Capitolo 26: Serpeverde contro Grifondoro

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20 dicembre 1977

Anche se era una freddissima giornata di dicembre, un'altra partita di Quidditch stava per cominciare: Serpeverde contro Grifondoro.
Inutile dire che erano giorni che la tensione tra le due Case era palpabile.
Le risse e le discussioni nei corridoi erano all'ordine del giorno e gli studenti non facevano che finire in infermeria e in punizione. I membri della squadra di Grifondoro erano costretti ad andare in giro in gruppo per evitare che i Serpeverde gli facessero scherzi che gli avrebbero potuto impedire di giocare. Soprattutto il Capitano della squadra era tenuto perennemente sotto controllo per evitare qualche sabotaggio. Perciò quando quella mattina la squadra rosso-oro entrò negli spogliatoi erano più tesi che mai.
Sapevano di poter vincere, si erano allenati duramente e la squadra non era mai stata così forte. E lo sapevano anche le serpi per questo giocavano sporco. Ma sapevano anche che non era facile giocare così sotto pressione, perciò si infilarono la divisa in silenzio, poi James si alzò e li guardò ad uno a uno.
«Bene squadra, eccoci qui alla partita più attesa. Sappiamo tutti che possiamo battere quelle serpi. Siamo più forti, lo sappiamo noi e lo sanno loro. Perciò so che faranno di tutto per farci innervosire. Vi chiedo solo di tenere duro, pensate al gioco e basta. Io cercherò di arrivare al boccino il prima possibile. Detto questo: in bocca al lupo a tutti, e FORZA GRIFONDORO!» urlò alla fine alzando il pugno al cielo, mentre gli altri urlavano eccitati.
Sentirono gli altri studenti prendere posto sugli spalti, così presero le scope e uscirono. Anche i Serpeverde stavano prendendo posto in campo, mentre al centro li aspettava Madama Bumb che disse «i Capitani vengano al centro.»
James avanzò verso Lestrenge ed entrambi si guardarono con puro odio. Si strinsero la mano fino quasi a stritolarsele.
«A noi due, Potter» sibilò Lestrenge con cattiveria.
James si limitò ad assottigliare lo sguardo e a sorridergli con il suo solito ghigno malandrino.
Salirono sulle scope e si alzarono in aria, e un attimo dopo udirono il fischio d'inizio della partita.
«Ed ecco che ha inizio la partita, con Lestrenge in possesso della pluffa che si dirige verso gli anelli dei Grifondoro! Schiva un bolide e poi schiva Emmeline Vance che cerca di prendere la pluffa. Tira eee... Frank Paciok para!!!! Grande Frank! Fagli vedere chi sei a quello sbruffone!» disse Sullivan al megafono.
Subito tutti iniziarono a volare su e giù per il campo. James e Regulus Black, i Cercatori, zigzagavano più in alto osservando attentamente in cerca del boccino, mentre tra gli altri iniziava una vera e propria battaglia all'ultimo sangue per cercare di far passare la pluffa negli anelli. Come si aspettavano i Serpeverde non facevano altro che giocare sporco: davano violenti spallate a chiunque gli capitasse a tiro e più di una volta i battitori colpirono i ragazzi rosso-oro piuttosto che i bolidi. Ovviamente questo fece guadagnare dei rigori per i Grifondoro che dopo mezz'ora erano in vantaggio di novanta a cinquanta, ma erano anche molto arrabbiati e nervosi.
«Altro rigore per Grifondoro, guadagnato per colpa del battitore dei Serpeverde, Sliper, che ha appena cercato di disarcionare Cooper con una mazzata!» urlò Sullivan infuriato.
James cercava il boccino scrutando dappertutto, ma fino a quel momento non aveva avuto nessun risultato.
«Cooper segna! Forza Grifondoro!»
Ad un certo punto però qualcosa attirò la sua attenzione: un bagliore dorato luccicò vicino ad un anello dalla parte delle serpi. In un attimo si fiondò da quella parte inseguendo il boccino a tutta velocità. Un sibilo sulla destra gli indicò che anche Regulus Black volava dalla stessa parte e con la coda dell'occhio lo vide affiancarsi a lui. Spinse la scopa ancora di più finché non si ritrovò a poca distanza dalla pallina dorata, ma una spallata violenta lo costrinse a sterzare a sinistra allontanandosi un po. Black lo aveva fatto allontanare, ma in un attimo lui gli era di nuovo a fianco. Poi la pallina scese d'improvviso in picchiata verso il basso. Erano ad una velocità elevata e solo un bravo Cercatore sapeva fino a che punto poteva scendere prima di riallineare la scopa, e James era il miglior Cercatore da un sacco di tempo, mentre Regulus era così accecato dall'odio e dal desiderio di vincere che non calcolò bene i tempi. E, mentre il Grifondoro alzava la scopa ad un passo dal suolo, il Serpeverde si schiantò rumorosamente. E mentre sorrideva soddisfatto, James chiuse la mano intorno al boccino d'oro, facendo concludere la partita e portandosi a casa la vittoria.
«Grifondoro vince duecentocinquanta a cinquanta!» gridava Sullivan senza voce.
I suoi compagni lo raggiunsero urlando vittoriosi e in un attimo il campo fu invaso da una marea rosso-oro di studenti che andavano a festeggiare. Tutti volevano abbracciarlo e dargli pacche sulle spalle, ma lui aveva occhi solo per Lily. La sua Lily, che lo guardava un po in disparte orgogliosa e con un gran sorriso sulle labbra. Lui si fece largo tra i ragazzi e le andò davanti, le circondò i fianchi con le braccia e la baciò. Si dimenticarono di tutto: che erano in mezzo a un sacco di gente, che anche i professori erano presenti, e che tutti li guardavano. Erano solo loro, nella loro bolla di felicità. Solo delle urla arrabbiate riuscirono a riscuoterli. Si guardarono intorno e videro due figure a terra che si azzuffavano. Una vestita di verde e una vestita di rosso: erano Sirius e Regulus. Subito James si affrettò ad andarli a separare, ma uno spintone lo fece cadere a terra. Si girò e vide Lestrenge che lo guardava con un ghigno «sta attento Potter. Non vorrai rovinare quel bel faccino.»
Subito Lily gli fu accanto e lo prese per un braccio dicendogli «lascialo stare James. Sirius ha bisogno di te. Stanno arrivando i professori.»
Lui annuì e si girò a guardare il suo migliore amico che con un labbro sanguinante sferrava un pugno sul naso a suo fratello più piccolo, mentre Marlene li guardava impaurita e gridava il suo nome cercando di fermarlo. «Sirius! Sirius fermati!»
In quel momento lui alzò gli occhi e la vide. Poi guardò di nuovo il fratello, ricoperto di sangue, e il panico prese il sopravvento. Che cosa aveva fatto? James lo raggiunse, lo prese per le spalle e lo fece alzare, mentre Lestrenge aiutava Regulus.
«Che cosa diamine succede qui?!»
Era la McGranitt, che era arrivata per vedere che succedeva.
«Professoressa, Sirius Black ha attaccato senza motivo il mio compagno» disse subito Lestrenge con un ghigno in viso.
«Non credo proprio che il signor Black sia il tipo da prendere a pugni qualcuno senza motivo. Detto ciò, tutti e due sconterete una punizione. Vi informerò su quale sarà. E ora andate in infermeria» sbottò severa. Sapeva della storia di Sirius e sapeva anche che era un bravo ragazzo, perciò capì che tra i due doveva essere successo qualcosa e provò pena per quei due giovani ragazzi costretti ad odiarsi dalla loro stessa famiglia. Si girò e se ne andò mentre anche i Serpeverde si dirigevano in infermeria. James si voltò a guardare l'amico e chiese «tutto bene Felpato?»
«Si Ram, grazie» rispose lui con un sospiro, poi spostò lo sguardo sulla bionda davanti a lui, che con le lacrime agli occhi si avvicinò e lo abbracciò.
«Mi dispiace tanto Sirius» gli sussurrò all'orecchio. Lui la strinse forte respirando il suo profumo e calmandosi all'istante. Tutti capirono che non era più un buon momento per festeggiare così lasciarono solo il gruppo del settimo anno al campo.
«Sirius, perché lo hai colpito?» gli chiese Emmeline preoccupata. Lui li guardò tutti e poi rispose «perché ha iniziato ad insultarmi e io non ci ho visto più. Ha detto che non sono degno del mio cognome. Ha detto che lo ho abbandonato per stare con dei traditori e con dei sanguesporco. E che ero caduto in basso mettendomi con Marlene, che ha definito una puttana. E che lei e James saranno i primi a morire quando la guerra scoppierà, perché chi tradisce il proprio sangue merita di morire. Ho provato ad ignorarlo, vi giuro, ma non ce l'ho fatta e l'ho colpito.»
Marlene lo abbracciò forte e James gli diede una pacca amichevole sulla spalla dicendogli «stai tranquillo amico, non ci accadrà niente. E poi sapevi anche tu che prima o poi sarebbe successo, che avresti dovuto affrontarlo.»
«Si lo so.»
Nessuno sapeva che dire. Dopo qualche minuto di silenzio, Remus, che teneva per mano Mary, le lasciò la mano e andò verso l'amico. Gli mise una mano sulla spalla e guardandolo negli occhi disse «lo so che ti dispiace per lui Sirius, ma ha fatto una scelta. E tu hai fatto la tua. Ora siamo noi la tua famiglia. E ci prenderemo cura di te.»
Si sorrisero e tutti insieme si avviarono verso il castello, arrancando nella neve. Sirius era orgoglioso di avere amici come loro, e sapeva che le parole di Remus erano vere: si sarebbero presi cura l'uno dell'altro. Per sempre. Ma non riusciva a non pensare al suo fratellino, costretto dalla famiglia a stare dalla parte sbagliata. La parte che, Sirius ne era certo, lo avrebbe condotto alla morte. Perché nessuno può pensare di salvarsi dalle tenebre. Prima o poi la vita chiede il conto e tutti siamo obbligati a pagarlo.
E con quei pensieri cupi camminò insieme agli amici, diretti in Sala Comune per scaldarsi.

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