Capitolo 41: Lettere da casa

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25 gennaio 1978

Era una serata tranquilla nella Sala Comune di Grifondoro e tutti erano impegnati in varie attività.
C'era chi studiava e faceva i compiti, chi si rilassava leggendo e chi chiaccherava con altri compagni.
Lily e Marlene erano sul divano davanti al fuoco a chiacchierare tranquillamente, mentre Sirius e James stavano giocando a scacchi seduti sul tappeto davanti a loro.
«Preparati Felpato perché sto per vincere! Hai davanti a te il Re degli scacchi» disse James soddisfatto.
«Peccato che le tre partite precedenti il Re degli scacchi è stato stracciato senza pietà dal Dio degli scacchi» ribatté Sirius sogghignando.
«Dio... si, come no» borbottò James.
Quando Sirius stava per replicare, Mary, seduta lì vicino con Remus e Emmeline, esclamò «ehi Marlene, quello non è il gufo della tua famiglia?»
La ragazza alzò lo sguardo e guardò dove l'amica stava indicando, verso la finestra, e vide un grande barbagianni grigio che beccava sul vetro.
Rimase impietrita per un attimo, non capendo perché il gufo di famiglia era fuori la finestra della sua Sala Comune, e poi l'ansia prese il sopravvento. I suoi genitori non le scrivevano mai. Erano anni che non riceveva le loro lettere; solo i primi anni di scuola lei scriveva a casa e i genitori le rispondevano con delle lettere sintetiche e fredde. E quando, leggendo le lettere che Lily riceveva dai suoi, la piccola Marlene provava solo rabbia ed invidia perché i suoi genitori non dimostravano mai di volergli bene, smise di scrivere a casa. E di ricevere lettere.
Ed è per questo che quando vide il gufo fuori dalla finestra pensò che fosse successo qualcosa di brutto.
Si affrettò ad aprire il vetro e a prendere la lettera che il barbagianni le porgeva e lo guardò un attimo volare via. Poi chiuse la finestra e si riavvicinò al divano dove Sirius e Lily la guardavano preoccupati.
«Che succede, Marl?» chiese la rossa.
«Non lo so, ma da quanto non vedi il gufo della mia famiglia portarmi una lettera? E di sera, per giunta?» rispose lei ansiosa.
«Da molto in effetti. Dai apri e vedi che c'è scritto» la incoraggiò Lily.
Con mani malferme aprì la busta e ne estrasse la lettera.
Riconobbe subito la calligrafia del padre:

Cara Marlene,
Scusami se ti scrivo a quest'ora della sera, sicuramente ti starai preoccupando visto che sono anni che non ti mandiamo lettere durante l'anno scolastico. Ma stai tranquilla, non è successo niente.
Ti scrivo per dirti che ho cercato di far cambiare idea a tua madre, per farti tornare a casa alla fine della scuola.
Ma purtroppo non ho avuto successo.
Conosci bene tua madre e sai com'è testarda, cosa che ovviamente ha passato a te (e non fare la faccia che so che stai facendo, sai benissimo che è la verità) e non c'è stato verso di farle cambiare idea.
È cresciuta con queste convinzioni e questi ideali e non riuscirà mai a cambiare. Abbiamo avuto una brutta discussione perché lei aveva ricominciato a cercare un buon partito per te, e a quel punto non ce l'ho fatta più. Mi sono rifiutato categoricamente e ovviamente senza anche il mio appoggio non ha potuto continuare, ma credo che il mio intervento l'abbia fatta indispettire ancora di più.
È andata oggi stesso alla Gringott per impedirti di prendere il denaro nella nostra camera blindata e si è già attivata per far si che tu non abbia niente della tua eredità.
Purtroppo non ho potuto impedirglielo, visto che anche i tuoi nonni sono d'accordo con lei.
Mi dispiace tanto figlia mia, non sono riuscito a impedirgli di toglierti tutto e ne sono profondamente dispiaciuto.
E mi dispiace anche di non esserci mai stato per te, di non essermi mai opposto a come lei ha deciso tutto della nostra vita. Me ne rendo conto solo ora che ti ho perduta.
Ma io so che tu sei una giovane e forte donna, e una Grifondoro, e che quindi riuscirai a cavartela da sola, come hai sempre fatto. Perché la tua forza, il tuo coraggio e la tua determinazione ti porteranno in alto, figlia mia, ne sono sicuro. E so anche che non sei sola. Ti lascio a malincuore ma in buone mani. Hai dei grandi amici e soprattutto un bravo ragazzo accanto che so che non ti abbandoneranno mai.
Me ne sono reso conto quando ti ho vista su quel letto dell'infermeria. Loro non ti hanno mai lasciata, letteralmente. E lì con loro avrei dovuto esserci anche io, e invece non c'ero.
E di nuovo, ne sono profondamente dispiaciuto e addolorato. Mi dispiace di non essere stato lì quando ti sei svegliata, ma di nuovo, so che eri in buone mani.
Ora devo salutarti, spero davvero di poterti rivedere presto.
I miei più cari saluti, anche a Sirius
Tuo padre

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