Quando Remus apparve nel vicoletto stretto e poco illuminato era quasi il tramonto.
L'aria era fredda e tagliente, segno che l'inverno era ormai quasi alle porte.
Ispirò una bella boccata d'aria e di coraggio e poi si incamminò.
Nonostante fossero passati anni dall'ultima volta in cui aveva messo piede lì, Remus ricordava perfettamente la strada e riconosceva ogni singolo dettaglio.
Era tutto come lo ricordava: le casette colorate, i giardini perfettamente curati, le strade pulite.
L'unica differenza era che c'era molto meno verde di quando era stato lì l'ultima volta perché in quell'occasione era estate, mentre in quel momento era autunno, perciò gli alberi erano quasi del tutto spogli e le foglie erano marroni, gialle e arancioni.
Si ritrovò a pensare che quel posto forse in autunno era ancora più bello che in estate. E forse, si disse, se avesse avuto ancora un cuore funzionante avrebbe potuto godersi meglio il bel paesaggio che aveva davanti.
Ma il suo cuore non funzionava più a dovere. Le numerose crepe che si erano formate nel corso degli anni alla fine lo avevano reso debole e stanco, come se l'unica cosa che riuscisse a fare ormai fosse quella di battere per tenere in vita il suo corpo, ma non poteva più provare emozioni forti. Era così che si sentiva Remus.
Era sicuro che il suo cuore fosse ormai anestetizzato e così abituato al dolore da non poter sentire altro.
Si disse che avrebbe dovuto saperlo fin dall'inizio che sarebbe finita così. D'altronde un mostro come lui non meritava di essere felice.
Quella felicità che aveva assaporato per alcuni anni della sua vita era stata come un bel sogno, come se lui avesse sognato di vivere la vita di un altro.
Ma si sa, tutti i più bei sogni prima o poi finiscono. E quando ti svegli e torni alla realtà ti rendi conto che la vita vera è un'altra cosa.
La vita vera è fatta di sofferenze e lui, forse più di tutti, aveva dovuto imparare a convivere con il dolore già da bambino.
Mentre camminava sul marciapiede deserto e un leggero vento freddo gli scompigliava i capelli, alzò lo sguardo e riconobbe la casa davanti a lui.
Il cancelletto, il numero 9 in ottone, il giardino, tutto era uguale, anche se sembrava che i colori si fossero spenti.
Le pareti della casa che lui ricordava di un bel panna, ora erano più un bianco sporco, non c'erano fiori nelle aiulole del giardino e l'erba non era più verde intenso, ma giallognola e rinsecchita.
Si chiese se fossero i suoi occhi a vedere tutto il mondo più grigio, danneggiati così come il suo cuore, o se anche gli abitanti di quella villetta si fossero lasciati andare al dolore e così la casa e il giardino ne avevano risentito.
Distolse a fatica lo sguardo e proseguì.
Non dovette camminare molto per raggiungere la sua destinazione.
Alla fine della strada, stava una chiesetta, piccolina e con le vetrate colorate.
Puntò in quella direzione, ma quando vi arrivò davanti non entrò in chiesa, ma varcò il cancello che conduceva al cimitero lì dietro.
Con le mani strette a pugno nella giacca e lo sguardo basso, si fece guidare dai suoi ricordi e dal suo cuore malridotto.
Alla fine trovò quello che cercava.
Proprio al centro del cimitero, tra altre tombe, stava una lapide bianca.
Un bel mazzo di fiori era stato depositato nel vaso davanti alla lapide. Non erano freschissimi, ma si vedeva che la tomba era molto curata.
Costringendosi ad inghiottire l'enorme groppo alla gola che gli impediva quasi di respirare, Remus si avvicinò alla lapide e, quando fu davanti, lesse le parole incise sopra in oro "Mary Hanne McDonald, 4/08/1960 18/06/1978".
Remus, sopraffatto dal dolore, cadde a terra in ginocchio proprio come aveva fatto il giorno in cui avevano seppellito Mary.
Tirò fuori la bacchetta e fece apparire un bel mazzo di fiori che depositò ai piedi della lapide.
«Ciao Mary» sussurrò guardando il nome inciso sulla pietra bianca.
«Sono io, Remus. Mi dispiace di non essere mai venuto qui a trovarti, ma non ce l'ho mai fatta prima d'ora. Penserai che io sia un codardo, lo so, ma non ci sono mai riuscito» disse mentre alcune lacrime gli rigavano il viso.
Aveva pensato spesso di recarsi al cimitero e andare a trovare la tomba di Mary, ma non ci era mai riuscito. Il dolore era sempre stato troppo forte.
Ma in quel momento, quando ormai nel dolore vi era immerso da giorni, varcare quel cancello era stato facile.
Ed ora che si trovava lì, non riusciva a smettere di pensare alla sua amata Mary e a cosa avrebbe voluto dirle se lei fosse stata davvero lì con lui.
«Non so se in tutto questo tempo hai potuto vedere cosa è successo... da una parte spero di no, perché non vorrei che anche tu dovessi portare questo dolore che io mi porto sempre appresso. Voglio pensare che nel posto in cui ti trovi non c'è più sofferenza, voglio sperare che tu sia felice, ovunque tu sia.»
Remus appoggiò una mano a terra, come aveva fatto un tempo, anche se ora sotto al suo palmo c'era erba e non terra bagnata.
I ricordi di quel giorno doloroso premevano per prendere il sopravvento, ma lui si fece forza e continuò a parlare.
«Ho bisogno però di parlare un po con qualcuno, Mary. Ho bisogno di tirare fuori tutto quello che ho dentro e... e non mi è rimasto più nessuno per farlo, perciò... perciò ho pensato di venire da te, perché so che ovunque ti trovi tu mi ascolterai. Perché tu mi conoscevi meglio di chiunque altro e mi amavi come nessuno mi aveva mai amato quindi... Non so ho pensato che fosse una buona idea.»
Fece un gran sospiro, accarezzò piano l'erba con la mano e fece scorrere lo sguardo attorno a lui.
Gli sembrò quasi di rivederli tutti lì, attorno a lui, con le mani appoggiate sulla terra e la pioggia che bagnava i loro vestiti e i loro volti.
«Se ne sono andati tutti, Mary. Sono tutti in un posto in cui io non posso raggiungerli. Ti ricordi quando credevamo di essere invincibili? Quando eravamo convinti che bastasse la nostra amicizia e il nostro legame per tenerci in vita? Bè, non è bastato. Siamo stati ingenui e stupidi a pensare di poter sopravvivere tutti quanti. Nessuno di noi si è salvato. Quasi ti invidio per non essere stata qui a vedere tutto ciò e a patire tutto questo dolore.»
Si interruppe per tirare su con il naso e farsi forza poi riprese «sai, quando abbiamo iniziato a perdere amici e compagni, ho iniziato a rendermi conto in cosa ci eravamo andati ad immischiare. Credevamo che combattere fosse la cosa giusta, e forse lo è stata, ma a che prezzo? Guarda cosa abbiamo dovuto fare per vincere questa guerra! Ho visto e vissuto cose che non avrei mai creduto potessero capitarmi.»
«Quando abbiamo perso Gideon e Fabian, ho pensato che sarebbe stata davvero dura vincere. Poi se ne è andata anche Dorcas, e lì ho avuto davvero paura perché lei era davvero una tosta e potente, e se nemmeno lei ce l'aveva fatta come potevamo farcela noi? Un branco di orgogliosi ragazzini Grifondoro gettati in mezzo ad una cosa troppo grande per loro.»
Remus voltò un po la testa verso sinistra e fissò il punto in cui ricordava di aver visto lei quel giorno e immaginò di vederla ancora lì, i capelli biondi appiccicati al viso, le lacrime mischiate con la pioggia, le mani sporche di terra e fango.
«Poi abbiamo perso Marlene e quello... quello è stato il momento in cui ho creduto che tutto sarebbe stato perduto perché sapevo, lo vedevo nei volti degli altri, che tutto ciò che avevamo si stava sgretolando, ci stava sfuggendo via come sabbia tra le nostre mani. Quel periodo lì è stato quello in cui ho sentito che i Malandrini stavano perdendo. Ho capito che qualcosa tra noi stava cambiando e, con il senno di poi, avrei dovuto capire che c'era qualcosa di strano. Ti ricordi il discorso in Sala Comune quella sera? Mi sembra passata una vita, ma ultimamente ci penso spesso. James ci aveva chiesto di rimanere sempre fedeli l'uno con l'altro, ti ricordi? Di ricordare sempre chi eravamo e del legame che ci univa. Per molto tempo ho pensato che fosse possibile farlo, ma ultimamente ho capito di essere stato un illuso. Tutti noi siamo stati degli illusi. La guerra ci ha cambiati, Mary, tutti quanti.
Sirius... lui... dopo la morte di Marlene non è più stato lo stesso. Io... io non so cosa può essere accaduto, non so come è stato possibile che lui abbia fatto una cosa del genere, ma è stato lui, non c'è nient'altro da aggiungere. Ho provato ad andargli a parlare, ma dopo quello che ha fatto non gli è permesso vedere nessuno. Lui... Peter... ci sono momenti in cui vorrei ucciderlo a mani nude, me lo sogno anche la notte e non è una cosa di cui vado molto fiero. Ci sono anche momenti in cui mi sembra impossibile che sia successo davvero, ma sono veramente pochi.»
Rimase in silenzio per un lungo attimo, troppo concentrato a cercare di placare la rabbia che provava ogni volta che pensava a Sirius.
Poi prese un altro bel respiro e riprese a parlare «James e Lily... loro... avevi ragione tu, un amore come il loro andava oltre ogni cosa. Tu li avevi capiti da subito vero? Da dopo la tua morte Lily è cambiata davvero molto. Non è più stata la ragazza forte e indistruttibile che avevo conosciuto nei sei anni precedenti. In quell'ultimo anno di scuola sono successe talmente tante cose brutte che alla fine Lily Evans si è spezzata. James è riuscito a rimettere insieme i pezzi del suo cuore, ma non avrebbe mai potuto ripararlo definitivamente. O forse ci sarebbe riuscito se avessero vissuto una vita normale. Ma purtroppo le tragedie si sono susseguite in questi ultimi anni e James ha dovuto lavorare costantemente per far si che il cuore martoriato di Lily reggesse.
Ma si sono sempre supportati e aiutati a vicenda. Lily sembrava incapace di curare solo il suo di cuore perché quando si trattava di quello degli altri era ancora maledettamente brava.»
Remus si aprì in un piccolo sorriso malinconico.
«Se non fosse stato per loro io oggi non sarei qui. Mi hanno dato così tanto che ora che non ci sono più sento un grosso vuoto dentro di me. Ma ti rendi conto Mary? Un mondo senza James Potter e Lily Evans... sembra assurdo anche solo pensarlo, invece è la realtà.»
«Pensavamo che con loro fosse finalmente finita, che non avremmo pianto per nessun altro amico, e come al solito ci sbagliavamo. Alice e Frank... Dio, mi vengono i brividi solo al ricordo di qualche giorno fa. Credo che a loro sia toccata la sorte peggiore. Essere lì, vivi, ma rinchiusi in un mondo tutto loro senza riuscire a parlare, a riconoscere le persone che gli vogliono bene. È stato terribile vederli in quel modo, come se fossero delle marionette che assomigliano ai Frank ed Alice che conoscevamo noi. Emmeline è distrutta, totalmente.
Siamo rimasti solo io e lei, ma non ho idea di come fare per starle accanto quando anche io sto soffrendo così tanto. E poi sai anche tu che Emmeline è una ragazza particolare da questo punto di vista. Non è la tipica ragazza che piange e si dispera e cerca conforto negli altri. Sembra sempre che lei voglia affrontare tutto da sola e io non so mai come comportarmi. Credo che anche lei stia cambiando. Era già una tipa dura e credo che da oggi in poi lo sarà sempre di più.»
Gli sembrò di nuovo di vedere tutte e quattro le ragazze davanti a lui, come se fossero veramente lì.
Un raggio di sole rosso del tramonto illuminò la lapide bianca di Mary e le scritte in oro brillarono.
Remus lo interpretò come una sorta di saluto da parte di Mary, come se volesse incoraggiarlo ad andare avanti e a rassicurarlo in qualche modo.
«Comunque abbiamo vissuto tantissime brutte cose, ma ci sono stati anche bei momenti» ricominciò con un piccolo sorriso.
«Alice e Frank si sono sposati subito dopo la fine della scuola, ovviamente. E nello stesso giorno avresti dovuto vedere James che chiedeva a Lily di sposarlo davanti a tutti gli invitati al loro matrimonio. È stata proprio una cosa da James Potter, inginocchiarsi davanti a tutti e fare un discorso sul suo amore per Lily.
Per qualche attimo ho pensato che lei gli avrebbe urlato contro perché sai quanto Lily odiava quelle cose, invece non l'ha fatto»ridacchiò Remus al ricordo.
«Ha accettato di sposarlo, come tutti ci aspettavamo che facesse perché era ovvio che lo amasse così tanto che non avrebbe mai potuto rifiutare. Ed è stato davvero un bellissimo matrimonio. Lily mi ha chiesto di accompagnarla all'altare e avrebbe tanto voluto che tu fossi lì con lei.
Poi lei ed Alice ci hanno detto che avrebbero avuto entrambe un bambino e credo di non aver mai visto James e Frank così felici e spaventati allo stesso tempo. Ti dico solo che James voleva chiamare suo figlio Ringo Potter! Stava andando davvero fuori di testa, credimi. O meglio, molto più del solito!»
Di nuovo, Remus si aprì in una breve risata che si spense a poco a poco.
«Anche Marlene era incinta e... lei e Sirius erano così contenti... Credo che Sirius non fosse mai stato cosi felice come in quel breve periodo. Ma purtroppo non è andata a finire bene. Marlene ha perso il bambino e loro ne sono usciti distrutti. Ci hanno messo mesi per riprendersi, anche se credo che una cosa del genere non si superi mai definitivamente. E forse è stata una delle cose che più di tutte ha segnato Sirius.»
Remus si ritrovò a ricordare della disperazione e del dolore che Sirius e Marlene avevano provato in quei lunghi mesi, ma dovette di nuovo scacciare il ricordo di Sirius dalla sua mente perché gli faceva troppo male soffermarsi più di tanto su di lui.
«Ma l'esperienza più bella e particolare è stata la nascita di Harry, il figlio di James e Lily. Cavoli, credo che quello sia stato il momento più magico che io abbia mai vissuto. Solo il figlio di James Potter e Lily Evans poteva decidere di nascere un mese prima e nel giorno in cui i Mangiamorte attaccarono l'ospedale. Ricordo come fosse ieri l'ansia e la paura di James di non riuscire ad arrivare in tempo e soprattutto che accadesse qualcosa a Lily e al bambino.
Ma ce l'abbiamo fatta. Siamo arrivati in tempo e quando ho visto Lily, sdraiata a terra con la schiena appoggiata al petto di Sirius e le mani strette alle sue, il viso stanco e sudato, mi è sembrato di rivedere la Lily Evans di un tempo. Perché nonostante fosse spaventata e stesse soffrendo per i dolori del parto, il suo sguardo era più determinato e deciso che mai. E poi James si è inginocchiato accanto a lei e le ha preso la mano, e qualche attimo dopo Harry era nato. È stato stranissimo, Mary, davvero! Un momento prima non c'era, quello dopo un minuscolo esserino era sdraiato sul petto di Lily, avvolto in un asciugamano. Veder nascere quel bambino è stata la cosa più bella del mondo.»
Il tramonto ormai illuminava tutto quanto di un rosso intenso e Remus sentì la presenza di Mary più forte che mai.
«Mi manchi tanto Mary» mormorò con un sospiro.
«Vorrei che tu fossi qui con me perché ho così bisogno di te. Ora più che mai sento di aver bisogno di un tuo abbraccio e di un tuo bacio, perché so che se tu fossi qui tutto questo dolore sarebbe più sopportabile e la mia vita sarebbe migliore. Ho davvero paura, Mary. Sono completamente solo ora e non so come fare ad andare avanti. Come posso continuare a vivere se tutte le persone che amo sono morte? Chi mi darà la forza per andare avanti? Tu, James, Lily, Peter... siete tutti troppo lontani e irraggiungibili per me e che senso ha continuare in questa vita se non posso più condividerla con nessuno? Credo che l'unica cosa che mi faccia andare avanti sia la consapevolezza che se buttassi via la mia vita tu mi odieresti da morire e io non potrei mai sopportarlo.»
E, mentre il sole calava lentamente lasciando spazio alla sera, Remus rimase lì seduto sull'erba fredda e secca a guardare l'ultimo raggio di sole illuminare la tomba di Mary.
«Ti amo, Mary... Ti amerò per sempre» mormorò guardando il nome di Mary brillare più forte che mai e poi spegnersi pian piano.
Mary lo aveva appena salutato un'ultima volta.
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Il Legame Che Ci Unisce
FanfictionMi sono immaginata molte volte come potesse essere la storia prima di Harry Potter, la storia dei suoi genitori, di come si sono conosciuti e innamorati. Ma anche la storia e le avventure dei Malandrini. E così mi trovo qui, a mettere nero su bianco...