Capitolo 12

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Quel giorno non mi trattenni a lungo per parlare con Lucas e Jason, faceva uno strano effetto parlare con quest'ultimo.

Tornando ai dormitori incontrai Nora e le parlai della possibilità che Jill diventasse nostra coinquilina. Approvò esaltata e mi propose di andare a parlare col preside per chiedere se ciò fosse possibile.

L'idea venne approvata e ci fecero trasferire in una stanza più grande: la duecentocinquantasette.
Il capo d'istituto ci spiegò che ogni totale di camere ce n'era una era adibita per ospitare tre persone.

La camera era grande quasi il doppio di quelle normali e aveva due scrivanie particolarmente lunghe. Vi era sempre un letto a castello e in più ne era stato aggiunto uno singolo, decidemmo che le nostre postazioni sarebbero rimaste le stesse. Anche il bagno era grande, ma sapevamo che la mattina avremmo dovuto organizzare i turni, altrimenti non avremmo fatto in tempo a prepararci per la scuola.
La cosa positiva era che siccome io e Jill avevamo parecchie lezioni in comune, avremmo potuto studiare insieme.

In quel momento la musica della radio era abbastanza alta, permettendomi di pensare alla settimana trascorsa senza chiacchierare. Quando mancava ormai poco al nostro arrivo al mare, cominciai a notare le palme caratteristiche di quel luogo. Erano bassine e larghe con delle molteplici foglie lunghe che spuntavano dalla parte superiore e di cui qualcuna era secca a causa del caldo.

Ad un certo punto del tragitto notai gruppi di ragazzi attraversare la strade che si trovavano accanto a quella che stavamo percorrendo noi.
Lì cominciò ad estendersi una striscia di erba verde che separava la strada di andata da quella di ritorno, faceva da guard-rail. Questa volta molte palme alte e fine crescevano slanciate lungo quel verde appezzamento.

Guardai alla mia destra e solo allora notai le spiagge e il mare cristallino che rendeva famoso quel luogo.
Era un vero spettacolo, ma soprattutto era molto affollato.

Una volta arrivati, io, Nora, Jill, Lucas e Jason tirammo fuori dalla macchina i borsoni.

La spiaggia su cui avremmo passato la giornata era meno popolata rispetto alle altre ed era libera, perciò avevamo portato un piccolo ombrellone.

Ci sistemammo velocemente in una zona più appartata e all'ombra.
Ben presto rimanemmo tutti in costume e, leggermente imbarazzati l'uno dall'altra, cominciammo ad avvicinarci verso la riva della spiaggia. Quando arrivai a toccare l'acqua del mare con i piedi, mi girai verso la città la quale mi sembrò familiare.
Era una cosa che facevo sempre: contemplare il centro abitato da un'altra angolazione.

Guardai le altre spiagge accanto a quella su cui avremmo passato la domenica: a sinistra vi erano degli ombrelloni gialli e blu, mentre a destra erano bianchi e blu di cui alcuni erano ancora chiusi e legati con delle corde. Mi spostai verso destra e notai che all'inizio della spiaggia vi era un ristorante sul mare collegato tramite una passerella.

Scrutai l'orizzonte della riva e allora ne fui certa. Ci trovavamo nella spiaggia accanto a quella in cui qualche settimana prima si era svolta la festa e avevo conosciuto Jason.

Mi girai e notai che mi stava seguendo e guardando con un sorrisetto soddisfatto.

"Questa è..." lasciai la frase in sospeso, non sapendo come definirla.

"Sì proprio lei." confermò il mio sospetto.

"La mia spiaggia." affermai, incrociando le mani dietro la schiena.

Jason alzò gli occhi al cielo ed io ridacchiai per la sua reazione.

"È inutile che continuo a ripeterlo, perciò questa spiaggia è ufficialmente anche tua." affermò con un sorrisetto leggermente infastidito.

Fallen In FloridaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora