Capitolo 91: Terza volta

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3 ottobre 1980

Le settimane passavano, l'autunno era ormai alle porte e il clima si faceva sempre più freddo e piovoso in Inghilterra.
La guerra sembrava non avere una fine e ormai la vita normale e tranquilla che la gente aveva vissuto fino a qualche anno prima era solo un lontano ricordo.
I mesi si susseguivano, le stagioni passavano, ma la guerra rimaneva e la paura persisteva nei cuori delle persone. Ormai tutti vivevano quasi in isolamento, troppo spaventati per uscire e troppo intimoriti per fidarsi degli altri, visto che sembrava che i Mangiamorte raccogliessero seguaci come frutti maturi in estate.
In tanti avevano lasciato il Paese in cerca di una vita normale, di un futuro migliore per i loro figli.
Ma se in tanti ormai si erano arresi all'evidenza e davano per vincitori i Mangiamorte e il loro Signore, c'era ancora qualcuno che continuava a combattere, che non si arrendeva e si rifiutava di abbassare la testa.
L'Ordine della Fenice continuava strenuamente a combattere e a resistere, nonostante fossero ormai rimasti in pochi e faticassero ad ottenere risultati.
C'erano momenti di sconforto per tutti, momenti in cui anche loro avrebbero voluto abbandonare tutto, ma sapevano che non avrebbero mai potuto farlo.
Continuavano con le ronde, continuavano ad ostacolare i piani dei Mangiamorte, per lo meno quelli di cui venivano a conoscenza, e continuavano a lottare, consci di essere in minoranza, ma incapaci di mollare.
Sapevano che solo in un caso avrebbero potuto smettere di combattere: quando la morte sarebbe giunta a prenderli.
Fu quello il motivo per cui, quella sera, Sirius Black e Dorcas Meadows si smaterializzarono entrambi a Diagon Alley.
Era il crepuscolo e ormai le strade erano vuote e silenziose. Nessuno osava girovagare per strada con il buio.
Si gettarono un'occhiata intorno, si sistemarono i cappucci dei mantelli sulla testa e si incamminarono sulla lunga via acciottolata in silenzio.
Fu Sirius a spezzarlo mormorando «è da un sacco che non ti vedevo, Meadows. Come va?»
Aveva osservato la ragazza sia quando si erano ritrovati al Quartier Generale, sia mentre camminavano, e l'aveva trovata pallida e magra.
Era da un po che non se la ritrovava vicina e il suo aspetto l'aveva un po spaventato. Quando aveva conosciuto Dorcas aveva subito pensato che fosse bellissima e potente, tanto potente da essere pericolosa, ora invece non vedeva più quella ragazza quando la guardava, ma vedeva una creatura fredda e letale.
Nei suoi occhi non vi scorgeva più quella luce viva e appassionata di un tempo, ora erano scuri e duri, più di quanto non fossero in passato.
Non l'aveva più vista ridere, in quelle rare occasioni in cui gli era capitato di vederla. James gli aveva confidato che non era nemmeno mai andata a trovare Lily ed Harry, si era solo limitata a fargli dei veloci auguri un giorno che si erano incontrati in ufficio.
Tutto in lei era morto da quando Gideon e Fabian erano stati assassinati.
L'Ordine sapeva che stava svolgendo delle indagini per conto proprio e che nel farlo si stava lasciando dietro una scia insaguinata e molte vittime, ma sembrava che nessuno avesse il coraggio di fermarla e nemmeno di provarci.
«Sto bene, Black» rispose solo.
Sirius sospirò leggermente e la seguì quando lei svoltò e si immise svelta nel vicolo buio che conduceva a Notturn Alley.
«Dorcas, so che non siamo mai stati veri amici, però ormai ci conosciamo da molto e abbiamo condiviso un sacco di esperienze insieme... perciò, volevo solo dirti che per qualsiasi cosa io ci sono» sussurrò Sirius guardandosi attorno circospetto.
Se Diagon Alley appariva tetra in quel periodo, Notturn Alley era a dir poco lugubre.
«Ti ringrazio, ma non ho nulla da dirti visto che sto bene» ribattè lei senza guardarlo.
Persino la sua voce sembrava cambiata da quanto il suo tono era gelido e duro.
«D' accordo, e visto che stai così bene, come mai non vieni quasi mai in ufficio? E perché ti fai vedere poco anche al Quartier Generale? Girano un sacco di voci, Dorcas» sbottò sotto voce Sirius spazientito.
Le dispiaceva vederla in quello stato, sapere in cosa si stava trasformando.
«Non so di cosa tu stia parlando» disse lei.
«Si certo, come no» commentò lui sarcastico e poi le chiese «quindi non sai nulla dell'Angelo della Morte?»
«Ho sentito qualcosa a riguardo, ma nulla di che. È solo qualcuno che ci sta facendo l'enorme favore di far fuori la peggio feccia del Paese» rispose lei con un'alzata di spalle.
«Dorcas, smettila di far finta di nulla! So che sei tu! Tutti sappiamo che sei tu!» sbottò Sirius alzando leggermente la voce.
Lei rimase in silenzio a lungo, continuando a camminare, e quando Sirius stava per parlare di nuovo, lei, con voce calma e ferma disse «e allora? Dov'è il problema? Sono riuscita a fare di più in questi mesi in cui ho lavorato da sola di quanto non abbia mai fatto con gli Auror. Vi sto semplificando il lavoro, dovreste solo ringraziarmi.»
Sirius rimase spiazzato dalle sue parole. Non si aspettava che lei lo ammettesse così velocemente.
Nonostante negli ultimi anni la politica degli Auror fosse cambiata, avendo anche il potere di usare le maledizioni senza perdono, non erano in tanti ad utilizzare quei metodi.
Succedeva molto spesso che venissero uccise delle persone dagli Auror durante gli attacchi, ma lo facevano più per autodifesa che per altro.
Uccidevano prima di essere uccisi.
E nessuno utilizzava le torture per estorcere informazioni.
Dorcas invece ormai adottava ogni tipo di metodo pur di ottenere quello che cercava, ed era per questo che sapeva di essere ad un passo dallo scoprire gli assassini dei fratelli Prewett.
«Loro non vorrebbero che tu facessi questo. Lui non vorrebbe vederti trasformata in un' assassina, Dorcas» sussurrò Sirius dopo un lungo silenzio intervallato solo dal rumore dei loro passi sul selciato.
«Direi che non possiamo sapere cosa vorrebbero, visto che sono sepolti sotto metri di terra» sibilò lei fermandosi di colpo e voltandosi a guardarlo.
Sirius capì di essere andato troppo oltre solamente guardandola in faccia.
Ora capiva perché si dicesse che tra i Mangiamorte tutti avessero il terrore dell'Angelo della Morte. In quel momento lui seppe di avercelo davanti.
I suoi occhi erano così scuri, la sua pelle così bianca da sembrare di porcellana e le labbra erano incorniciate da del rossetto rosso sangue. Sembrava una vampira, una feroce vampira assetata di sangue.
«Bene, bene, bene... chi abbiamo qui? Dorcas Meadows e Sirius Black...» mormorò una voce dall'ombra davanti a loro.
Entrambi i ragazzi si irrigidirono sentendola e si voltarono di scatto, proprio nel momento in cui una figura, pallida e avvolta in un mantello nero, usciva dal buio e si avvicinava lentamente.
Lord Voldemort, con i suoi occhi rossi e i lineamenti serpentini, stava loro davanti e li guardava con il trionfo dipinto sul viso.
Sirius si ritrovò a pensare che sembrava diverso dall'ultima volta che lo aveva visto, come se il suo corpo apparisse ogni volta meno consistente, meno solido.
Si resero conto immediatamente di essere circondati.
«Il Signore Oscuro... quale onore» commentò Dorcas, gelida.
«Mia cara Dorcas, il piacere è tutto mio. Finalmente ci rincontriamo, dopotutto» disse lui con una specie di sorriso a stirargli le labbra.
Sirius non riuscì a trattenere un brivido: sapeva che se lui era lì era per Dorcas, perché nessuno era mai riuscito a catturarla e quindi alla fine doveva essere intervenuto Voldemort in persona.
