Capitolo 66: «Abbiamo chiuso. Addio.»

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25 settembre 1978

Quel giorno Sirius e Marlene stavano andando in ospedale per la visita di controllo che Emmeline aveva prenotato per loro.
Si sedettero in sala d'attesa e aspettarono il loro turno.
«Pensi che i miei genitori ascolteranno Silente?» mormorò Marlene un po preoccupata.
Sirius la guardò, le strinse la mano e disse «non lo so, Marl. Tua madre è davvero molto ostinata. Direi che le donne McKinnon hanno questa prerogativa.»
Lui sorrise e lei gli fece una linguaccia.
«Comunque Silente sa essere molto convincente, e poi non credo che abbia molta scelta a questo punto» continuò Sirius.
«Già, hai ragione. Speriamo vada tutto bene. Chissà come prenderanno la notizia» mormorò di nuovo la ragazza reprimendo a stento un brivido.
«Ascoltami, Marl. Mi dispiace tantissimo che tu debba vivere questa situazione. Non avrei mai voluto che vivessi il periodo più bello della tua vita lontano dai tuoi genitori. Mi sento terribilmente in colpa per questo, però se oggi dovesse andar male bisognerà farsene una ragione. Hai bisogno di tranquillità, Marl, e questa situazione è già abbastanza pesante anche senza tua madre. Io voglio che tu stia bene, ok? Non voglio chiederti di tagliarli fuori dalla tua vita, ma ho paura che tutto questo stress possa farti male e io non posso vederti più come quando sei stata aggredita a scuola.»
Marlene strinse forte la sua mano, gli lasciò un tenero bacio sulle labbra e poi disse «Sirius non è minimamente colpa tua. Niente di tutto ciò è colpa tua, bisogna che te lo fai entrare in questa tua testa dura. E io sono d'accordo con te, se oggi andrà male sarà l'ultima volta che proverò a cambiare le cose. Dopo di che, basta. Io ho la mia vita a cui pensare e non voglio rovinarla per loro che non stanno facendo il minimo sforzo per venirmi incontro. E questo bambino, e te, siete più importanti di ogni altra cosa.»
Sirius si aprì in un enorme sorriso e ancora una volta le loro labbra si incontrarono in un dolce bacio.
Poco dopo vennero chiamati da un' infermiera che li accompagnò in una stanza dove c'era un lettino per le visite e una scrivania a cui era seduta una donna bionda, abbastanza in carne e dall'aria molto gentile.
«Buon giorno, tu devi essere la signorina McKinnon» disse stringendo la mano alla ragazza e rivolgendole un sorriso amorevole.
«Si, sono io. Buon giorno. Questo è il mio fidanzato Sirius Black» disse Marlene con un sorriso.
«Molto piacere signor Black, io sono l'ostetrica Sullivan, caporeparto qui al San Mungo. Prego, sedetevi» li accolse la donna indicando le due sedie davanti alla scrivania.
«La ringrazio, signora Sullivan» mormorò Marlene ed entrambi presero posto.
«Allora, Marlene, mia cara, come stai? Emmeline mi ha detto che hai qualche fastidio» disse la donna.
«Si esatto. Ho nausee e qualche giramento di testa» rispose la ragazza.
«È del tutto normale, cara. Purtroppo per quelle possiamo fare ben poco. Di solito spariscono da sole dopo il terzo mese, ma ogni donna è diversa e di conseguenza anche i sintomi. A parte questo, hai altri dolori?»
«No, nulla.»
«Bene, allora procediamo con la visita. Vieni, stenditi sul lettino» disse la donna sorridendo e indicando il lettino delle visite.
Dopo circa un quarto d'ora di visita, la donna fece rivestire la ragazza e disse loro di aspettare in stanza un attimo mentre lei usciva.
«Mi sembrava preoccupata, Sir. Oh Dio deve esserci qualcosa che non va con il bambino» mormorò Marlene agitata mentre gli occhi le si riempivano di lacrime.
«No, Marl calmati. Non agitarti, aspettiamo la signora Sullivan» cercò di tranquillizzarla Sirius, ma anche lui era preoccupato. La guaritrice era stata abbastanza seria durante la visita e aveva rivolto alla ragazza un sacco di domande.
E poi era uscita per andare chissà dove...
Qualche minuto dopo, la porta si aprì di nuovo e la signora Sullivan rientrò insieme ad Emmeline.
«Em! Che succede? Qualcosa non va vero?» chiese Marlene agitata.
«Marl, ascoltami. Devi stare calma, non agitarti troppo. La guaritrice Sullivan vi spiegherà tutto» disse Emmeline sedendosi accanto a lei.
«Allora, Marlene. Dalla visita è emerso che il feto è un po più piccolino rispetto alla sua età gestazionale. Può capitare, soprattutto quando la madre vive un periodo di forte stress. Con le giuste precauzioni, niente sforzi e tanta tranquillità, il bambino si riprenderà e recupererà. So che è il periodo peggiore per avere tranquillità, ma questo è fondamentale. Quindi mi raccomando, cerca di stare serena. Emmeline si è gentilmente offerta di aiutarmi a seguirti a casa. Siamo d'accordo?» disse la donna dolcemente.
«I-io... ho fatto... qualcosa di sbagliato?» mormorò Marlene mentre gli occhi le si riempivano di lacrime.
«Oh no, tesoro! Certo che no!» esclamò la guaritrice, poi si alzò, fece il giro della scrivania e prese la mano della ragazza stringendola tra le sue.
«Non devi fartene una colpa. Sono cose che succedono, ma niente è ancora perduto.
Vedrai che tutto andrà per il meglio» la rassicurò lei con un sorriso.
Marlene fece un bel respiro per cercare di calmarsi e poi annuì.
«Va bene, d'accordo. La ringrazio molto, signora Sullivan» mormorò.
«Di nulla, cara. Per qualsiasi cosa chiamate me o Emmeline, va bene?» si raccomandò la donna.
«Va bene, grazie mille ancora» fece Sirius stringendole la mano.
Quando furono fuori, Marlene non riuscì a trattenere più le lacrime, e scoppiò a piangere tra le braccia di Sirius, anche lui abbastanza sconvolto.
«Ragazzi, so che è dura, davvero. Ma non è ancora detta l'ultima parola. Tantissime gravidanze a rischio arrivano fino alla fine. Dovete solo stare più attenti del normale e, vista la situazione, rimanere a casa il più possibile» disse Emmeline cercando di rassicurarli.
«Emmeline ha ragione. Andiamo a casa, Marl» mormorò Sirius asciugandole le lacrime.
«Dobbiamo andare con Silente dai miei» disse la ragazza tirando su con il naso.
«Marl, hai sentito la guaritrice. Devi stare a riposo.»
«Lo so, Sirius. Ho sentito benissimo. È proprio per questo che andremo a parlarci per un' ultima volta. Chiudiamo questa dannata storia così poi potrò concentrarmi solo su di me e sul bambino» ribatté Marlene seria.
Si guardarono negli occhi per qualche secondo, poi Sirius annuì.
«Grazie di tutto Em» disse poi abbracciando l'amica.
«Di nulla tesoro. Passo sta sera a vedere come stai. Chiamatemi per qualsiasi cosa e a qualunque ora, va bene?» mormorò lei.
«D'accordo, grazie» fece Sirius abbracciandola.
Dopo di che, si presero per mano e si avviarono fuori dall'ospedale.
Quando arrivarono davanti alla villa dei McKinnon, Silente era già arrivato e li stava aspettando fuori il cancello.
«Salve professore. Scusi il ritardo, ma la visita in ospedale è stata più lunga del previsto» lo salutò Sirius.
«Buon giorno ragazzi, nessun problema. Niente di grave spero» disse il vecchio preside, amabile come sempre.
«Potrebbe andare meglio, in verità. Ma supereremo anche questa» rispose Sirius accennando un piccolo sorriso alla ragazza.
«Ne sono sicuro, Sirius» fece Silente rassicurante.
Marlene prese la bacchetta e toccò il cancello, ma quello rimase perfettamente chiuso.
La ragazza sbuffò alterata e borbottò «mi ha anche tolto l'accesso a casa. Che donna amorevole.»
«Bè, la mia mi avrà anche bruciato dell'albero genealogico della famiglia. Direi che in quanto a madri amorevoli io ti batto» commentò Sirius sorridendo e facendo sorridere anche lei.
«Vorrà dire che suoneremo» fece Silente con un sorriso e suonò il campanello.
Qualche secondo dopo apparve una vecchia elfa raggrinzita che esclamò «signorina Marlene! È tornata!»
«Ciao Honey, che piacere vederti. Sono qui per vedere i miei genitori. Sono in casa?» rispose Marlene sorridendo.
«Si, signorina. Venite. Vado ad annunciarvi.»
Schioccò le dita e il cancello si aprì, poi le schioccò di nuovo e sparì.
Marlene fece strada sul lungo viale curato, fino a che non arrivarono ad un enorme manor.
Sulla porta li aspettava l'elfa, che li accolse educatamente e li accompagnò in salotto dove i signori McKinnon li attendevano.
La donna era seduta composta sul divano, perfettamente dritta e con le gambe accavallate, mentre l'uomo era in piedi davanti alla finestra, con lo sguardo fisso fuori.
«Signore e signora, la signorina Marlene» annunciò la vecchia elfa inchinandosi.
«Grazie Honey» disse Marlene gentile.
«Marlene! Sei tornata? Silente? A cosa dobbiamo questa visita?» chiese il signor McKinnon stringendo la mano del vecchio preside.
«Padre. Non sono qui per restare. Sono qui per mettervi al corrente della mia decisione e per farvi una proposta e il professor Silente è qui per aiutarci» rispose Marlene fredda.
«Buon giorno Allison. Buon giorno William» li salutò Silente educato.
«Buon giorno anche a lei, prego si accomodi» disse Allison McKinnon.
Presero tutti posto su divani e poltrone e poi il padre di Marlene parlò di nuovo «allora, come stai cara? E tu Sirius? Tutto bene?»
«Diciamo che potrebbe andare meglio» rispose il ragazzo. Nonostante gli stesse simpatico quell' uomo, Sirius non capiva proprio come facesse a permettere alla moglie di comandare in quel modo. Non aveva un minimo di voce in capitolo su nulla.
«Veniamo subito al dunque, non ho tutto il giorno» disse Marlene seria e poi continuò «sono qui per dirvi che non ho la minima intenzione di sposare nè Mulciber né tanto meno Regulus.»
La madre si irrigidì e strinse i pugni, poi ribattè «a dire il vero non era una proposta la mia. Hai proprio deciso di condannarci a morte quindi?»
«No, madre. Il professor Silente è qui per questo, ma prima che inizi ad illustrarvi la nostra proposta, voglio darvi le mie spiegazioni.»
«Spiegazioni. Ne ho abbastanza delle tue spiegazioni! Sei solo una ragazzina viziata che gioca a fare l'adulta» sbottò la donna.
«Non potrei sposare Regulus nemmeno se lo volessi, madre! Nessuno mi sposerebbe nelle mie condizioni» alzò la voce Marlene.
«Calmati, Marl» sussurrò Sirius stringendole la mano.
«Che vuol dire nelle tue condizioni?» chiese suo padre.
Marlene spostò lo sguardo sul suo viso, poi guardò la madre, prese un bel respiro e disse «sono incinta.»
I signori McKinnon spalancarono gli occhi scioccati.
«Tu... Tu sei... Non è possibile... questo è un incubo... Non può essere vero...» mormorò la donna alzandosi e iniziando a fare avanti e indietro per il salotto.
«Incinta... Mio dio...» disse invece il padre incredulo.
«Già, quindi capirete anche voi che nessun ragazzo vorrebbe sposarmi, eccetto Sirius ovviamente. Ed è proprio quello che faremo. Quando il bambino sarà nato noi ci sposeremo» continuò la ragazza.
«Tu sei impazzita! Ma ti rendi conto di quello che hai fatto? Incinta alla tua età e senza esserti sposata prima! Ma che diavolo ti dice il cervello?! Sai cosa dirà la gente di te? Che sei una sgualdrina, ecco cosa! Che disonore! Questo è troppo, Marlene. È troppo anche per te» esclamò sua madre fuori di sé.
«Non me ne frega nulla di quello che dice la gente, madre. E comunque solo tu e quelle oche delle tue amiche e gran donne purosangue penserete una cosa del genere, perché solo voi siete rimaste al medioevo! Quando capirai che il mondo sta cambiando? Nessuno penserà male di me, perché non ho fatto nulla di male. Io e Sirius ci amiamo e avremo un bambino e poi ci sposeremo!
Questa è la mia vita e spetta a me decidere come viverla. Se sono qui oggi è solo per darvi un'ultima occasione. Se non riuscirete ad accettarci me ne farò una ragione. Sono stufa di star male per voi quando a voi non frega nulla di me e della mia felicità! Non posso più permettermi di stare male, ok? Perciò questo è quanto. E ora il professor Silente vi spiegherà il nostro piano.»
La tensione nella stanza era così palpabile che si poteva quasi toccare. Marlene e la madre si guardavano in cagnesco; il signor McKinnon sembrava aver perso l'uso della parola; Sirius si stava mordendo la lingua a sangue pur di non alzarsi e intervenire e Silente se ne stava tranquillamente seduto sul divano.
Dopo qualche attimo di silenzio, il vecchio preside si raddrizzò e disse «bene, come avrete di certo capito non potrete avere la protezione dei Mangiamorte attraverso un matrimonio combinato tra vostra figlia e uno di loro, perciò Marlene e Sirius, che sono entrambi preoccupati per la vostra incolumità, sono venuti a parlarmi e a chiedermi aiuto.
La mia idea è quella di dotare la vostra abitazione di ogni sorta di incantesimo di protezione che conosco, in modo da rendere difficile ai Mangiamorte importunarvi.
Ovviamente dovrete limitare le uscite di casa e le visite per essere tranquilli, ma penso che sia l'unica possibilità per tenervi al sicuro.»
Silente parlò con un tono di voce pratico, come se stesse spiegando una lezione particolarmente difficile a uno dei suoi studenti.
«Vorreste farmi prigioniera in casa mia?»domandò indignata la donna.
«Se volete vivere, si» sbottò Sirius.
«Non ho domandato a te, ragazzino!» ribattè Allison gelida.
«Non avete altra scelta» disse Marlene.
«Non se ne parla. Non rimarrò segregata in casa come una reclusa!»
«Allison, ragiona! È la nostra unica possibilità!» esclamò il marito prendendo finalmente la parola.
«Ho detto di no, William! Dovrò già sopportare il disonore che tua figlia ha portato alla nostra famiglia, non voglio che la gente pensi che ci nascondiamo per la vergogna! Professor Silente, la ringrazio dell'offerta ma non abbiamo bisogno del suo aiuto. Quanto a te» sbottò rivolgendosi alla figlia «non voglio il tuo aiuto e non voglio vederti in casa mia mai più. Mi hai profondamente delusa! E non permetterò che il tuo comportamento da ragazzina idiota e viziata mi metta più in imbarazzo. Abbiamo chiuso. Vattene e vivi la tua vita come vuoi. Sposati, fai figli, fai quello che vuoi. A me non interessa più. Addio.»
Dopo aver rivolto queste ultime parole con la voce più tagliente e cattiva che riuscisse a trovare, Allison McKinnon se ne andò senza più guardare nessuno.
Marlene tremava dalla rabbia e il suo cuore batteva all'impazzata.
«Professor Silente, mi dispiace davvero. Io non so cosa dire...» mormorò il signor McKinnon.
«Dispiace anche a me per la situazione spiacevole che si è venuta a creare, William. Spero che Allison cambi idea in futuro» disse Silente stringendogli la mano.
«Io ora vi lascio, se doveste cambiare idea non esitate a contattarmi. Arrivederci a tutti» continuò l'uomo.
«Arrivederci professore, e grazie» mormorò Marlene.
Una volta rimasti soli, il padre di Marlene si avvicinò e tese una mano per accarezzare la guancia della figlia, ma quella si scansò con un gesto brusco, e l'uomo, deluso, si rivolse a Sirius «grazie per averci provato, ragazzo. Proverò a farla ragionare. Credo che si sia infuriata solo per la storia del bambino, ma una volta passata capirà che quella del professor Silente è la soluzione migliore.»
«Bè, lo spero perché è la verità. Ora credo sia il caso di andare, Marlene non deve sforzarsi e stressarsi e questa giornata è già stata fin troppo pesante» disse Sirius serio.
«Si certo, hai ragione. Marlene, cara, mi dispiace tanto. Vedrai che tua madre cambierà idea, lei ti vuole bene.»
«Non me ne frega nulla di quello che pensa lei o di quello che vuole fare. Io ho chiuso. Ho promesso a Sirius e a me stessa che oggi era l'ultima volta. L'ultima volta in cui provavo a fare un passo verso di voi. Ma ora basta. Ho già rischiato troppo venendo qui sapendo come sarebbe andata a finire. Non metterò più a repentaglio la vita del mio bambino per delle persone che non mi vogliono. Da oggi in poi mi preoccuperò solo di lui» esclamò Marlene scansando di nuovo la mano del padre.
«Ma cara noi siamo la tua famiglia! Noi ti vogliamo bene!»
«No io credo di no. Se davvero mi aveste voluto bene ora non saremmo a questo punto. E voi non siete più la mia famiglia. La mia famiglia sono Sirius e questo bambino. E Lily e James. E anche Euphemia e Fleamont, che sono stati dei genitori migliori di voi in soli due mesi che in tutta la vostra vita. E non fare quella faccia, sai che ho ragione!» ribatté Marlene, furiosa.
«Dove eri tu padre quando Mulciber, quello che tua moglie voleva farmi sposare, ha cercato di violentarmi e uccidermi? Dove eri quando ero in infermeria ferita, terrorizzata e sconvolta dopo l'attacco ad Hogsmede? Dove eri quando ero distrutta per la perdita di una delle mie migliori amiche, eh? Non c'eri, e non ci sei mai stato! Sai chi c'era invece sempre e comunque? Sirius. Lui c'era sempre. E c'erano anche James e Lily e tutti i miei amici, e si, anche Euphemia e Fleamont. Perciò padre tieniti per te i tuoi stupidi discorsi di merda sulla famiglia perché non sai nemmeno di cosa stai parlando! E non permettetevi mai più di giudicarmi o mettere bocca sulla mia vita perché da oggi in poi per voi sono morta. Non esisto più. Addio.»
Dopo la sfuriata, Marlene rivolse un ultimo sguardo di fuoco al padre, prese Sirius per mano e a passo di marcia se ne andò da quella che per tanto tempo era stata casa sua.
Sta volta non una lacrima rigò il viso della bella giovane. Ormai non aveva più lacrime da versare per loro.
Aveva fatto tutto il possibile per cercare di andargli incontro senza dover rinunciare alla sua vita, ma per loro non era mai abbastanza. Perciò quel giorno giurò a se stessa che si sarebbe lasciata il passato alle spalle e che si sarebbe dedicata solo a se stessa e al suo bambino.
«Marl?» la chiamò Sirius mentre camminavano sul lungo viale.
«Dimmi» rispose lei senza guardarlo.
«Fermati un secondo per favore» disse prendendola per un braccio per fermarla.
Guardandola negli occhi si rese conto di quanto in realtà fosse fragile, anche se lei cercava in tutti i modi di non darlo a vedere. Gli si strinse il cuore al pensiero di quello che doveva star provando e avrebbe dato qualsiasi cosa pur di eliminare tutto il dolore dalla sua vita.
Le accarezzò il viso, appoggiò la fronte alla sua e disse «io sono qui, Marl. Sono qui per te. So che stai soffrendo e farei qualsiasi cosa pur di togliere dal tuo cuore tutto questo dolore, credimi. So cosa stai provando, ci sono passato anche io, ma ti prometto che passerà, con il tempo si affievolirà e sparirà. E io sarò sempre qui con te, non ti abbandonerò mai.»
Marlene si perse per un attimo in quegli occhi che tanto amava e sentì che Sirius aveva ragione, che con lui accanto sarebbe potuta guarire.
Non aveva bisogno di nessun altro se c'era lui con lei. Perciò gli fece un piccolo sorriso, gli mise le braccia intorno al collo e lo strinse forte.
Poi al suo orecchio sussurrò «con te accanto sento di non aver bisogno di nessun altro, Sir. So che non mi abbandonerai e sappi che la stessa cosa vale per me. Finalmente sento di aver chiuso questo capitolo. Gli ho detto tutto quello che provavo e mi sento molto più leggera ora. Sono pronta per andare avanti e non ho più intenzione di guardarmi indietro. Ora siamo solo noi tre.»
Sirius la strinse a sè e le lasciò un bacio sulla testa, ispirando il profumo dei suoi capelli e beandosi di lei. Poi si staccò per guardarla negli occhi e sorridendo disse «noi tre e i Malandrini ovviamente. Non vorrai mica dimenticarti di loro.»
La ragazza scoppiò a ridere e a Sirius sembrò il suono più bello del mondo. Era riuscito a farla ridere nonostante tutto e per lui non c'era soddisfazione più grande.
«Certo che no, amore. Come potrei dimenticarmi di quei tre scapestrati.»
«Torniamo a casa ora, che ne dici?» chiese Sirius porgendole la mano.
Lei sorrise di nuovo, la strinse e disse «si, andiamo a casa. La nostra famiglia ci sta aspettando.»
E così si avviarono di nuovo verso il cancello, lo superarono e si smaterealizzarono senza guardarsi indietro.
Non avevano idea che la madre di Marlene li avesse osservati dalla finestra, con gli occhi pieni di lacrime e il cuore che sanguinava.
Ma nonostante sapesse di star sbagliando tutto con la figlia, gli insegnamenti e l'educazione che le avevano dato sin da piccola erano troppo radicati in lei e non riusciva a lasciarseli alle spalle e ad ascoltare il suo cuore. Così li guardò sparire oltre il cancello, consapevole del fatto che la sua unica figlia si stava allontanando sempre di più da lei, che si stava affezionando ad un altra famiglia e che a sostenerla in un momento così delicato come una gravidanza, non ci sarebbe stata lei, ma un'altra donna. Una donna che nonostante non l'avesse messa al mondo, Marlene considerava più sua madre di lei. Le aveva viste quel giorno a Villa Potter. Aveva notato come Marlene cercasse spesso con lo sguardo Euphemia, come contasse per lei il suo parere.
E questo le aveva fatto male, più di ogni altra cosa. E ora che aspettava un bambino da quel ragazzo, sapeva di averla perduta per sempre. Perché mentre lei non sarebbe mai riuscita ad accettarlo, sapeva che i Potter l'avrebbero appoggiata e sostenuta, guadagnandosi l'ammirazione e la fiducia della sua unica figlia.
E in quel momento, Allison McKinnon seppe di aver perso la sfida più grande della sua vita. Seppe di aver perso per sempre sua figlia.

Ed eccoci qua raga! Scusate l'attesa ma sono stati giorni intensi questi perciò ci è voluto un po di più...
Bè che ne pensate? Ho deciso che piega far prendere alla gravidanza di Marlene dopo tante riflessioni, ma per saperlo dovrete continuare a leggere 😁
Fatemi sapere che ne pensate come sempre perché adoro leggervi, lo sapete.

Poi raga volevo dirvi una cosa: so che la storia vi emoziona molto e vi appassiona e ne sono super mega felicissima, però cercate di capire anche che se si tarda un po con la pubblicazione è perché oltre allo scrivere abbiamo anche delle vite. Non possiamo passare tutto il tempo a scrivere su wattpad.
Quindi vi chiedo di avere un pochino di rispetto in più per me e per tutti quelli che scrivono storie perché per noi è un piacere sapere che vi appassionate tanto però allo stesso tempo vorremmo anche un po di comprensione da parte vostra, per lo meno per me è così.
Perciò, vi chiedo questo: continuate a commentare e dare i vostri pareri perché senza di voi la storia non esisterebbe, però pensate anche alla persona che sta dietro alla storia e riflettere prima di scrivere un commento. Vi chiedo solo questo, ok?
Vi voglio bene, lo sapete.
Grazie di tutto

Il Legame Che Ci UnisceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora