Capitolo 100: Quel maledetto 31 Ottobre 1981

868 40 74
                                    

Ragazzi il video qui sopra l'ho creato io. Potete vederlo prima o dopo aver letto il capitolo, ma mi farebbe molto piacere sapere che ne pensate quindi vi sarei molto grata se lo guardaste 😉 grazie mille
E buona lettura...

31 ottobre 1981

I giorni che seguirono furono per Peter un vero e proprio strazio.
Si ritrovò a vivere recluso nel suo piccolo appartamento completamente da solo, senza nessuno straccio di lettera da parte dei suoi amici o di una qualche notizia.
Sirius gli aveva promesso che sarebbe passato a trovarlo appena possibile, ma non si era fatto ne vedere ne sentire. Quando aveva accettato di essere il Custode Segreto sapeva che avrebbe dovuto stare nascosto per un po, ma dopo una settimana di reclusione forzata iniziava a sentire il peso della solitudine come un enorme macigno che gravava sulle sue spalle continuamente.
Alternava momenti di frustrazione e delusione, a momenti in cui si sentiva più propositivo, ma con il passare dei giorni questi ultimi divennero sempre meno. Si sentiva completamente abbandonato, molto più del solito, e piano piano, con il passare dei giorni, il rancore verso quelli che una volta erano i suoi amici, iniziò a corroderlo dentro. Centimetro dopo centimetro, sentiva che l'odio stava iniziando a prendere sempre più piede nel suo cuore. All'inizio ne era quasi spaventato: quando si rendeva conto di essere arrabbiato con James e Sirius per averlo di nuovo messo al secondo posto, si imponeva di respirare a fondo e di non pensarci, dicendosi che probabilmente era lui che stava esagerando. Ma poi i pensieri negativi divennero più forti e insistenti di qualunque altra cosa e alla fine, quasi senza che lui se ne rendesse conto, e senza che riuscisse ad evitarlo, presero il sopravvento.
Spesso si buttava sull'alcool per cercare di smettere di pensare, ma poi nemmeno quello riuscì più ad aiutarlo. Anzi, quando crollava addormentato dopo aver bevuto molti bicchieri di whisky incendiario, poi si svegliava di soprassalto per colpa degli incubi. Sognava continuamente Voldemort che lo torturava, il suo corpo martoriato e irriconoscibile come quello di Regulus, dopo aver scoperto che lui non aveva rivelato il nascondiglio dei suoi amici. Oppure sognava Silente che, vestito di nero e con aria desolata, consegnava a sua madre una scatola con dentro alcuni resti del suo povero corpo, la stessa triste e macabra fine che aveva fatto Benji. O ancora, sognava James, Sirius e Remus che si facevano beffe di lui, che ridevano e sghignazzavano malandrini mentre lui li implorava di aiutarlo e Voldemort lo trascinava via con sé. Avevano gli stessi ghigni che tante volte lui gli aveva visto stampati in faccia nei primi anni ad Hogwarts quando James e Sirius si divertivano ad appendere Piton a testa in giù.
Ed era quello l'incubo che più lo tormentava. Vedere i suoi amici, stretti l'uno all'altro, ridere di lui e poi voltargli le spalle era sempre stata la sua paura più grande, e in quei giorni si era fatta sempre più insistente e opprimente, tanto che iniziò ad avere costantemente l'ansia che Voldemort sarebbe venuto a prenderlo da un momento all'altro e che nessuno dei suoi amici lo avrebbe aiutato.
Senza rendersene conto la sua mente iniziò a prendersi gioco di lui, facendogli vedere e sentire cose che non esistevano: ombre che si muovevano fuori dalla finestra, la sensazione che qualcuno lo stesse osservando, passi che si avvicinavano furtivi... Era così costantemente impaurito e in ansia, che non riusciva quasi più a ragionare con lucidità.
Quella sera, la sera di Halloween, quelle sensazioni erano ancora più amplificate. Il sole stava incominciando a calare producendo ombre dalle forme inquietanti, il vento soffiava muovendo i rami spogli degli alberi e riempiendo il silenzio della sua casa con rumori strani che lo facevano sobbalzare continuamente.
Non seppe nemmeno come e perché, ma ad un certo punto si ritrovò seduto a terra, nella sua piccola e misera camera da letto, con una scatola appoggiata sulle gambe.
Era piena di ricordi accumulati negli anni di scuola, i migliori della sua vita. C'erano foglietti con scritto scherzi che aveva ideato insieme ai suoi tre amici, una vecchia sciarpa di Grifondoro, alcuni appunti di quando studiavano per diventare Animagus, molte foto che li ritraevano nel corso degli anni.
Si ritrovò a ripercorrere ogni singolo momento felice vissuto in compagnia dei Malandrini. Da quando si erano conosciuti, a quando James lo aveva difeso per la prima volta da due Serpeverde fastidiosi, nonostante loro avessero solo undici anni e i bulli sedici. Al primo scherzo organizzato tutti e quattro insieme, a quando avevano scoperto il segreto di Remus, alla loro prima trasformazione in Animagus, alle tante notti di luna piena trascorse insieme a scorrazzare nel parco, ai fine settimana ad Hogsmede... ogni singolo ricordo parve passare da quelle numerose foto alla sua mente, vividi come se stesse riguardando lo scorrere delle immagini di un film.
Tutta quella che era stata la sua vita felice parve passare davanti ai suoi occhi, come a prendersi gioco di lui e a rinfacciargli il fatto che tutto era cambiato e che nulla era più come un tempo ormai.
Gli capitò perfino fra le mani una vecchia fotografia di una giovanissima Lily Evans di appena quindici anni. L'aveva rubata alla scorta che James teneva nel cassetto del comodino e che, a detta sua, gli servivano solo per ricordargli di quella sfida che ancora non aveva vinto. Anche se tutti e quattro sapevano che quelle foto erano molto di più per James, nonostante non volesse ammetterlo. Ma lui, Peter, non aveva resistito quella volta quando la foto era caduta dalle mani di James e lui non se ne era accorto, così l'aveva raccolta senza essere visto e l'aveva conservata. Non aveva mai detto a nessuno di quanto gli piacesse Lily Evans. Nonostante sapesse di non avere nessuna chance con lei, e in realtà era anche abbastanza intimorito da quella ragazza, a lui piaceva e si accontentava di guardarla da lontano, senza mai avvicinarsi.
Aveva notato come i comportamenti di James erano mutati negli anni. Lo aveva guardato innamorarsi di lei giorno per giorno, e questo l'aveva convinto ancora di più a tenere per sé i suoi sentimenti. Non poteva certo rivelare al suo migliore amico che erano innamorati della stessa ragazza! Per James, Lily Evans era off limits per tutti: non a caso spesso si trovavano ragazzi appesi a testa in giù nel bel mezzo dei corridoi solo per averla guardata troppo a lungo o per aver commentato in modo un po troppo malizioso il fisico della ragazza.
Peter si era comunque consolato nella consapevolezza che Lily odiava James, e che nemmeno lui aveva alcuna possibilità di conquistarla. Ma poi era arrivato il settimo anno: James era finalmente maturato, aveva messo da parte la sua natura di scavezzacollo e aveva fatto di tutto per farsi conoscere da Lily per come era in realtà; e poi c'era la guerra, e i continui scontri con i Serpeverde, e l'avvicinamento con le ragazze... tutto era andato a rotoli in quell'ultimo anno di scuola. Giorno dopo giorno i Malandrini erano andati scomparendo, fino a rimanere solo un'ombra nei suoi ricordi.
Le sue mani presero a tremare violentemente mentre stringeva una foto in cui erano loro quattro, l'uno stretto alle spalle dell'altro, appena dopo i G.U.F.O.
Fu sommerso da così tanto rancore e sofferenza, che si rese conto a stento di quello che aveva fatto: sul pavimento accanto a lui, giacevano tanti piccoli pezzettini di carta che fino a poco prima erano la foto che li ritraeva tutti e quattro sorridenti, e che ora invece era solo un mucchietto di carta colorata. I quattro ragazzi della foto non si muovevano più. Qua e là si intravedeva ancora qualche sorriso, qualche colore di Grifondoro, ma la foto era distrutta, andata in pezzi come la loro amicizia.
Una lacrima rigò la guancia di Peter Minus, una sola lacrima amara che scese lentamente fino ad andare ad infrangersi su quello che una volta era il volto sorridente di James, che lo guardava fisso e immobile dal pavimento.
Peter prese la bacchetta, deciso a bruciare i resti di quei ricordi troppo dolorosi da continuare a guardare, ma proprio quando stava per pronunciare l'incantesimo, il Marchio Nero sul suo avambraccio bruciò. Spaventato, lasciò cadere la bacchetta a terra e si alzò la manica del maglione che indossava: Voldemort lo stava chiamando.
Ebbe qualche momento di esitazione in cui alternò lo sguardo dalla foto distrutta al tatuaggio che brillava sulla sua pelle chiara, poi prese un respiro profondo e si alzò.
Raccolse la sua bacchetta da terra e, senza degnare di un'altro sguardo i suoi ultimi ricordi felici raccolti in quella scatola, uscì dalla stanza.
Ormai aveva preso la sua decisione.

Il Legame Che Ci UnisceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora