Capitolo 55: Disperazione

1.5K 70 9
                                    

Lily ebbe appena il tempo di vedere Mary accasciarsi a terra e incrociare lo sguardo di James, prima di venire risucchiata nella sgradevole sensazione della smaterializzazione. Sentiva Lestrenge ancorato ai suoi capelli e non servì a niente divincolarsi, atterrarono in una radura spoglia e lei venne scaraventata a terra.
Un altro tonfo le suggerì che Sirius era stato buttato a terra accanto a lei, ma il dolore sordo che provava nel petto e l'immagine della sua migliore amica che cadeva a terra era ancora impressa davanti ai suoi occhi.
«Mary... Mary...» mormorava disperata.
«Povera, povera piccola sanguesporco. La sua amichetta non c'è più» la sbeffeggiò di nuovo con la vocina infantile Bellatrix. Sentì Sirius ringhiare e fece appena in tempo ad alzare lo sguardo per vederlo ricadere a terra colpito allo stomaco da un pugno.
«Allora, feccia. Non siamo qui per fare un pic nic, perciò diteci subito quello che vogliamo sapere e non farete la fine della vostra amica» disse Lucius.
«Chi fa parte dell'Ordine della Fenice e dov'è il suo quartier generale?» chiese Rabastan Lestrenge duramente.
«Non sappiamo di cosa state parlando!» esclamò Sirius con voce strozzata.
«Ah no, cugino? Eppure ci è arrivata voce che voi ne fate parte. Dimmi la verità e ti risparmio la vita» disse Bellatrix avvicinandosi a lui.
«Noi non sappiamo niente! E comunque non ti direi nulla anche se sapessi qualcosa! Puoi anche uccidermi, ma da me non avrai nulla!» ringhiò di nuovo Sirius guardandola negli occhi.
«Bene, immaginavo che saresti stato un osso duro. A questo punto... Crucio!» urlò puntando la bacchetta su Lily. La ragazza gridò in preda a dolori lancinanti e Sirius gridò con lei «no! Lily! No, basta! Lasciatela stare!»
«Che ne dici di parlare ora, Sir?» domandò la strega con voce falsamente dolce mentre Lily smetteva di urlare ma singhiozzava stesa a terra. Sirius strisciò accanto a lei e le accarezzò il viso mormorando «Lily.»
«Ho detto parla!» strillò Bellatrix infuriandosi
«Noi non sappiamo niente, davvero! Lasciala andare, Bella. Non facciamo parte di nessun Ordine» disse Sirius parandosi davanti a Lily, mentre lei gli stringeva il braccio ansimando.
«Non ti credo! Spostatelo da lì! Ti faccio parlare io!»
«No! Tortura me! Tortura me, ti prego!» la supplicò il ragazzo mentre veniva allontanato da Lily e le urla di lei riprendevano.

Nel frattempo, ad Hogsmede
«Lily!» aveva gridato James, prima di vederla sparire insieme ai Mangiamorte e Sirius.
«No! Lily! Sirius!» gridò di nuovo avvicinandosi al punto in cui erano i ragazzi prima di sparire.
In quel momento, si accorse di un corpo a terra, poco lontano. Si avvicinò lentamente, con il cuore che martellava nel petto e la paura di scoprire a chi apparteneva quel corpo. Ma i suoi capelli castani, la sua statura minuta e soprattutto la cravatta di Grifondoro che pendeva da un lato del collo non lasciarono molto all'immaginazione. Era Mary.
James si accovacciò accanto a lei, tremando e sussurrando «no... Mary, no... ti prego...»
Lacrime calde scivolarono sulle sue guance e bagnarono il dolce viso senza vita della ragazza. La guardò negli occhi, accarezzandole le guance con mani tremanti e vide ancora la paura impressa nelle sue iridi. Le chiuse delicatamente gli occhi mentre altre lacrime scendevano imperterrite e lui non faceva nulla per asciugarle.
Poi una voce lo riscosse «James!»
Lo stavano chiamando e voltandosi vide Marlene venire svelta verso di lui.
«James! Dove sono Sirius e Li-»
Si bloccò guardandolo in viso. Lentamente abbassò lo sguardo sul corpo a terra accanto all'amico e il terrore la travolse.
«M-Mary? Mary!» la chiamò avvicinandosi e inginocchiandosi accanto a lei. Cercò di scuoterla ma in cuor suo sapeva già che non sarebbe servito a nulla. Lo aveva capito quando aveva guardato James negli occhi.
«Marlene... Marlene, non serve a niente. Lei è... lei...» cercò di parlare James, ma non ci riuscì. Marlene gridò forte, accasciandosi sul petto senza vita della sua amica, mentre lui le accarezzava i capelli e cercava di calmarla ma senza averne veramente la forza. Poi sentirono altre voci chiamarli, poco lontano per la strada, e James riconobbe quella di Remus. Sbarrò gli occhi dal terrore: non voleva che Remus vedesse Mary; non voleva vederlo soffrire, ma sapeva che era inevitabile. Lo sentiva chiamare la ragazza con voce disperata, e lui capì che il momento si avvicinava. Cercò di asciugarsi le lacrime mentre Marlene singhiozzava ancora, si alzò e si diresse verso la voce del suo amico. Aveva fatto solo qualche passo quando tutti gli altri sbucarono da dietro l'angolo.
«James! Ce l'abbiamo fatta! Sono arrivati gli Auror finalmente!» esclamò Emmeline sollevata, ma non appena posò gli occhi sul volto stravolto dell'amico capì che qualcosa non andava.
«J-James dove sono gli altri? Che è successo?»
Ma lui aveva occhi solo per Remus: si avvicinò, gli mise una mano sulla spalla e mormorò «R-Remus...»
L'amico sbarrò gli occhi terrorizzato e balbettò «c-che è successo?»
Ma non ci fu bisogno di dire altro: la disperazione negli occhi di James parlava chiaro. Spostò lo sguardo alle spalle dell'amico, poco lontano da loro, dove una ragazza piangeva disperata sul corpo di un'altra ragazza. Riconobbe subito Marlene, e con il cuore che perse un battito spostò lo sguardo sul viso contornato da capelli castani sparsi sulla strada.
Fece un passo barcollante verso di loro, sordo a qualsiasi rumore, a tutte le parole e le grida degli amici intorno a lui. I passi incerti divennero una breve corsa, fino a trovarsi inginocchiato accanto a quel viso che tanto aveva amato guardare e accarezzare. Non si era nemmeno reso conto di aver cominciato a piangere finché non vide delle goccioline sulle guance bianche di polvere di Mary. La prese e delicatamente la tirò su stringendosela al petto. La strinse forte e pianse. Pianse cullandola e mormorando il suo nome, seduto a terra in mezzo alla strada, senza vedere ne sentire altro. Gli amici si erano riuniti attorno a lui, stretti l'uno all'altro nella disperazione. James stringeva la spalla di Remus con forza, ma lui non lo sentiva. Piano piano altre persone si avvicinarono: studenti che avevano combattuto, altri che uscivano dai nascondigli dove si erano riparati dai Mangiamorte, i proprietari dei negozi e gli Auror. Tutti si fermarono a guardare quel gruppo di ragazzi stretti l'uno all'altro, disperati.
«James» mormorò la voce di una ragazza e quando lui si voltò vide Dorcas, i segni della battaglia anche sul suo corpo, ma lo sguardo fermo.
Dietro di lei c'erano i fratelli Prewett.
«Dorcas! Dorcas... Lily e Sirius! Li hanno presi! Dobbiamo trovarli! Ti prego» esclamò il ragazzo alzandosi di scatto e prendendole la mano tra le sue.
«Come, li hanno presi? Perché? James che è successo?» chiese Dorcas preoccupata.
«Non lo so! Li ho visti che li portavano via! Cosa facciamo? Perché li hanno presi?» James era in preda al panico, e anche gli altri si erano avvicinati per cercare di capire qualcosa.
Marlene balbettò «S-Sirius... L-Lily...»
«Ma non hai sentito altro? Pensa James! Qualsiasi cosa può esserci utile per rintracciarli!» esclamò Gideon avvicinandosi.
James chiuse gli occhi e si strinse le ciocche di capelli tra le dita, cercando di concentrarsi: era impegnato a combattere contro Malfoy, e non aveva avuto modo di prestare attenzione agli altri; si ricordò di aver sentito Mary gridare sotto la Maledizione Cruciatus; Bellatrix che urlava a qualcuno di finirla, che stavano arrivando gli Auror. A quel punto Malfoy si era smateriallizzato, lui si era voltato e aveva visto Lily e Sirius catturati dai Mangiamorte. E poi gli venne in mente una frase urlata da Lestrenge qualche attimo prima "andiamo! Ci sono gli Auror e noi dobbiamo interrogare questi due sull'Ordine!"
E poi se ne erano andati. James riferì la frase ai tre Auror che si guardarono ad occhi sbarrati.
«Che cos'è l'Ordine?» chiese Frank mentre abbracciava Alice che piangeva ancora.
«Ehm.. niente. Lasciate stare. Fabian raduna gli altri, dobbiamo setacciare le campagne intorno al villaggio» rispose Dorcas voltando le spalle ai ragazzi.
«Ragazzi, andiamo torniamo al Castello» disse Gideon.
«No! Io vengo con voi a cercare Sirius e Lily!» esclamò James.
«James, lascia fare a noi. Li troveremo, te lo prometto. Li riporterò da te, ma non posso permetterti di venire con noi» ribattè Dorcas decisa.
«Loro hanno bisogno di me, Dorcas!» ruggì il ragazzo esasperato.
«No! In questo momento hanno bisogno di persone esperte, non di amici preoccupati che non riescono a ragionare lucidamente. Loro hanno bisogno di te» sbottò l'Auror indicando Remus ancora accasciato a terra.
In quel momento James capì che aveva ragione: Sirius era suo fratello e Lily l'amore della sua vita, ma anche Remus era la sua famiglia e in quel momento aveva un disperato bisogno di lui. Così non potè far altro che annuire mentre guardava gli Auror che si organizzavano per le ricerche. Prese un gran respiro, si girò e guardò gli amici. Avevano tutti un aspetto orribile: pieni di graffi e lividi, coperti di polvere e cenere, spezzati dal dolore della perdita e dalla paura per gli amici dispersi. Si avvicinò, mise un braccio intorno alle spalle di Marlene e disse «andiamo ragazzi. Torniamo al castello.»
Tornarono da Remus e lui gli strinse la spalla, poi con voce rotta disse «Remus, dobbiamo andare. Non possiamo rimanere qui... Torniamo al castello Remus, per favore.»
Si inginocchiò accanto a lui e lo chiamò di nuovo. Solo allora il ragazzo alzò gli occhi e incontrò quelli nocciola dell'amico.
«James» mormorò, singhiozzando di nuovo.
James lo avvicinò e lo strinse in un forte abbraccio mentre lui si disperava, sussurrando «se n'è andata... Mary... non c'è più, James... la mia Mary non c'è più...»
«Lo so Rem, lo so...» cercava di consolarlo James, ma le parole sembravano non voler uscire tanto era il dolore che stava provando.
«Uccidimi! Ti prego James, uccidimi! Fa troppo male!» urlò di colpo Remus.
«Remus, no! Ti prego no, non fare così! Ti prego... andiamo, per favore. Torniamo al castello. Dobbiamo portare Mary al castello, Rem. Portiamola a casa...» disse James asciugandosi il viso con la manica e guardando il suo amico negli occhi.
Remus singhiozzò ancora, poi annuì, si staccò dall'amico e guardò il viso di Mary. Posò un lieve e lungo bacio sulla sua fronte, poi si alzò aiutato da James e Frank e prese in braccio Mary.
Presero un lungo respiro e si avviarono insieme verso Hogwarts: Remus con Mary tra le braccia, James che sorreggeva Marlene stringendola a sé, Frank e Alice stretti tra loro e Emmeline che singhiozzava tra le braccia di Mark, arrivato poco prima a dare sostegno alla ragazza.

Nella raduna, non lontano da Hogsmede

«Vi prego! Vi prego! Noi non sappiamo niente, ve lo giuro! Non facciamo parte di nessuna organizzazione!» pianse Lily spossata dal dolore. Era il turno di Sirius di venire torturato e Lily era costretta a guardare.
«Secondo me questi due sfigati non sanno niente davvero» disse Malfoy, annoiato.
Erano già un paio d'ore ormai che i Mangiamorte cercavano di estorcere qualche informazione ai ragazzi, ma senza avere nessun risultato.
«Hai ragione, Lucius. Che ne facciamo? Li uccidiamo?» chiese Lestrenge ghignando.
«Mmm no... troppo facile ucciderli. Lasciamoli qui a soffrire. Non riusciranno a tornare indietro e non li troveranno mai. E poi so che da queste parti girano sempre i lupi di notte, lasciamoli a loro» rispose Lucius, sadico.
«Bene, addio allora cugino. Spero che tu soffra parecchio» disse Bellatrix ridendo malefica.
«Addio nullità» fece Rodolphus prima di scagliare un altro calcio all'addome a Sirius.
Poi si accovacciò vicino a Lily e mormorò «addio sanguesporco. Avrei voluto divertirmi un po con te, ma a quanto pare non ho tempo da sprecare.»
Fece passare la mano sul corpo tremante di Lily, indugiando sul seno e poi scendendo lento fino all'orlo della gonna, cominciando a risalire sotto la stoffa spessa.
«Lasciala stare, bastardo!» ringhiò Sirius con voce strozzata cercando di avvicinarsi.
«Cosa, Black? Ti da fastidio che io faccia questo alla ragazza del tuo amichetto? Perché forse non ti è chiara una cosa: noi possiamo fare quello che ci pare. Noi prenderemo il potere presto e allora tutto tornerà al suo posto, e questo è il posto che spetta ai sanguesporco come lei. Sottomessa a me e ai miei bisogni» disse il Mangiamorte facendo salire ancora di più la mano.
«Giuro che ti ammazzerò, Lestrenge! Vi ammazzerò tutti!» esclamò Sirius cercando di alzarsi, a fatica.
«Andiamo, Rod, devo incontrare il Signore Oscuro, non possiamo farlo aspettare» lo chiamò il fratello maggiore. Così con un ultimo sguardo di fuoco si alzò e si smaterializzarono.
Sirius tirò un lungo sospiro di sollievo e strisciò ancora verso Lily, che alzò lo sguardo per cercarlo.
«Sirius» mormorò lei.
«Ehi... come stai? Dove ti fa male? Lui ha... ti ha...» balbettò lui non riuscendo a terminare la frase.
Lei scosse la testa e disse «no, tranquillo. Non l'ha fatto. Ci è andato vicino, ma non l'ha fatto. E ho male dappertutto, non c'è un punto che non mi fa male. Tu?»
«Mi sembra di essere stato investito da una mandria di ippogrifi» borbottò lui con un sorrisetto che fece increspare le labbra anche a lei. Lily si mise seduta a fatica e si guardò intorno, poi chiese con voce flebile «secondo te dove siamo? Saremo lontani da scuola?»
«Non lo so, ma senza bacchetta l'unica cosa che possiamo fare è andare a piedi» mormorò Sirius.
«Hai ragione. Andiamo. Proviamo da quella parte, Malfoy ha indicato là prima quando parlava del castello» disse Lily alzandosi con parecchie smorfie di dolore e tenendosi una mano sul petto. Doveva avere qualche costola incrinata a giudicare dalle fitte che sentiva ad ogni respiro.
«Ehm, Evans, ci sarebbe un problemino... la mia caviglia... credo sia rotta» fece lui indicandola.
La ragazza si avvicinò per esaminarla e capì che aveva ragione. Pensò per qualche attimo ad una soluzione, si guardò intorno, poi si alzò e prese un lungo bastone a terra poco lontano da loro.
«Va bene, vieni, ti aiuto. Prendi questo e appoggiati» disse porgendogli il bastone e mettendosi l'altro braccio intorno alle spalle.
Con uno sforzo immane per i loro corpi deboli e stanchi riuscirono a tirarsi in piedi. Presero un bel respiro e piano piano si incamminarono verso quella che speravano fosse la strada giusta per tornare a casa.

Il Legame Che Ci UnisceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora