Capitolo 70: Ripresa

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I giorni che seguirono furono i più grigi e tristi a Villa Potter.
Una volta dimessa dall'ospedale, Marlene e Sirius tornarono alla villa per affrontare la convalescenza della ragazza.
Era ancora troppo fragile fisicamente e psicologicamente per riuscire a stare da sola a casa sua.
Sirius potè rimanere a casa solo per qualche giorno, poi dovette tornare all'Accademia e ai suoi doveri con l'Ordine, quindi Marlene rimase a casa con i signori Potter e gli amici cercavano di alternarsi per non lasciarla mai sola.
Passò svariati giorni a letto a fissare il vuoto per la maggior parte del tempo, senza parlare o muoversi tranne quando la costringevano a mangiare o quando doveva andare in bagno. Nessuno riusciva a farla parlare, a smuoverla da quel suo stato di trans in cui era caduta e tutti soffrivano tremendamente a vederla così.
Sirius era quello più distrutto di tutti, ovviamente.
Una delle poche cose che Marlene gli aveva detto in tutti quei giorni era stata quando lui si era lamentato di dover tornare a lavoro: era come al solito stesa a letto e Sirius si era seduto accanto a lei e le aveva spiegato che sarebbe dovuto tornare in Accademia nel giro di un paio di giorni e che per questo era furioso. Per un bel po Marlene non aveva nemmeno spostato lo sguardo su di lui, poi quando Sirius l'aveva chiamata per la ventesima volta scuotendola delicatamente, lei aveva girato leggermente la testa, lo aveva guardato e aveva detto «vai, torna a lavoro. Ti farà bene. Almeno uno dei due deve ricominciare a vivere» poi era tornata nel suo stato catatonico e per Sirius non c'era stato verso di farla parlare ancora.
Così, rassegnato, era tornato a lavoro sapendo che a casa Marlene sarebbe stata accudita nel migliore dei modi da Euphemia.
La donna infatti, era l'unica che riusciva a farla mangiare e a farla ritornare alla vita per qualche attimo.
Edgar aveva detto a tutti i ragazzi e ai signori Potter che ci sarebbe voluto del tempo prima che Marlene riuscisse a superare la cosa e che non avrebbero dovuto forzarla troppo, perciò tutti si limitavano a cercare di farla mangiare, parlare o anche solo muoversi, ma in effetti l'unica che aveva qualche risultato era Euphemia.
Circa dieci giorni dopo il rientro al lavoro di Sirius, dopo averle portato il pranzo e essersi assicurata che inghiottisse qualche boccone, la donna accarezzandole una guancia le disse «che ne dici di farci un bel bagno Marlene? Ho anche un regalo per te, guarda» e tirò fuori dalla tasca della veste una boccettina rossa.
«È il mio olio da bagno profumato. È questo il mio segreto per avere un pelle così liscia e profumata. Vuoi provarlo? E poi posso anche pettinarti i capelli se vuoi» le spiegò.
La ragazza guardò prima la boccetta e poi la donna seduta davanti a lei e per qualche attimo riuscì a uscire dal suo stato di trans, fece un piccolo sorriso e annuì. Anche se di solito era Sirius ad occuparsi di lei in quel senso, quel giorno Marlene davanti alle premure di Euphemia non riuscì a dirle di no, così accettò l'aiuto per alzarsi dal letto e si diressero in bagno.
La donna aprì il rubinetto della vasca facendo uscire l'acqua calda, lasciò cadere qualche goccia di olio e disse sorridendo «vedrai che pelle morbida e profumata avrai dopo questo bagno! Però dovrai mantenere questo segreto con me, altrimenti tutte le donne avranno una bella pelle come la nostra.»
Di nuovo, Marlene riuscì a sorridere e ad annuire, e la donna, contenta di quel piccolo risultato, si avvicinò per aiutarla a togliere il pigiama, poi l'accompagnò fino alla vasca e l'aiutò a immergersi nell'acqua calda.
L'effetto rilassante fu praticamente immediato: grazie al calore dell'acqua e al profumo dell'olio, Marlene sentì tutti i suoi muscoli tesi distendersi e i pensieri schiarirsi.
Euphemia prese una morbida spugna e prese a strofinarle delicatamente le braccia, le gambe, la schiena, mentre cantava una canzone dolce e melodiosa e Marlene chiuse gli occhi.
Si lasciò cullare dal suono della voce di Euphemia e per un po riuscì a non pensare a nulla e a rilassarsi.
Dopo averle lavato il corpo, passò ai capelli, muovendo le mani delicatamente sulla testa e passandole lo shampoo.
Quando anche i capelli furono lavati con shampoo e balsamo e furono sciacquati, Euphemia l'aiutò ad uscire dalla vasca e la avvolse in un morbido asciugamano bianco.
In quel momento i loro occhi si incontrarono e le due si sorrisero di nuovo. Per Marlene quel genere di premure materne erano una novità perché da parte di sua madre non ne aveva ricevute nemmeno da piccolina, perciò si godeva a pieno quei momenti che la facevano sentire amata e coccolata e in cui riusciva a smettere di pensare.
Dopo che Euphemia le ebbe passato un asciugamano sui lunghi capelli biondi, prese a spazzolarli e a districarli dai nodi che la lunga permanenza a letto le aveva procurato. Poi prese la bacchetta e iniziò ad asciugarli, massaggiandole delicatamente la testa e Marlene chiuse di nuovo gli occhi.
Quando l'aria calda cessò e Marlene riaprì gli occhi era così rilassata che per un attimo non ricordò nemmeno cosa stesse facendo, poi Euphemia disse «vieni, andiamoci a vestire» e la condusse di nuovo in camera.
La aiutò ad infilare i vestiti e mentre Marlene infilava la maglia si sfiorò il braccio e si accorse di avere davvero la pelle morbidissina, così sorrise di nuovo, alzò lo sguardo e disse «avevi ragione sull' olio. Non ho mai avuto la pelle così morbida.»
Euphemia stava quasi per scoppiare in lacrime dalla contentezza al sentirla parlare di nuovo, ma si trattenne, sorrise ed esclamò «te l'avevo detto! Questo è il mio segreto di bellezza» e le fece un occhiolino.
Quando ebbe infilato una bella felpa calda Euphemia le chiese «ti va se ti pettino i capelli?»
«Certo» mormorò la ragazza e le fece spazio per farla sedere accanto a lei.
Euphemia le intrecciò i capelli in una bella treccia elaborata che le ricadeva morbida sulla spalla destra.
«Che programmi hai per oggi?» le domandò Marlene.
Euphemia sorrise dolcemente e rispose «oh non ho in programma nulla di che in effetti. Volevo preparare un dolce per sta sera visto che anche Lily, Sirius, James e Remus saranno a casa per cena. È così raro avervi tutti che volevo preparare qualcosa di speciale. Ti va di aiutarmi?»
«Non sono molto brava in cucina a dire il vero» rispose Marlene con un piccolo sorriso.
«Oh ma non fa niente, puoi sempre imparare.»
La ragazza la guardò per qualche attimo e davanti alla sua faccia speranzosa non riuscì a dirle di no, così annuì e la seguì fuori dalla camera.
Quando scesero in cucina trovarono Fleamont che frugava in una scatola di biscotti. Non le aveva sentire entrare così Euphemia fece cenno a Marlene di non fare rumore, si avvicinarono un altro po e poi esclamò «Potter! Sbaglio o avevi promesso che avresti smesso con i dolci?»
L'uomo sobbalzò, si voltò con sguardo colpevole cercando di nascondere la scatola dietro la schiena, e poi disse «cara non è come sembra, te lo giuro!»
«Ah no? E come è? Non ti stavi sgraffignando quei biscotti al cioccolato?» chiese lei incrociando le braccia sotto il petto.
«Ehm no... cioè si.. cioè... solo un paio, te lo giuro...» balbettò lui a disagio, poi vide Marlene ed esclamò «Marl! Ciao! Sei scesa, che bello! Vuoi un biscotto?»
La ragazza sorrise, infilò la mano nella scatola che lui le porgeva e prese un biscotto dicendo «si grazie.»
«Non coinvolgere Marlene, Potter!» lo riprese la moglie, severa.
«Ma cara, le ho solo offerto un biscotto. E poi sono molto contento di vederla in piedi» rispose lui dando un buffetto sulla guancia della ragazza.
A quel punto anche Euphemia non riuscì a trattenere un sorriso e disse «eh si io e Marl prepariamo un dolce per sta sera così lo mangiamo con i ragazzi.»
«Ah che brave! Un dolce è sempre quello che ci vuole! Bene, bene sono contento. Allora vi lascio cucinare. A dopo ragazze» disse Fleamont dileguandosi in fretta sotto lo sguardo inquisitore della moglie.
«Non credere di passarla liscia caro mio!» le urlò dietro Euphemia mentre Marlene se la rideva.
«Allora Marl, che cosa vogliamo preparare?» le chiese sorridendo.
«Non lo so, te l'ho detto non sono molto brava a cucinare e non ho mai fatto dolci. Scegli tu» rispose la ragazza.
Passarono dieci minuti a cercare la ricetta giusta e poi si misero al lavoro.
Passarono un tranquillo pomeriggio cucinando, chiacchierando e ridendo e finalmente per qualche ora Marlene tornò ad essere quella di sempre.
Tenendosi impegnata non ebbe modo di pensare e rimuginare, e il dolore per qualche ora passò in secondo piano. Non si rese conto nemmeno del tempo che passava, infatti quando Euphemia le chiese se le andava di iniziare ad apparecchiare la tavola, si stupì che fosse quasi ora di cena e che lei non se ne fosse accorta.
Stava giusto sistemando la tavola quando Lily, James e Sirius rientrarono da una faticosa giornata di addestramento. Erano tutti e tre stanchi e un po abbattuti da diversi giorni ormai. Vedere Marlene in quel modo li sfiancava.
Attraversarono il cancello e si incamminarono lungo il viale alberato, in silenzio.
Ad un certo punto, quando furono quasi arrivati a casa, Sirius sospirò pesantemente e Lily gli chiese «cosa c'è Sir?»
Lui si fermò e sospirò di nuovo, poi mormorò «ultimamente è una sofferenza per me stare a casa.»
Lily e James si guardarono, poi James mise una mano sulla spalla dell'amico e disse «lo so amico, lo so. Ma devi essere forte. In questo momento Marlene non ce la fa e tu devi esserlo per entrambi. So che ti chiedo tanto, so che stai soffrendo quanto lei, ma devi reagire. Se non lo fai tu per primo, Marlene non riuscirà mai a venirne fuori.»
«James ha ragione, Sirius. So che è terribilmente dura, e credimi noi soffriamo molto vedendovi così, ma si riprenderà. Io so che ce la farà, me lo sento» disse Lily.
Sirius li guardò entrambi: sapeva benissimo che avevano ragione, che doveva essere forte per Marlene, per aiutarla a guarire, e vedere i loro sguardi speranzosi non fece altro che lacerare il suo cuore ancora un po.
Perché lui lo sapeva che non sarebbe stato facile per niente. Perché conosceva il suo dolore, sapeva quanto era intenso e conosceva anche il suo senso di colpa, e se a lui faceva così male da sentire il suo corpo costantemente intorpidito, non voleva nemmeno immaginare come potesse essere per Marlene.
Si erano entrambi attaccati talmente tanto all'idea di diventare genitori che per quei pochi mesi non avevano fatto altro che pensare a quello, scacciando via ogni volta i brutti pensieri.
E ora ne erano distrutti. E lui non era così fiducioso all'idea che sta volta Marlene guarisse, perché non vedeva più la sua amata Marlene quando la guardava. Vedeva solo un guscio vuoto, nei suoi occhi non c'era più la vita che la animava fino a qualche tempo prima.
Però non riuscì a dire niente di tutto ciò ai suoi due amici, soprattutto a James, l'eterno ottimista, quello che riusciva a vedere sempre il bello in ogni situazione. Così si limitò ad annuire, sospirare di nuovo e incamminarsi verso quella che per lui stava diventando un luogo di tortura.
Cercò di trovare un briciolo di forza per riuscire ad affrontare di nuovo Marlene e il suo stato di trans, e varcò la soglia di casa insieme agli altri due.
Dalla cucina proveniva un intenso profumo di cioccolato e per un attimo rimasero tutti e tre stupiti, perché sentivano che quella sera c'era qualcosa di diverso, come se l'aria pesante e il grigio di quei giorni si fosse dissolto un po dalla casa.
Fleamont apparve all'ingresso con un enorme sorriso stampato in faccia e andò ad accoglierli esclamando «ciao ragazzi! Finalmente siete a casa. Venite, sta sera vi aspetta una bella cenetta speciale.»
«Ciao papà. Come mai tutto questo entusiasmo? Non mi sembra molto appropriato» lo riprese James scoccandogli un occhiataccia.
