Capitolo 10: Scommesse piccanti

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5 ottobre 1977

Erano passate due settimane dalla partita di Quidditch e da quando Lily e James si erano ubriacati insieme: ovviamente la mattina dopo la rossa dovette dare molte spiegazioni alle amiche...

Flashback
La mattina dopo per fortuna era domenica, e quando Lily si svegliò era molto tardi. Aveva un gran mal di testa e quando aprì gli occhi si rese conto di indossare ancora i vestiti della sera prima, che tra l'altro puzzavano di alcool. Si guardò intorno e tirò un sospiro di sollievo vedendo la stanza vuota, così si alzò e lentamente si andò a fare una doccia. Si lavò, si asciugò e si vesti con calma, e quando stava allacciandosi le scarpe le sue amiche Marlene e Mary entrarono nel dormitorio.
«Ehi la bella addormentata si è svegliata» esclamò la prima ridendo.
«Spiritosa, parla piano per favore ho un mal di testa terribile» disse la rossa massaggiandosi le tempie.
«Tieni ti abbiamo portato qualcosa da mangiare e una medicina per il dolore.»
Mary le porse un tovagliolo con un paio di muffin al cioccolato, i suoi preferiti, e un bicchiere di succo di zucca, e Marlene la medicina.
«Grazie ragazze vi adoro!» disse Lily prendendole e sedendosi sul letto. Le amiche si sedettero davanti a lei, e con sguardo indagatore Marlene chiese «allora signorina Evans vuole raccontarci cosa l'ha spinta ad ubriacarsi con James Potter o dobbiamo scagliarle un Imperius per saperlo?»
Lei la guardò ad occhi sbarrati e con la bocca piena, mando giù il boccone e rispose «bè ecco, in realtà non so bene che cosa me lo abbia fatto fare, so che ero arrabbiata con lui da morire perché come al solito faceva il deficiente con le ragazze, così ho interrotto la festa. Poi non so come ci siamo ritrovati soli e lui mi ha ringraziato per averlo salvato e ha voluto brindare. Poi mi ha sfidato a giocare a vero o falso perché pensava che non sapessi divertirmi, e voi sapete che io non mi tiro mai indietro davanti ad una sfida. E poi non so come mi sono ritrovata in camera e non ricordo più niente.»
«Oh io lo so come ci sei arrivata, ti ci ha portato lui, l' ho visto che ti metteva a letto e mi ha detto che era successo. Mi ha assicurato che non era successo niente tra voi e se ne è andato.»
La rossa sospirò di sollievo sentendo quelle parole: aveva il terrore che avesse fatto qualche stupidaggine sotto l'effetto dell'alcool.
«Brava Lily sono proprio contenta. Ti sei divertita e ti sei rilassata per una volta senza pensare a con chi eri e alle conseguenze. E comunque non posso fare a meno di notare che ultimamente passate un sacco di tempo insieme» disse Marlene con un sorriso a trentadue denti.
«Già, devo dire che lo sto rivalutando un pochino. Però mi fa infuriare il fatto di intravedere in lui un bravo e dolce ragazzo e poi subito dopo vederlo rimettersi la maschera da sbruffone. Non la sopporto questa cosa! Non potrebbe essere il James che è in realtà?» Si pentì subito di quell'errore: l' aveva chiamato per nome!
«Lo hai chiamato per nome!!!» esultò Marlene entusiasta e poi aggiunse «Lily secondo me sta davvero cambiando qualcosa tra voi e se mettessi da parte i pregiudizi riusciresti a vederlo per quello che è veramente.»
«Non lo so ragazze. Devo pensarci bene. Non mi fido di lui, è più forte di me, non riesco a non pensare al fatto che potrei essere solo una sfida per lui. E non voglio soffrire ancora, ho già sofferto molto per Severus. Perciò voglio andarci cauta, il tempo chiarirà tutto.»
Fine flashback

Anche se erano solo ad ottobre, gli alunni del settimo anno avevano già una mole di lavoro enorme e le lezioni avevano raggiunto un grado di difficoltà molto alto, tanto che anche Lily, la più brava del suo anno, spesso doveva chiedere qualche spiegazione in più. C'erano persone come Peter, Mary o Frank che faticavano molto a stare al passo, soprattutto in alcune materie. Per fortuna i Grifondoro del settimo anno avevano legato molto e si aiutavano a vicenda. Avevano anche organizzato dei gruppi di studio tutti insieme in modo che quelli più in difficoltà non rimanessero indietro.
Una sera erano in sala comune a studiare, ma essendo mezzanotte non era rimasto più nessuno. E quando anche Emmeline e Alice si alzarono per andare a letto, rimasero solo Sirius, intento a scrivere un complicato tema di trasfigurazione, e Marlene, che finiva di scrivere un saggio di Difesa contro le Arti Oscure. Non si resero conto subito di essere soli, fu quando Sirius imprecò sonoramente che la bionda alzò lo sguardo e i loro occhi si incontrarono. Si persero per un attimo l'uno nell'altra, poi la ragazza si riscosse e disse «che succede Black?»
Lui la fissò ancora un attimo, ammirando la sua bellezza, una bellezza lontana da quelle che era solito avere intorno visto che era sempre circondato da ragazze che tenevano molto all'aspetto e che non uscivano mai senza chili di trucco sul viso. Marlene no: lei era una ragazza acqua e sapone, alta un metro e sessanta, con dei morbidi capelli biondi che le arrivavano a metà schiena e degli occhi di un celeste quasi grigio che ti congelava all'istante. La ragazza, venendo da una famiglia di purosangue molto nota nel mondo magico, aveva il portamento fiero e severo di una nobile, che sapeva metterti al tuo posto se solo osavi invadere il suo spazio. Ma non era una snob, per niente: era solo una ragazza molto dolce che aveva messo su una corazza di ferro per difendersi dal mondo esterno, tanto che anche con le sue compagne di stanza ci aveva messo anni per riuscire a legarsi. Le avevano insegnato a cavarsela sempre da sola, che non le serviva nessuno al di fuori di lei, che doveva studiare e basta, senza perdere tempo in amicizie o amori adolescenziali. Era stata proprio Lily a far breccia in quella corazza e a riuscire ad entrare a far parte della sua vita, e lei gliene era eternamente grata, perché le sue amiche erano la cosa più cara che aveva. E in più, l'unica volta che aveva provato ad aprirsi con un ragazzo, Marcus, di Corvonero, era rimasta scottata: lei era al quinto anno e lui al settimo, e all'inizio sembrava andasse tutto bene, ma poi lui iniziò a mostrarsi com'era veramente e cioè un ragazzo possessivo e prepotente. Marlene non era mai libera di fare niente, poteva stare solo con lui, non doveva stare vicino ad altri ragazzi e non doveva fare storie. Era lui a comandare, su tutto. Ma veniva da una buona famiglia, e i loro genitori erano amici e quando avevano saputo della loro relazione le avevano permesso di continuare solo perché si trattava di Marcus, il bravo ragazzo. Ma lui non era come faceva credere e Marlene era rimasta incastrata in quella relazione infelice solo perché non voleva deludere i suoi e perché aveva paura della sua reazione se lo avesse lasciato. Fu solo quando arrivò l'ultimo giorno di scuola che lei ebbe il coraggio di lasciarlo: il giorno dopo sarebbero partiti per tornare a casa e quella sera lui pretendeva che la ragazza andasse a letto con lui, anche se non voleva. Fu quando lui, al suo rifiuto, perse la testa e la prese con violenza per costringerla a spogliarsi, che lei capì che non poteva più permetterlo. Gli diede una ginocchiata in mezzo alle gambe e lui si piegò in due dal dolore, così lei fuggì e non lo rivide più. I suoi non furono contenti della rottura, anche se non sapevano il motivo, e le proibirono di avere altri fidanzati. Per questo lei era così fredda e distante con i ragazzi, non voleva passarci di nuovo. Aveva sofferto troppo con Marcus, e la sua autostima ne aveva risentito parecchio.
«Niente McKinnon, è solo questo stupido tema. Non ne posso più sono ore che sto su questo foglio!» sbuffò Sirius massaggiandosi le tempie. Lei, che aveva finito il suo compito, si alzò e si sedette vicino a lui. Aveva deciso da tempo che voleva avvicinarsi un po per capire se quello che gli era sembrato di vedere nei suoi occhi tanti giorni prima c'era veramente o se lo era immaginato.
«Fammi vedere, ti do una mano» disse Marlene prendendo il foglio e cominciando a leggere, mentre lui la osservava di nascosto. Alla fine disse «secondo me può andare, aggiungi queste due frasi per concludere e hai finito» e gli porse di nuovo il foglio. Proprio mentre lui lo prendeva le loro mani si sfiorarono ed entrambi provarono un brivido dietro la nuca. Si guardarono di nuovo negli occhi e proprio mentre cercavano di capire che stesse succedendo, il buco del ritratto si aprì ed entrarono Lily e James di ritorno dalla ronda. «Ehi ciao ragazzi, ancora qui?» chiese James ai due, che si erano appena allontanati di scatto, e Sirius rispose «si amico, sto finendo questo cavolo di compito. Per Merlino quanto odio trasfigurazione!»
«Io la adoro invece! Be io vado a letto, buona notte ragazzi. Buona notte Evans» disse James guardandola con quello sguardo carico di sentimenti che rivolgeva solo a lei.
«Buona notte Potter» rispose la rossa con voce dolce, e anche lei se ne andò pensierosa. Sirius e Marlene, che erano rimasti a fissarli tutto il tempo, si guardarono e il ragazzo disse «sappi che io sarò il padrino del loro primo bambino.»
«Bene perché io farò da testimone a Lily per il loro matrimonio!» esclamò lei e scoppiarono a ridere.
«Quanto tempo gli dai prima che si bacino?»gli chiese Marlene.
«Mmm conoscendo James secondo me entro Natale» rispose pensieroso Sirius.
«Nah, secondo me ci vorrà di più conoscendo Lily» ribatté Marlene.
«Bene allora facciamo una scommessa: se vinco io, dovrai darmi un bacio» disse Sirius sorridendo.
Marlene rimase a bocca aperta, scioccata. Per un attimo anche lui rimase sorpreso dalle proprie parole, visto che non aveva minimamente programmato di farle uscire, ma era stato più forte di lui, e senza accorgersene le aveva già pronunciate. Era talmente attratto da quelle labbra che gli serviva tutto il suo autocontrollo per non prendere il viso di lei e baciarla ogni volta che si trovavano vicini. La ragazza si ricompose e, avvicinandosi ancora un po' a lui, chiese «e se vinco io?»
Sirius, con la bocca asciutta e una voglia matta di baciarla, mormorò «dimmelo tu... cos'è che vuoi?»
Marlene ci pensò su qualche attimo. In effetti tutto ciò che voleva anche lei era baciarlo.
«Se vinco io, mi concederai un po' del tuo prezioso tempo da passare insieme, solo tu ed io» disse con un sorriso furbo.
Anche lui le sorrise malandrino, strinse la mano di lei (cosa che provocò altri brividi a entrambi) e disse «va bene, allora ne riparliamo il primo di gennaio McKinnon.»«D'accordo Black, ora sarà meglio che vada a dormire. Buona notte.»
Marlene si alzò e si diresse alla porta del dormitorio femminile, quando fu sulla porta si girò a guardarlo, e lui disse «buona notte McKinnon.»
Marlene gli sorrise leggermente e sparì dietro la porta. Sirius si buttò sul divano con le mani sul viso, non riuscendo a togliersi dalla mente quegli occhi. Erano così belli: riuscivano ad essere stupendi ma allo stesso tempo terrificanti. Quando si arrabbiava diventavano di un grigio ghiaccio così freddo che sembrava che avessero il potere di gelarti sul posto, ma quando era felice erano di un azzurro così intenso che sembrava di guardare il cielo. E poi aveva quelle labbra! Sirius non aveva mai visto delle labbra così belle, e lui ne aveva baciate parecchie! Ma che gli prendeva? Lui non era quel tipo di ragazzo che si faceva abbindolare così, era sempre lui a far perdere la testa alle ragazze, ma quella bionda gli era entrata dentro e sembrava non volere uscire. E ora aveva anche il pensiero di quella scommessa: voleva quel bacio, ne aveva bisogno quasi come dell'aria che respirava. Il pensiero di averla li a pochi passi e non poterla avere lo logorava. Perché lui era sicuro che con lei non sarebbero bastate due moine fatte bene come era abituato a fare, e non sapeva proprio da dove cominciare. Ma era deciso a provarci e a riuscirci.

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