Capitolo 56

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"Dovrei comprare anch'io una macchina." dissi tra le risate.

"Per poter sfrecciare sulle strade deserte di Londra il giorno di Natale?"

"Soprattutto per quello." ridemmo ancora.

"Se lo sapesse Elena mi ammazzerebbe." commentò con un sorriso.

"La tua fidanzata si chiama Elena?" chiesi.

Lui tornò a guardarmi, ormai aveva rallentato.

"Sì, perché la conosci?" domandò.

"La coinquilina di Clare si chiama Elena, magari è lei."

"Glielo chiederò." affermò curioso "Poi mi farai conoscere il tuo ragazzo? Sono curioso di sapere con chi si è sistemata la mia ex." alzai gli occhi al cielo ridacchiando.

"Intanto non mi sono 'sistemata'," feci una smorfia "sono fidanzata. E poi io e te siamo stati insieme per nemmeno un mese, il terzo anno della High school. Ormai siamo al college."

"Quanti eravamo stupidi eh?" sorrise malinconico.

"Abbastanza. Per fortuna non mi ero fatta conquistare da te, un anno dopo hai cominciato a fare il donnaiolo." gli diedi un pugno amichevole sulla spalla.

"Hai ragione, ma ora sto mettendo la testa apposto." mi ricordò.

"Infatti sono felice per te, ormai sei un adulto, dovevi pur cominciare a prendere le tue responsabilità." gli sorrisi.

"Andiamo al centro?" chiese dopo qualche secondo.

"Sì, sempre se ti va di guidare fin lì."

"Ma certo, non penso che troveremo poi così tanto traffico."

"Allora andiamo."

Premette di nuovo l'acceleratore e partimmo.

***

"Tra poco dovremmo cominciare ad andare, altrimenti torneremo stanotte." mi avvertì Tom.

"Va bene, allora torniamo indietro verso la macchina."

Quando eravamo arrivati avevamo trovato il centro della città cosparso di neve e Tom mi aveva dato il suo cappotto.
A quanto pare ne aveva uno di riserva nel bagagliaio.

L'avevo trovata una cosa strana, ma avevo preferito sorpassarla.

"Hey ho sentito al telegiornale dell'incendio a Miami, dev'essere stato brutto." commentò facendo una smorfia.

"Soprattutto se sei bloccata all'interno della struttura, con un sistema antincendio non funzionante e con la linea telefonica che scarseggia." aggiunsi.

"Dio, io mi sarei fatto prendere dal panico."

"Sono morte quattordici persone, le conoscevo di vista. È stato abbastanza traumatico."

"Ti dà fastidio parlarne?" si preoccupò.

"No, mi fa stare bene parlarne con te." sospirai, accorgendomi stupita che quelle parole erano vere "Sai, tutti che mi chiedono dei morti e del mio amico ferito...non mi piace pensare a quella sera, anche se in questo momento mi sta piacendo parlarne. È una strana sensazione." ammisi stranita.

Fino ad ora era stata per me sempre una sofferenza ascoltare quelle domande ed essere costretta a dare delle risposte pesanti.

"Beh mi fa davvero piacere sentirtelo dire, vuol dire che stai cominciando a superare la cosa." affermò sorridendo.

"Forse." fui più precisa.

"Il tuo amico come sta?" chiese riferendosi a Lucas.

"Ora bene, all'inizio è stato difficile aiutarlo. Tutti avevamo paura di fare la mossa sbagliata, di farlo sforzare troppo, ma alla fine è passata anche questa." sospirai sollevata.

Fallen In FloridaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora