Capitolo 99: Incanto Fidelius

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«S-Sirius... che ci fai qui? È-è successo qualcosa?» domandò Peter quando i suoi occhi incontrarono quelli grigi del suo amico, fermo immobile sulla soglia di casa sua.
Era notte fonda ormai quando Sirius se ne era andato da casa di James e Lily. Era stato con il suo migliore amico per un bel po, cercando di infondergli un po di speranza e di scacciare quel terrore cieco che gli aveva riempito il cuore.
Non credeva di esserci riuscito granché a dire il vero, considerando che nel suo di cuore, quel terrore era rimasto, così forte da travolgerlo ad ondate e di impedirgli quasi di respirare.
Aveva fatto tutto quello che poteva per cercare di rassicurare James, e se stesso, ma sapeva che nulla di tutto quello che poteva dirgli avrebbe avuto il potere di cambiare le cose.
Perché nulla dava loro la certezza che quello che stavano facendo fosse la cosa giusta.
Ma, nonostante la paura costante che sembrava non volerlo lasciare andare, Sirius era deciso a combattere, a fare qualcosa. Non sarebbe rimasto in disparte a guardare, impotente davanti alla mostruosa possibilità che Voldemort trovasse Harry.
No, lui avrebbe fatto qualsiasi cosa per far si che quel bambino fosse al sicuro. E non importava se questo significa mettere in pericolo la sua vita fingendo di essere il Custode Segreto, perché era il minimo che potesse fare per ricambiare almeno in parte tutto quello che James e Lily gli avevano dato nel corso di quei dieci lunghi anni.
E non solo perché James era suo fratello e sapeva che avrebbe patito le pene dell'inferno se fosse morto, ma perché sentiva che glielo doveva.
James lo aveva salvato in tutti i modi in cui una persona può essere salvata.
James gli aveva regalato la famiglia che non aveva mai avuto.
James aveva fatto di lui una persona migliore.
James era stato il collante che aveva tenuto insieme i pezzi del suo cuore martoriato per tutta la sua vita.
Per questo, e per mille altre cose ancora, Sirius voleva aiutarlo a tenere al sicuro la sua famiglia.
Quando avevano deciso di prendere parte attivamente a quella guerra, sapevano entrambi che c'era la possibilità che almeno uno dei due non sopravvivesse. Non se lo erano mai detto esplicitamente, ma tra loro non c'era mai stato bisogno.
Erano entrambi dei combattenti e sapevano che avrebbero rischiato la vita, sapevano che c'era la possibilità che uno dei due perdesse l'altro, ma, nonostante quella fosse la cosa che temevano di più al mondo, sapevano di non avere altra scelta.
Nessuno dei due si sarebbe arreso ed entrambi avrebbero lottato per un mondo migliore.
Sirius sapeva che avrebbe potuto perdere James in qualunque momento come aveva perso Marlene, ma non per questo avrebbe messo meno determinazione per cercare di salvarlo.
Per questo lo aveva consolato e rassicurato a lungo quella sera, poi lo aveva accompagnato al piano di sopra. Aveva visto James guardare Lily con il cuore a pezzi, mentre lei teneva tra le braccia il suo bambino addormentato e piangeva silenziosamente.
Si era seduta sulla sedia a dondolo che avevano nella cameretta e teneva Harry tra le braccia accarezzandogli la testa dolcemente.
Le lacrime che le bagnavano le guance brillavano alla luce tenue della piccola lampada.
Sirius aveva osservato James guardare Lily, la sua Lily, come se, per la prima volta in vita sua, non sapesse che cosa dirle.
Aveva visto il terrore e il dolore negli occhi del suo migliore amico e si era sentito di nuovo impotente.
Gli aveva stretto una spalla per cercare di infondergli un po di coraggio e James aveva spostato lo sguardo su di lui.
Dopo una lunga occhiata, James aveva sospirato sconfitto e aveva annuito.
Era entrato nella cameretta e si era avvicinato a Lily, chiedendole con voce tremante di andare a riposare un po sul letto.
Lei gli aveva risposto che non voleva lasciare Harry da solo e Sirius era sicuro che un altro piccolo pezzetto di cuore di James si era sgretolato.
Perché sapeva che se Lily stava male, anche James soffriva lo stesso dolore.
Era così che andava tra loro due.
Aveva guardato James aiutare Lily ad alzarsi, con ancora il bambino tra le braccia, e poi guidarla verso la loro camera. Lo aveva visto farla stendere nel loro letto e stendersi accanto a lei, rimboccarle le coperte e avvolgere un braccio attorno alla sua vita stringendosela al petto e abbracciando così anche Harry.
Sirius li aveva osservati in silenzio per qualche attimo: James, che non il suo lungo braccio avvolgeva tutti loro e se li stringeva al petto come se in quel modo potesse nasconderli al mondo; Lily, con la schiena appoggiata al petto di lui e raggomitolata su un fianco come una bambina, senza mai smettere di piangere, gli aveva preso la mano ed aveva intrecciato le dita alle sue; ed infine Harry, con quella zazzera di capelli neri sulla testa, le guancette rotonde e l'espressione serena di un bambino piccolo, addormentato placidamente con il volto rivolto verso i suoi genitori, completamente ignaro della loro sofferenza.
Dopo averli guardati per qualche attimo, Sirius si era sforzato di andarsene. Aveva sentito il bisogno fisico di fare qualcosa perché sapeva che continuando a guardare il dolore dei suoi migliori amici avrebbe presto ceduto anche lui.
Perciò se ne era andato da casa di James in silenzio e si era smaterializzato da Peter.
«Devo parlarti di una cosa importante, Peter» disse con voce seria, ma determinata.
Peter, ancora un po assonnato e confuso per essere stato svegliato nel cuore della notte, si fece da parte e lo fece entrare.
Andarono a sedersi nella piccola cucina e Peter gli chiese «vuoi un caffè?»
«Meglio qualcosa di più forte, se ce l'hai» mormorò Sirius passandosi una mano sul viso.
Il ragazzo annuì e prese una bottiglia di whisky e due bicchieri.
Dopo averli riempiti, si sedette di nuovo e guardò Sirius svuotare il suo in un sorso.
Glielo riempì di nuovo e aspettò con pazienza che l'amico si decidesse a parlare.
Dopo che ebbe svuotato anche il secondo bicchiere, Sirius sospirò e disse «è successa una cosa, Pete, una cosa terribile.»
Peter strabuzzò gli occhi e domandò di nuovo «che è successo?»
«Silente è stato a casa di James sta sera e ci ha dato una notizia terribile. Ha ascoltato una profezia... una profezia su Voldemort e su qualcuno che può distruggerlo. Ha detto che una delle sue spie gli ha riferito che Voldemort crede che si tratti Harry... il nostro Harry» mormorò Sirius tetro.
Peter sbiancò e lo fissò con gli occhi sbarrati, così Sirius continuò «non ho idea di come abbia fatto Voldemort a sapere che si tratta di lui, ma Silente dice che lui lo ha scelto perciò il suo destino è già segnato.»
Dopo un lungo silenzio in cui Sirius rimase a fissare il suo bicchiere vuoto, alzò lo sguardo sul suo amico e concluse «gli darà la caccia, Pete. Gli darà la caccia e li ucciderà tutti.»
Peter, che aveva sempre avuto un po di timore nei confronti di Sirius, fu percorso da un lungo brivido sulla schiena quando i suoi occhi incontrarono quelli del suo amico.
Mai nella vita gli era capitato di vedere degli occhi tanto spaventosi, dopo quelli di Voldemort ovviamente.
Sembravano un pozzo senza fondo, terribilmente scuri e vuoti.
Sirius aveva sempre avuto l'aria tenebrosa, fin da ragazzino, ma da quando aveva perso Marlene, sembrava avesse perso anche quel brandello di umanità che gli restava e in quel momento assomigliava ad un Black più di quanto non avesse fatto in tutta la sua vita.
E la sola idea che quel Sirius potesse capire che in realtà era stato lui, Peter, a dare a Voldemort l'informazione che lo aveva messo sulle tracce del suo migliore amico e del suo figlioccio, per poco non ebbero il potere di farlo andare nel panico. Riuscì a trattenersi solo perché ormai era diventato molto bravo a nascondere i suoi sentimenti.
In quel momento si disse che per prima cosa doveva far uscire Sirius da casa sua il prima possibile, poi avrebbe riflettuto su tutto quello che stava succedendo e su quello che avrebbe dovuto fare.
«Silente che ha detto? Cosa possiamo fare?» gli domandò con voce tremante.
Sirius si versò altro whisky e bevve prima di rispondere «ha consigliato loro l'Incanto Fidelius. È per questo che sono qui.»
Peter aggrottò le sopracciglia confuso sta volta e borbottò «io non ho idea di cosa sia e comunque non credo di essere in grado di fare un incantesimo così potente da riuscire a-»
«Non è quello che voglio chiederti, Peter» lo interruppe Sirius.
«Sono qui per chiederti di essere il loro Custode Segreto.»
Peter lo guardò interdetto.
Non sapeva con precisione che cosa Sirius gli stesse chiedendo, ma era certo che la cosa fosse strana.
«Cosa?» sussurrò.
«Devi essere il loro Custode Segreto, devi nasconderti e tenerli al sicuro. Con l'Incanto Fidelius tu sarai l'unica persona a sapere la posizione esatta di James, Lily ed Harry. Finché tu non lo rivelerai, loro saranno al sicuro» gli spiegò Sirius sporgendosi un po verso di lui.
«Ma... ma... perché io?» esalò Peter sconvolto.
«James e Lily volevano che fossi io, ma è troppo scontato. Faremo credere a Voldemort che sono io così darà la caccia a me, nel frattempo tu te ne starai nascosto. Sei il migliore di noi in questo. In questo modo riusciremo a tenerlo lontano da loro mentre cerchiamo un modo per ucciderlo una volta per tutte» disse Sirius.
Peter lo guardò sempre più scioccato.
«Io... io... Sirius non credo di essere adatto. S-se Tu-Sai-Chi mi scopre mi torturerà e mi ucciderà» mormorò spaventato scuotendo la testa.
«Non succederà!» sbottò Sirius.
«Non succederà, Pete! Nessuno penserebbe mai che il Custode Segreto sei tu! Sarai al sicuro e così anche loro!» esclamò alzandosi di scatto e facendo avanti e indietro nella piccola cucina.
Peter passò dall'essere sconvolto all'essere indignato: sapeva che non era bravo a combattere come i suoi amici, ma sentirsi dire che nessuno lo avrebbe preso in considerazione per un compito tanto importante lo ferì profondamente.
Non si rese conto di aver male interpretato le parole di Sirius.
Credette che Sirius lo stesse sminuendo, pensò che lui non lo ritenesse in grado come al solito.
Non si accorse della disperazione di Sirius e non capì che lui intendeva solamente dire che Peter era molto più bravo di loro a rimanere nell'ombra.
Gli tornarono alla mente le parole che Regulus Black gli aveva rivolto molto tempo prima: "Questo è esattamente quello che riesce meglio a mio fratello, e io lo so bene. Se non la pensi come lui, se non sei come lui, allora ti volta le spalle. Ti lascia indietro e non si degna neanche di dirti ciao. È fatto così lui. Per Sirius conta solo Potter. Lui è il suo vero e unico amico, perchè sono uguali."
Ed era vero, si disse. Per Sirius avrebbe contato sempre e solo James.
Che cosa gli importava a lui di mettere a rischio la sua di vita, quella di Peter, per salvare quella di James?
Che cosa interessava a Sirius se Voldemort avrebbe torturato lui una volta scoperto l'inganno?
L'importante per lui era tenere al sicuro James, del resto se ne fregava.
«Loro sono tutto ciò che mi rimane, Pete. Dobbiamo salvarli... Dobbiamo salvarli» mormorò Sirius.
Se solo Peter avesse avuto il coraggio di alzare lo sguardo e guardarlo negli occhi. Se avesse concesso al suo amico il beneficio del dubbio. Se il suo cuore non fosse stato così avvelenato dal rancore... avrebbe di certo capito la disperazione di Sirius e avrebbe compreso il significato delle sue parole.
Ma Peter rimase a fissarsi le mani strette sul tavolo, e quando sussurrò «va bene, lo farò» non lo fece per Sirius o per James, lo fece perché sapeva di non avere scelta.
Perché non voleva confermare quello che era sicuro che Sirius già pensasse di lui, e cioè che era un codardo.
«Bravo Pete! Sapevo che non ti saresti tirato indietro!» esclamò Sirius battendogli una pacca sulla spalla.
«Ci vediamo domani mattina a casa di James, sta notte hanno bisogno di rimanere soli. Buona notte amico.»
E, senza aspettare una risposta da parte di Peter o senza rendersi conto del suo stato d'animo, Sirius se ne andò lasciandolo solo.
«Amico» borbottò con una smorfia quando sentì la porta di casa chiudersi.
«Si, come no» sbuffò e poi buttò giù tutto d'un fiato il whisky nel suo bicchiere, più arrabbiato e deluso che mai.

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