«Oh invece è più che appropriato, credimi figliolo. Venite, dai» rispose lui sorridendo sempre di più.
Li condusse tutti in sala da pranzo dove Marlene stava sistemando un centro tavola in mezzo alla tavola apparecchiata a festa. Rimasero per un attimo a bocca aperta a guardare la ragazza, poi Sirius si riscosse e sussurrò «Marlene.»
Lei si voltò e li vide tutti lì fermi sulla porta che la guardavano, così sorrise e disse «ciao ragazzi.»
«Ciao Marl!» esclamò James e si fiondò ad abbracciarla, alzandola da terra e facendola girare.
Marlene scoppiò a ridere e disse «ciao James» quando lui la mise a terra.
Anche Lily si precipitò ad abbracciarla e a salutarla e poi tutti si voltatono verso Sirius, rimasto immobile a fissarla. Lily e James si guardarono poi uscirono per lasciarli soli. Marlene si avvicinò a Sirius e gli accarezzò il viso sussurrando «ciao Sir.»
«Marl» mormorò, troppo incredulo per riuscire a produrre qualcosa di più.
«Ti sei alzata.»
Marlene fece un piccolo sorriso e disse «si, mi sono alzata. Tu come stai?»
Lui strabuzzò gli occhi ed esclamò «come sto io? Io sto bene, perché me lo chiedi?»
«Perché mi sono resa conto di non avertelo mai chiesto in tutti questi giorni. Non mi sono mai preoccupata di come stessi tu, del tuo dolore. Ero così immersa nel mio che non ho nem-» «non dirlo, non provarci nemmeno Marl» la interruppe Sirius tornando in se.
«Va bene così. Non devi assolutamente preoccuparti di questo. L'importante è come stai tu» le disse prendendole il viso tra le mani.
«No, non va bene Sirius. Anche tu hai il diritto di soffrire, anzi dovremmo farlo insieme, invece io mi sono chiusa in me stessa senza preoccuparmi di te. Ma oggi ho deciso che basta così. Non credo che il dolore se ne andrà mai, però voglio imparare a combattere per tornare a vivere e se tu sei d'accordo vorrei farlo con te» disse Marlene guardandolo negli occhi.
«Certo che sono d'accordo» rispose Sirius mentre una lacrima gli rigava una guancia.
«Io non posso assicurarti che da oggi tornerò quella di prima o che riuscirò tutti i giorni ad alzarmi dal letto, però ti prometto che ci proverò» mormorò Marlene raccogliendo quella lacrima con il pollice.
«E io ti prometto che ti starò sempre accanto e che farò di tutto per aiutarti. Ti amo così tanto Marl» disse Sirius stringendola tra le braccia.
«Anche io Sirius» rispose lei abbracciandolo forte e beandosi di essere di nuovo tra le sue braccia.
Quando si separarono avevano entrambi il viso bagnato da lacrime salate, ma in loro c'era una nuova forza e una nuova determinazione.
«Che cosa è stato che ti ha fatto alzare dal letto?» le chiese Sirius sfiorando con le dita la treccia che le ricadeva morbida sulla spalla.
«È stato grazie ad Euphemia. Non so come ha fatto a penetrare nella mia bolla di isolamento, ma dopo avermi aiutato a mangiare mi ha proposto di aiutarmi a fare il bagno e... aveva uno sguardo così speranzoso che non me la sono sentita di dirle di no. Mi ha lavata, mi ha passato lo shampoo e il balsamo sui capelli e mi ha prestato il suo olio da bagno. E poi ha cantato per me, Sir. Nessuno aveva mai fatto una cosa così per me. Mi spazzolava i capelli con una delicatezza incredibile e intanto cantava e io ero così rilassata e più in me stessa di quanto non lo ero stata negli ultimi giorni. E poi mi ha vestita e pettinata e io mi sono resa conto di essere di nuovo viva. Per tutto il tempo in cui sono stata in sua compagnia sono stata meglio rispetto ai giorni scorsi in cui mi sono crogiolata nel mio dolore e così non me la sono sentita di rimanere di nuovo sola. Così abbiamo cucinato e il tempo è passato in un baleno e io sono stata molto meglio rispetto al solito» gli spiegò Marlene.
«Sono così contento amore mio. Avevo così paura di non vederti più così! Per fortuna che c'è Euphemia. Devo così tanto a questa donna...» commentò Sirius sorridendo.
«È davvero una gran donna. Se solo anche le nostre madri fossero come lei» mormorò Marlene.
«Lo so, ma non pensiamoci ora ok? Andiamo, gli altri ci aspettano» disse Sirius prendendola per mano e avviandosi in cucina dove gli altri chiacchieravano tranquilli.
Anche Remus era arrivato nel frattempo e stava chiacchierando con James quando i due entrarono in cucina.
Mentre Marlene si avvicinò a salutare Remus, Sirius si diresse verso Euphemia, che lo salutò con il suo solito sorriso amorevole ed un «ciao Sir», e la abbracciò.
Era la prima volta da quando abitava dai Potter che faceva una cosa del genere. Non era mai stato un tipo affettuoso come James e cercava di dimostrare la sua gratitudine e il suo affetto per i genitori del suo migliore amico in altri modi, perciò quel gesto lasciò tutti senza parole.
Cercò di metterci tutto in quell'abbbraccio. Tutto quello che non riusciva ad esprimere a parole.
Riuscì solo a sussurrare un «grazie» all'orecchio della donna e lei non potè far altro che stringerlo, accarezzargli i capelli e mormorare con voce rotta «oh Sirius...»
Poi si separarono e si sorrisero, entrambi molto emozionati.
«Bene, che ne dite di cenare? Non vedo l'ora di assaggiare quel dolce al cioccolato!» esclamò Fleamont.
«Già anche io!» disse Remus facendo ridere i suoi amici.
Andarono tutti in sala da pranzo e presero posto per la cena, che venne servita da Betsy.
Passarono una serata tranquilla in cui mangiarono, chiacchierarono del più e del meno e risero tutti insieme, come una vera famiglia. Sereni come non lo erano da tempo.

Ciao ragazzi! Come state? Ancora vivi dopo queste giornate così infuocate? Non so da voi ma qui da me si muore letteralmente di caldo! 😣😣 Comunque... a parte questo 😅 che ne pensate del capitolo? La nostra Marl si sta riprendendo per fortuna! Bè non poteva essere diversamente, visto che lei è una tosta 😅
No a parte gli scherzi, ovviamente non ho idea di quello che si provi quando si perde un figlio, posso solo immaginare quanto soprattutto per una madre sia devastante. Volevo che da questo capitolo si percepisse quanto Marlene, ma anche Sirius, fossero già legati al bambino. Entrambi con un infanzia difficile e con un rapporto con i propri genitori molto complicato, mi sono immaginata quanto per loro doveva essere importante quella piccola creatura e quindi anche quanto deve essere stata grande la loro sofferenza. Cioè per me non era la tipica gravidanza indesiderata di un adolescente, per me era molto di più. Sentivo che per Sirius e Marlene era di più... non so come spiegarvi, ma appena mi è venuta l'idea della gravidanza già sapevo come sarebbe andata e come sarebbe stato per loro.
Ormai sento questi personaggi talmente miei che mi sembra sempre di sentire sulla mia pelle tutte le emozioni che provano loro e che cerco di descrivere con le parole. Sono così legata a loro che mi viene davvero naturale.
Spero che dalla storia si percepisca almeno un po perchè ci tengo davvero molto.
Ho cercato di esprimere al meglio la sofferenza enorme di Sirius e Marlene, ma anche della loro famiglia, di James e Lily e dei signori Potter, però non volevo andare avanti troppi capitoli in quel modo perchè avevo paura che la storia diventasse noiosa... ho così tante cose in testa da far succedere ancora! E poi credo davvero che con le persone giuste accanto si possa affrontare ogni genere di difficoltà e si possa superare tutto. Ed Euphemia io me la immagino così, come una grande donna, ma soprattutto come una grande mamma, che ha talmente tanto amore da dare che non si fa problemi ad accogliere ed accudire come figli suoi ragazzi con delle vite ed un passato non proprio sereni.

Detto questo, ho scritto delle note lunghissime e forse ho esagerato un po, ma avevo preso via e non riuscivo a smettere 😂 chissà cosa ho scritto, a quest' ora e con questo sonno tutto è possibile, ma volevo troppo aggiornare! 🤣
Va bene ora vado a nanna! A presto belli miei! ❤❤❤

Il Legame Che Ci UnisceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora