Capitolo 81

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Lucas' POV
Uscii dalla stanza sbattendo la porta alle mie spalle.
Rimasi qualche istante nel corridoio, fermo sul posto, cercando di scaricare i nervi.

Non mi faceva affatto piacere ricordare il doloroso passato che mi portavo sulle spalle e che mi avrebbe perseguitato per il resto della mia vita.

Se Nicole non fosse nata, di sicuro non mi sarei trovato in una situazione del genere.
Io ero il frutto degli sbagli di quelle due famiglie, il fallimento personificato.
Per questo ero stato abbandonato e tutte le tracce della mia esistenza eliminate.

Ero vissuto nella testa dei miei genitori e dei loro rispettivi partner, ma ero stato nascosto al resto del mondo.

La strategia a quanto pare aveva funzionato, del resto come potevano due bambine di tre anni ricordarsi della mia esistenza?
Forse in quel momento si erano poste qualche domanda, ma poi il loro interesse era svanito e, crescendo, inevitabilmente dimenticato.

Tutto ciò che desideravo era fare del male a Douglas, mio padre.
Niente avrebbe potuto ferirlo più del sapere che la vita di sua figlia era in pericolo per mano di chi lui stesso aveva generato.
Avevo perseguitato varie persone in quei mesi, chi direttamente e chi indirettamente, non avevo distrutto solo Nicole.

Avevo fatto del male a tutti coloro che la circondavano.

Ad un tratto sentii il mio telefono vibrare nella tasca anteriore dei jeans.
Risposi alla chiamata, allontanandomi da quel luogo.

"Ma chi si risente..." cominciai ironico.

"Klaus, lascia andare lei, prendi me.
Sono disposto a subire qualunque cosa tu voglia." la voce di Douglas entrò nel mio orecchio.

Risi.

"Stai cercando di darmi degli ordini?" chiesi incredulo e allo stesso tempo divertito "Non credo che tu possieda questa autorità su di me."

"Te lo chiedo per favore...tu odi me, perché stai facendo questo a Nicole?" notai la disperazione farsi strada nel suo tono di voce.

Ora sì che cominciavamo a ragionare.

"Perché lei è la tua più grande debolezza e si sa che queste, se utilizzate in un certo modo, possono divenire armi. E perché non aggiungere il figlio che odi in un ruolo attivo nella situazione? Tu sei la causa del suo male, ricordatelo." affermai duro.

"Stai dicendo che tutto questo è colpa mia?" sentii la sua voce incrinarsi.

Girai l'angolo del corridoio.

"Certo che lo è, potevi pensarci molti anni fa, prima di creare tutto questo casino.
Credevi veramente che saresti sfuggito alla giustizia?" sorrisi amaramente.

"Questa non è giustizia, ciò che stai facendo è illegale ed io ho intenzione di fermarti.
Verrò a Miami e ti cercherò ovunque e senza sosta. Non ti lascerò fare tutto questo indisturbato."

"Non penso che ti convenga...prova a fare qualcosa e distruggo la tua vita.
Qui sono io a dettare le regole, devi solo seguirle. Non è complicato."

"Klaus..." mormorò, ma lo interruppi subito.

"Non sono più di tua proprietà, non ti spetta chiamarmi con quel nome." affermai, entrando nella stanza "Aspetta una mia chiamata." attaccai, sospirando.

Fissai per qualche istante Ray nervosamente.

"Era...lui?" domandò ed io annuii infastidito.

"Dobbiamo attaccarli." affermai dopo qualche secondo.

Strinsi i pugni.

"Di già? Pensavo che volessi aspettare domani."

"Anticipiamo di qualche ora, prepariamoci adesso e poi mandiamo quello che abbiamo.
Ho intenzione di scatenare un'inferno...tutti ricorderanno questo avvenimento." spiegai, ridacchiando.

Immaginavo già cosa sarebbe accaduto nelle prossime ventiquattr'ore.

"Non vedevo l'ora che lo dicessi..." affermò mentre un senso di gioia lo pervase "ci penso io a lei."

"Metà del lavoro l'hai già fatto, adesso arriva la parte meno divertente: dobbiamo registrare un video di Nicole, ma deve dimostrare quanto lei stia soffrendo."

"Oh tranquillo, so come fare." affermò con un sorriso maligno.

***

Jason's POV
Ormai erano trascorse ore da quando avevo cominciato ad esaminare il computer di Nicole.

La mia frustrazione era arrivata al limite della sopportazione, non riuscivo a continuare le ricerche.

Sospirai, lasciando cadere la testa sul cuscino e fermandomi a guardare distrattamente il muro.

Non avevo più parlato con Nora o chiunque altro, mi ero completamente isolato.
Sapevo che questo giorno sarebbe arrivato prima o poi, ma non avevo mai voluto crederci veramente.

Per me era più importante sostenere Nicole e cercare di renderla il più felice possibile: non sapevamo cosa ci avrebbe riservato il futuro.

Non volevo nemmeno pensare a cosa le stesse accadendo, ormai era sera e sicuramente in tutte quelle ore era cambiato qualcosa.

Trovavo molto improbabile che in quel momento lei non stesse soffrendo né psicologicamente né fisicamente.
E questo mi faceva male.

Mi sentivo solo in questa situazione, in questa città: Lucas era fuori casa, Nora si era chiusa nella sua stanza a rimpiangere il passato e Jill ci aveva abbandonato molti mesi prima.

D'un tratto mi ricordai di Jill.
Nessuno l'aveva più sentita da quando era fuggita il giorno del compleanno di Nicole.

Tutti avevamo provato a contattarla, ma lei non aveva mai risposto...o almeno non a me.

Mi sedetti di scatto e rapidamente aprii la pagina Instagram sul computer di Nicole.
Entrai nella sezione Direct e, tra le ultime conversazioni, trovai quella con Jill.

Aveva risposto a Nicole? Perché non mi aveva raccontato nulla, anzi, me lo aveva nascosto?

Incredulo, cominciai a scorrere la conversazione rapidamente, leggendo messaggi vaghi e apparentemente privi di contenuto.
Controllai la data: risaliva al periodo delle vacanze Natalizie.

In un attimo compresi in parte la situazione, Jill sapeva tutto da mesi.
Era sicuramente scappata da Miami per questo motivo: aveva capito troppo.

Trovai una via di salvezza per Nicole, se Jill mi avesse risposto, tutto si sarebbe potuto risolvere.

Provai a scriverle un messaggio, solo lei poteva aiutarmi in quel momento.

Jill, sono Jason. Se ti sto scrivendo è perché Nicole è in pericolo e tu sei l'unica che possa aiutarmi.
Ti prego, ho veramente bisogno di te, devo sapere come salvarla.

Sbuffai ansioso, sperando che mi rispondesse.
Il cuore mi batteva forte, l'emozione cominciò a logorarmi dall'interno.

Trascorse mezz'ora e ancora mi trovavo lì ad attendere qualche cambiamento.

Avere pazienza era complicato, ma non potevo fare altro in quei singoli momenti.

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