Capitolo 6: Una serata movimentata

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15 settembre 1977
Nei giorni che seguirono non ci furono grandi novità.
La vita ad Hogwarts procedeva alla normalità: le giornate si stavano piano piano accorciando, l'aria era sempre più fresca e le lezioni si facevano sempre più impegnative.
Le cose sembravano procedere per il meglio, senza intoppi. Il gruppo del settimo anno di Grifondoro stava iniziando a diventare sempre più unito, visto che passavano molto tempo insieme. Non lo avrebbero mai creduto, ma stare tutti insieme non era poi così male. I Malandrini iniziavano ad apprezzare sempre di più le ragazze, e non solo perché erano molto intelligenti e quindi potevano dargli una mano con lo studio, ma anche perché erano veramente molto simpatiche.
Quel pomeriggio erano in biblioteca a studiare, tutti insieme, quando un gruppetto di ragazze passò accanto al loro tavolo chiacchierando a bassa voce e ridendo, indicandoli. Marlene alzò lo sguardo e le vide sedersi a un tavolo poco lontano dal loro. Le ragazze stavano guardando Sirius e James e cercavano di attirare la loro attenzione ammiccando e ridendo a bassa voce. Marlene non sapeva perché ma in quel momento provò un senso di rabbia dentro di lei, che per poco non tirò un libro in faccia a quella sciocca ragazza che continuava a guardare provocante Sirius. Guardò i ragazzi e li vide sorridere soddisfatti, quei due erano incredibili! Sirius incontrò il suo sguardo e si accorse che il suo umore era cambiato, così la guardò interrogativo. Lei, imbarazzata, abbassò lo sguardo facendo finta di niente. Lui continuò a studiarla per un po: era veramente una bella ragazza, lo aveva sempre pensato, ma quell'anno era cambiato qualcosa. O forse era solo il fatto che si stavano conoscendo meglio, ma comunque qualcosa in lei lo stregava.
Sirius Black non era abituato a quella sensazione, di solito era lui ad ammaliare le ragazze e non il contrario. Ma Marlene McKinnon era diversa da tutte le altre, lui lo sapeva.
Ora doveva solo capire che cosa gli stava succedendo e perché ogni volta che se la ritrovava a meno di un metro di distanza, non poteva far a meno di guardarla, di guardare ammaliato i suoi bei capelli biondi che le ricadevano morbidi sulle spalle; oppure quando li portava legati, lui si ritrovava a fissare il suo collo e la curva del viso, pensando a quanto fosse bella; e cosa peggiore di tutte, si era accorto che molto spesso si era sorpreso ad osservare le sue labbra, chiedendosi se fossero così belle e morbide come apparivano.
E ogni volta che accadeva una di queste cose, lui scuoteva la testa cercando di convincersi che fosse solo un caso che si trovasse così spesso ad osservarla. Ancora non era pronto ad ammettere che qualcosa in lui stava cambiando, che finalmente qualcuno stava riuscendo a sciogliere il suo cuore di ghiaccio, goccia dopo goccia.
Anche Lily aveva osservato James sorridere alle ragazze, e si era sorpresa nel vederlo limitarsi a quello. Non aveva fatto il casca morto, aveva semplicemente sorriso, forse divertito da quel comportamento, ma poi aveva lasciato perdere. Era strano che non avesse dato spago a quelle ochette che continuavano a guardarlo e a lanciargli sguardi ammiccanti e provocanti. Lily pensò per un attimo di star sognando, ma poi si diede un pizzico su una gamba e dal dolore che provò capì che non era per niente un sogno: James Potter non ci stava provando con delle ragazze che gli si stavano servendo su un piatto d'argento! Un sorrisino le increspò le labbra e lei non riuscì a trattenerlo, e così, soddisfatta, tornò al suo libro di trasfigurazione.

Dopo aver studiato si diressero tutti in Sala Grande per la cena, chiacchierando a voce alta, dopo un lungo pomeriggio costretti a parlare a a bassa voce dalla severa bibliotecaria.
E una volta finita la cena tornarono in Sala Comune, per rilassarsi un po.
Mentre Lily stava per salire in stanza, una voce la chiamò «ehi Evans! Ci vediamo qui tra mezz' ora per la ronda?» Le chiese James educatamente.
Lei lo guardò, rispose «va bene Potter, a tra poco» e sparì nella scala a chiocciola che portava al dormitorio femminile.
Non sapeva perché, ma era molto nervosa all'idea di passare del tempo da sola con lui, perciò quando scese di nuovo, si stava torturando le mani nervosamente.
«Andiamo Evans?» le domandò lui, lei annuì e insieme uscirono dal buco del ritratto. Camminarono per un po in silenzio, lui osservandola con la coda dell'occhio, notando che era molto irrequieta.
Così si fece coraggio e le chiese «Evans tutto ok?»
«Si tutto bene, perché?» disse lei.
«No niente, così» rispose lui vago, e poi continuò «senti Evans, volevo chiederti scusa per l'altra volta. Mi dispiace, non avrei dovuto trattarti in quel modo.»
Lei lo guardò stupita e disse «bè grazie Potter, lo apprezzo davvero, ma ti devo delle scuse anche io. Non avrei dovuto urlarti in quel modo e perdere la pazienza.»
Lui la fissò per un attimo, sbalordito, e poi le sorrise. E non era il solito ghigno che le rivolgeva sempre, ma era un vero e proprio sorriso, e lei non potè non ricambiare. Si erano fermati, continuando a guardarsi e a sorridersi, senza dire una parola.
«Sei così bella quando sorridi» le disse James senza staccare gli occhi dal suo viso. Alzò una mano e con delicatezza le spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, poi iniziò ad accarezzarle una guancia con un tocco così delicato che la ragazza chiuse gli occhi assaporandosi quel momento. Fu una voce alle loro spalle a spezzare la magia «bene bene bene, chi abbiamo qui? Potterino e la sanguesporco a quanto pare.»
Due figure uscirono all'ombra alle spalle di James e altre due alle spalle di Lily. I ragazzi alzarono subito le bacchette e lui si mise davanti a lei con fare protettivo.
«Ehi Severus, avevi ragione riguardo la tua amichetta. È una delle troiette che va con Potter» ghignò Mulciber.
«NON AZZARDARTI A PARLARE DI LEI COSÌ» tuonò James. Lily non riusciva a staccare gli occhi dal suo ex amico, doveva capire se guardandolo negli occhi avrebbe trovato ancora lui dentro al suo corpo o se ormai era rimasto solo il Mangiamorte.
«Non scaldarti Potter, lo vedi anche tu che non avete scampo quindi stai calmo o non arriverete in dormitorio sta sera» disse Avery ghignando.
«Non mi fate paura Avery, tu e i tuoi amici serpi. Andatevene, non potete stare qui fuori a quest'ora. Non siete Caposcuola» sbottò James duramente.
«Oh ma a noi non importa niente di quello che dici tu, traditore del tuo sangue.»
Era stato Piton a parlare con una voce fredda e piena di disgusto, che fece sobbalzare Lily. La ragazza in quel momento capì che del suo amico non c' era più traccia in lui. Fu quello che le diede il coraggio di fare un passo avanti e affiancare il suo compagno, e dire con voce decisa e tagliente «forse dovresti sciacquarti la bocca quando parli con lui, Mocciosus
Era così arrabbiata con lui che avrebbe voluto prenderlo a pugni. Severus sbiancò per un attimo, poi si ricompose e disse con tutto il disgusto che provava «ma sentitela la ragazzina, ora parla anche come lui. Ti sei già fatta portare nel bagno dei prefetti dove va con tutte le altre? Devo aspettarmi di vederti piangere domani mattina perché già ne avrà trovata un'altra?»
Lily non riuscì più a controllarsi a quel punto e con un rapido movimento della bacchetta cercò di schiantare il ragazzo davanti a lei, ma quello si buttò da una parte e lo schivò. In un attimo rialzò la bacchetta e lanciò un incantesimo, così la ragazza urlò «protego!» e una barriera impedì all'incantesimo di colpirla. James era furioso, ma sapeva che Lily voleva affrontarlo da sola, sarebbe dovuto succedere prima o poi. I due si conoscevano talmente bene che duellavano con abilità ma nessuno riusciva ad avere la meglio. Fu quando Avery cercò di schiantare Lily che James intervenì, la buttò a terra di lato e contrattaccò. Iniziò così una lotta quattro contro due e anche se i due ragazzi si difendevano bene, dopo un po iniziarono a sentire la stanchezza. Fu proprio quando stavano per cedere che una voce alle loro spalle gridò «stupeficium!» e Mulciber volò dall'altro lato del corridoio. In un attimo le serpi si trovarono davanti cinque Grifondoro con le bacchette puntate su di loro. Infatti Sirius, Remus, Peter, Mary e Marlene erano sbucati da dietro l'angolo pronti ad aiutare gli amici. I Serpeverde capirono di essere in netto svantaggio e si ritirarono, ma non prima che Piton si girasse verso James sibilando «sectumsempra.»
Lily, che aveva capito ciò che stava per succedere si lanciò davanti al ragazzo e venne colpita in pieno petto dalla maledizione. In un attimo i Serpeverde si dileguarono e i Grifondoro si precipitatono su Lily che stava sanguinando copiosamente da alcuni tagli profondi al petto.
«Lily!!!» urlò James inginocchiandosi accanto a lei e prendendole il  viso tra le mani.
«Perché l'hai fatto?! Perché???» gridò sconvolto, ma la ragazza era già svenuta e stava diventando sempre più bianca.
«Dobbiamo portarla subito in infermeria!» gridò Marlene. James la prese in braccio e tutti insieme corsero per i corridoi. Per fortuna l'infermeria era lì vicino. Bussarono forte alla porta e una Madama Chips in pigiama gli aprì quasi subito.
«Che è successo?» strillò vedendo la ragazza in quelle condizioni. E mentre James la adagiava sul lettino e lei gli apriva veloce la camicia gli altri le spiegarono. Vedondo i tagli che aveva Lily sul corpo, James si accasciò sulla sedia accanto a lei e le prese la mano. Piano piano le ferite iniziarono a chiudersi grazie all'incantesimo che stava pronunciando la donna e poco dopo un po di colore tornò sul viso della giovane. Il ragazzo accanto a lei era sconvolto e con una mano tra i capelli la guardava con gli occhi sbarrati. Le labbra della rossa tremarono un attimo e lei pronunciò in un sussurro «James» un paio di volte per poi svenire di nuovo. Il ragazzo strinse forte la sua mano e le accarezzò i capelli «sono qui Lily, sono qui.»
La donna li rassicurò dicendogli che si sarebbe ripresa presto e li fece uscire. Ma non ci fu verso di far alzare James; avrebbe aspettato finché Lily non si fosse svegliata. Vedendolo in quello stato Madama Chips non riuscì a ribattere. Gli disse di cambiarsi almeno la maglia che era piena di sangue e di lavarsi le mani. Così una volta ripulito gli passò un pigiama e andò a dormire. Fu quando furono soli che il ragazzo si abbandonò a un pianto silenzioso con la testa sul cuscino della ragazza. Era in quello stato perché aveva voluto proteggerlo; si era buttata davanti a lui e aveva rischiato di morire solo per proteggerlo. E questo James non riusciva a tollerarlo, e si ripromise che gliela avrebbe fatta pagare cara a quel viscido di Mocciosus! E con quei pensieri cupi scivolò in un sonno agitato accanto alla ragazza ancora incosciente.

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