Capitolo 64: Un Mangiamorte è per sempre

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Un gruppo di persone apparve dal nulla al centro di un viale costeggiato da alberi al crepuscolo. Sei figure completamente vestite di nero e incappucciate si incamminarono in silenzio verso la fine della strada, dove un muro alto almeno quattro metri e un enorme cancello sbarrava loro il cammino. Uno di loro alzò il braccio sinistro e si incamminò come se nulla fosse verso il pesante cancello e lo attraversò come se fosse fumo. Poi si voltò, tirò fuori la bacchetta dal mantello e pronunciò un incantesimo a bassa voce che fece sparire il cancello così che gli altri potessero passare. Una volta entrati tutti il cancello apparve di nuovo, duro e solido come prima. Camminarono di nuovo su un viale sterrato circondato da un giardino curato in cui si trovavano fontane e statue, fino a che non arrivarono davanti ad un imponente castello. Proprio come Hogwarts, ma decisamente più piccolo, esso era pieno di torri e torrette e si stagliava scuro nel cielo della sera. Se Hogwarts dava subito l'idea di un posto accogliente e caldo, questo era l'esatto opposto: fatto di pietra e legno scuro e ornato di statue brutte ed inquietanti raffiguranti bestie e gargoyle, non invitava per niente ad entrare.
Ma le sei persone sembrarono non farci caso, perché entrarono senza esitazione dal pesante portone di legno aperto e si addentrarono sicuri in quella specie di labirinto di corridoi e porte. L'interno era proprio come l'esterno: scuro, cupo e pieno di quadri e arazzi terrificanti.
Ad un certo punto l'uomo che guidava il gruppetto si fermò davanti ad una porta chiusa da cui proveniva un vociare di persone, alzò il pugno e bussò un paio di volte, poi l'aprì.
All'interno c'erano almeno una ventina di persone tutte riunite intorno ad un tavolo e tutte vestite di nero. A capotavola stava seduto in silenzio un uomo, se così si può chiamare, dalla pelle diafana, calvo e dagli occhi rossi. La cosa più strana era che sembrava che i suoi lineamenti fossero quasi sfocati, fragili.
L'uomo che aveva bussato si tolse il cappuccio, si rivolse all'uomo a capotavola e disse mentre si inchinava «mio Signore. Vi ho portato le reclute.»
L'uomo appoggiò le spalle allo schienale della sedia, congiunse le dita davanti a sè e scrutò un attimo i nuovi venuti, poi parlò con voce fredda e sicura «Rabastan. Ottimo lavoro. Prendi pure posto.»
Rabastan fece un altro inchino e si sedette a tavola accanto ad un uomo dai lunghi capelli biondi, Lucius Malfoy.
«Bene, bene. Fatevi avanti allora, ragazzi miei. Mostratevi al vostro Signore.»
Le cinque persone rimaste in silenzio vicino alla porta si tolsero i cappucci e si avvicinarono al centro della stanza.
Voldemort si alzò e si avvicinò «chi abbiamo qui? Tu devi essere il fratello di Rabastan. Noto una certa somiglianza.»
«Si mio Signore. Sono Rodolphus Lestrenge, onorato di servirvi» disse il primo ragazzo inchinandosi.
«Molto bene, mi fa piacere. La famiglia Lestrenge mi sta dimostrando molta lealtà e di questo ne sono molto lieto. I tuoi amici chi sono?»
«Loro sono Avary e Mulciber, mio Signore. Sono entrambi purosangue e abbiamo la stessa età. Lui invece è Piton, mezzosangue ma molto fedele alla nostra causa. E lui è Regulus Black, purosangue ovviamente, ma ha un anno in meno di noi» spiegò deciso Lestrenge.
Voldemort li guardò tutti poi parlò di nuovo «molto bene, ragazzi miei. Sono contento che siate qui. Rabastan mi ha riferito tutto su di voi e sul vostro lavoro per noi e mi ha detto che siete pronti per prendere parte a questo tavolo. Quindi siete qui questa sera per entrare a far parte ufficialmente della mia cerchia più stretta di fedeli servitori. Da sta sera, sarete Mangiamorte. Da sta sera, la vostra intera vita sarà dedicata alla causa per cui ci battiamo. Da sta sera siete miei, per sempre. Non ci sarà un altro Signore per voi, non eseguirete altri ordini che non siano i miei e darete anima e corpo per far si che io ottenga il potere e che venga ristabilito l'ordine naturale delle cose.»
Un silenzio denso, carico di eccitazione ed emozione, seguì le parole dell'uomo. Non un cenno di paura o tentennamento scosse i cinque ragazzi in piedi al centro della stanza, e se anche solo provarono un briciolo di paura non lo diedero a vedere.
«Ora, prima di procedere con il rito, scaverò nelle vostre menti per avere la certezza di voi e della vostra lealtà. Cercate di non fare resistenza, sarà del tutto inutile vista la mia grande abilità di legilimens. Lestrenge, cominciamo da te» disse Voldemort e poi alzò la bacchetta e la puntò contro il ragazzo per guardare nella sua mente. Qualche minuto dopo aprì gli occhi e abbassò la bacchetta per poi parlare di nuovo «bene, ragazzo, molto bene. Ti sei dato molto da fare ultimamente vedo. Hai creato non pochi problemi a quel babbanofilo di Silente.»
Disse con un ghigno e facendo sorridere anche gli altri seduti al tavolo.
«Si mio Signore» annuì Lestrenge eccitato dal fatto che Voldemort lo stesse lodando.
«Ottimo. E la ragazza? La rossa con il quale hai avuto un paio di incontri? Non è per caso la sanguesporco che era all'attacco di ieri?» chiese poi Voldemort, curioso.
«Si mio Signore, è lei» rispose il ragazzo, sorpreso della domanda.
«E come mai questa tua ossessione per lei? Non proverai mica dei sentimenti per quella feccia?» domandò Voldemort con faccia schifata.
«Cosa? No! Assolutamente no mio Signore! È solo una stupida ragazzina che osava sempre sfidarmi e a cui vorrei farla pagare, tutto qui. Avrei voluto averla solo una volta per dimostrare a lei e quel traditore di Potter chi sono e qual'è il suo posto, ma quell'idiota è sempre in mezzo ai piedi!» esclamò Rodolphus.
Voldemort lo scrutò qualche attimo in silenzio, poi disse «va bene, so che non stai mentendo e ho visto che sei stato molto utile in questo ultimo anno. Dammi il braccio.»
Il ragazzo si tirò su la manica della camicia mostrando così l'avambraccio su cui era impresso il tatuaggio del Marchio Nero. Voldemort ci appoggiò sopra la bacchetta e iniziò a mormorare frasi in una strana lingua e subito il tatuaggio cominciò a diventare rosso, come se fosse incandescente. Lestrenge dovette mordersi la lingua per non urlare dal dolore.
Poi Voldemort tolse la bacchetta e il marchio tornò ad essere nero, ma ora era più intenso e sembrava quasi vivo.
«Ora, ogni volta che sentirai il tuo marchio bruciare significherà che ti sto chiamando e dovrai venire da me. Ora sei un Mangiamorte, per la vita» sentenziò Voldemort.
«Grazie mio Signore, grazie. Sono onorato di servirvi e darò la mia vita per voi e per la causa» disse Lestrenge emozionato inchinandosi di nuovo.
«Bene, Avary tocca a te.»
Lesse nella mente del ragazzo e si congratulò con lui come aveva fatto con Lestrenge, poi anche a lui eseguì l'incantesimo sul marchio.
«Mulciber» chiamò e il ragazzo fece un passo avanti.
«Vedo che anche tu hai avuto un incontro molto ravvicinato con la rossa. Ma da quanto vedo, tu hai un ossessione più profonda per la sua amica... com'è che si chiama? Ah si, la traditrice McKinnon. Non siamo ancora riusciti a portare la sua famiglia dalla nostra parte, ma ci riusciremo. Ammetto che sia davvero una bella ragazza e capisco bene la tua attrazione per lei, ma ti consiglio di lasciarla perdere. Ci sono ragazze molto più nobili di lei e adatte a te. Non sarà un problema per te farlo, vero?» Nelle sue parole c'era un che di minaccioso. Stava velatamente chiedendo al ragazzo se provasse qualcosa per Marlene.
«Assolutamente mio Signore. Come Rodolphus volevo solamente dimostrare alla McKinnon chi è che comanda. Non tollero le donne che mancano di rispetto agli uomini. Bisogna che stiano al loro posto, zitte e buone, e siccome la McKinnon è una di quelle che non riescono a starsene buone, avrei voluto farle capire come funzioneranno le cose quando voi sarete al potere, mio Signore. Non c'è nient'altro, ve lo giuro.»
Di nuovo, Voldemort scrutò il ragazzo negli occhi per assicurarsi che non stesse mentendo, poi disse «bene, stai dicendo la verità. E visto che sei stato sincero e che la penso come te sulle donne, ti consentirò di occuparti della ragazza se ce ne sarà l'occasione, così che potrai portare a termine quello che avevi cominciato.»
«Grazie, mio Signore» rispose il ragazzo sorridendo maligno.
Dopo di che anche lui venne sottoposto all' incantesimo al marchio.
«Piton...» mormorò poi Voldemort, curioso.
Il ragazzo fece un passo avanti e si inchinò, poi si fece leggere la mente.
«Di nuovo la rossa. A questo punto vorrei conoscerla anche io questa ragazza, mi avete incuriosito! Ma nella tua mente ho visto qualcosa di diverso dalle menti dei tuoi compagni. Loro la desideravano per il suo corpo, per te invece era qualcos'altro. Spiegami, Severus, quello che provi per lei.»
Se in quel momento Piton provava qualcosa non ne mostrava il minimo cenno. Guardava Voldemort fisso negli occhi, senza espressione, senza far passare la minima emozione sul viso. E quando parlò lo fece con voce fredda e sicura «ammetto di aver provato dei sentimenti per lei, mio Signore, quando ero giovane e stupido. Siamo stati amici per i primi anni di scuola e quando il suo corpo ha iniziato a diventare quello di una giovane donna ho iniziato a provare del desiderio per lei. Ci univano molte cose all'inizio, e non avendo altri amici ero sotto la sua costante influenza. Non essendo cresciuto come i miei compagni purosangue non avevo un' idea precisa sulle unioni tra maghi e babbani, ma per fortuna i miei amici qui mi hanno aperto gli occhi. Mi hanno fatto capire che quello che mi stava facendo quella ragazza era sbagliato. Mi teneva in pugno, e non andava bene. Per questo poi ho tagliato tutti i ponti con lei e non abbiamo avuto più nessun tipo di contatto. È stata solo una sbandata di un giovane ingenuo e senza idee chiare, ma ora è finita.»
Voldemort lo scrutò un attimo e poi chiese «quindi se ti capitasse l'occasione di averla per te che cosa faresti?»
«Le dimostrerei qual'è il suo posto in quanto sanguesporco. Ammetto che mi toglierei la soddisfazione di averla per una volta e soprattutto di toglierla a Potter. Mi piacerebbe molto usare lei per distruggere lui» rispose Piton senza esitazione.
«E se io ti ordinassi di ucciderla?» chiese di nuovo Voldemort.
«Lo farei senza pensarci due volte, mio Signore» disse gelido.
«Bene allora. Dammi il braccio» disse l'uomo ghignando maligno.
Dopo aver ripetuto l'incantesimo su Piton, si rivolse a Regulus.
«Regulus Black... che piacere. Tua cugina Bellatrix mi ha parlato di te e del tuo desiderio di unirti a noi. Ti fa molto onore, ragazzo. Alla tua giovane età voler fare questo passo ti fa molto onore, davvero. Ora procediamo.»
Dopo qualche minuto in cui l'uomo lesse nella mente del ragazzo, parlò di nuovo «la tua famiglia è una della più fedeli alla mia causa e sono contento che tu abbia fatto la scelta giusta, al contrario di quel traditore di tuo fratello.»
«Io non ho un fratello, mio Signore. Mio fratello è morto anni fa, quando è stato smistato in quella topaia che è la casa di Grifondoro» ribatté deciso Regulus.
«Bene, mi fa piacere sentirtelo dire perché qui i sentimenti non sono ammessi. Di nessun genere. Che siano per una ragazza o per un fratello, non sono accetti. I sentimenti vi frenano, vi rendono deboli, e io ho bisogno di uomini forti e pronti a tutto per vincere questa guerra. Perciò ti farò la stessa domanda che ho fatto a Piton: se ti ordinassi di uccidere Sirius Black, che cosa faresti?» disse Voldemort, gelido.
«Mi assicurerei che provi quanto più dolore possibile prima di togliergli la vita, mio Signore» rispose lui guardandolo dritto negli occhi.
Voldemort sorrise soddisfatto e disse al resto degli uomini «questa è una risposta da vero Mangiamorte, signori miei. Sono sicuro che possiamo aspettarci da te molte cose, Regulus Black. E ora, dammi il braccio e diventa ufficialmente un Mangiamorte. Diventa il mio servitore, per sempre.»
E così anche il marchio di Regulus divenne il vero Marchio Nero.
Ormai le loro vite erano segnate: un Mangiamorte è per sempre, non si torna indietro.
«Bene, iniziamo la nostra riunione allora. Le cose procedono abbastanza bene. L'attacco di ieri ha creato molto scompiglio e ucciso un bel numero di babbani e anche un paio di dipendenti del Ministero, cosa sempre positiva. Siamo riusciti a portare dalla nostra Fenrir Greyback, il lupo mannaro. E questo ci consente di avere a disposizione tutti i lupi mannari che obbediscono a lui, altra cosa positiva.
Come procede il tuo lavoro al Ministero Lucius?»
«Piano piano sta riuscendo mio Signore. Grazie a mio padre che ha sempre fatto tante donazioni al Ministero godo di un certo rispetto e quindi posso aggirarmi facilmente all'interno, ma devo procedere con cautela, mio Signore. Sospettano già che abbiamo degli infiltrati perciò devo fare molta attenzione alle persone con cui parlo. Ma proprio sta mattina sono riuscito a scagliare la Maledizione Imperius ad un dipendente dell'Ufficio dell'Applicazione della Magia. È un pesce piccolo, ma ci farà arrivare ai pesci più grossi a breve, ne sono sicuro» rispose Malfoy.
«Molto bene, Lucius. Ottimo lavoro. Bellatrix invece il tuo compito di portare dalla nostra quanti più purosangue possiamo come sta andando?»
A Bellatrix si illuminarono gli occhi quando Voldemort si rivolse a lei.
«Sono riuscita a convincere il signor Rosier, mio Signore. Sapete che è una famiglia molto influente nella nostra società e anche molto rispettabile visto la loro attività di commercianti di stoffe pregiate. Molte famiglie purosangue li seguiranno se loro si uniranno a noi e il signor Rosier mi ha anche detto che potremo avere suo figlio tra le nostre fila» rispose Bellatrix, gonfiando il petto orgogliosa.
«Molto bene, Bellatrix, molto bene. Sono abbastanza soddisfatto di come stanno andando le cose. Certo, non mi aspettavo che tanti purosangue non prendessero le nostre parti. Famiglie come i Prewett, i Potter, i McKinnon... avrebbe fatto comodo averle con noi, vista la loro influenza, ma non credo che riusciremmo ad averli. Possiamo continuare a tentare con i McKinnon, ma gli altri sono solo dei schifosi traditori che devono fare la fine che spetta loro. Il giovane Potter poi... lo voglio morto. Ha osato sfidarmi ed è riuscito a sfuggirmi una volta, ma non succederà di nuovo. Ho fatto l'errore di sottovalutarlo, ma la prossima volta non mi scapperà. Lo ucciderò così i suoi amici capiranno che non devono osare sfidarmi» sibilò alla fine, infuriato.
«Che notizie abbiamo dell'Ordine?» chiese poi rivolto al gruppo.
«Non siamo ancora riusciti a catturare nessuno, mio Signore» ammise un uomo seduto qualche posto distante da Voldemort.
«Non sappiamo chi ne faccia parte di preciso e quelli di cui conosciamo l'identità sono troppo difficili da catturare.»
«Sono sicuro che Potter e Black ne facciano parte, mio Signore. E anche Lupin» disse Piton.
«Ho interrogato personalmente mio cugino e la tua amica rossa, Piton, e non hanno detto niente. E fidati, so essere molto persuasiva quando voglio qualcosa e loro non sapevano niente» ringhiò Bellatrix.
«Hai interrogato quel traditore a giugno, quando ancora andavano ad Hogwarts, e se ho capito qualcosa di Silente è che ama i suoi studenti e non permetterebbe mai a dei ragazzini nemmeno diplomati di unirsi a loro, ma l'attacco ad Hogsmede ha cambiato le cose. Gli abbiamo dimostrato di essere forti e di poter arrivare fin quasi dentro le mura del Castello e sono sicuro che Silente li ha ammessi nell' Ordine dopo la fine della scuola» ribattè Piton deciso.
«Hai ragione, ragazzo» disse Voldemort interrompendo Bellatrix che stava per parlare.
«Sono sicuro che è così. E questo è un motivo in più per uccidere Potter e Black.»
«Se ne fanno parte quei due allora sicuramente ci saranno anche quelle luride sciacquette delle loro fidanzate!» esclamò di nuovo la ragazza.
«Già e probabilmente anche Minus» continuò Piton.
«Minus? Ma se è un invertebrato senza un minimo di coraggio e fegato» ribatté Mulciber.
«Si lo so, ma fa tutto quello che fanno gli altri tre e quindi ne farà parte anche lui. Sicuramente se ne starà in disparte ma se riuscissimo a prenderlo da solo potremmo convincerlo a passare dalla nostra» disse Piton.
«Non tradirebbe mai i suoi amici!» lo contraddisse Lestrenge.
«Non ne sono così sicuro» borbottò Piton.
«Va bene, silenzio ora» li interruppe Voldemort e poi continuò «studieremo questo Minus da vicino e vedremo se possiamo convincerlo a passare dalla nostra. Per il momento continuate con i vostri compiti. Regulus, tu sarai la nostra spia e il nostro reclutatore all'interno del castello. Lestrenge ti farà vedere come comunicare con lui senza farti scoprire. Per il momento è tutto. Ci aggiorniamo in seguito.»
«Si mio signore» dissero tutti i coro chinando il capo in direzione di Voldemort che sorrise soddisfatto e li congedò.
Il suo piano stava andando bene.
Presto il potere sarebbe stato suo e il mondo magico avrebbe conosciuto il mago più potente di tutti i tempi.

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