Capitolo 63

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Era trascorso quasi un mese dalla partenza di Jason ed io mi trovavo costretta a vivere da sola nel mio appartamento di Londra.

Dopo ciò, era giunta anche mia madre in città.
Per una settimana eravamo rimasti a vivere insieme come una famiglia, solo io ero restia nei confronti degli altri tre.

In fondo mio padre e mia madre ora si stavano dedicando a Grace, nonostante avesse ormai quarant'anni, mentre io cercavo di non impazzire.

Non mi fidavo di mia sorella e solo poco tempo prima avevo detto ai miei genitori di non volerli più sentire.
Ora erano tutti lì, ma io volevo solo rimanere da sola per poter riflettere con calma.

Quando i tre ripartirono dopo una settimana, mi sentii sollevata.
Grace aveva promesso di tenersi in contatto con me e i miei genitori, ma io non ero minimamente interessata.
Magari giusto un po'.

Ormai non mi sembrava possibile instaurare un rapporto con mia sorella...lei aveva quarant'anni ormai.
Probabilmente non avrebbe nemmeno avuto senso, come saremmo riuscite ad avere un legame?

Eravamo come due sconosciute.

Inoltre per quanto ne sapevo, Grace poteva anche essere complice dello stalker, non la conoscevo affatto e i miei genitori non l'avevano sentita per più di vent'anni.

Avevo sempre voluto una sorella, ma questa situazione era troppo strana per essere accettata, se solo avessimo avuto pochi anni di differenza sarebbe stato tutto molto più semplice.
Quella che avevo davanti era una donna, era sposata e con una figlia.

Quest'ultima notizia mi aveva sconvolta: ero zia da dieci anni e l'avevo scoperto solo in quel momento.

Inoltre Grace non aveva condiviso i passi più importanti della sua vita con la sua famiglia, ma si era affidata sempre agli amici.
Come era riuscita a fare tutto ciò?

Dopo aver chiarito tutto, avevo capito perché la mamma era sempre stata iperprotettiva con me: aveva paura che anche io scappassi.
In effetti notavo quanto a volte dovesse trattenersi dall'essere oppressiva, ma nei confronti di Grace lo era stata sicuramente troppo.
Proteggere sua figlia era diventata quasi un'ossessione.

Per fortuna io ero riuscita a vivere una vita migliore, forse.
Almeno fino a qualche mese prima.

Ogni giorno parlavo con Jason, Nora e Lucas, mi mancavano molto.
Per un po' non ero uscita di casa e mi ero isolata dal mondo, fui costretta a tornare a vivere quando scoprii di avere il frigo vuoto.

Clare e Jack mi avevano sostenuta come potevano, ogni tanto giungevano a casa e provano a parlare con me.
Io avevo sigillato i miei sentimenti e stavo cercando di non farli scappare, avevo paura di ciò che mi sarebbe potuto accadere.

Solo dopo due settimane dalla scoperta di Grace ero riuscita, in parte, ad accettare il fatto di avere una sorella.

Supposi che potesse essere questo il motivo della separazione dei miei genitori, ma non ne ero affatto certa.
Più che altro cercai di convincermi che quella fosse la spiegazione.

Scoprii qualche mese dopo che in realtà tutta la mia vita fosse confusione creata su altra confusione.
Una base instabile era crollata e stava venendo giù tutto, compresa me.

La prima settimana di febbraio tornai a Miami.
Non avevo più parlato con i miei genitori o con Grace, volevo solo allontanarmi da tutto ciò che non mi giovasse.

Probabilmente mi sarei presa più tempo se non fosse stato a causa della gara di scrittura.
Non avevo intenzione di non presentarmi solo per poter rimanere in solitudine a Londra.

In fondo prima o poi sarei dovuta tornare alla mia vita e quello era stato un buono stimolo per farlo.
Non potevo evitare tutto e tutti per sempre.

Era la terza gara, Jason mi aveva avvisato che alle provinciali ero riuscita a passare e ora dovevo competere per le regionali.

Devo ammettere che probabilmente sembravo parecchio disinteressata, ma non era affatto così.
Io tenevo veramente molto a quel concorso e volevo vincerlo.
Era diventata una grande distrazione e un piacevole modo per 'giocare' senza rischi, al contrario di ciò che accadeva con lo stalker.
Sapevo che in caso di perdita non mi sarei dovuta preoccupare, al massimo sarei rimasta triste da ciò.

Stavolta non avrei gareggiato nella mia scuola, ciò mi metteva un po' in ansia, ma in un altro istituto della Florida.
Se avessi vinto, avrei partecipato alle nazionali, il che era molto importante.
Forse quello poteva essere un trampolino di lancio per la mia carriera, mi avrebbe giovato anche arrivare solamente alle nazionali e poi non in finale.

Ero divenuta molto speranzosa, ma mi costringevo a non illudermi troppo.
Preferivo limitare le mie emozioni negative in caso di sconfitta.

Mi ricordo che, quando tornai nel loft, i miei amici e Jason mi trattarono con molta cautela.
Ciò mi diede parecchio fastidio, ma era il loro modo di proteggermi e non potevo fargliene di certo una colpa.

Dopo la terza gara tornai ad essere raggiante, scrivere mi faceva stare bene.
Jason mi aveva accompagnata in macchina fino al luogo in cui si svolse la competizione e poi mi aveva riportata a Miami.
Il viaggio di andata e ritorno non durò molto, considerando il traffico, in totale un paio d'ore.

Non passò molto tempo prima che una serie di "sventure" inondassero la mia vita ancora una volta.
Dopo un mese e mezzo lo stalker tornò ad attaccare ed io rimasi distrutta.
Mi tolse tutto in quelle poche settimane che seguirono, poi finalmente giunsi allo scontro finale.

Giocava carte forti, ma non quanto le precedenti. Purtroppo furono quelle a privarmi dei miei alleati e della fiducia che avevo nei confronti degli altri.
Non riuscivo più a vivere in quel modo.

Non dovetti aspettare mesi per la resa dei conti, tutto stava giungendo il termine, ma ciò che mi rase al suolo fu proprio quel residuo di partita.

Fallen In FloridaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora