle sopra le loro teste: sapeva che era il posto più sbagliato per fermarsi a riposare perché se fosse passato qualcuno volando li avrebbero subito intercettati, ma d'altra parte non aveva più le forze neanche per muovere le dita delle mani.
«Lo so, Sirius, ma non ce la faccio più. E poi... sarebbe un bel posto per morire questo...» sussurrò lei con voce flebile e gli occhi che si chiudevano piano piano.
«No! Lily! No, ascoltami, noi non possiamo morire ok? Non moriremo qui da soli come due cani abbandonati!» sbottò Sirius girandosi a guardarla.
«Ma tu sei un cane, Sir» disse lei aprendo un occhio per guardarlo e ridendo insieme a lui.
«Già, sono davvero un cane abbandonato ora che ci penso» commentò lui ridendo ancora.
«Sei un piccolo trovatello, Black» fece Lily tossendo per le troppe risate e il dolore al petto.
«Già, hai ragione.»
«Come vorresti morire allora? Se questa non ti sembra una morte degna del valoroso Sirius Black, come vorresti morire?» chiese lei tornando seria e guardandolo.
«È ovvio, Evans. Io morirò cercando di proteggere la mia famiglia. Me ne andrò combattendo, da valoroso Grifondoro quale sono» rispose lui deciso guardando le stelle.
«Immaginavo» borbottò lei sorridendo di nuovo.
«E poi, Evans non possiamo morire ancora! Io devo prima diventare il padrino di tuo figlio! Tuo e di James!» esclamò Sirius sorridendo allo sbuffo della ragazza.
«Mi sembrava di essere stata abbastanza chiara, Black. Non sarai tu il padrino di mio figlio. Insomma, sei un cucciolo randagio! Mio figlio avrà bisogno di una persona sana di mente che si prenda cura di lui se noi non ci saremo più» disse lei cercando di trattenere un sorriso, cosa che non le riuscì perché scoppiò a ridere comunque, pentendosene poi per via del dolore al petto.
«Mi ferisci nel profondo, Evans. Pensi che non sarei in grado di prendermi cura di lui?» disse lui facendo finta di piangere.
Lei lo guardò per un attimo sorridendo, poi gli prese la mano, la strinse e mormorò «affiderei la vita di mio figlio a poche persone, Sirius, e tu sei certamente una di queste.»
Lui la guardò commosso per un attimo poi disse «bè io spero con tutto il cuore che non ce ne sia mai bisogno, Lily, ma se un giorno tuo figlio avesse bisogno di me, io mi prenderò cura di lui come se fosse mio. Darei la vita per te e James, e lo farei anche per vostro figlio.»
«Grazie, Sir. Vale lo stesso per me» mormorò lei appoggiando la testa sul suo petto e cedendo alla stanchezza.
«Lily non dormire, non possiamo cedere» disse lui stringendola un po.
«Ma io sono così stanca, Sir. Vorrei addormentarmi e non svegliarmi mai più. Vivere fa troppo male» sussurrò lei mentre nuove lacrime le bagnavano il viso.
«Lily, guardami» esclamò Sirius alzandole il mento per guardarla negli occhi.
«Non devi pensare queste cose ok? Si, vivere fa male, è vero. Ma vivere è anche tremendamente bello! Pensa a tutte le cose belle che ti sono capitate... pensa a James, all' amore che provi per lui. Pensa alle tue amiche, a Remus! Non puoi buttarti giù ora, tu sei più forte di così!»
«Io non voglio più essere forte, Sir. Mary non c'è più, mamma e papà non ci sono più... E se il prossimo fosse James? O tu? O uno degli altri? Io non riuscirò a sopravvivere ad altro dolore. Sento che il mio cuore non può farcela... fa troppo male! Che senso ha vivere per soffrire così?» singhiozzò lei stringendo forte la camicia ormai fradicia del ragazzo.
Sirius capì immediatamente che le stava prendendo un attacco di panico, e lui non potè certo biasimarla. Del resto non aveva tutti i torti: vivere a volte fa davvero schifo. Ma poi il volto di Marlene apparve davanti ai suoi occhi, e capì che loro un motivo per vivere ce lo avevano ancora. Così prese un bel respiro e disse «ascoltami Lily, ascoltami bene. Noi abbiamo un motivo molto preciso per vivere: e quel motivo ci sta aspettando ad Hogwarts sicuramente in preda all'ansia. James e Marlene sono il nostro motivo per vivere, Lily. Ora parli così perché sei sopraffatta dal dolore, ma vedrai che piano piano lo supererai. Lo supereremo, insieme. Tutti insieme come abbiamo imparato a fare.»
La ragazza singhiozzava ancora stretta al suo petto, così lui cercò di pensare a quello che faceva James in questi casi: quando Lily aveva questi attacchi di panico lui si sedeva accanto a lei, le accarezzava i capelli e le parlava. E così fece lui. Le accarezzò la testa e i capelli incrostati di sangue e polvere e alzò gli occhi al cielo, pensando a qualcosa da dirle. E prima che se ne rendesse conto le parole uscirono da sole «guarda le stelle, Lils. Alza gli occhi e guarda il cielo. Ti racconto una storia. Sai perché io mi chiamo Sirius?»
Alzò delicatamente il mento della ragazza in modo che i suoi occhi fossero rivolti verso il cielo e cominciò a raccontare «il mio nome viene dalla stella Sirio, la stella più luminosa del cielo notturno. È la stella più vicina alla Terra, per questo è la più luminosa, e può essere vista da ogni parte del globo. E indovina di quale costellazione fa parte? Quella del cane maggiore, strana cosa eh? Nella nostra famiglia è solito dare ai figli nomi di costellazioni o stelle, giusto per rimarcare bene quanto siamo fuori di zucca...»
Piano piano, mentre Sirius parlava, i singhiozzi di Lily si affievolirono e il suo respiro tornò regolare.
«Grazie Sirius» mormorò prima di cedere al sonno e alla stanchezza.

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