Capitolo 89

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Lucas' POV
Il cellulare stava squillando mentre controllavo sul mio portatile i recenti movimenti di mio padre.
Fino a quel momento non avevo ancora trovato nulla che potesse essere riconducibile ad un ipotetico arrivo a Miami.
Constatai infine che egli avesse seguito il mio 'consiglio': si trovava ancora ad Orlando.

"Lucas." rispose sollevato dalla mia chiamata.

Questa volta non disse il nome che lui stesso mi aveva dato alla nascita.

Erano trascorsi tre giorni dalla pubblicazione del video di Nicole, quindi tre giorni dall'ultima conversazione con lui.

Non sopportavo la sua voce.

"Douglas." ripetei per sfotterlo.

"Non posso convincerti in alcun modo a lasciarla libera, non è così?" chiese demoralizzato.

"Non esattamente." risposi vago "L'FBI vuole interrogare te e la tua mogliettina, sarete costretti a venire a Miami."

Jason mi aveva messo in difficoltà, rivelando alle autorità che Douglas ed Emma avessero affermato il falso.
Ora erano costretti a presentarsi all'interrogatorio: era divenuto di massima priorità poiché grazie alle loro deposizioni avrebbero risolto immediatamente il caso.

Ovviamente avevo un piano, avevo immaginato che sarebbe potuto accadere.

"So che mi hai detto di non farlo, ma è inevitabile che accada." rispose Douglas.

"Infatti io voglio che tu venga, dobbiamo incontrarci...potrai anche vedere tua figlia." affermai.

Per alcuni secondi udii del silenzio provenire dall'altro capo del telefono.

"Stai giocando ancora?" domandò egli incredulo, quasi nervoso.

"Oh no, tu la vedrai...e vedrai anche me.
Ma saremo solamente noi due, non portare nessuno con te o puoi immaginare bene cosa accadrà a Nicole." lo minacciai.

"No, verrò da solo, te lo assicuro." affermò freneticamente.

"Niente microfoni o altro...fai una sola mossa sbagliata e ti rovino. È chiaro?" alzai il tono di voce.

"Non metterei mai in pericolo nessuno della mia famiglia." affermò "Non serve nemmeno che tu me lo dica."

"Non mi fiderò solamente delle tue parole, sappilo. Sei troppo falso e bugiardo per ottenere la concessione di non essere perquisito." dissi con rancore.

Lo odiavo a morte.
Avrei fatto di tutto pur di ferirlo.

"Bene, fai come vuoi, non troverai nulla."

"Bene, staremo a vedere." dissi in tono minaccioso ed attaccai.

***

Jason's POV
Erano trascorsi circa cinque giorni dalla scomparsa di Nicole ed io non ne potevo più.

La notte non riuscivo a dormire e di giorno non mi potevo recare al college: non ero nelle condizioni adatte per studiare e rimanere concentrato abbastanza.

La mia vita si stava frantumando insieme a quella di Nicole.
Ma forse in realtà la mia situazione non era minimamente paragonabile alla sua.

Ad un tratto sentii bussare alla porta del loft.
Sobbalzai appena udii quel rumore, speravo che fosse Nicole o in qualche modo una buona notizia al suo proposito.

Ero solo in casa, ormai trascorrevo il resto delle mie giornate attaccato ai telegiornali, con il telefono sempre in mano, e ogni tanto guardavo nuovamente il video della mia ragazza in fin di vita.
Provavo a fare di tutto pur di rimanere aggiornato.

Già demoralizzato aprii la porta, supponevo che probabilmente fossero Nora o Lucas ad aver dimenticato le chiavi nel loft.

Ma la situazione in cui venni catapultato mi risultò nuova.

Jill si trovava davanti a me con un foglio bianco  stretto tra le mani.
Su di esso vi era scritto con un pennarello nero 'non dire nulla'.
Rimasi in silenzio e la fissai confuso.

Sfilò il foglio e sotto di esso, un altro aveva la scritta 'sei solo in casa?'.

Annuii e lei sospirò sollevata.

Mi afferrò il braccio e mi trascinò fuori dal loft, facendomi segno di seguirla.
Feci qualche passo all'interno dell'abitazione e presi chiavi e cappotto.

Scendemmo lungo le scale e quando provai a parlare per chiederle cosa stesse succedendo, mi zittì immediatamente.

Camminammo per almeno altri dieci minuti, quando mi decisi a fermarla.

"Mi spieghi che diavolo sta succedendo?" Mi rivolsi a Jill, afferrandole il braccio.

Aveva il fiatone: era nervosa e camminava molto rapidamente.
Sembrava essere quasi in panico.

"Non qui, siamo ancora troppo vicini al loft." affermò nervosa, guardandosi attorno.

Fece per girarsi e continuare a camminare, ma io le impedii il passaggio.
Mi posi davanti a lei e misi le mani sulle sue spalle con delicatezza.
Comprendevo il suo nervosismo, ma doveva tranquillizzarsi assolutamente.

"Jill, io ho bisogno di sapere cosa sta succedendo." abbassai i toni, rendendomi rassicurante.

La fissai intensamente negli occhi, sperando che cedesse e finalmente parlasse con me.

"Voglio dirtelo, ma non voglio dover sparire di nuovo." affermò spaventata "Allontaniamoci da qui." insistette.

"Devi parlarmi, qui ed ora. Non dovrai sparire di nuovo, fidati di me, nessuno ci sta ascoltando." provai a calmarla, ma lei sembrava non abbandonare la sua ansia.

"No, tu non capisci. Tutto questo è molto più grande di noi, non saremo mai al sicuro da loro..." mormorò infine, spostando lo sguardo in basso.

"Ti prego, Jill..." la scossi leggermente, mentre la disperazione si faceva spazio dentro di me.

Feci un passo indietro, lasciandola stare.

"Posso dirti chi è a capo di tutto questo, chi tiene in ostaggio Nicole, ma se vuoi sapere tutto dovrai seguirmi fino a quando non ti dirò che siamo al sicuro." propose dopo qualche secondo.

"Come che vuoi, ti seguirò anche in capo al mondo per sapere tutto il resto, ma ora mi basta solo che tu dica chi sta facendo questo a Nicole. Non ce la faccio più." affermai, forse alzando un po' troppo la voce.

"Sono due persone...arrivaci da solo."

Annuii ansioso.

"La leggenda del college, il ragazzo morto...beh non è esattamente morto." fece una smorfia.

Rimasi interdetto.

"Intendi...Ray?" quasi sussurrai.

Jill annuì con veeemenza.

"Non ha senso..." mormorai.

"Fidati ce l'ha, aspetta di sentire l'altro." introdusse "Senti, mi dispiace farti cadere il mondo addosso e stravolgerti la vita ma-" la interruppi.

"Dillo e basta." strinsi i denti.

"Lucas Wood, proprio lui."

Dire che il dolore che provai in quel momento fu simile ad un pugno nello stomaco è un eufemismo.
Ogni cosa aveva perso senso in pochi secondi.

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