Scoccò un'occhiata alla sua compagna e si meravigliò nel vederla sorridere con lo stesso sorriso malvagio del mago oscuro. Non mostrava il minimo timore.
«Già, e spero che sta volta non mi farai perdere tempo in chiacchiere. Non sono molto in vena» disse la ragazza spavalda.
«Oh no, mia cara, stai tranquilla. Voglio concludere la cosa in fretta, ma volevo prima farti i miei complimenti: il tuo nome è temuto tra i miei seguaci, quasi quanto il mio tra i tuoi compagni. Ne andrai fiera, immagino» sibilò Voldemort.
Dorcas non aveva per nulla paura di morire, sapeva che sarebbe finita in quel modo prima o poi, ma non aveva intenzione di far morire con lei anche Sirius, perciò cercò di spostare il piede lentamente mentre parlava, fino a che non trovò quello di lui e lo schiacciò un po.
«Che c'è?» le chiese lui tra i denti.
«Si, in effetti mi piace questo mio nuovo ruolo. Si scoprono un sacco di cose quando tutti ti temono» ammise la ragazza ad alta voce.
E quando Voldemort si aprì in una risata senza allegria, lei ne approfittò per sussurrare a Sirius «specchio. James. Rinforzi.»
Il ragazzo non ebbe bisogno di altre spiegazioni: ringraziando Godric del fatto che fosse praticamente buio in quel vicolo, fece scivolare lentamente la mano nella tasca del mantello e ne estrasse lo specchio magico.
Sapeva di dover aspettare il momento adatto per non essere scoperto, perciò attese che Dorcas continuasse a far parlare Voldemort.
«Devo ammettere che la prima volta che ti ho vista e che abbiamo combattuto non pensavo fossi così malvagia, ma nell'ultimo periodo mi sono dovuto ricredere. A cosa dobbiamo questo cambiamento, signorina Meadows?» chiese Voldemort crudele. Sapeva bene che era per la morte dei fratelli Prewett che Dorcas era cambiata.
La ragazza sentì Sirius sussurrare il nome di James mentre Voldemort parlava.
«Sono sempre stata così, solo che non lo avevo mai mostrato veramente. Avevo sempre nascosto la vera me, e ora sono stanca di farlo, tutto qui» rispose lei con un'alzata di spalle.
Era decisa a farlo parlare il più possibile.
«Sai, Dorcas, come ti ho già detto in passato, so leggere molto bene le persone, e una cosa la so: non si cambia così tanto da un giorno all'altro senza motivo. C'è sempre una motivazione, una spinta ad agire. Cos'è che ti ha scosso così tanto da far venir fuori la parte peggiore di te e farle prendere il sopravvento?»
Dorcas assottigliò lo sguardo, la rabbia che ribolliva sempre di più nelle vene. Stava di nuovo giocando con lei.
«Nulla. Non è successo nulla» sibilò furiosa.
«Bugiarda!» esclamò beffarda la voce di una donna alla destra di Voldemort.
«La piccola Meadows è arrabbiata perché qualcuno ha fatto fuori quei traditori del loro sangue dei fratelli Prewett» la sbeffeggiò.
«Stai zitta Bellatrix!» ringhiò Sirius infuriandosi all'istante al sentire la voce della cugina.
«Non scaldarti, cugino. È la verità» continuò lei sghignazzando.
Sirius vide Dorcas tremare dalla rabbia e seppe che le cose stavano per degenerare.
Sperò solo che James e gli altri arrivassero in tempo, perché non aveva ancora nessuna voglia di lasciare quel mondo.
«Ora basta. Finiamola qui una volta per tutte» sibilò Dorcas e un attimo dopo scagliò contro Voldemort un lampo di luce verde.
«Ci siamo» borbottò Sirius voltandosi velocemente e lanciando un incantesimo agli incappucciati dietro di lui.
In men che non si dica il vicolo fu illuminato dagli incantesimi e il silenzio fu rotto dall'ululato poco lontano di un lupo.
Sirius, con orrore, alzò lo sguardo al cielo e si rese conto che quella notte la luna era piena e brillava enorme sulle loro teste.
Si ritrovò a pensare che forse quella sarebbe davvero stata la sua ultima notte.

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