Capitolo 7

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Era passata una settimana dall'inizio della scuola e tutto procedeva in tranquillità. Avevo rafforzato i rapporti con i miei nuovi amici, nel liceo di Londra Clare e Jack si trovavano bene, la scuola che stavo frequentano mi piaceva molto e inoltre i miei genitori erano dolci e tranquilli con me.
Durante il weekend mi sarei recata a Orlando a trovarli, dicevano che già gli mancavo e volevano rivedermi.

Il problema era che mi sentivo continuamente in ansia, per me era sempre stato così, fin da quando ero piccola. Infatti quando la mia vita aveva periodi troppo perfetti sapevo che dopo, tutto mi si sarebbe ritorto contro, scatenando l'inferno. Non era mai esistita una volta in cui non fosse accaduto, azione e reazione o come si dice più spesso, la quiete prima della tempesta.

Stavo uscendo dall'aula di matematica, era l'ultima ora di venerdì e non esisteva modo per far finire la settimana in bellezza.

Ad un tratto vidi Jill nel corridoio principale, così mi avvicinai a lei.
Avevamo stretto un legame fin da subito anche perché avevamo varie lezioni in comune e ci sedevamo sempre una accanto all'altra.
Le avevo presentato di sfuggita anche Nora.

"Ciao Nicole, com'è stata l'ultima ora della prima settimana di scuola?" mi chiese entusiasta.

Indossava una maglietta a maniche corte grigia con un disegno di genere maschile dal colore blu e dei jeans - a causa del regolamento della scuola non si potevano indossare pantaloncini o gonne se non durante le festività, come per esempio l'ultimo giorno di scuola prima delle vacanze di Natale.

"Molto interessante, matematica. Tu?" dissi sarcastica.

Il corridoio era particolarmente rumoroso, non vedevo l'ora di uscire da quel luogo.

"Scienze, il professore è molto bravo. Sai devo dire che questa scuola ha ottimi docenti..." considerò.

"Sì, hai ragione..." mi distrassi per qualche secondo "Ora devo andare, sono di fretta." affermai sbrigativa.

"Buon fine settimana, allora." dopo aver risposto al suo saluto, mi recai in camera a prendere il bagaglio. Ero pronta a partire e probabilmente mio padre era già ad attendermi nel parcheggio.

Come previsto non feci in tempo a salutare Nora, ma siccome le avevo parlato della mia partenza, già ci eravamo incontrate prima dell'inizio della giornata scolastica.

Appena vidi mio padre accanto alla sua macchina, cominciai ad avvicinarmi con passo più rapido, forse corsi ma ora questo non è rilevante: non vedevo l'ora di abbracciarlo.

Forse poteva sembrare che io amassi maggiormente mio padre anzi che mia madre, ma in realtà volevo solamente che si sentisse a suo agio e che capisse che nonostante il suo periodo di mancanza nella mia vita, non sarebbe mai cambiato il mio rapporto nei suoi confronti. Volevo che si sentisse veramente mio padre.

"Papà." dissi, abbracciandolo con tutto l'affetto della mia parte bambina, ma anche di quella adulta.

"Tesoro, non sai quanto mi sia mancata. La mamma non vede l'ora di rivederti." mi strinse forte a sé.

Aveva il suo solito profumo di dopobarba che avevo sempre adorato tanto e che fin da piccola riconoscevo come il suo odore. Era come una parte di sè che non sarebbe mai dovuta mancare.

Sciogliemmo l'abbraccio.

"Sei stanco? Sarei potuta arrivare anche in treno o in aereo...lo sai che non mi costa nulla viaggiare con i mezzi pubblici."

"Non preoccuparti sto bene, stanotte sono andato a dormire presto per essere abbastanza riposato. Ora andiamo a casa?" mi chiese, fissandomi con i suoi occhi che nonostante fossero di un azzurro vitreo esprimevano tutto l'affetto di cui una figlia avesse avuto bisogno.

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